La Sirena | Livello B

Partecipanti: Kiria, Zen
Qm: GIIJlio

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    Demone puccioso

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    Il modo di fare di Zen era estremamente diverso dal mio.
    Tanto per cominciare, sorrideva spesso, ma non sempre accompagnava il sorriso con un tono ironico. Mi sembrava, al contrario, estremamente motivato nel non seguire le mie indicazioni.
    "Altruismo", aveva detto, e io mai avevo sentito quella parola nei miei confronti. Mi fissava poi dritto negli occhi, come se così facendo potesse scavarmi dentro e saggiare le mie intenzioni.
    -E poi, che dovrei fare qui? Aspettare che torni chissà quando e nel frattempo... boh, visitare qualche cimitero? Mmh, in effetti sembra proprio il clima giusto.
    Accigliai lo sguardo: avevo manifestato preoccupazione per lui e in tutta risposta si stava prendendo gioco di me. Quanta inutile fragilità mi era caduta addosso a causa di quegli stupidi sentimenti. Dovevo sembrargli patetica.
    E' una missione in squadra, quindi "cambiarci di posto" non ci porterebbe grandi vantaggi, se diamo per scontato che prima o poi dovremo cadere in trappola, no?
    Risi. Non vi era divertimento nella risata, e alle mie stesse orecchie apparve vuota, fredda.
    Altruismo, cadere in una trappola. Per chi mi aveva preso?
    Scusami, Zen, non volevo darti modo di fraintendere. Non sto dando per scontato di cadere in una trappola. Sono io la trappola, e tu il prode cavaliere che mi salva quando qualunque cosa mi ha portato fin qui ci cade dentro. Tuttavia mi piace provare cose nuove. "Missione di squadra" sia. Sarà divertente.
    Gli sorrisi, ma in realtà il volto era rimasto apatico e le parole erano state espresse con voce atona. Sentirmi umiliata nel momento in cui provavo a manifestare preoccupazione mi feriva, rendendomi poi incapace di manifestare qualunque sentimento.

    Zen si rivelò molto più delicato di me nel porre domande. Cercò il mio sguardo e gli rivolsi un impercettibile segno di assenso. Ero ancora in collera con lui per il modo in cui mi aveva trattata, ma non volevo ciò compromettesse la missione. Poi lo sguardo cadde sulla donna, in attesa di risposte che apparvero molto ragionate.
    Il numero preciso dovrebbe essere quindici persone, tutti maschi e tutti abbastanza giovani. La prima sparizione dovrebbe essere risalente a un paio di settimane fa, circa. Non sappiamo dov'è avvenuto di preciso, come in realtà non lo sappiamo per nessuno degli incidenti. Sono avvenuti di notte, tutti quanti, almeno da quanto abbiamo capito. E sono avvenuti tutti qui. Mio marito aveva chiesto in giro, ma nessuno gli aveva risposto. Non so cosa abbiamo fatto per meritarci questa punizione, ma faremo di tutto per recuperare i nostri uomini.
    Pensai fossero le sole informazioni di cui fosse in possesso poiché si interruppe.
    Ero una persona molto empatica. Eccessivamente empatica. Tuttavia in missione non riuscivo ad entrare in contatto con ciò che provavano gli altri. Tutti mentono e tutti erano potenziali indiziati; con questo presupposto, come potevo io entrare in contatto con i sentimenti di chi poteva simularli?
    L'ultima missione grossa mi aveva visto avvelenata e ingannata dagli stessi che avrei voluto aiutare, come potevano ora delle lacrime stabilire un contatto? Come ormai avveniva da troppo tempo, simulai sentimenti che non provavo.
    Noi faremo di tutto per far sì ciò avvenga.
    La supportai con voce carica di apprensione.
    Non abbiamo alcun indiziato, anzi le voci che girano parlano tutte di un mostro mangia-uomini. Una sirena, dicono, ma nessuno ha visto nulla direttamente, pare. Da quello che so le sparizioni erano precedute da un rumore forte, come il suono di un qualche strumento musicale, ma non ho capito bene cosa o come. Alcuni dicono che lo si sentisse solo nella casa dello scomparso, altri affermano di averlo udito anche ben lontani da quel posto. La notte in cui è scomparso mio marito io non ho sentito nulla, per esempio. Purtroppo non so dirvi cose troppo precise, era mio marito che si era occupato di raccogliere informazioni, prima di scomparire anche lui. Non mi ha mai detto troppo, quello che so l'ho sentito in giro. L'ultimo giorno mi ha detto qualcosa sull'aver capito tutto, ma non mi ha spiegato. Lui aveva interrogato un sacco di persone collegate agli scomparsi, quindi potreste fare così anche voi. Se serve posso darvi tutti i nomi e gli indirizzi che vi servono.
    La ringrazio, ci sarebbe d'aiuto.
    Risposi subito, inclinando il capo in avanti per mostrare tutta la mia gratitudine.
    Mi permetta un'ultima domanda, per quanto indelicata. Quindi lei era in casa con suo marito la sera in cui questo è scomparso? Sarebbe favorevole a mostrarmi com'è andata? Deve solo guardarmi negli occhi, in questo modo non dovrà parlare e io potrò notare se ci sono dettagli importanti in grado di portarci dal colpevole. Le prometto che non farà male: lei non sentirà nulla. Mi dispiace rievocarle questo ricordo, ma ne abbiamo bisogno.
    Sperai di non trovarla contrariata con la mia domanda: dopotutto lei era una persona legata ad uno scomparso, stavo solo seguendo il suo suggerimento.
    Se avesse acconsentito, avrei attivato lo sharingan. Mi sarebbe venuto da sorridere per la cortesia con cui avevo chiesto di entrarle nella testa: questa tecnica veniva usata dalla famiglia in modi molto meno diplomatici.

