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    - Avrete di sicuro tempo per diventarlo.- aveva l’aveva rassicurata Natsuki, riflettendo sul se fosse il caso di farle notare che forse poteva essere il segno di una abilità innata. Quando era successo a lei si era ritrovata confusissima e gli allenamenti erano stati sfibranti visto che suo padre sarebbe potuto rimanere a Kumo solo qualche giorno. Sperava vivamente che nel caso si fosse trattato di un nuovo potere, Son-yon avrebbe avuto qualcuno al suo fianco in grado di supportarla come avrebbe dovuto. Intanto la ragazzina sembrava contenta che le avesse offerto il proprio aiuto, quindi Natsuki si era fatta più seria e attenta mentre ascoltava la sua richiesta. Voleva migliorare nella corsa e per farlo le aveva dato una dimostrazione del proprio livello. L’unico occhio della ragazza l’aveva seguita mentre incanalava il chakra e poi iniziava a correre per quello spazio che si erano ritagliate. Aveva osservato con cura il modo in cui metteva i piedi, muoveva le braccia ma soprattutto la postura, senza però commentare nulla. Aveva aspettato che Son-yon le si avvicinasse di nuovo, prima di parlare.
    - Se volete diventare un ninja Inseguitore dovete innanzitutto partire dalle basi. Provate ad eseguire degli scatti, per poi rallentare man mano. La cosa veramente importante è avere una buona postura che vi permetta di sfruttare meno chakra possibile per migliorare la vostra velocità.- aveva iniziato a dire, stiracchiandosi per fare un leggero riscaldamento. Non aveva commentato nulla sulla squadra speciale perché voleva evitare di farle domande scomode, ma poteva comunque dare quei consigli. A quel punto si era messa in posizione di partenza, facendole segno con il capo di imitarla. – Una delle cose più importanti è il modo si parte. Dovete essere scattante e soprattutto equilibrata. Provate a cercare di mantenere il vostro baricentro sempre in perfetta armonia con il resto del corpo.- così dicendo aveva indicato il proprio addome, perpoi fare un cenno del capo verso Son-yon. – Mentre correvate eravate troppo china e le braccia facevano dei movimenti poco aerodinamici. Provate a correggere la postura e il loro movimento, dovrebbe dare supporto alle gambe e permettervi di far circolare meglio il chakra, evitando di usarne più del dovuto. Consiglio di fare qualche tentativo senza potenziamento e poi giusto uno o due sfruttando il chakra, mi sembrate parecchio provata.- il suo tono era sicuro e deciso, faceva trasparire una pazienza notevole anche se chiaramente non era la migliore insegnante del mondo. Sull’ultimo si era fatta vagamente preoccupata, ma dubitava che Son-yon avrebbe fatto sciocchezze.
    Si era dunque allontana di un paio di metri per lasciarle spazio, rimanendo comunque al suo fianco, pronta a mostrarle un buon modo di correre o di nuovo una buona posizione di partenza. Non avevano un tempo prestabilito, quindi potevano tranquillamente prendersela con calma. Era un esercizio semplice e la ragazzina sembrava più sveglia di Natsuki, non che ci volesse molto, quindi non avrebbe dovuto avere problemi ad apprendere in fretta quelle nozioni basilari.
    - Se doveste avere dubbi o problemi, non esitate a rivolgervi a me.- aveva dunque messo in chiaro, poggiando in modo rilassato il braccio sinistro sulle spade, continuando a fissare Son-yon in attesa di eventuali richieste di supporto o anche solo per farle notare gli errori.
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    CITAZIONE
    La madama fa semplicemente spallucce quando rifiuti il gelato, ma noti come non lo prenda neanche lei. Non si sa per solidarietà o altri oscuri motivi. Ti fa quindi strada in mezzo alla piazza per raggiungere la zona del mercato dove comprare un po’ di cose per pranzo, forse cena. Il percorso è più lungo dei precedenti, quindi la signora si prende tutto il tempo per riflettere.
    - A giudicare dal modo in cui cerchi di sembrare a tutti i costi un bravo ragazzo, direi che hai avuto una vita movimentata da giovane. Magari qualche problema con la legge?- propone, chiaramente divertita dal poter improvvisare la lettura del tuo carattere e del tuo passato. Lo recita anche in modo convinto e sembra stranamente a suo agio mentre lo fa. – Non so se sia vero o quale sia la tua vera storia, ma trovo comunque interessante il fatto che tu abbia abbandonato il tuo passato per ricominciare come Genin ed accompagnare le vecchie signore come me.- si permette una vaga risata e ti rivolge un’occhiata, per poi indicare le varie bancarelle di cibo fresco. – Abbiamo quasi finito, non temere.- ti comunica, aumentando la velocità del passo ed iniziando ad osservare vari tagli di carne.
    La signora Oikawa inizia quindi a scegliere gli alimenti adatti ai pasti del giorno, girando parecchie bancarelle. Chiede sempre se il cibo sia fresco e quando può si permette un assaggio. Un’ora dopo sei pieno di buste un po’ pesanti e la donna ti comunica che avete finito e potete tornare alla sua carrozza, dovrebbe aspettarvi in centro. In effetti dopo qualche faticoso minuto inizi a vederla in lontananza.

