Segundo | Livello B

Partecipanti: Walter, Jack
Qm: GIIJlio

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    Demone incendiario

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    Takumi
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    Jack concorda e vi dividete, in modo da non pestarvi i piedi a vicenda. Vi vengono fornite due ricetrasmittenti, ma quando vi allontanate vi accorgete che non funzionano per niente, quindi la comunicazione non potrà passare per quel canale. In un paio di ore tu e il clone raggiungete uno dei villaggi del borgo di Yusuton, uno di quelli in cui c'era stato un attacco di recente. Ormai è tarda mattinata, ma il centro abitato brulica di persone. Ognuna sembra farsi i fatti suoi, la popolazione pare schiva e quando il clone si piazza lì viene per lo più ignorato da tutti. Gli unici che gli prestano attenzione sono un paio di mocciosetti, che fanno un sacco di domande al finto scultore. Ovviamente non intendono comprare nulla, sono solo tanto curiosi. Il clone riceve anche molte occhiate vistosamente sospettose, tra cui risaltano una donna alta quasi due metri e con un mattarello in mano, un uomo sulla sessantina che indossa un mantello lungo e un giovane di vent'anni dalla pelle molto abbronzata, di chiara origine del Paese del Mare. Oltre a questo niente di particolare succede fino al pomeriggio inoltrato, quando il buio cala sul villaggio e le persone sembrano chiudersi in casa, per non uscire più.

    Io mi sono tenuto sul vago, descrivimi tu se fai qualche interazione specifica. Mi serve poi che mi segni per bene il chakra tuo e del clone, così da avere le cose per iscritto. E segnami anche in maniera precisa dove e come si nasconde il corpo originale. Se c'è qualcosa da modificare dimmi pure.
     
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    Suna
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    Era nuovamente ora del mio turno di guardia e dell'iniezione, un compito che odiavo sinceramente visto il rischio.

    Maddai! Quello là è così rincoglionito da tutto quello che gli spariamo in corpo che potresti ballare la samba su di lui e manco se ne accorgerebbe!

    Le battute di Gorian non mi convincevano mai, prendeva tutto fin troppo sottogamba; già solo entrare in quella stanza mi faceva rabbrividire, c'era qualcosa di... "sbagliato" che proveniva da quel tipo incatenato. Presi un profondo respiro e mi alzai dalla sedia, preciso mentre la porta si aprire e un volto femminile si affacciava nella stanza.

    Gorian è malato, tocca a me sostituirlo.

    Quel bel faccino mi rincuorò un minimo, ogni tanto un piccolo colpo di fortuna capitava anche a me finalmente! Mi presentai chiedendo alla ragazza se fosse nuova, a quanto pare era entrata nella famiglia da qualche mese ma era la prima volta che le affidavano quel compito, un ottimo modo per provare a mettermi in mostra. La malattia di Gorian invece sembrava essere una semplice dissenteria, trattenni a stento una risata ripensando a quanto si era strafogato la sera prima quando avevamo cenato assieme.

    Ma dimmi un po', com'è che siamo entrati in possesso di questo dono? I grandi leader sono stati vaghi e circolano le storie più assurde... dicono che se abbassi la guardia potrebbe mangiarti l'anima.

    Pensai un attimo a come rispondere, ne sapevo estremamente poco anche io se non che andava a tutti i costi tenuto in quello stato semicomatoso finché i piani alti non avessero deciso cosa fare con lui; sembrava un ninja di bassa lega eppure, oltre ad un'innata bielementale di tutto rispetto, sembrava possedere nel suo corpo molti altri doni. C'era un enorme sigillo che sembrava contenere quella forza oscura che lo pervadeva, più altri due totalmente sconosciuti perfino ai nostri esperti di Fuinjutsu; gli ordini erano di tenerlo sedato finché non avessero capito cosa facessero quei sigilli e come replicarli, c'era così tanto lavoro da fare su uno sbarbatello del genere che era perfino stato scambiato per un messo divino venuto a portarci innata e conoscenza.

    Guarda per quanto ne so io è un ninja di Suna di basso rango, si è fatto fregare facilmente mentre indagava su di noi cadendo in pieno nella nostra trappola. Un'illusione e una botta in testa sono bastate per catturarlo facilmente, vero è che contiene un potere sconosciuto dentro di sé che i primi tempi ci ha dato non pochi problemi; in ogni caso, finchè continuiamo con il nostro compito giornaliero, non ci saranno problemi. E no, non mangia le anime, ma sicuramente c'è qualcosa di strano in lui.