    CITAZIONE
    Dei ricordi: appropriazione (Omoide: Saishutsu yosan)
    Tipo: Ninjutsu
    Livello: B
    Questa tecnica richiede il contatto visivo con lo sharingan dell'utilizzatore. Attraverso la propria abilità innata, l'utilizzatore può venire a conoscenza dei ricordi sugli eventi salienti* di colui che guarda lo stesso negli occhi. I ricordi verranno vissuti dall'utilizzatore in prima persona -come se in quel momento fosse egli stesso a compiere le azioni proposte dal ricordo- e proverà le medesime sensazioni provate dalla vittima.
    L'utilizzatore può anche accedere a quei ricordi appartenenti all'inconscio.
    I ricordi verranno mostrati in maniera casuale, senza che l'utilizzatore possa scegliere a quale accedere.
    La vittima è consapevole di aver "condiviso" un ricordo.
    [Richiede: sharingan attivo]
    [Richiede: contatto visivo]
    [Off-gdr: ogni ricordo corrisponde ad una role/scontro/missione/combattimento o ad un evento descritto in background. La vittima della tecnica sceglie quale ricordo "mostrare", rispettando il criterio della salienza*].
    [*Salienza: AccessibilitàxFitness dove accessibilità sta per il tempo che un ricordo impiega ad esser percepito e fitness sta per l'adeguatezza del ricordo rispetto ad un contesto. Di conseguenza, saranno facilmente accessibili quei ricordi che in un modo o nell'altro si connettano alla circostanza. Si può accedere solo a ricordi che siano rilevanti per la vittima].
    Sigilli: 0
    Consumo: 40


    Se avesse rifiutato, non avrei insistito oltre. Le avrei chiesto solo di provare a raccontare il giorno della scomparsa.
    In entrambi i casi, una volta ottenute le ultime risposte, il foglio con l'elenco di scomparsi e se Zen non avesse avuto altro da dire, avrei fatto un cenno con la testa in direzione della porta.
    Le promettiamo che avrete tutto il nostro supporto.

    Chakra speso nello scenario 1) : 55
    Sharingan lv3 + Dei ricordi: appropriazione
     
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    Il sarcasmo fu decisamente una mossa sbagliata: non serviva un genio per capirlo, bastava osservare lo sguardo accigliato di Kiria e sentire la sua risata forzata. Zen seppe immediatamente di aver fatto un errore, ma non fu immediatamente sicuro di cosa dire o fare per rimediarvi.
    Scusami, Zen, non volevo darti modo di fraintendere. Non sto dando per scontato di cadere in una trappola. Sono io la trappola, e tu il prode cavaliere che mi salva quando qualunque cosa mi ha portato fin qui ci cade dentro. Tuttavia mi piace provare cose nuove. "Missione di squadra" sia. Sarà divertente.
    L'Uchiha si dipinse in faccia un sorriso completamente vuoto e lui, più che tentare di mettere insieme qualche scusa incerta campata per aria (non era così bravo contro persone tanto serie, dopotutto) si chiese cosa mai potesse portare una persona a sviluppare delle emozioni false fino a quel punto: era stata davvero tutta colpa di una sua uscita infelice? Si sentì male per quello. Avrebbe quasi preferito essere sgridato a quella strana forma di... condiscendenza?
    Quando si riebbe, ormai non c'era niente da fare: Kiria aveva alzato gli scudi, come una qualunque persona offesa; non ne sarebbe venuto nulla per un po', a prescindere dalle scuse che avesse tirato fuori dal cilindro. O per meglio dire, dal rotolo da polso.
    Insomma, silenzio radio.