    Penultimo post, abbiamo quasi finito.
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    Al sentire le tue parole, la donna fa un sorrisetto emblematico e continua a camminare, almeno fino a che non comunichi i tuoi piani. Di guarda confusa ma ti lascia fare, sembra quasi che voglia vedere fino a che punto tu sia in grado di spingerti. Il tuo acquisto è veloce e pulito e non sembra particolarmente disturbata dalla cosa. Si però tenuta a grande distanza dalla bancarella, chiaramente non interessata ad essere associata ed essa.
    - Beh, di sicuro i tuoi fianchi ed i nostri occhi ne hanno giovato. Buona idea!- commenta divertita, accennando al fatto che finalmente il maglione sia al sicuro. Noti come non ci sia nessun doppio senso quando si complimenta con te, è sinceramente contenta. Continuate a camminare insieme e raggiungete un altro negozio di vestiti. All’interno l’aria condizionata è guasta, quindi fa parecchio caldo e questo sembra innervosire la signora, che decide di comprare solo una gonna dall’aria molto elegante ed allo stesso tempo suggestiva.
    - Dovremmo aver finito con gli acquisti frivoli, mio buon Shinzo.- ti comunica, facendo un ripasso mentale di quello che dovrete fare oggi. – Se vuoi possiamo riposarci una ventina di minuti, così poi sarai carico per la spesa. Sei stato così bravo che potrei comprarti un gelato. Che gusto vuoi?- quest’ultima frase è abbastanza una presa in giro, ma accenna comunque ad una gelateria artigianale poco distante da voi. Sembra davvero intenzionata a concederti questo piccolo lusso. – Il prezzo è un’altra bella storia. Magari la tua vera storia, che ne dici? Sappiamo tutti e due che non sono una sciocca.-
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    La donna ascolta distrattamente le tue parole mentre osserva la vetrina, abbassando gli occhiali da sole. Sembra aver adocchiato un orologio dal design semplice ma elegante. Vedi scorrere il suo sguardo verso un altro modello, più sottile, ma non sembra molto convinta.
    - E hanno affidato una missione del genere ad un Genin che mandano a fare il facchino?- ti chiede alzando il sopracciglio, divertita. Scuote appena il capo e torna a fissare il negozio mentre pondera sulla risposta da darti. – Comunque no, non sono mai stata per mari. Non apprezzo molto un mezzo di trasporto che potrebbe condannarmi a morte certa per un semplice guasto. Meglio la noiosa terra ferma.- a una risata amara, prima di entrare dentro il negozio.
    Questa volta impiega molto meno tempo, sembra aver puntato il suo obbiettivo ed effettivamente in un quarto d’ora esce vittoriosa con il suo bell’orologio. Ti consegna anche questo, raccomandandoti di fare attenzione.
    - Sto ancora aspettando le tue mirabolanti missioni da ninja…- dice rivolgendoti una faccia divertita e furba – A meno che… questa non sia la tua prima. Sarebbe un risvolto davvero… interessante per un tipo esperto e ricco di avventure come te.- non vuole essere una provocazione, ma una semplice constatazione divertita. In ogni caso le spese della signora non sembrano volersi fermare. Punta ad un altro negozio, di nuovo di vestiti ma non riesci a capire esattamente cosa voglia prendere questa volta. Le tue braccia iniziano ad essere indolenzite, ma per fortuna la signora non ha comprato cose molto pesanti.
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    La signora Oikawa ti ascolta dandoti le spalle, ma dal modo in cui ogni tanto muove la testa verso di te, noti come effettivamente sia interessata alla tua risposta. Non ti interrompe e ti permette di spiegarti. Siete quasi giunti al prossimo negozio quando finisci. La vedi indecisa tra uno di scarpe più trasgressive e un altro più generico.
    - E’ lodevole non farsi sconfiggere dalla nostra età ed inseguire i sogni, nonostante tutto.- commenta con serietà, anche se non ti guarda, almeno fino a che non si gira verso di te. – Tuttavia non mi sembri un tipo così puro di cuore, o sbaglio?- fa un sorrisetto sapiente, mentre si volta e ti fa cenno di seguirla. Pare che abbia intuito almeno in parte la tua vera attitudine, ma non sembra fare nulla per rimproverarti. Anzi la cosa pare quasi divertirla.
    Alla fine la madama decide di entrare in entrambi i negozi di scarpe, mostrandosi molto esigente. Così tanto che arriva a fare esasperare uno dei commessi. Il ragazzo, sulla trentina, sembra sul punto di risponderle male urlandole in faccia, ma la signora Oiwaka lo rimette al suo posto con parole calme ma ben studiate. Il commesso, non appena sente parlare del suo superiore e del fatto che sia una cliente affezionata, china il capo e porta il paio di scarpe da lei richiesto, nonostante sostenesse che non fosse più in magazzino. È pure costretto a farle lo sconto. La donna, vittoriosa, ti consegna la busta con le prime calzature, prima di andarne a comprare un altro paio nell’altro negozio. Questa volta va tutto liscio. Ti consegna anche quelle ed inizi a notare come i sacchetti stiano iniziando a diventare ingombranti.
    - Non hai più qualche bella storia? Magari sei stato cresciuto dai lupi ed i tuoi migliori amici erano una pantera e un orso?- ti suggerisce, con un vago tono divertito. – Raccontami alcune delle missioni che hai svolto! Ah, per di qua.- ti guida questa volta in direzione di un negozio di gioielli molto belli ma non esageratamente costosi. Puoi avere la conferma di come la signora ci tenga al lusso, senza però sperperare a caso il proprio denaro.
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    La donna sembra apprezzare il fatto che esegui i suoi ordini e non parli se non direttamente interpellato. Quando le dici il nome si volta brevemente e sembra compiaciuta dal fatto che tu sia pronto a raccontarle varie storie del tuo passato.
    - Shinzo come?– domanda lasciandoti poi spazio per raccontare la tua storiella. Siete praticamente arrivati al negozio quando si ferma e si volta verso di te. Non riesci a decifrare il suo sguardo, ma ha le sopracciglia inevitabilmente corrugate. – Di certo bisogna essere dei maiali per trovarsi a proprio agio con essi.- commenta, scrutandoti come se fosse in cerca di qualche traccia di fango addosso a te. Il suo sguardo ricade sul maglione e poi riprende a fissare i suoi occhi. Non sembra avere nulla in contrario, altrimenti ti sembra abbastanza chiaro che te lo direbbe. – Torno subito. Non cercare di fare il viscido con le commesse, hanno dovuto asportare un testicolo all’ultimo gentiluomo che ci ha provato.- ti comunica con una vaga risatina a completare il tutto.
    Nel negozio la temperatura è perfetta. Ne troppo fredda ne troppo calda. La signora sembra essere perfettamente a proprio agio e viene accolta con un sacco di moine. Punta subito una camicia nera e bianca, una arancione e una smanicata rossa, per poi andare a provare il tutto. Perde una buona mezz’ora a provare e riprovare varie misure e modelli. Alla fine acquista due camicie, se le fa mettere in busta e torna da te.
    - Scarpe!- dice solamente, consegnandoti con un sorrisetto la prima busta. Fortunatamente è leggerissima. - Come mai hai deciso di avvicinarti all’Accademia da così grande?- ti domanda facendoti strada lungo la pizza, verso un paio di negozi di calzature.
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    Natsuki aveva capito che le cose stavano andando peggio del previsto nel momento stesso in cui non aveva provato nulla nel vedere quella donna ferita. Normalmente l’idea di aver ferito a sangue qualcuno, soprattutto se disarmato, la faceva stare veramente male. Ora invece si sentiva distaccata. Era come se tutto quello che aveva fatto non fosse stato causato dalle sue mani, era come essere spettatori della storia di un’altra persona. Aveva osservato quasi dall’alto in modo in cui era riuscita a mettere fuori combattimento quegli zombie. Tra colpi di spada ed il suo Pugno del Terremoto, li aveva sconfitti tutti, rendendo il perimetro sicuro. Era stato il dolore alle ferite a farla tornare vagamente in sé, quello insieme al poter impugnare di nuovo Totsuka no Tsurugi. Aveva usato quell’arma per procurarsi un altro taglietto e poter evocare Hokkyoku. Il lupo sembrava preoccupato, quindi l’aveva subito rassicurato. Aveva bisogno di riposo, ma stava bene. Sarebbe stata bene, giusto?
    Aveva percorso quei corridoi in silenzio, senza guardarsi intorno. Sankou non aveva certo voglia di parlare e lei era troppo concentrata sul tenersi in piedi. Cosa che era fallita miseramente nel momento in cui aveva rimesso piede all’esterno. Gli ultimi metri che la separavano dall’uscita erano sembrati chilometri e si era ritrovata a tenere un passo più sostenuto, fino a che non aveva potuto toccare con le proprie mani il terriccio. Respirare a pieni polmoni dell’aria pulita. Era rimasta tramortita dalla bellezza di cose così semplici. Il dolore alle costole l’aveva costretta a tossire un istante dopo, ma non importava. Voleva fare tesoro di quelle sensazioni. Dopo tutto quel tempo, poter essere di nuovo libera era una sentimento che non aveva pari. Avrebbe pianto di nuovo se non ci fosse stata la figura confortante di Hokkyoku al suo fianco. Il lupo le aveva dato un colpo di muso affettuoso e lei istintivamente l’aveva accarezzato. Non le importava cosa avrebbe pensato Sankou o se Nessuno si fosse ripresa. In quel momento si era permessa di essere se stessa per un momento. Di poter mettere un punto a quella storia che non sembrava avere una fine.
    - Senza di voi non ce l’avrei fatta. Grazie.- aveva sussurrato al grosso lupo, rialzandosi con le gambe tremanti. Lui per tutta risposta aveva mosso le orecchie e l’aveva guardata con rispetto. Aveva fatto un altro sospiro profondo, con cautela, per evitare di morire dal dolore ed aveva cercato di riprendere la propria aria decisa, guidando il gruppo in direzione del villaggio dal quale era iniziato tutto. Cosa avrebbe trovato? Erano riusciti a salvare i feriti? Avrebbe voluto dire di sentirsi particolarmente preoccupata per la cosa, ma in quei momenti si era sentita di nuovo vuota. Come se tutti i suoi sentimenti fossero stati usati per gioire poco prima. Probabilmente avrebbe avuto bisogno di molto tempo per riprendersi del tutto. sempre che ci fosse riuscita.
    Anche in questa situazione aveva viaggiato in silenzio, trascinandosi per pura forza della disperazione. Era allo stremo ma doveva andare via da quel posto, doveva assicurare che Nessuno non scappasse. Doveva pagare per quello che aveva fatto a tutti, non solo a lei. Si era resa conto di aver raggiunto il villaggio solo quando era stata circondata da dei soldati. All’inizio li aveva guardati confusi e stanca, sembravano averla riconosciuta. Erano stati avvertiti quindi? Almeno i suoi sforzi non erano stati vani. Una magra consolazione che non era infatti riuscita a disegnarle un sorriso sulle labbra. Quando le avevano chiesto di spiegare i fatti, aveva annuito debolmente.
    - Sono stata tenuta prigioniera per tre giorni da questa donna.- aveva spiegato, indicandola – Si fa chiamare “Nessuno”, l’ho colpita per tramortirla ma credo di averlo fatto troppo forte. Ho interrogato il suo collaboratore e non sembra sapere nulla. Ha sfruttato degli zombie che dovrebbero aver “acquistato” per usarli contro di me. Li ho sconfitti. Ha… ha fatto qualcosa al mio DNA… per cercare di usarmi come arma. Aveva tre guardie, dovrebbero essere ferite in modo grave. C’era anche un mukenin di Konoha… non so il suo nome.- a quel punto il suo sguardo si era fatto lontano mentre ricordava il corpo dell’uomo in decomposizione. Aveva avuto un momento in cui non era riuscita a respirare e si era voltata verso Sankou. – Qual era il suo nome? Devo saperlo.- aveva detto con un tono strano, che lei stessa non riusciva a riconoscere. I soldati avevano osservato la scena senza commentare, o forse l’avevano fatto e Natsuki non li aveva sentiti. Ad un certo punto qualcuno le aveva detto di stare tranquilla, che era tutto finito. Avrebbero portato sia lei che Nessuno in ospedale, per evitare che le loro condizione si aggravassero. Sulle prime aveva preso malissimo la cosa, ritrovandosi a ripetere più volte che bisognava stare attenti. Non potevano permettere che fuggisse, era troppo pericolosa. Si era calmata solo alle varie rassicurazioni che sarebbero andate nello stesso luogo, ad Hoshi. Lì avrebbero pure incarcerato Sankou. Aveva rivolto uno sguardo preoccupato un po’ verso tutti prima di cedere alle loro rassicurazioni, annuendo piano.
    Seguendoli stancamente si era resa conto di provare per la prima volta da giorni una specie di sollievo. Qualcosa che non ricordava quasi più: la possibilità di rilassarsi.