    Conclusi l'ultima frase con una certa cautela, non tanto per non spaventare la nuova ma perché memore di quanto ero stato schernito dagli altri confratelli alle mie preoccupazioni; arrivammo quindi alla prigione, poggiai la mano sulla maniglia e un brivido mi percorse la schiena, sentivo le budella contorcersi per l'ansia (o forse per l'impepata di cozze del giorno prima?) mentre l'aria gelida della cella mi investiva il volto. Feci cenno alla ragazza di entrare per poi richiuderci la porta alle spalle, lei esitò balbettando qualcosa ma l'afferrai per una mano e la trascinai dentro.

    Prima entriamo, prima usciamo. La valigetta.

    Chiusi la porta e feci cenno con la mano per farmi passare tutto l'occorrente, stavo sudando copiosamente per l'ansia (e forse davvero anche per la cena di ieri?!), preparai la siringa con mani tremanti e la porsi alla ragazza; no, non ero decisamente nelle condizioni di rimanere lì a lungo, ma nemmeno potevo fare una figura di merda simile.

    Ho preparato io tutto. Mi raccomando, controlla che sia entrata in vena e stai attenta a...

    Scappai via senza nemmeno finire la frase in cerca di un bagno, pregando con tutto me stesso di resistere almeno finché non fossi arrivato sulla tazza; la ragazza se la sarebbe cavata, serviva solo stare attenti a rispettare tutte le procedure scritte.




    La vita da Cercoterio è dura, tutti ti cercano solo per il potere che rappresenti e finisci col vivere isolato dal mondo senza poterti fidare di nessuno.
    La vita da Cercoterio in una Forza Portante è più dura, la sensazione di costrizione dovuta al sigillo e l'ego del tuo ospite che si oppone alla tua volontà rendono ogni giorno una lotta continua per chi ha il controllo di quell'unico corpo in cui sei rinchiuso.
    La vita da Cercoterio dentro Walter Heryul è peggio. Non tanto per le continua battute o per il carattere rammollito del ninja, ma quanto per la sua continua spensieratezza e quel costante sottovalutare la situazione sopravvalutando sé stesso. E infatti alla fine quel cretino si era fatto intrappolare in un Genjutsu perché convinto di dover tenere "sotto controllo il suo livello" riducendo le sue capacità fino al punto di farsi stendere con un colpo sulla nuca. E ovviamente era senza sabbia, perennemente senza sabbia; per essere un ninja che vive nel fottuto deserto era decisamente troppo lontano dalla sabbia per troppo tempo; io avevo cercato di fare il possibile con quel poco che avevo a disposizione sui suoi vestiti, ma perfino i suoi assalitori erano più furbi di lui e si premuravano di ripulirsi completamente prima di entrare nella stanza in cui lo tenevano. Erano riusciti a mettere le mani su un veleno di qualche tipo che onnubilava tutti i suoi sensi e, condividendoli con lui, di conseguenza anche i miei erano perennemente ottenebrati; vivevo tutto sommato una vita tranquilla in mezzo al buio più totale, ma decisamente inadatta ad una figura del mio calibro. Motivo per cui aspettavo, non ero mai stato un tipo impaziente a differenza del mio contenitore; gli umani sbagliano sempre, semplicemente a volte ci mettono più tempo del solito.

    Finalmente.

    Riuscivo a percepirli, due piccoli granelli di sabbia nella stanza e una vaga minaccia che si avvicinava; avevo già percepito quella identica minaccia, qualcosa di appuntito che con cadenza regolare si dirigeva verso la pelle dell'incauto Heryul per forarla. Ma stavolta avevo la sabbia, il mio potere era come ostacolato da qualcosa ma riuscivo a spostare almeno un granello... e tanto mi sarebbe bastato, frapponendolo fra la pelle del ninja e la minaccia; qualsiasi cosa fosse, quel giorno non sarebbe riuscita a bucare ad entrare. E dopo di ciò non restava che aspettare che Walter smaltisse qualsiasi cosa avesse dentro di sé, ma come già detto ero un tipo paziente; nel giro di diverse ore, stando a come gli umani contavano il tempo, avvertii un barlume di lucidità nel Suniano.

    Ma buongiorno, la principessa si è svegliata!




    La testa mi scoppiava, gli occhi erano gonfi e le palpebre pesanti, la bocca era asciutta e avevo un forte sapore amaro in gola, i miei arti sembravano immobilizzati e mi girava tutto; non ricordavo bene cosa fosse successo, c'era stata una colluttazione forse? Mi sembrava di essermi appena svegliato da un incubo febbrile, ricordavo spezzoni vaghi e confusi ma non riuscivo a connetterli; avevo combattuto con qualcuno? La mia innata? No, cosa c'entrava in quel momento!