    La donna rispose dopo qualche secondo, senza esitare oltre: era ovvio che gli eventi e le informazioni a loro utili erano impresse per bene nella loro mente, il che era un bene per loro... e molto meno per lei, sospettò. Zen ascoltò tutto senza intervenire, cercando per quanto possibile di emanare un'aria confortevole: non voleva rompere il flusso dei pensieri della capovillaggio, ma sapeva quanto potesse essere difficile riportare alla mente episodi dolorosi nei dettagli. Ne approfittò, però, per fare un breve resoconto mentale delle informazioni e vedere se riusciva a collegare insieme qualche cosa, per avere almeno una base da cui partire: quindici sparizioni di giovani maschi in due settimane; luogo imprecisato, ma sempre di notte e sempre all'interno del villaggio. La sua lista si interruppe quando vide gli occhi della donna farsi lucidi, perchè fu colto da un lampo di preoccupazione e quasi di riflesso prese parola per toglierle di dosso quel fardello. -Senta, se vuole... fu però lei stessa a ricomporsi per poi continuare con dettagli aggiuntivi; il Kiriano strinse le labbra dispiaciuto per il fato che le era toccato, anche se sapeva bene che, fino ad un certo punto, non erano affari di uno shinobi di un altro Paese lontano.
    Riprese a prestare attenzione al discorso, ma gli riuscì più difficile: in quelle circostanze, una persona più professionale di lui era senza dubbio più indicata. Qualcuno che non si lasciasse impietosire così facilmente, una persona in grado di mantenere un certo livello di distacco emotivo e di avere le priorità ben fisse durante una missione, a prescindere dalla situazione.
    Qualcuno un po' come Kiria, insomma... ma forse era meglio di no. Se avesse potuto scegliere se essere estroverso e poco professionale o molto professionale e freddo avrebbe sempre scelto la prima, ne era certo.

    Fece eco ai ringraziamenti di Kiria con un cenno: sì, gli indirizzi sarebbero stati il perfetto "punto di partenza" che stava cercando poco prima. Quando poi Kiria propose di investigare i ricordi della donna Zen cambiò espressione, manifestando una parte della sua curiosità: le abilità dello Sharingan erano misteriose per lui e, per quanto sapesse che fossero pericolose, non poteva che trovarle tremendamente interessanti. Un metodo per condividere ricordi? Che figata! Se la donna avesse accettato, avrebbe avuto l'opportunità di vederlo in azione e non se la sarebbe fatta scappare. In ogni caso, al momento di andarsene avrebbe fatto eco alla promessa di Kiria con occhi determinati, cercando di apparire più sicuro di quanto già non fosse, e una volta fuori la prima cosa all'ordine del giorno sarebbe stata una riflessione ad alta voce: in caso Kiria avesse ricevuto i ricordi della signora gli avrebbe chiesto di condividere le informazioni, altrimenti si sarebbe lanciato lui per primo: -Una sirena, eh... Sirena: mostro mitologico che attirava i marinai grazie al suo canto fantastico, per poi mangiarli. Decisamente una delle cose peggiori che avesse mai visto uscire da libri di fiabe, ma--cannibalismo e corpo sensuale a parte-- Zen non poteva che pensarla un avversario che giocava più o meno sul suo stesso terreno, e quello gli dava forza. Chissà perchè attacca solo gli abitanti di questo villaggio. Comunque sappiamo che quanto meno è intelligente abbastanza da non voler essere scoperta, se agisce di notte ed ha rapito il capo... tu che ne pensi?-
    Sicuramente Kiria sarebbe stata in grado di trarre conclusioni migliori di quelle, no? A braccia conserte, assorto nei suoi pensieri, avrebbe passato la palla all'Uchiha pronto ad ascoltare quello che avesse da dire; si sarebbe premurato di abbassare un po' il volume, più per precauzione che per sincera paura che qualcuno li stesse origliando.
     