    Da quel momento non ricordava poi molto, non sapeva se fosse svenuta o se avesse semplicemente staccato il cervello per evitare di impazzire del tutto. Quando si era ripresa, in ogni caso, era in una stanza d’ospedale e le sue ferite erano state medicate. Facevano ancora male, ma erano la prova di essere viva. Dopo una dormita sana, si sentiva vagamente meglio. Di sicuro riusciva a mettere più di due pensieri di fila uno dietro l’altro. Non importava che non ci fossero medici capaci di usare il chakra, era comunque un risultato migliore di quello ottenuto da lei con garze e disinfettante. Le infermiere erano sembrate un po’ allarmate dal suo volersi rimettere in piedi subito, ma gentili. Le avevano dato una vestaglia e delle pantofole, in modo da permetterle di coprirsi un po' e di non girare mezza nuda. Era stata molto grata per la cosa. Odiava il proprio corpo ed odiava stare svestita quando era da sola, figuriamoci se in possibile presenza di altre persone.
    Il suo primo pensiero, ovviamente, era stato quello di chiedere delle condizioni di Nessuno. Parlando con i medici, le avevano assicurato che si sarebbe rimessa in forze, ma che il doppio trauma cranico avrebbe reso la sua ripresa lenta. Un po’ come quella delle sue costole e della spalla. Si era sentita un po’ sollevata, ma aveva comunque chiesto di vederla, nella speranza di poterle parlare. Tuttavia la donna era ancora a letto, incapace di risponderle. L’aveva osservata mentre riposava, non riuscendo a provare altro che rabbia nei suoi confronti. Aveva stretto il pugno, ma si era imposta di calmarsi. Facendosi guidare di nuovo nella propria stanza. Una squadra sarebbe giunta da Kumo a salvarla, non sapeva quando ma di sicuro l’avrebbero trovata lì. Le avevano detto che non avrebbe potuto lasciare il Paese senza di loro. Le stava bene, aveva bisogno di riprendersi e stare da sola.
    Nei giorni seguenti aveva dunque cercato di concentrarsi solo su se stessa. Aveva fatto manutenzione delle spade, seguito alla lettera ogni indicazione dei medici. Aveva preso una pausa anche dall’allenamento, cosa che non succedeva dai tempi di Orochiyu. Era forse quella somiglianza con i sentimenti oscuri che l’avevano colta anche dopo l’uccisione della donna, che Natsuki pian piano non era più riuscita a mantenere la facciata sicura di sé e per nulla turbata. Aveva raggiunto il fondo, desiderato di avere qualcuno al proprio fianco in quei momenti di sconforto. Voleva la propria famiglia, i propri amici. Tuttavia non riusciva a piangere e sfogarsi come avrebbe voluto. C’era sempre qualcosa a tenerla bloccata. A volte si svegliava e credeva di essere ancora all’interno di quella struttura, ritrovandosi a cercare disperatamente una via d’uscita. Non riusciva a stare con la porta chiusa ed in quei casi si ritrovava a dover aprire la finestra per respirare aria fresca e calmare l’attacco di panico che le stava togliendo il fiato. Per quanto cercasse di dimenticare quello che era accaduto, sembrava che quelle sensazioni di fossero come attaccate su di lei. Era come avere un parassita in grado di risucchiare ogni pensiero felice. Persino nei sogni non riusciva ad essere tranquilla. Erano costellati da mari in tempesta e fulmini, in grado di sommergerla e farla sentire senza via d’uscita.
    Varie volte era tornata a controllare che Nessuno non fosse scappata. Si vergognava ad ammetterlo, ma l’idea di avere la sua vita sotto il proprio controllo, senza che lei potesse fare nulla per impedirlo, riusciva a placare un po’ quella sensazione che sentiva nel petto. Riempire quel vuoto con la rabbia e l’odio non era una buona idea, lo capiva a livello logico. Tuttavia non poteva resistere a quel sollievo. Non ne era ancora in grado. Durante una di quelle visite, i suoi occhi avevano incontrato quelli freddi della donna. La cosa l’aveva colta di sorpresa, tanto da farla smettere di respirare per un momento. Si era ripresa subito però, facendo un passo avanti verso di lei. Era la prima volta che si trovavano entrambe coscienti una di fronte all’altra. Sentire di nuovo la sua voce l’aveva riportata di nuovo in quel covo buio, illuminato da torce. Legata ad un lettino o in una sala contro degli zombie. Si era come distaccata dalla realtà, entrando in una che aveva creato quella donna contro il proprio volere.
    - Non smetterò certo di farlo solo per causa tua.- aveva risposto con rabbia alla sua prima insinuazione. Aveva notato subito come fosse subito stata in grado di fare uscire il peggio di sé, quindi aveva cercato di respirare. Doveva concentrarsi sul dolore alle costole e nient’altro. L’aveva guardata impassibile mentre continuava a parlare, dicendole che avrebbe voluto aiutarla a sviluppare quel potere. Al sentire le sue parole aveva sentito una lieve scarica elettrica provocarle un brivido di fastidio, ma si era sforzata di continuare ad ascoltare, di pazientare. Tuttavia ogni suo buon proposito era andato a quel paese nel sentirsi chiamare Sterminatrice e sentir nominare Orochiyu. Aveva sentito il collo pizzicare, proprio come allora e dei segni si erano dipinti sulla sua pelle. L’occhio cieco aveva ripreso a vederci, cambiando colore.
    - Non chiamarmi in quel modo. Sono Natsuki Kuga. Hai capito? Natsuki.- aveva detto, cercando di trattenere quella mole di sentimenti che sentiva agitarsi dentro. Era così strano riuscire a farlo, erano in netto contrasto con quello che aveva provato negli ultimi giorni. – Non sono il capolavoro di nessuno. Io sono io e nient’altro!- aveva poi aggiunto, non riuscendo ad evitare che parte del proprio astio e dolore trasparisse dal proprio tono di voce. Non si era neanche accorta del gioco di parole involontario che aveva fatto. Aveva guardato ancora quella donna, riversa sul letto ed impotente. Diceva che avrebbe voluto aiutarla a sviluppare il suo potere, ma lo faceva chiaramente perché non le restava nulla. Natsuki aveva dunque cercato di recuperare la calma, di relegare quei sentimenti e quei ricordi ad un angolo della sua coscienza, chiudendo un attimo gli occhi. Quando li aveva riaperti erano ancora di colore diverso, ma la sua espressione era più fredda e distaccata.
    - Non ti permetterò mai di aiutarmi ad usare questo potere. Se troverò Hozuki lo sconfiggerò senza farne uso. Scoprirò il tuo nome anche se non vorrai dirmelo, in questo modo tutti sapranno del tuo fallimento. Non puoi perdere nulla perché non hai mai avuto nulla… non mi avrai mai.- aveva concluso così il suo discorso con la donna, dandole le spalle e lasciandola nel suo letto d’ospedale. I segni che aveva sul volto piano piano erano scomparsi, mentre rifletteva su quanto appena successo. Aveva detto quelle parole per ferirla. Le aveva pensate, non le erano uscite in modo puramente spontaneo. Anche se le aveva detto che non l’avrebbe mai avuta, Nessuno si era già impossessata di una parte di lei, facendo venire a galla tutto quello che aveva sempre cercato di tenere nascosto dentro di sé. La rabbia, il dolore, la frustrazione… erano tutte sbucate fuori come se quella donna avesse danneggiato la bolla che le teneva ben sigillate.
    Aveva provato a cercare di calmarsi, allontanandosi dagli altri per evitare di fare loro male. In parte si era detta che se lo meritava, quella missione l’aveva fatta diventare una persona orribile. Era giusto che soffrisse per i crimini che aveva commesso. Dall’altra, c’era quella piccola luce che era riuscita a trovare nello sconforto più totale, anche quando aveva ucciso Orochiyu, che le diceva di non dover lasciare agli altri la possibilità di cambiarla. Doveva essere lei a scegliere cosa sarebbe stata da quel momento in poi. Era difficile, ma con tutto il sangue che ancora si sentiva addosso e con quella rabbia vivida, era difficile concentrarsi su qualcosa che non fosse negativo. Almeno fino a quando non era accaduto un mezzo miracolo.


    Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma a quanto pareva era finalmente arrivato il gruppo di Kumo e con esso delle visite. Era rimasta confusa da quella possibilità improvvisa, ritrovandosi paralizzata ed incapace di pensare a cosa fare. Il fatto che le persone che aveva davanti fossero proprio Anzu e Makoto, le aveva totalmente tolto il fiato. Non aveva neanche fatto caso al terzo ragazzino presente insieme a loro, o alle espressioni che dovevano avere. Le sue amiche, allieve, compagne… erano lì. Non era più da sola. Per quanto Nessuno avesse potuto cambiarla, loro erano comunque lì. Per lei.
    - Siete qui…- mentre formulava quel pensiero ad alta voce, Makoto si era diretta a grandi passi verso di lei, afferrandola per il colletto. Il gesto aveva fatto tirare un po’ i vestiti sulle costole, ma non importava. Ora che era così vicina l’aveva osservata per bene, come per sincerarsi che non avesse nulla di rotto. La sua frase l’aveva lasciata confusa, l’aveva accusata di aver fatto una cavolata. In effetti era vero, avrebbe dovuto chiedere rinforzi prima di entrare nel bunker. Era stata una scelta avventata guidata dalla foga e dall’ignoranza. La ragazza aveva ragione a prendersela così. Non era stata in grado di risponderle subito. Aveva aperto la bocca come per dire qualcosa, ma non ci era riuscita. Come poteva dirle che quello strattone era la cosa più bella che le fosse successa da settimane? O prendersi la colpa, rischiando di farla arrabbiare ancora di più? Makoto però l’aveva lasciata subito, ancora in balia delle sue emozioni opprimenti, sembrava un animale in gabbia.
    Anzu? Anzu sembrava come pietrificata sullo stipite della porta, incapace di varcare quella soglia che le separava. Era quasi come se avesse paura che entrando nella stanza avrebbe permesso a Natsuki di ferirla. Probabilmente non era neanche così falsa come interpretazione. Prendendo le distanze da quello che era successo avrebbe potuto ignorarlo, ma al contrario avrebbe dovuto accettare la verità. Anche se non sembrava, era un tipo molto apprensivo con i suoi amici. Doveva essere scossa quanto Makoto, anche se non lo dimostrava.
    - Makoto!- aveva quasi urlato, mortalmente preoccupata, quando quella aveva distrutto il comodino. Non le interessava poi molto dell’arredo – se non per il fatto che ora molte delle sue cose erano sparpagliate a terra insieme a delle schegge di legno – ma il fatto che si fosse ferita. La visione del sangue le aveva fatto trattenere il respiro e sbiancare di colpo. Si era ritrovata a fissare prima la ferita e poi il suo volto. Non c’era alcun filtro in quel momento, era terrore puro. Aveva subito tirato la cordicella, per attirare l’attenzione dei medici, in modo che potessero aiutare la ragazzina, ma il suo sguardo era stato ulteriormente attirato da un movimento di Anzu, che aveva fatto per andarsene. Forse per chiamare qualcuno per la mano di Makoto. Anche questa volta aveva boccheggiato, come se volesse dire qualcosa ma non uscisse… ma al secondo tentativo ci era riuscita.
    - Non andartene!- aveva urlato questa volta e l’aveva capito anche da come le aveva pizzicato la gola. Si era bloccata, rendendosi conto di quanto potesse sembrare strana e si era ritrovata a respirare male, come se fosse in preda di singhiozzi. – Non andatevene…- aveva aggiunto, non riuscendo più a trattenersi. Le lacrime erano finalmente giunte, per la prima volta da giorni. Al contrario di quello che era successo laggiù, Natsuki aveva dato libero sfogo ad esse. Era debole, era ferita ed ogni volta che aveva un singhiozzo le sue costole stavano malissimo. Si vergognava a mostrarsi in quel modo di fronte agli altri, ma non riusciva a farne a meno. Non si era mai sentita così fragile, nemmeno quando aveva perso un occhio era stata così debole. Aveva subito ostentato sicurezza per proteggere Eli e dimostrare di poter raggiungere il proprio sogno anche dopo l’incidente. Il ricordo della sua famiglia, aveva in parte calmato la sua disperata ricerca d’aria, portandola invece di fronte ad un’altra problematica: sua madre avrebbe rischiato di perdere il bambino. No… non poteva permetterlo.
    - La mia famiglia lo sa? Vi prego non diteglielo…- si sentiva una bambina mentre pronunciava quelle parole, ma non poteva fare a meno di aver paura per loro. I suoi sarebbero stati malissimo, suo nonno l’avrebbe classificata come delusione ed Eli… non voleva dare quel dolore a sua sorella, non era pronta all’idea di incrociare il suo sguardo ferito. Non poteva sopportare i suoi abbracci carichi di preoccupazione e dolore. Aveva stretto le lenzuola del letto, spaccandole senza rendersene conto. Ora che aveva lasciato libero sfogo alle lacrime era difficile fermarle, ma doveva controllare il proprio respiro. Voleva parlare con loro, voleva spiegare cosa stava provando in quel momento e quanto fosse felice di rivederle, ma non ci riusciva. La loro semplice presenza era riuscita a mitigare tutta la rabbia che aveva sentito prima, era come se fossero riuscite a mettere un tappo a quella barriera che aveva eretto dentro di sé. Anche se no, non era corretto. Avevano semplicemente l’avevano semplicemente aiutata a mettere momentaneamente da parte quei sentimenti, sentiva ancora in fondo a sé la voglia di sfogarsi come aveva fatto anche Makoto.
    - Scusatemi…- aveva detto, mettendosi una mano di fronte alla bocca, in modo da trattenere i singhiozzi. Non sapeva bene per cosa scusarsi. Per essere stata rapita? Per averle fate preoccupare? Per il fatto che fossero dovute arrivare fino ad Hoshi per lei? Senza menzionare che stava piangendo di fronte a loro per quella che probabilmente era la prima vera volta. Avrebbe dovuto essere un punto fermo per loro, invece si mostrava così patetica, così distrutta. Eppure nonostante tutto, non poteva nascondere che in quelle lacrime si nascondesse la gioia più pura. Ora non era più da sola. Aveva le sue amiche con lei. Nessuno non avrebbe vinto.
  8. .
    CITAZIONE
    La signora arriva alle 8:00 spaccate, non un minuto prima non un minuto dopo. Puoi capire subito che si tratta di lei da come si avvicina guardandosi intorno. Indossa degli occhiali da sole che le coprono una parte del volto, dei brillanti sono incastonati ai loro lati. Hai i capelli grigi, tenuti corti ed in una piega perfetta. E’ straordinariamente in forma, ma si capisce che si tratta di una signora di almeno settanta anni. Mentre cammina cerca di mantenere una posizione eretta. È vestita con una blusa verde scuro e dei pantaloni leggeri neri. Porta una borsa in spalla e sembra essere molto sicura di sé. Quando si avvicina noti che indossa gioielli abbastanza appariscenti anche se non sembrano esattamente i più costosi del mondo.
    Si ferma e ti osserva abbassando le lenti egli occhiali da sole, scrutandoti da capo a piedi e soffermandosi sul maglione. È poco più bassa di te, ma molto più minuta.
    - Pensavo che i Genin fossero solo i mocciosi.- considera, per poi rimettersi gli occhiali e darti le spalle. – Oh beh, almeno sei arrivato in orario. Su, dobbiamo andare.- inizia così a camminare di fronte a te, salvo poi voltarsi ed indicarti con la mano il petto – Il maglione a Giugno lo eviterei ca-te-go-ri-ca-men-te… o hai intenzione di asfissiarmi con la tua puzza di sudore?- fa un sospiro, scuotendo il capo ed iniziando a marciare attraverso la piazza. Sembra osservare attentamente ogni negozio, prima di deciderne uno in particolare e andare verso la sua entrata. A quanto pare è un negozio specializzato in camicie. Costoso ma non troppo.
    - Come ti chiami, giovanotto? cerca di intrattenere una povera signora annoiata.- ti chiede con aria sofferente.
  9. .
    CITAZIONE
    Frenesia degli acquisti - Livello D
    Il facchino personale di una anziana madame si è preso il colpo della strega e costei ha deciso di sostituirlo con dei ninja professionisti che scarrozzino per tutto il villaggio i numerosi e ingombranti pacchi da lei comperati.
    Tipologia: Scorta
    Partecipanti: Min 1, Max 2
    Note: //

    Primo post abbastanza libero.
    Il tuo PG durante durante il fine settimana (da venerdì sera a domenica sera), scopre di questo incarico. Descrivi il modo in cui Shinzo lo viene a sapere (che sia incaricato, lo vede nella bacheca, gliene parla un collega) e come si prepara. L'annuncio non dice molto: solo che l'appuntamento è per il lunedì mattina successivo alle 8:00 e che la signora si chiama Oikawa. Sostiene che si farà trovare nella piazza principale del mercato di Oto, nei pressi della fontana, e che si aspetta dei professionisti, non ragazzetti qualunque. Ferma pure il tuo post con l'arrivo di Shinzo in piazza, da lì riprenderò io.
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    APPRENDIMENTO ABILITA': "RABBIA FREDDA"
    Quando la rabbia ti coglie...


