Parlato Kichi // Sussurrato Kichi || Pensato Kichi \\ Urlato Kichi
Parlato Tia || Pensato Tia || Parlato Zen

Il ragazzo prese la mia mano e si rialzò dal pavimento, segnando la fine dello scontro. "Speravo che funzionasse comunque." Feci un sorrisetto malizioso: non volevo dirgli che, all'atto pratico, finché usava kata di basso livello era impossibile che funzionassero contro di me; dopotutto si stava davvero impegnando e non potevo neanche dirgli del Tenryuu. L'ignoranza era un bene e lo sapevo perfettamente. Il fatto che ero capace di ucciderlo in qualunque momento era, onestamente, spaventoso. "Beh, era anche ora. Prima o poi riuscirò anche a darti veramente del filo da torcere, vedrai. Ho anche qualche altro trucchetto da mostrare a te e qualcosa per Sachi, giusto per arrotondare" Restai un secondo a fissarlo, con lo stesso sorriso che avevo. Onestamente non vedevo l'ora di vederlo maturo, sbocciato, quello sarebbe stato uno scontro degno di nota. Però, finché era ancora agli inizi potevo solo aspettare e osservare il suo cammino. Il che mi fece ricordare una cosa. "A tal proposito, seguimi un attimo." Avrei detto, facendogli cenno di seguirmi mentre uscivo dal dojo. Mi sarei diretta verso il dormitorio dove c'era camera mia, lì al secondo piano di quell'edificio secondario oltre il giardino posteriore, la porta di ciliegio che ci aveva separato tempo prima del mio litigio con Tia che, stranamente, non aveva fatto battute riguardo il mio portarmi Zen in camera da letto. "Onestamente non ho motivo di fare battute: è già fraintendibile di suo." - "Mi rimangio tutto." Commentai. Aprii la porta: ero quasi certa che fosse la prima volta che Zen entrava nella mia camera. Era spaziosa, con una soffice moquette, un letto spazioso - palesemente matrimoniale - con una scrivania rifinita sotto un'ampia finestra, su cui c'erano note riguardanti la mie ricerche sull'Esodo e vari progetti per tecniche relative. Ai lati della stanza c'erano due porticine di legno. "Siediti pure sul letto." Adoravo quel materasso, morbido e avvolgente com'era sembrava di essere sdraiati su una nuvola; che poi era uno dei motivi per cui era una lotta tirarmi fuori dalle coperte. Mi avvicinai alla porticina alla destra della porta che dava al corridoio dal quale eravamo venuti, quella porticina celava la mia armeria personale, pregna di ogni tipo di strumento vagamente brandibile come arma, e i vestiti che indossavo per le missioni. "[Dove l'ho messo, adesso?]" Avrei detto in un sussurro in Ante-comune, mentre rovistavo in quella stanzetta, mentre rispondevo a qualunque domanda voleva pormi il Nuovosangue. La cosa sarebbe durata un paio di minuti prima che enunciassi il mio successo. "Hai presente quando abbiamo fatto vedere il tuo kodachi al padre di Yukari, Yuuji? Beh, abbiamo... ok, più che altro ho fatto un paio di ricerche e ho scoperto chi ha forgiato il kodachi." Dissi, girando un po' l'argomento per scegliere le parole adatte a quel momento. "Volevo comprare un set di coltelli da lancio, tipo quelli di Makoto, ma ho scoperto qualcosa di un po' più interessante, che mi ha portata ad andare nel Mare."
Tia sembrava spazientirsi. "Non ti stai confessando... Non hai bisogno di tutti questi giri di parole..." - "Chiudi il becco, Tia." Mi schiarii la voce, tornando a dare la mia attenzione al kiriano. "Insomma, sono un po' in ritardo ma... Buon Natale, Zen." Dissi, mostrando un kodachi, preso dalla porticina, per consegnarlo alle sue mani. "È tradizione che si consegni un'arma ai Nuovosangue che hanno appreso il Primo Taglio, quindi ho pensato di unire le cose e ho comprato l'arma gemella del tuo kodachi." Dissi, attendendo la sua reazione. "Ti va di dare un nome a entrambe?"