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    La donna non capisce molto di quello che stai dicendo, ma accetta di condividere con te i suoi ricordi. Purtroppo, come del resto lei ti anticipa, non sono poi così utili. Vedi, dal punti di vista della moglie, le chiacchiere del più e del meno con suo marito prima di dormire. Secondo lei era abbastanza strano quel giorno, quasi febbrile, ma con la sua compagna di vita si comportava con dolcezza e normalità. Conservava un segreto, la donna ricorda che ne avevano parlato qualche ora prima, quando lui era tornato dagli ennesimi interrogatori, ma aveva anche detto che non voleva rendere espliciti i suoi dubbi prima che la situazione fosse confermata. Lei ricorda di non aver capito e l'impressione che hai è che non l'abbia fatto nemmeno ora. Nessun altro ricordo è presente dopo l'addormentamento, poi si arriva direttamente al risveglio, fatto in un letto mezzo vuoto, visto che il coniuge era scomparso. Rivivi l'ansia della donna mentre cerca nelle stanze, per poi arrivare nell'ingresso, in cui trova la porta aperta dall'interno. Il marito non è reperibile da nessuna parte e con questo termina il ricordo. Alla fine di questo momento di condivisione la donna si mostra stranita e imbarazzata, non avendo ben chiaro cosa è successo nel dettaglio. Si occupa subito dopo di compilare la lista e poi commenta con voi i vari nomi. Il primo è quello di Akane, giovane sorella del primo scomparso, un uomo di poco meno di trent'anni. Da diversi anni faceva in sostanza da donna di casa, prendendosi cura dei suoi tre fratellini più piccoli, il più grande di essi, diciottenne, scomparso anche lui una settimana dopo. Di seguito viene citata Ai, la panettiera, il cui marito era scomparso tre giorni dopo il primo incidente. Poi c'è Carmen, che gestiva una piccola infermeria/farmacia con i suoi due fratelli più grandi, entrambi scomparsi la prima settimana di incidenti. I quarti sono Yuria e Mikael, una coppia di contadini, genitori di tre degli scomparsi, tutti e tre che aiutavano nella fattoria di famiglia. Situazione simile quella di Koyuki e Isabel, anche se in questo caso i figli che non hanno più fatto ritorno sono quattro. In entrambi i casi, vi specifica la donna, le sparizioni sono avvenute in giorni diversi, a volte consecutivi ma non sempre. Il penultimo nome è quello di Renji, un uomo sulla trentina che allevava pecore nei dintorni insieme ad uno degli scomparsi. A voce la donna vi aggiunge solo che erano "compagni" e dal lieve imbarazzo con cui lo dice forse potete intuire cosa intende. L'ultima dicitura invece è quella di Yang, sorella dell'oste del villaggio e cameriera al suo locale, l'ultimo scomparso, due giorni prima. La donna rivela che non sa chi aveva incontrato suo marito prima di sparire anche lui, però precisa che l'ultima persona l'aveva aggiunta lei, essendo la scomparsa a lei legata successiva a quella del suo sposo. Rimane comunque a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento o domanda.
     
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    Zen era emotivo e il fantasma di mio fratello che lo aveva posseduto per quell'aspetto così familiare lo liberò del tutto.
    Ne invidiai la capacità di fiducia assoluta: mai una volta lessi nella sua voce o nei suoi movimenti dubbi sulla donna.
    Io, dal mio canto, ero pronta ad un rifiuto. Ero pronta ad assistere alla sua trasformazione, a scoprire di avere a che fare con la causa di tutto.
    Un profondo respiro, poi gli occhi si tinsero di rossi ed io ero pronta ad immergermi in pensieri, sensazioni e senitmenti che non fossero miei.

    La sua dolcezza, le consuetudini dietro i suoi gesti lo rivestono di normalità, ma io so che era strano. Si tratta di mio marito, dopotutto. Di rientro dagli interrogatori mi ha confessato di avere un segreto (ha usato proprio la parola segreto?), di essere vicino alla risoluzione del problema che ci affligge. Non mi ha detto altro a riguardo: non ha intenzione di lanciarsi in accuse non ancora confermate. Non ho capito molto a dire il vero, ma non approfondisco.
    Gli sorrido, poi chiudo gli occhi e la sua figura viene assorbita dal nero.
    Apro gli occhi. Il letto è vuoto.
    Mi alzo subito: è in cucina. Deve essere in cucina. Provo a chiamare il suo nome ma non ci riesco mentre i piedi si trascinano sul freddo pavimento in un susseguirsi di passi lenti. Ti prego fa che sia in cucina. La cucina è vuota. Il cuore prende a battere con più forza e le gambe mi trascinano impazzite da una stanza all'altra più e più volte nella speranza di vederlo comparire all'improvviso così come all'improvviso è scomparso ma niente. La casa è vuota. Mi tremano le gambe, ma mi faccio forza un'ultima volta e mi dirigo verso il corridoio: qualcuno ha aperto la porta. Mio marito ha aperto la porta: è successo anche a lui.