    Come si era ripromesso di fare, Izumi aveva provato a parlare con sua madre, introducendole il discorso del linguaggio dei segni. Aveva pure cercato di mostrarle qualche gesto semplice, non ottenendo apparentemente nessun risultato. Sumireko l’aveva guardato per qualche istante, gli aveva fatto un sorriso e poi aveva preso ad accarezzare la gonna per lisciarne le pieghe.
    - Mamma, guarda! Questo vuol dire “ho fame”!- aveva provato ad insistere, venendo però interrotto da una voce alle proprie spalle. Saki doveva aver osservato almeno l’ultima parte, perché si era subito mostrata infervorata. Avevano avuto spesso discussioni simili negli anni precedenti, ma un conto era parlare tra ragazzini ed un altro tra adulti. Sua sorella aveva ormai quasi diciannove anni, era una ninja capace e rispettata per il suo ruolo di medico, inoltre era sempre stata molto matura. Era raro vederla arrabbiata, al contrario di Izumi, che tendeva ad infervorarsi facilmente, lei cercava di essere paziente… fino a che però non esplodeva. Era quella la differenza tra loro ed era degenerato tutto abbastanza in fretta, in effetti.
    - La devi smettere Izumi, basta con questa storia!- gli aveva sputato addosso, stringendo con forza i pugni.
    - Cosa vuoi?! Sto semplicemente facendole trovare un modo per parlare con noi! Magari così potrà comunicare!- si era giustificato, indicando la donna. I suoi occhi rossi si erano incrociati di nuovo prima che tornasse a fissare il vuoto.
    - Non è un problema fisico! Te l’ho detto mille volte! Perché non vuoi capirlo?!- era stata la lamentela della ragazza. Izumi aveva dunque assottigliato lo sguardo, voltandosi completamente verso di lei. Sentiva il nervosismo iniziare a salire in modo pericoloso.
    - Cosa dovrei fare, secondo te? Mh? Dovrei stare qui a far finta che tutto vada bene mentre noi cresciamo Shun come se fosse nostro figlio?- aveva detto il ragazzo con un tono di voce più alto del dovuto. Quelle parole dovevano aver attirato l’attenzione degli altri fratelli, perché aveva sentito movimento provenire dalla zona delle loro stanze. Si era pentito di averlo fatto, ma ormai il danno era stato compiuto. – Lui, Mei, i gemelli, tu… non vi meritate una madre? Non siamo dei fottuti orfani! È sbagliato cercare di sistemare le cose?- aveva la voce un po’ spezzata, ma aveva cercato di non farci caso. Gli occhi rossi si erano specchiati in quelli di Saki. Solo lui, sua sorella e sua madre li avevano di quel colore. Era sempre stato il segno del loro legame profondo. In quelli della ragazza, ora però, leggeva una sorta di rabbia mista a delusione, probabilmente non sapeva bene neanche lei che cosa provare.
    - Ci sono cose che non puoi sistemare, Izumi. La mamma non è un oggetto da aggiustare. Non è muta come il tuo amico perché ha qualche malattia o ha avuto un incidente. Non è qualcosa che possiamo gestire… non è qualcosa che IO posso curare!- aveva detto, alzando anche lei la voce. Era evidente come quella cosa la frustrasse, ma Izumi non riusciva ad empatizzare con lei in quel momento.
    - Mi stai dicendo di arrendermi e lasciare le cose come stanno? È questo che mi vuoi dire?- le aveva chiesto con tono accusatorio, avvicinandosi a lei con passi veloci. Saki era rimasta impassibile a fronteggiarlo, nonostante fosse più bassa di lui di una decina di centimetri e molto meno esperta in combattimento. Il suo sguardo non aveva tremato neanche un momento mentre gli rispondeva.
    - Sì.-
    Izumi aveva sentito una rabbia profonda iniziare a scuoterlo dall’interno. Era stato un periodo particolarmente stressante quello, tra la storia di Anzu quasi morta, Mahiru che era andata a cagare ed i suoi allenamenti. Si era impegnato così tanto per riuscire ad aiutare sua madre ed ora Saki gli diceva di smetterla. Sentiva il Bakuton scorrergli con forza nei canali di chakra, arrivando quasi a farli pizzicare. Aveva una voglia matta di afferrare qualcosa e spaccarla, oppure lasciare rilasciare tutta la propria frustrazione sotto forma di una violenta esplosione. Riusciva già ad assaporare la soddisfazione che quest’ultima azione avrebbe portato con sé. Avrebbe potuto colpire Saki, fare un casino pazzesco… ma tutto per cosa? Per sfogarsi? No, non aveva senso. Era sempre stato bravo a trattenersi. Ogni santa volta. La gente tendeva a non notare quanto sforzo ci mettesse per evitare di esplodere all’improvviso per i motivi più futili. Soprattutto da bambino, quando non sapeva controllare il proprio chakra, aveva così tanta paura di perdere il controllo e fare male agli altri. Fare male ai suoi fratelli!
    Nonostante gli occhi di Izumi brillassero di una rabbia vivida, il ragazzo aveva mantenuto il controllo. Aveva lanciato un’occhiata in direzione della porta del corridoio, notando Shun e Mei che si tenevano per mano di fronte all’uscio. Li aveva fissati con il fiato corto per un po’ e poi si era imposto di fare qualche respiro profondo. Aveva sbattuto un paio di volte in pugno contro il palmo, più per distrarsi che per farsi effettivamente male e poi era tornato a fissare Saki e sua madre. Aveva fatto per dire qualcosa, ma si era trattenuto, voltando invece le spalle a sua sorella e dirigendosi verso la porta d’ingresso. Non era il luogo né il momento per discutere in quel modo con lei, avrebbero potuto riprendere il discorso quando entrambi si sarebbero calmati. Non aveva nemmeno sbattuto la porta, trovandolo inutile. Si era solo allontanato a gran velocità da quella casa che sentiva troppo piccola, muovendosi verso il bosco: lì avrebbe potuto sfogare la propria frustrazione in pace e senza rischio di fare male a qualcuno.


    CITAZIONE
    Rabbia fredda
    Izumi Usui è un tipo facilmente suscettibile, motivo per il quale tende ad arrabbiarsi facilmente. Proprio a causa di questa sua tendenza, il ragazzo ha imparato a controllare i propri sentimenti in modo da non farsi accecare dall’ira. In questo stato di fervore riesce infatti a rimanere più lucido rispetto agli altri, perdendo difficilmente il controllo di se stesso. Questo non lo rende immune a determinate tecniche atte a provocare le vittime, ma leggermente più resistente al richiamo della furia becera che tanto disprezza.
    Numero parole richiesto: 200
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    CITAZIONE
    Re del Flood: Perchè GIIJlio è il nostro Re. :omgking:
    Nuovo utente più promettente: Colui che rimarrà anche dopo l'esame Genin.
    Golden Staffer: Un po' tutti, ma GIIJlio è almeno una spanna sopra tutti.

    Pg più antipatico: Eìra, che riesce perfettamente nel suo obbiettivo principale.
    Pg più puccioso: Lilje
    Pg più simpatico: Aiko
    Pg più cattivo: Jack che non sa cosa siano i contraccettivi
    Pg più spaccone: Drey
    PG più deviato: Emma
    PG più originale: Credo che siano tutti originali a modo loro. Akane forse spicca?

    Miglior Tag Team: Sono diminuiti i tag team o è una mia impressione? Li voto tutti visto che sono stati pochi. Su su, incoraggiamo le scazzottate di gruppo!
    Miglior Stratega: Mitusye che coglie di sorpresa il proprio esaminatore con le proprie nudità.
    Azione più Suicida: Spegnere le luci mentre ti stanno arrivando dei kunai al collo. #poveroSenshide
    Tecnica del Mese: Il Combattente Astrale di GaBort.
    Azione Memorabile: L'azione che mi è rimasta impressa a fuoco nella mente è la famosa storia del nido e i due uccelli di Emma, quindi voto quella.

    Miglior Ship: Il Mini Evento di Makoto è nel mio kokoro, quindi dico Makoto x Kala... ma ci sono anche la Kichi x Zen, Aiko x Draig, Drey x Gente che gli fa i grattini, Jack x Qualunque cosa bucomunita, Annie x Reverse harem ecc. Insomma le nostre solite care vecchie ship.
    PNG del Mese: Nessuno :guru:
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    L’Arena era stata una scoperta grandiosa per Izumi. C’era un sacco di gente che si picchiava così, per puro gusto di scontrarsi. Si era potuto divertire un sacco con Makoto ed Anzu, arrivando secondo nel torneo del Team Zuppa. Non aveva vinto nulla, se non del karage che non aveva potuto godersi perché aveva la faccia ancora dolorante, però era stato lo stesso soddisfacente. Continuando a frequentare quel posto sentiva che sarebbe diventato più forte, anche se in inverno aveva scoperto come fosse meno frequentato. Si era iscritto per un incontro ma erano riusciti ad accoppiarlo solo con un tale al quale avevano ridotto le energie per renderlo uno scontro pari. Non che ad Izumi importasse seriamente, eh. Anche perché questa volta si era recato lì da solo, approfittando di una missione. Aveva comunque specificato che si sarebbe fermato lì per allenarsi un paio di giorni, ovviamente.
    Non aveva dovuto attendere molto prima del combattimento ed aveva passato gli ultimi momenti prima di esso a sorseggiare una bibita energetica, leggendo un libro sul chakra che aveva preso in affitto nella biblioteca della città. In verità sperava che l’avrebbe aiutato di più, ma alla fine si era rivelato solo una lettura semplice ed un piacevole ripasso. Aveva fatto un sospiro quando gli era stato detto che sarebbe stato il prossimo. Aveva finito in fretta la bibita, che aveva buttato nel cesto della plastica, ed aveva iniziato un breve riscaldamento. Spalle, braccia e ginocchia soprattutto, in modo da non rischiare di farsi male. Quando era finalmente giunto il proprio turno, Izumi aveva levato la pesante felpa arancione, piegandola e poggiandola accanto al proprio libro. L’aria fresca gli aveva procurato un brivido, quindi si era messo a saltellare sul posto. Con i propri stivali rinforzati faceva davvero un sacco di rumore.
    Aveva aspettato che venisse chiamato il proprio nome, per poi iniziare a fare qualche passo verso l’arena. Questa volta aveva indossato una maglia a maniche lunghe nera con una croce di Sant’Andrea arancione sul petto. Il braccio destro aveva un temujin fissato con cura, quasi al pari della sacca e del kusarigama alla sua cintura. L’ascia di Caeb era legata alla sua schiena con una cinghia di cuoio. Il coprifronte di Oto era fissato alla coscia destra, sui pantaloni verde militare. Su quella sinistra era legata una piccola fondina rudimentale contenente un kunai. I capelli biondi e spettinati erano tenuti indietro da dei grossi occhialoni. Il giubbotto da Chuunin e il ciondolo dell’esercito della vita non li aveva con sé, come sempre preferiva evitare che si rovinassero durante gli scontri.
    Aveva osservato il suo avversario, studiandone bene la postura ed il modo di fare. Sembrava abbastanza sicuro di sé e probabilmente era uno spadaccino. Sapeva del suo combattimento con Jack Kaguya, ma non era riuscito a seguire granché. Quello che ricordava di certo era stato come una tipa inquietante gli avesse tipo mandato delle fiamme nere contro. Era stato il duello più corto che aveva mai visto. Si era pure incazzato a dire il vero. Che divertimento c’era nel fare finire tutto così in fretta? Non aveva detto nulla a Matthew, non reagendo in nessun modo particolare quando era stato chiamato il suo di nome. Non sembrava avessero molti fan tra la folla, dovevano essere dei semi sconosciuti. Beh, meglio. nessuna distrazione.