    Ma buongiorno, la principessa si è svegliata!

    Urgh, la voce di Shukaku rimbombò dentro la mia testa più forte del solito; provai a deglutire ma mi sembrava di avere sabbia in bocca.

    Magari, avrebbe decisamente fatto comodo.

    Portai una mano alla faccia per massaggiarmi le tempie... o meglio, ci provai; qualcosa sembrava trattenerla e un attimo dopo una fitta di dolore mi svegliò un po' di più, mi feci finalmente forza e alzai le palpebre rimanendo inizialmente stordito dalle immagini che non riuscivo a mettere a fuoco. Piano piano i miei occhi si riabituarono e notai che ero incatenato in una stanza buia, la luce della luna entrava da una piccola finestrella con le sbarre e rifletteva sulle catene metalliche; provai ad osservarle meglio: bloccavano polsi e caviglie e in più trafiggevano il palmo della mano per impedirmi di fare sigilli.
    Strinsi i denti e raccolsi le poche energie per concentrarmi, dovevo chiedere a Shukaku un riassuntino di quanto successo, perché io l'ultima cosa che ricordavo era una breve colluttazione con tre dei cultisti che stavo cercando.

    Ti sei ridotto il livello, ti hanno preso, ti hanno portato qui e poi hanno iniziato a iniettarti roba che ti tenesse in uno stato comatoso per... come chiamate un periodo di sette giorni voi umani?
    Settimana?
    Ecco, quello. Ma ne sono passati tre.

    Santa Granita! Tre settimane in balia di quegli svitati?! Era un miracolo che non fossi morto!
    Shukaku mi informò che qualcosa li avevi spinti a tenermi lì per studiarmi, probabilmente la sua presenza ipotizzava visto che aveva sentito parlare di sigilli; la situazione era critica, avevo congedato Jack e a Suna sapevano che non sarei tornato presto. Povera Yukianesa, rimasta sola a... rimasta sola... dove?

    Allora, ho bisogno che tu rimanga estremamente calmo adesso. L'hanno presa, in forma arma, ma non credo sappiano-

    Le catene tremarono mentre un rivolo di sangue cominciava ad uscire sempre più copioso dai palmi forati, per un secondo quel poco chakra che avevo in corpo tentò di spalancare il Sigillo Quadrangolare e dare libero sfogo alla furia di Shukaku ma ero talmente debole da non riuscire nemmeno ad attingere al chakra dell'Ichibi.
    Il Tasso provò a calmarmi, più perché gli servivo calmo per uscire vivi da lì che per empatia verso di me, aveva un piano ma dovevamo collaborare; a me trovare un modo di liberarmi con quella minima riserva di chakra a mia disposizione e a lui il compito di portarci fuori da lì.

    E trovare Yukianesa.
     
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    Il primo passo per uscire da lì era liberarmi dalle catene, con la punta in metallo che premeva contro il palmo forandolo ad ogni mio movimento però mi sarebbe stato impossibile fare forza per spaccare le manette né avrei potuto comporre dei sigilli visto che anche le dita erano bloccate; dopo una rapida discussione con l'Ichibi avevo scoperto che avrei avuto solo poche ore per tirarmi fuori da lì prima che tornassero a controllarmi ed eventualmente ad iniettarmi una nuova dose di farmaci e veleni per tenermi buono, il mio corpo stava ancora provando a smaltire qualsiasi cosa avesse avuto in corpo ed ero occasionalmente percorso da brividi e sudore freddo.
    Forse però, proprio questa mia condizione fisica era la chiave verso la soluzione per la mia fuga, non avevo acqua ma potevo produrla da solo; chiusi gli occhi e provai a concentrarmi su ogni singola goccia di sudore sul mio corpo, lentamente cominciarono tutte a risalire verso la mano sinistra fino a raggiungere la punta del dito indice formando una piccola sfera che pian piano aumentava di volume. Lo sforzo, normalmente talmente banale che lo avrei fatto senza problemi mentre ero impegnato in cose ben più complicate, visto il mio stato fisico era tale da farmi sudare copiosamente e fornirmi così altro materiale per la mia fuga. Estesi la sfera formando una specie di filo molto contorto, era complicato plasmarla con precisione e dovetti scartare al volo l'idea di formare una chiave con la mia innata perché decisamente non riuscivo ad avere il livello di controllo e precisione necessari in quel momento.

    Okay, per citare quel mio simpatico connazionale del Deserto: "Piano B"!