    Riemersi dal ricordo con gli occhi spalancati, le mani costrette in piccolissimi punti e piccole gocce di sudore che mi attraversavano il volto pallido. Regola il respiro, mi dissi. Lo feci, e ora tutto ciò che mi restava era un cuore che pareva di dover esplodere da un momento all'altro e la sensazione di mancante.
    Mi dispiace tanto le dissi e per la prima volta ero sincera.
    Gli occhi tornarono dorati e cercarono Zen per un istante senza mai battere ciglio. Avevo paura che chiudendo gli occhi anche solo per un istante lui sarebbe scomparso e io avrei di nuovo provato la sensazione di vuoto, e invece lui era ancora lì. Ne fui sollevata e mi ripromisi di non litigarci, ancora in balia di emozioni non mie. Come faceva Deichi a torturare con quella tecnica dopo aver provato ciò che provano le sue vittime?
    Con l'empatia di una suola. Che invidia.
    La donna ci fornì un lungo elenco di nomi, alcuni dei quali fuori dalle ricerche del marito. Ci parlò anche del suo compagno. Ci misi più di quanto una ragazza della mia età avrebbe dovuto impiegare per capire che "compagno" era la definizione che probabilmente mio padre avrebbe dato di mia madre. Avrei chiesto di poter tenere con me la penna, ringraziandola.

    Uscimmo in silenzio e io ero ancora presa dal tentativo di spogliarmi di tutto ciò che mi aveva assalito qualche istante prima. Zen mi chiese di condividere con lui quanto avevo scoperto, e io provai lo stesso disagio che doveva aver provato la donna di fronte alla mia richiesta. Non risposi subito: avevo paura di mostrare una voce rotta dal dolore, per cui mi presi il tempo necessario a garantirmi autocontrollo. Solo quando fui sicura che dalla voce non sarebbe trasparito nulla iniziai a parlare.
    L'uomo non le ha detto niente sui suoi sospetti, e lei stessa non ha capito molto... anche perché lui è scomparso poco dopo. Sono andati a dormire e lui è scomparso. L'unica informazione rilevante è che non sembra vengano rapiti: sono loro ad andarsene. Ad ogni modo, l'ho fatto solo perché avevo bisogno di capire se potessimo fidarci di lei. Posso farlo con ogni persona da interrogare.
    La cosa mi distruggeva: quanto dolore avrei dovuto assorbire prima di trovare il colpevole? Zen però questo non lo sapeva. Gioco di squadra, mi ammonii, ma subito considerai che a lui del mio dolore non interessava nulla. Era ancora gioco di squadra se a soffrire ero solo io.
    Una sirena, eh...
    Mi strinsi nelle spalle. Non capii se fosse preoccupato o meno. Nel secondo caso sarebbe stato più incosciente del previsto.
    Chissà perchè attacca solo gli abitanti di questo villaggio. Comunque sappiamo che quanto meno è intelligente abbastanza da non voler essere scoperta, se agisce di notte ed ha rapito il capo... tu che ne pensi?
    Lo sguardo correva sul lungo elenco che ci era stato fornito: nessuno di loro sembrava avere eco nei ricordi della donna. Abbassai la voce in modo che potesse sentirmi solo lui.
    Se mio ma... il capo villaggio era sulla strada giusta, il colpevole potrebbe essere collegato con uno dei nomi presente in questa lista. Questo spiegherebbe perché spariscono solo persone di questo villaggio. La donna sospetta che le sue ricerche siano state la causa della sua sparizione, per cui sarebbe ragionevole pensare che percorrendo i suoi sospetti possiamo scoprire qualcosa o attirare l'attenzione. Potremmo procedere con il coprifronte per sembrare meno pericolosi, sperando così ci sottovaluti ed esca allo scoperto. Se agisce solo di notte potremmo non avere riscontri in giornata, e se ci prendesse di mira...
    Mi ammonii subito: non volevo mostrargli di nuovo di essere preoccupata per lui. Se però ci fossimo addormentati, difendersi sarebbe stato difficile. Se non lo avessimo fatto, la lucidità sarebbe venuta meno. Il problema non sarebbe pervenuto se avessimo risolto tutto in giornata, ma mi sembrava una sfida ardua.
    Quanti nomi.
    Mi feci coraggio e misi da parte il mio orgoglio ancora una volta, pronta a sentirmi di nuovo umiliata. Presi il nastro glicine che teneva i miei capelli legati in una lunga coda. I lunghissimi capelli neri si sciolsero, coprendo la schiena.
    Se dovessimo addormentarci... posso chiederti la cortesia di legarlo al polso? Se sparissi anche tu nel cuore della notte sarebbe un bel problema. Almeno così mi trascini con te.
    Gli dissi ironizzando, sebbene avessi il sospetto che avrebbe avuto davvero forza sufficiente a trascinarmi in giro. Gli prosi l'elenco di nomi, poi presi a legare i capelli in un disordinato, voluminoso chignon tenuto insieme dalla penna.
    Allora... diamoci da fare. Iniziamo dal compagno?
     