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    L'ARTE DELL'ACQUA
    Prologo


    L’aria frizzante serale accarezzava la pelle di Natsuki. La luna, ormai quasi nel suo plenilunio, illuminava la zona circostante. Il molo era praticamente deserto, su di esso erano presenti solo lei e Matthew. Il ragazzo era curiosamente tranquillo in quei giorni di riposo. Si erano allenati e lui non aveva accennato nemmeno una volta alla sua oscurità. La cosa aveva reso contenta Natsuki, sperava che finalmente il suo amico e rivale avesse accettato la propria vera natura. Anche se tendeva a scordarlo, era un ragazzo gentile ed umile. Non sarebbero andati d’accordo altrimenti. Aveva continuato a guardare il cielo stellato fino a che, dopo qualche minuto si era voltata verso di lui con aria tranquilla.
    - Hai ragione, questo posto aiuta molto a rilassarsi.- gli aveva detto con un sorrisetto disteso. Aveva di nuovo guardato il cielo ed aveva piegato leggermente la testa. Iniziava a fare un certo freschetto e le sue spalle ne risentivano. Non faceva bene rimanere a mare fino a quell’ora tarda. Quando il suo sguardo era tornato su Matthew, aveva notato come la fissasse in modo strano. Natsuki aveva corrucciato le sopracciglia, aveva fatto per parlare, ma lui l’aveva preceduta.
    - Ci tenevo molto… a venire qui con te. In modo da stare un po’ da soli…- le aveva detto con lo sguardo sfuggente e un’aria un po’ ansiosa. Natsuki era molto preoccupata da cosa lo potesse turbare. Era per caso successo qualcosa di brutto durante la giornata? Aveva dunque voluto vederla sola per parlarne? Aveva avuto però la risposta poco dopo. Matt si era infatti avvicinato pericolosamente a lei con l’intenzione di baciarla. Aveva gli occhi semichiusi e sembrava piuttosto preso da quel gesto. Il cervello di Natsuki era rimasto pietrificato da questo sviluppo, ma il suo corpo no. Istintivamente le proprie mani erano corse al petto di Matthew per fermarlo ed allontanarlo leggermente. Non lo aveva respinto con violenza, ma si era assicurata che non fosse troppo vicino. Lui era sembrato un po’ confuso dalla cosa, tanto da arrossire.
    - Scusami Kumo. È che non so come funzionano queste cose, lo sai.- aveva iniziato a dire, senza però accennare ad allontanarsi. Natsuki non aveva detto o fatto nulla, nonostante tutto in lei dicesse di scappare da quella situazione. – Credo tu mi piaccia o qualcosa del genere.- Matt aveva fatto un sospiro, nell’esatto momento in cui lei l’aveva trattenuto il respiro – Alla fine sei l’unica che mi prende sul serio. Hai sempre visto il buono in me… mi spingi a diventare migliore e mi insegni le cose. Quindi sì… mi piaci Natsuki Kuga.-
    Dicendo questo, Matthew si era di nuovo sporto verso di lei. Questa volta con più decisione e consapevolezza. Natsuki dal canto proprio non riusciva a dire nulla. L’aveva di nuovo spinto piano lontano da sé, voltando il capo verso sinistra. Le proprie mani stavano tremando ed era sicura che anche lui se ne fosse accorto.
    - Kumo?- aveva domandato confuso.
    Natsuki si era infine allontanata da lui e si era passata una mano sul braccio. Matthew aveva detto che le piaceva. Quello che li univa non era più solo amicizia o almeno così era per lui. La ragazza non sapeva come gestire quella situzione. Era terrorizzata dall’idea di ferirlo, ma non sentiva lo stesso sentimento che invece leggeva negli occhi del ragazzo. Ancora una volta era inadeguata alla situazione.
    - Matthew…- aveva provato a dire, con la voce un po’ rotta – Non posso.- aveva infine alzato il capo, fissandolo con gli occhi umidi. Il dispiacere ed il senso di colpa avevano come trasfigurato il suo viso. Matthew aveva accusato il colpo con la bocca leggermente divaricata. Era stato sul punto di dire qualcosa, ma si era fermato. Si era rimesso composto prima di parlare di nuovo.
    - Tranquilla… è un problema mio e me lo gestisco da solo. Suppongo che sia stata una pessima idea.- aveva detto senza guardarla, voltandosi per darle le spalle. La mano destra passava nervosamente tra i capelli azzurri. Sebbene stesse cercando di mostrarsi forte, era abbastanza sicura che Matthew stesse soffrendo. Si stava dando tutta la colpa. Era stato in quel momento che Natsuki aveva fatto l’errore che avrebbe compromesso per sempre il suo rapporto con lui.
    - Matt, non è colpa tua. Sono io che non riesco…- aveva provato a dire, toccandogli il braccio come per attirare la sua attenzione. Quando l’aveva fatto lui si era divincolato e le aveva rivolto uno sguardo ferito e furente.
    - Non capisci proprio quando devi stare zitta, eh?- aveva sbottato subito. Sembrava essersi pentito della frase detta, però, perché aveva fatto una faccia sorpresa. Aveva di nuovo fatto per andarsene, ma per la seconda volta Natsuki si era sentita in dovere di scusarsi.
    - Non voglio che tu te la prenda con se stesso…- aveva iniziato a dire. Questa volta Matthew si era fermato stringendo i pugni.
    - Credi che così starò meglio? Che se mi dici “non sei tu sono io” mi passerà tutto?- l’accusa di Matthew, che ancora le dava le spalle, era stata accolta da Natsuki con sorpresa. Aveva incassato la testa tra le spalle, fissando il pontile del molo.
    - No, però… volevo essere sincera con te. Volevo farti capire che non ti odio… sei mio amico e…- l’ingenuità di Natsuki era stata la sua rovina. Matthew aveva covato fino quasi ad esplodere, rivolgendole uno sguardo carico di umiliazione e risentimento. Non si era neanche accorta di aver toccato il suo orgoglio in quel modo.
    - Hai detto abbastanza, Kuga.- aveva concluso, allontanandosi a grandi passi. Aveva dato un calcio ad una rete da pescatore adagiata sul molo. Cadendo in acqua aveva fatto un rumore che aveva riscosso Natsuki. Era ancora ferma in mezzo a quel pontile, mentre Matthew si allontanava. Avrebbe voluto seguirlo, fermarlo e scusarsi per essere stata così insensibile. Aveva allungato la mano verso la sua schiena, mentre il mare tempestava intorno a lei, travolgendola.


    Natsuki Kuga si era svegliata di soprassalto.
    Aveva il fiatone ed era madida di sudore. Si era guardata intorno, confusa e spaventata da quello che era successo. Il bicchiere che prima stava sul comodino, ora era a terra. Aveva visto dell’acqua fluttuare per qualche secondo, nella stessa direzione dove era la sua mano ed in quel momento era caduta, bagnando il pavimento. Natsuki aveva respirato con più forza, sentendo dolore al petto. Cosa diavolo stava succedendo? Aveva sentito come se l’oceano fosse parte di lei, come se cercasse di uscire… e poi quella strana cosa con l’acqua. Aveva usato il Suiton nel sonno? Non era possibile, non era mai stata in grado di utilizzare quell’elemento. Eppure era sicura di aver visto quell’acqua muoversi.
    Aveva cercato di calmarsi, mettendo con le ginocchia al petto e stropicciandosi l’occhio destro. Aveva sognato di nuovo un pezzo del proprio passato. Questa volta era stato il suo ultimo incontro con Matthew prima della guerra, prima che diventasse una persona diversa. Si pentiva terribilmente di non essere rimasta in silenzio quella volta, di avergli permesso di vivere il suo rifiuto come voleva. Era una sensazione che aveva provato anche lei quando aveva avuto bisogno che qualcuno le dicesse che era giusto sentirsi in colpa per l’assassinio di Orochiyu. Ricordava quanto l’avesse destabilizzata il fatto che anche Kuniyoshi non capisse il suo punto di vista. Davvero una stupida egoista.
    Aveva stretto le proprie gambe ed aveva appoggiato il mento su di esse. Il respiro ora si era vagamente calmato, ma il petto continuava a farle male. Non riusciva a fare altro che ferire gli altri, qualunque cosa facesse. Suo nonno aveva ragione, lei era una Spada. Una lama serviva solo a fare del male, per quanto fossero nobili i suoi obbiettivi. Un paio di lacrime le erano scivolate sulle guance, ma lei le aveva asciugate con un certo nervosismo. Non era il momento di piangersi addosso, non ne aveva il diritto. Aveva dunque ricordato del bicchiere per terra e l’aveva raccolto, osservandolo per qualche secondo. Doveva concentrarsi su qualcosa di più importante. Quella sensazione che aveva provato durante il sogno, quella tecnica che le ronzava in testa da quando aveva sognato di essere una sirena… non accettava che potessero essere delle coincidenze. Possibile che avesse una affinità con l’elemento Suiton?
    Natsuki aveva posato l’oggetto ed aveva fatto per sdraiarsi. L’indomani avrebbe iniziato le proprie ricerche. Si era dunque rimessa a dormire, nella speranza di fare un sonno senza sogni.