    Reindirizzai il filamento cercando di farlo entrare nel foro, servirono un paio di tentativi ma alla fine ci riuscii; provai a "spingere" quanta più acqua possibile dentro la serratura della manetta così da occupare tutto lo spazio possibile del meccanismo ma mantenendo un legame con il mio dito.

    Sai Shukaku, c'è una cosa che ho imparato dopo anni a congelare l'acqua: quando ghiaccia, si espande. Tanto e con tanta forza. Se non posso aprire le manette con una chiave, tanto vale spaccarle.

    Congelai l'acqua sentendo un leggero "crack" metallico da qualche parte, mossi leggermente il polso e vidi la manetta aprirsi.

    BINGO! Okay, il prossimo passo farà un po' male...

    Tirai prima leggermente e poi con forza maggiore via la mano, graffiandomi in maniera non troppo superficiale il palmo con quel congegno che la teneva bloccata; provai ad aprire e chiudere la mano un paio di volte con molta lentezza, dopo tutto quel tempo fermo era estremamente difficile avere il controllo che volevo sul mio corpo. Ripetei la procedura forzando anche l'altra manetta ma stavolta riuscendo a piegare la punta metallica così da non ferirmi ulteriormente, dopodiché toccò alle caviglie e una volta libero esalai un lungo sospiro di soddisfazione accasciandomi momentaneamente a terra.

    Non hai tempo per riposare, lo sai.

    Sbuffai mentalmente ma l'Ichibi aveva ragione, ogni secondo perso era una probabilità in meno di fuggire e dovevo trovare mia sorella al più presto; purtroppo ero privo del mio equipaggiamento, mi erano stati portati via perfino gli occhiali e non sapevo se usare chakra per aprire l'Armeria Dimensionale avrebbe attirato l'attenzione di qualche percettore.
    Serviva pianificare bene cosa fare e in quale ordine, avrei dovuto come prima cosa disattivare il Sigillo delle Foglie di The per tornare a piena potenza e poi creare abbastanza Kagebushin da poterne lasciare senza troppi problemi uno lì a fingersi me per poi... no, non aveva senso lasciare un me nella stanza se poi avrei sfondato qualcosa per uscire, forse dovevo aspettare venisse qualcuno per tramortirlo e prendere il suo posto? Mi avrebbero sgamato alla prima interazione con qualcuno, però potevo comunque aspettare per tentare di interrogare chi sarebbe venuto nella stanza; non avevo alcun tipo di informazione al momento, nemmeno su dove realmente mi trovassi. Sì forse il piano migliore era quello, una volta tornato al mio vero livello mi sarei finto ancora incosciente e avrei sfruttato l'occasione per raccogliere quante più informazioni possibili: dov'ero, quanti erano, dove trovare mia sorella e magari anche dove reperire del cibo; probabilmente era diverso tempo che non ingerivo qualcosa di solido e il mio corpo me lo faceva notare prepotentemente, sarebbe stato estremamente difficile uscire da lì con Yukianesa nelle mie condizioni attuali.

    Non ci proverò nemmeno a convincerti, però ora devi recuperare le forze. E se possibile accumulare sabbia.

    Ascoltai le parole di Shukaku mettendomi a sedere in un angolo della stanza, purtroppo scavare per ricavare sabbia avrebbe richiesto energie di cui non disponevo o una quantità di chakra che difficilmente sarebbe passata inosservata; l'unica cosa da fare era restare fermo a meditare e cercare di concentrarmi sullo sciogliere tutti i muscoli e riprendere familiarità col mio corpo.
    Passò diverso tempo, forse un'ora forse due, quando il mio udito percepì un flebile suono di passi in lontananza; mi concentrai immediatamente sul rumore sollevandomi pian piano per posizionarmi fra le catene ma i passi si allontanarono presto, facendomi tirare un breve sospiro di sollievo per il tempo extra concessomi ma iniziandomi a preoccupare perché presto sarebbe stata l'alba. Ripresi a meditare, era necessario che attingessi a tutte le energie del mio corpo, anche quelle più recondite, per uscire da quella situazione disperata; i primi raggi del sole iniziarono ad illuminare la mia prigione e un nuovo rumore di passi rieccheggiò alla fine di quello che immaginavo essere il corridoio che portava alla mia stanza, presi nuovamente posizione mentre il rumore si faceva più intenso e due voci si facevano man mano più forti e vicine. Una era una voce maschile, a giudicare dal rumore dei suoi passi sembrava abituato a percorrere quella strada dato il passo spedito e preciso; l'altra, una timida voce femminile, aveva un passo più delicato che tradiva inesperienza e forse anche un pizzico di paura. Era chiaro quale dei due dovessi interrogare, non restava che aspettare.
    La porta si aprì mentre i due conversavano riguardo l'incidente del giorno prima, ero tremendamente curioso visto il tono imbarazzato dell'uomo ma avevo altro a tenermi concentrato sul mio obbiettivo; nel momento in cui sentii la porta chiudersi decisi di aprire gli occhi, la ragazza mi stava dando le spalle mentre l'uomo stava armeggiando con una valigetta dandomi il fianco. Mi staccai dalla parete a cui ero appoggiato facendo scivolare le catene sciolte dai polsi, in una frazione di secondo fui dietro la giovane colpendola con violenza sulla nuca per farla svenire; forse con fin troppa violenza visto che la sua testa andò a battere violentemente sulla porta mandandola giù assieme ad un pericoloso rivolo di sangue che usciva dall'orecchio. Normalmente mi sarei preoccupato a morte di averla uccisa o ferita in maniera irrimediabile, ma in quel momento non avevo alcuna compassione per chiunque fosse in combutta con Lapicero; senza pensarci su più di un istante quindi mi concentrai sul suo compare, stesi l'altro braccio con la piccola sfera d'acqua che trasportavo colpendo preciso la bocca che aveva appena aperto. L'acqua penetrò nella gola espandendosi fino a bloccare le corde vocale, guardai gli occhi dell'uomo che gridavano silenziosamente mentre annegava in una stanza chiusa; mi avvicinai a lui afferrandolo con l'altra mano libera ma senza staccare l'altra dalla sua bocca per il momento, lo fissai dritto negli occhi sussurrando alcune gelide parole.