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    La signora accettò la proposta di Kiria, offrendo a Zen un'occasione più unica che rara per osservare un genjutsu... che scomparve in un battito di ciglia, lasciando l'Uchiha visibilmente scossa--il che, anche se la conosceva da poco, doveva significare che aveva visto qualcosa di veramente, veramente brutto. Fece in modo di essere nel suo campo visivo quando lei si riebbe, anche solo al margine estremo, in modo tale che, se si fosse rivelato necessario, sarebbe stato più facile immediato rassicurarla. Cosa di cui ovviamente non ci fu bisogno, alla fine: non sapeva che cosa si fosse aspettato.
    Seguì una lunga lista di nomi da parte della signora, tutte vittime di quella misteriosa creatura--nonostante i suoi sforzi migliori, il kiriano sapeva che non sarebbe riuscito a mandare a mente tutto quanto, per cui si concentrò invece sull'ascolto: strada facendo avrebbe continuato a ripetersi quelle stesse informazioni sottovoce finché non fossero state impresse nella sua memoria. Akane, Ai, Carmen, Yuria e Mikael, poi...


    Se mio ma... il capo villaggio era sulla strada giusta, il colpevole potrebbe essere collegato con uno dei nomi presente in questa lista. Questo spiegherebbe perché spariscono solo persone di questo villaggio. La donna sospetta che le sue ricerche siano state la causa della sua sparizione, per cui sarebbe ragionevole pensare che percorrendo i suoi sospetti possiamo scoprire qualcosa o attirare l'attenzione. Potremmo procedere senza il coprifronte per sembrare meno pericolosi, sperando così ci sottovaluti ed esca allo scoperto. Se agisce solo di notte potremmo non avere riscontri in giornata, e se ci prendesse di mira...

    Annuì un paio di volte mentre Kiria parlava: ad essere sinceri, più ci rifletteva e più era convinto che la sparizione del capo villaggio non fosse casuale, era semplicemente troppo conveniente che qualcuno sparisse subito dopo aver apparentemente scoperto qualcosa di rilevante, no? Dopo averci pensato per un istante, decise che anche andare senza coprifronte era l'idea migliore per portare a termine il loro incarico più in fretta: certo gli atteggiamenti di lei gli avevano instillato qualche dubbio al riguardo e il fatto che le vittime se ne fossero apparentemente andate di propria volontà, come gli aveva rivelato poco prima, non aiutava minimamente, ma al momento decisamente non aveva idee migliori. -Sono d'accordo, è la via più certa di ottenere qualcosa. Ho fiducia che troveremo qualche informazione interessante chiedendo a queste persone, ma non si sa mai. Lo disse a conclusione delle sue riflessioni e quando incontrò gli occhi di Kiria lei si stava sciogliendo la coda che le teneva ordinati i lunghi capelli corvini, il che lo stranì: di solito la gente se li legava i capelli prima di andare in missione, certamente non il contrario. O no? Lui non aveva mai avuto quei problemi, comunque
    -Se dovessimo addormentarci... posso chiederti la cortesia di legarlo al polso? Se sparissi anche tu nel cuore della notte sarebbe un bel problema. Almeno così mi trascini con te.-
    Rimase interdetto ancora qualche istante dopo aver sentito quelle ultime parole, con gli occhi leggermente sgranati dalla sorpresa; per fortuna si rirprese abbastanza in fretta, ma gli ci volle comunque un battito di ciglia in più per formulare una risposta sensata: -Io... certo, lo farò sicuramente. Deglutì impercettibilmente, incredulo: non pensava che Kiria fosse preoccupata fino a quel punto, certamente non per lui. In quel momento preciso si convinse che l'Uchiha era decisamente una persona migliore di quanto lei stessa desse a vedere, e questo lo fece rinsavire e gli restituì il sorriso e la sagacia. -Dubito che allla Sirena possa interessare una Uchiha addormentata insieme alla sua vittima, ma se non altro sarà una sorpresa~ Non la faceva il tipo da fare ironia, specialmente dopo quanto era successo poco prima, ma dato che era stata lei a cominciare stavolta sperò che il sorriso guizzante bastasse ad indicarle che non aveva intenzione di offenderla.
    Lo sperò davvero.
    Allora... diamoci da fare. Iniziamo dal compagno?
    Di nuovo Zen impiegò un po' per capire a cosa si riferisse: -Quale comp... ah, dici quel Renji, giusto?- Strano modo di riferirsi a lui, come compagno dello scomparso, ma dopo un po' c'era arrivato comunque. Che scemo. Ad ogni modo non era una cattiva idea, anche se avrebbe voluto andare prima a cercare notizie dell'ultimo degli scomparsi dubitava che quelle informazioni sarebbero andate da qualche parte. -Okay, sì, immagino che dobbiamo iniziare da qualche parte e il fatto che lo scomparso gli fosse così vicino lo aiuterà ad aiutarci, credo.- Le rivolse un sorriso, che però sbiadì un poco quando un nuovo pensiero si fece strada nella sua mente: -Senti, Kiria, disse, quella tecnica di prima... non devi per forza usarla su tutti gli interessati. Specialmente, pensò, se ogni volta il carico emozionale era così pesante: l'aveva vista veramente provata, poco prima. Dopo tutto, se non abbiamo ottenuto granché dalla prima volta dubito che ci saranno nuove informazioni in tutti i loro ricordi, no? Non devi per forza farlo di nuovo, non sempre.- Aggiunse poi, come a giustificarsi meglio.
     