    CITAZIONE
    Arte dell'Acqua: Acquagetto
    Tipo: Ninjutsu
    [Sigilli: 0]
    Tecnica base dell’Arte dell’Acqua. Alzando il proprio braccio nella direzione voluta, l’utilizzatore è in grado di concentrare il proprio chakra Suiton in modo sfruttare l’acqua di una Fonte Piccola. Questa prende infatti la forma di una piccola onda, che può essere scagliata contro i propri nemici sotto forma di un modesto getto d’acqua. La tecnica non è molto forte ma è ottima per i principianti.
    [Il getto è alto e largo 1 m, mentre ha una portata di massimo 5 m]
    [Il getto ha Forza 20]
    [Fonte Richiesta: Piccola]
    [Al termine della sua corsa, la tecnica torna ad essere una Fonte Piccola, sotto forma di pozzanghera]
    Consumo: 25

    Ovviamente tutta la prima parte è un flashback di quello che è successo alla fine di questa giocata. Visto che non siamo riusciti a finirla ho fatto un riassunto di come è andata.


    Edited by ¬maxxx - 24/4/2020, 23:31
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    Era una giornata splendida a Kumo. Il sole, di solito nascosto dalle nuvole, faceva capolino attraverso i rami dell’albero nel proprio giardino. Creava un effetto di luce caldo e piacevole. Sembrava quasi una tranquilla giornata estiva, Natsuki Kuga ne aveva viste del genere nel Paese del Mare e del Tè. Fortunatamente la temperatura si manteneva molto al di sotto dei venti gradi, evitando alle temperature asfissianti di rovinare tutto. In quel momento sentiva di aver bisogno di quella pace, non voleva pensare a niente. Se avesse interrotto i suoi allenamenti per un giorno nessuno se ne sarebbe lamentato, no? In quel modo le sue ferite avrebbero avuto il tempo di rimarginarsi senza essere forzate. Aveva un taglio sulla guancia, in particolare, che le faceva abbastanza male. Avevano dovuto darle qualche punto di sutura, ma le avevano assicurato che non sarebbe rimasta la cicatrice. Non che le importasse. Il suo viso portava già il segno inconfondibile dei suoi errori.
    - Natsuki, è tutt’apposto?- aveva chiesto una voce proveniente da dietro di lei. Non si era neanche voltata sapendo già come appartenesse ad Eli. Non le aveva risposto, preferendo a guardare il giardino con fare meditabondo. Sua sorella aveva atteso qualche secondo, poi aveva mormorato qualcosa a Nozomi, la sua ragazza. Aveva sentito dei passi leggeri farsi strada verso l’interno della casa. In contemporanea Eli si era materializzata al suo fianco. Si era seduta con una gamba a penzoloni e l’altra tenuta stretta contro il petto. Natsuki le aveva dunque rivolto un’occhiata di sottecchi. Le sarebbe piaciuto sentirsi abbastanza “libera” da potersi comportare in modo spensierato come lei.
    - Che è successo?- l’aveva dunque incalzata, dando un’occhiata veloce alle loro spalle – Ho detto a Nozomi di iniziare a preparare la cena, anche lei è preoccupata per te, sai?-
    - Mi dispiace darvi tutti questi problemi.- aveva risposto con tono dispiaciuto. Era vero, non riusciva ad essere serena e questo ricadeva sempre sulle persone che la circondavano. Per quanto lo negassero, Natsuki non poteva fare a meno di pensarci e di farsi tormentare da quei pensieri. Era per quello che si allenava così tanto, concentrandosi su quello non poteva essere un peso per nessuno.
    - Non è scusandoti che risolverai qualcosa.- aveva detto Eli, sbuffando vagamente irritata. Era difficile vederla in quello stato. Natsuki aveva chinato il capo, con fare remissivo. Aveva aperto la bocca per chiedere di nuovo scusa, ma si era trattenuta. Erano passati dei secondi interminabili di silenzio spiacevole, nel quale riecheggiava il suono delle foglie e il cinguettio degli uccellini. Sua sorella aveva aspettato che passasse un minuto, poi aveva fatto per andarsene con un’espressione estremamente ferita in volto. Normalmente l’avrebbe lasciata andare e sarebbe rimasta sola, ma questa volta era successo qualcosa di diverso. Senza rendersene conto la sua mano era scattata velocissima ad afferrare il polso della ragazzina. Non ci aveva messo forza, ma il movimento era stato così veloce da farla saltare in aria. Natsuki l’aveva subito lasciata andare quasi come se scottasse. Aveva messo di nuovo la propria mano in grembo, mentre quella di Eli si era poggiata sulla sua testa.
    - Raccontami. È stato un altro sogno?- aveva chiesto pazientemente, accarezzandole i capelli scuri. All’inizio si era sentita a disagio per quel contatto, ma si era ben presto abituata.
    - No.- aveva risposto senza guardarla.
    - Quindi? Qualsiasi cosa sia stata deve essere successo stamattina, perché ieri stavi bene. Forza sputa il rospo!- l’aveva incoraggiata la sorellina. Natsuki le aveva rivolto uno sguardo abbastanza imbarazzato e sofferente che aveva fatto inclinare il capo di Eli. L’aveva fissata qualche altro secondo prima di fare un profondo respiro. Era più difficile del previsto da dire.
    - Una ragazza… mi si è dichiarata.- aveva infine ammesso.
    La reazione di sua sorella era stata davvero poco contenuta. Aveva emesso uno strilletto sorpreso e poi era scoppiata a ridere. Non sembrava una risata per prenderla in giro, quanto di incredulità. Natsuki l’aveva fissata con tutto il proprio disappunto. Era uno dei motivi per i quali non ci teneva a farlo sapere in giro.
    - Davvero?! Cioè… ma chi è?! La conosco?- aveva domandato Eli. Aveva le gote rosse e sembrava tremendamente curiosa e divertita dalla cosa.
    - Credo si chiami Yuki. Ci siamo conosciute al Dojo di Tanaka e ci siamo allenate insieme un paio di volte.- aveva spiegato pazientemente Natsuki, cercando di trattenere la propria irritazione. La sorella doveva aver intuito qualcosa perché si era ricomposta ed aveva messo su un’espressione dispiaciuta.
    - Scusami Natsu…- aveva detto con tono sincero - E’ che è così… sorprendente! Non ti era mai successo, giusto?-
    - Non con una ragazza.- era stata la risposta un po’ evasiva di Natsuki. Aveva abbassato lo sguardo ripensando a quello che era successo tra lei e Matthew. Doveva esserselo ricordato anche Eli, perché si era improvvisamente fatta seria. Aveva fatto per dire qualcosa, ma aveva scosso il capo. Si era schiarita la voce e poi le aveva messo una mano sulla spalla. Natsuki l’aveva fissata confusa.
    - Beh, non c’è da stupirsi! Mi sembri molto più tipo da ragazze! Anzi è strano che non ti fosse ancora successo qualcosa del genere!- per completare il tutto, Eli le aveva pure fatto un occhiolino. Era un chiaro segno che stesse cercando di buttarla sullo scherzo per rilassarla. Natsuki aveva fatto un sospiro, cercando di farsi trascinare dai buoni propositi della ragazzina.
    - Dici?- le aveva domandato con sincerità. In effetti non sapeva che pensare. Non si era mai interessata a nessuno in quel senso, quindi aveva sempre dato per scontato che per gli altri dovesse valere lo stesso. Figure come quelle di Eli e Nozomi, Rin e Kiryan, Aiko e Draig, i suoi genitori, erano così distanti da lei e da quello che sentiva di poter provare per qualcuno. Tuttavia la dichiarazione di Matthew era stato un primo segnale che la sua visione del mondo fosse errata.
    - Eh certo. Quando parli con Draig diventi tutta rossa!- l’aveva presa in giro la sorella facendo un ghignetto malefico. Natsuki per tutta risposta aveva sbattuto le palpebre e assunto un’espressione quasi ironica. Quasi.
    - Io divento tutta rossa, vero?- le aveva risposto, guardandola con un sorpacciglio alzato. Eli era subito arrossita di fronte alla sua insinuazione e si era guardata intorno per assicurarsi che Nozomi non avesse sentito. Poteva anche essere vero che a volte Natsuki si sentisse a disagio con Draig a causa del fatto che fosse molto bella, ma Eli aveva una vera e propria mezza cotta per quella donna.
    - VA BENE! VA BENE! Ho capito.- si era lamentata la ragazzina, per poi illuminarsi di nuovo. Le si era avvicinata con gli occhi brillanti, costringendo Natsuki a voltare leggermente il capo verso il giardino. – Ma quindi… raccontami! Cosa ti ha detto?!-