    Urla e sei morto. Rispondimi e ti lascio andare. Non ho motivi per ucciderti, non darmene. Capito?

    Il secondino afferrò il mio braccio cercando di spostarlo in preda alla disperazione, i suoi occhi si stavano facendo lucidi e tentava di urlare anche se l'acqua in gola glielo impediva; scossi lentamente la testa in segno di negazione con aria insoddisfatta, in tutta risposta strinse gli occhi piangendo leggermente e smettendo di urlare. Lo spinsi via con la mano libera mentre quella che controllava l'acqua la estraeva dalla sua bocca, lui cadde a terra iniziando a respirare e tossire pesantemente.

    Dove sono, perché mi avete preso e cosa state architettando. Voglio sapere tutto. Ma soprattutto: dove diamine è mia sorella?

    L'uomo continuò a tossire, biascicando qualcosa prima di iniziare a piagnucolare che lui non sapeva nulla; mi chinai su di lui mostrando il piccolo globo d'acqua e indicandolo con un cenno della testa, tenni lo sguardo fisso su di lui e mi ripetei.

    Voglio sapere tutto. Non darmi motivi per farti del male.

    Ignorai un commento di Shukaku su quanto in quel momento fosse quasi fiero di me, concentrandomi sulle risposte confuse del mio secondino; raccolsi poche informazioni ma decisamente importanti: una setta in cerca di innate bielementali, particolarmente interessati ai sigilli, io ero oggetto di studio per quelli che avevo addosso ma erano anche intenzionati a rubare il mio Hyoton. Proprio come Lapicero... sembrava veramente tornato dalla morte, non aiutava il fatto che perfino i piani alti non avessero mai incontrato faccia a faccia questo Lapicero. Forse sfruttavano il suo nome, forse era davvero tornato, forse qualcuno lo stava solo emulando.

    Manca ancora una risposta, la più importante. Mia sorella: piccola, adorabile, lunghi capelli verdi. Dov'è?

    L'uomo balbettò qualcosa riguardo il non sapere nulla, il voler solo ottenere un'innata bielementale come tutti i suoi confratelli e il non aver mai visto nessuna bimba; sentii il mio sangue ribollire, con la mano libera gli afferrai il mento mentre reintroducevo con l'altra la sfera d'acqua in maniera estremamente lenta.

    Risposta sbagliata.

    Aspettai con calma che finisse l'aria nei polmoni, rimasi a fissarlo impassibile fino a quando non diventò bianco poi rosso e infine viola; i suoi occhi si fecero vuoti e perse i sensi, contai fino a dieci e poi lo lasciai andare liberandogli le vie respiratorie. Controllai che ci fosse ancora polso, era debole ma presente segno che ero riuscito a farlo svenire anche se in uno dei modi più disumani possibili; non potevo rischiare come con la sua compagna, se avessi calibrato male la forza lo avrei ucciso così invece ero certo di riuscire a fermarmi in tempo per lasciarlo solo privo di sensi.

    Ti dirò, per un attimo ho pensato che invece saresti andato fino in fondo.

    Shukaku sarò sincero: non sono affatto dell'umore.
     
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