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    Dopo la visione la donna si dimostra molto empatica nei tuoi confronti, visto che sa che tu conosci i suoi sentimenti. Vi aiuta il più possibile e quando le chiedi la penna ti dice di sì senza problemi.
    Vi prego, aiutateci.
    Vi lascia con quest'unica affermazione, detta con voce tranquilla, ma riuscite a capire quanto sia disperata e addolorata.
    Seguendo le indicazioni della donna raggiungete in poco tempo una collina ai margini del villaggio. La casa di Renji e del suo compagno, Koyuki, per il momento sembra vuota, visto che non risponde nessuno ad una vostra eventuale bussata. Si tratta di una capanna in legno non troppo grande, ma dall'aspetto solido e austero. Dietro all'edificio principale trovate un ovile, vuoto anch'esso. Se aguzzate lo sguardo e l'udito però potete risolvere con facilità questo piccolo mistero, visto che ad una cinquecentina di metri potete notare il gregge pascolare libero, circondato da un paio di cani che tengono d'occhio la situazione e di tanto in tanto abbaiano vigorosamente. Non fate fatica a quel punto a trovare il pastore, seduto sul prato poco più in là, con gli occhi persi nel vuoto. Avvicinandovi potete notare che si tratta di un uomo dall'aspetto vigoroso, slanciato, dotato di una bellezza quasi selvatica e di uno sguardo intenso. Quando siete ormai nelle sue prossimità si alza in piedi, rivolgendovi un tenue sorriso. Quando apre bocca notate sin da subito che ha un accento molto marcato, simile a quello degli altri abitanti del Collo ma più forte.
    Buongiorno. Serve aiuto?
     