    - Nulla di particolare, credo.- aveva detto, facendo un passo indietro e scivolando sul legno della veranda. Si sentiva a disagio, quindi cercava di mantenere le distanze. Erano dei ricordi abbastanza imbarazzanti. L’espressione decisa ma imbarazzata negli occhi di quella ragazza era un’immagine che non riusciva a togliersi dalla testa. – Ha detto di avermi sempre a-ammirata, sin da quando ci allenavamo insieme.- aveva fatto una pausa, facendo un sospiro. Era terribilmente difficile parlare di quel genere di cose, soprattutto perché la situazione non aveva ancora raggiunto il suo culmine. – Quindi mi ha chiesto di uscire… e io ho accettato.-
    Ecco, l’aveva detto.
    - MA COME HAI ACCETTATO!- aveva detto Eli, facendo eco all’urlo interiore che le risuonava in petto. Sua sorella era parsa sconvolta ed aveva preso a borbottare qualcosa in proposito di una cognata, salvo poi bloccarsi nel vedere l’espressione tremendamente imbarazzata e costernata di Natsuki. – Non mi dire… non mi dire che non avevi capito che volesse…-
    - Non sono mai stata brava in queste cose, lo sai!- aveva ammesso la Saetta Saggia, poco saggia come non mai. Aveva dunque schiarito la voce e messo su un’espressione dispiaciuta. Ricordava come quella ragazza le avesse rivolto uno sguardo incredulo e gioioso. Ci era voluto un po’ prima che il dubbio si facesse strada nel suo volto. La sua inespressività doveva averla messa in allarme. – Mi ha chiesto più volte se ero sicura che andasse bene uscire con lei, ed io ho sempre detto di sì. Ho cominciato a capire di aver fatto un errore quando ha usato la parola “appuntamento”.-
    - Povera ragazza...- aveva commentato stancamente Eli. Natsuki era sicura che stesse empatizzando un sacco con lei. Chissà se le era successa una cosa simile con Nozomi. Essendo un tipo discreto non aveva mai fatto domande in proposito a nessuno. Aveva lasciato passare qualche secondo, poi si era sistemata meglio. Era davvero imbarazzante parlare di quel genere di cose.
    - A quel punto mi ha detto che le p-piacevo da un po’ e che voleva conoscermi meglio. Voleva che le dessi l’onore di diventare la mia ragazza.- si era passata una mano sul volto, cercando di fare defluire il sangue. Era davvero una orribile sensazione quella che stava provando. Odiava sentirsi così tanto in imbarazzo.
    - Ha detto davvero “onore”?- aveva domandato Eli, sorpresa. Per tutta risposta Natsuki aveva annuito debolmente. – Wow. Devi piacerle davvero tanto.- si era passata una mano sulla nuca, rivolgendole poi uno sguardo cauto. – Natsuki… ma tu cosa le hai risposto?-
    - Le ho detto la verità.- Natsuki aveva chiuso di occhi per un attimo, facendo un debole sospiro. Aveva sempre detto la verità in quei casi, per quanto potesse ferire qualcuno. – Che non provavo lo stesso e che non sapevo se avrei mai potuto farlo.-
    - Certo che a volte sai essere terribilmente brutale.- aveva detto Eli con una smorfia. Le aveva stretto la spalla con dolcezza, inclinando il capo. – Ma hai fatto la cosa giusta. Se questa Yuki-san ti conosce un minimo sono sicura che capirà, anzi apprezzerà la tua sincerità.-
    Natsuki aveva annuito brevemente. Yuki l’aveva in effetti ringraziata per aver accettato i suoi sentimenti ed averle dato una risposta così chiara… ma i suoi occhi erano pieni di lacrime. La sua risposta l’aveva comunque ferita, per quanto sincera e gentile fosse stata. Non aveva avuto il tempo di dirle altro, perché le aveva fatto un inchino e l’aveva lasciata lì. La mano destra allungata verso di lei, come se volesse fermarla. Avrebbe potuto se avesse voluto, ma allora perché non l’aveva fatto? Eli doveva aver notato la sua espressione, perché le aveva fatto un’altra carezza.
    - Natsu… cosa c’è? Perché ti turba così tanto questa cosa?- aveva domandato cautamente.
    Natsuki aveva trattenuto il fiato per un secondo. Persino sua sorella se ne era accorta? Aveva distolto lo sguardo per un secondo e poi si era messa anche lei con le ginocchia al petto. Raggomitolarsi in quella posizione l’aveva fatta sentire leggermente meglio. Il fatto che Eli le stesse facendo delle carezze alla schiena l’aveva un po’ calmata.
    - Perché non ci riesco?- aveva borbottato. – Perché non riesco ad essere come voi?- gli occhi le si erano inumiditi mentre pronunciava quella parole. Aveva incassato il volto tra le braccia e si era concentrata sul parquet. Non voleva piangere o farsi vedere in quelle condizioni. Non da Eli. Aiko e Draig le avevano detto che doveva essere un punto fermo per lei. Eppure sentiva quel vuoto nel petto, quella sensazione così profonda e brutta. Era come se la risucchiasse. Una voce nel suo profondo che le diceva che in fondo magari lei non era in grado di provare amore per nessuno. Che magari anche i suoi sentimenti per gli altri erano del tutto falsi. Sua sorella era rimasta a fissarla per qualche secondo, immobile. Solo quando aveva notato come la schiena di Natsuki avesse iniziato ad avere i movimenti tipici di un singhiozzare silenzioso, aveva allungato le braccia e l’aveva stretta forte.
    - Natsuki… tu sei una persona meravigliosa così come sei. Non devi cercare di essere come gli altri.- l’aveva consolata, la sua voce tremava un po’. Si stava commuovendo anche lei? Natsuki dal canto suo aveva tirato su con il naso e si era lasciata scappare un singhiozzo molto poco da guerriero protettore della pace. – Natsu, ti prego… non pensare cose brutte.-
    - Come faccio a non pensarci?!- aveva sbottato con più rabbia di quanto avrebbe dovuto. Questo doveva aver spaventato Eli, però non aveva detto nulla, anzi l’aveva abbracciata più forte. Era difficile che Natsuki le rispondesse in quel modo, aveva sempre adorato la sua sorellina. Era forse la prova che i suoi pensieri negativi fossero esatti?
    - Natsuki Kuga tu sei una persona che vuole un sacco di bene a tutti.- aveva iniziato a dire la sorellina, affondando il volto sulla sua schiena – Sei sempre pronta a sacrificarti per chiunque. Non c’è un briciolo di malvagità nel tuo cuore!-
    - Non puoi saperlo…- aveva risposto Natsuki, non riuscendo a trattenere le lacrime. Scendevano copiose sulle guance, bruciando la ferita che doveva ancora rimarginarsi. Era un dolore piacevole rispetto a quello che sentiva nel cuore.
    - Anche se fosse… anche se fossi la persona più cattiva del mondo! Sono le scelte che ti rendono ciò che sei! Se tu hai scelto di essere buona allora lo sei! A prescindere da tutto!- quelle parole avevano fatto fermare il fiato di Natsuki per un istante. In pochi istanti sua sorella era riuscita a colpire con un raggio di sole tutte le tenebre che stavano oscurando la sua mente. – Non devi cercare di essere come gli altri. Sei già perfetta così come sei! Sono sicura che quando arriverà il momento giusto riuscirai anche tu a provare quelle cose… e anche se non arrivasse non ci fa niente! Mettitelo bene in testa Saetta Scema!-
    Natsuki aveva soffocato una mezza risata isterica nel sentire il proprio titolo storpiato. Eli ne aveva fatta una di rimando ed in breve si erano ritrovate a ridacchiare come due sciocche. Da quanto tempo non rideva? Non avrebbe saputo dirlo. Erano rimaste così qualche altro secondo prima che sua sorella si staccasse. Si era asciugata gli occhi con la manica della felpa violetta ed aveva scosso la testa.
    - Siamo un disastro. Vado a prendere dei fazzoletti!- aveva annunciato, alzandosi ed iniziando ad allontanarsi – Mi raccomando, non scordarti quello che ho detto come fai sempre!- aveva accompagnato quelle parole puntando due dita verso di lei, poi aveva indicato i propri occhi e poi di nuovo Natsuki. Il messaggio era abbastanza chiaro “ti tengo d’occhio”. La ragazza aveva annuito debolmente, mentre cercava di levare il grosso dalla propria faccia. Non sapeva se sarebbe riuscita ad accettare quelle parole facilmente, ma una cosa era sicura: l’indomani sarebbe andata al Dojo Tanaka e si sarebbe allenata con Yuki. Non doveva allontanarsi dalle persone perché aveva paura.
    Aveva lanciato un’ultima occhiata al giardino illuminato da quel sole tiepido e si era permessa una mezzo sorriso. Decisamente non era una brutta giornata.

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    73 % di aiko :jack:
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