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    Le ore che Zen aveva impiegato per prendere il nastro erano state in realtà secondi. Ne ero consapevole, eppure non riuscivo a non pensare a quegli istanti come ore. Benché mi fossi ripromessa di non arrabbiarmi, davvero non avrei tollerato con leggerezza un'altra presa in giro. Invece sembrò addirittura grato. Forse stranito, ma soprattutto grato. Risi alla sua battuta e di nuovo fui sincera, immaginandomi come un salamino al cospetto di una gigantesca donna-pesce.
    -Quale comp... ah, dici quel Renji, giusto?
    Annuii un paio di volte: quale altro compagno? Sospettai che non fosse il compagno nel senso di accompagnatore-fuori-matrimonio (amavo mio marito ma non sapevo se chi tradisse amava comunque la persona con cui stava) ma compagno dello scomparso. Però ugualmente non capivo: perché vergognarsene?
    Non dovevo distrarmi. Non aveva importanza, non in quel momento.
    -Senti, Kiria, quella tecnica di prima... non devi per forza usarla su tutti gli interessati.
    Abbassai lo sguardo colpevole: se n'era accorto.
    Dopo tutto, se non abbiamo ottenuto granché dalla prima volta dubito che ci saranno nuove informazioni in tutti i loro ricordi, no? Non devi per forza farlo di nuovo, non sempre.
    Mi presi del tempo prima di rispondergli. Volevo esser sicura di riuscire a sorridere mentre parlavo.
    Mio fratello la usava sempre. Le persone era sedute sulla sedia e lui entrava nella loro testa. Diceva che dopo è più facile torturare se sai cosa provano. Se è più facile torturare, è più facile scoprire la verità. I sospetti possono riguardare una persona estranea alla lista o la sirena potrebbe essere proprio uno di loro... uno di questi nomi potrebbe sapere qualcosa e potrebbe non avere nessuna intenzione di condividerlo con noi. Ti sembrerò strana, ma non riesco a fidarmi di nessuno. Sono entrata nella testa della donna prima perché per me la sirena poteva essere lei.
    A seguito della confessione fissai i nomi sulla lista nell'esercizio vano di individuare una linea comune.
    Non fa più male dopo un po', non devi preoccupartene. Sono brava a gestire il dolore, è ciò che so fare meglio.
    Oltre a cercare di resuscitare mia madre per colmare il vuoto, pensai. Bel modo di gestire il dolore. Vogliamo parlare della droga, Kiria? Cosa non daresti ora per una striscia?
    Se però reputi non sia necessario, seguirò le tue indicazioni. Fammi un cenno quando vedi qualcuno di sospetto. Per me lo sono tutti.

    Giunti al luogo segnato dalla moglie del capo villaggio bussai alla porta di una capanna in legno apparentemente molto solida. Solo il silenzio rispose. Ero già pronta ad inserire anche Renji nell'elenco degli scomparsi, e quindi depennarlo da quello dei potenziali coinvolti, ma qualcosa attirò la mia attenzione. Guardai per un istante Zen con aria interrogativa, poi di nuovo il belare di una pecora costrinse il mio sguardo a guardare altrove, oltre la capanna. Feci leva sulle punte in uno sforzo che risultò insufficiente.
    Vedi qualcuno?
    Seguiì le indicazioni di Zen fino a raggiungere quello che doveva essere il pastore. Gettai un paio di volte lo sguardo verso i cani che di tanto in tanto abbaiavano per riportare il gregge in ordine.
    Buongiorno. Serve aiuto?
    L'uomo che ci accolse sembrava corrispondere alla descrizione che ci era stata fornita: aveva l'aspetto di un trentenne e allevava pecore. Laccento era molto marcato e dovetti concentrarmi per non mostrarmi sorpresa: era la prima volta che distinguevo così distintamente un accento diverso dal mio.
    Mi sarei occupata solo dei convenevoli, poi avrei lasciato a Zen, almeno in quel momento, la scelta su come muoversi. Se lui lo avesse reputato opportuno, sarei entrata nella testa del pastore. Per le domande lui si era rivelato più delicato.
    Salve, sono Kiria e lui è Zen. Cerchiamo Renji, siamo qui per indagare sulle numerose scomparse che si sono susseguite nell'ultimo periodo.
     
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    Kiria rispose alle sue preoccupazioni con un sorriso. anche se una pausa un po' sospetta prima che prendesse la parola gli fece sospettare di aver toccato qualche tasto dolente. O stava pensandoci sopra troppo? Mio fratello la usava sempre. Le persone era sedute sulla sedia e lui entrava nella loro testa. Diceva che dopo è più facile torturare se sai cosa provano. Se è più facile torturare, è più facile scoprire la verità. I sospetti possono riguardare una persona estranea alla lista o la sirena potrebbe essere proprio uno di loro... uno di questi nomi potrebbe sapere qualcosa e potrebbe non avere nessuna intenzione di condividerlo con noi. Ti sembrerò strana, ma non riesco a fidarmi di nessuno. Sono entrata nella testa della donna prima perché per me la sirena poteva essere lei.
    Ah.
    Ascoltò l'intero discorso della Uchiha, compresa la parte in cui si affidava a lui per giudicare sospettosi o meno gli altri nomi rilevanti nella loro lista, in un clima di stupito silenzio: cosa poteva dire? Come rispondere? Sentiva di aver ricevuto troppe informazioni troppo in fretta e avrebbe impiegato un po' di tempo a mettere ordine, tempo che non aveva, quindi dovette semplicemente accettare quanto gli veniva detto per quello che era: un fratello torturatore, una mentalità di costante sospetto indiscriminato. -Sicuramente non l'infanzia più felice al mondo, fu tutto ciò su cui riuscì ad esprimere un'opinione sensata al momento, anche se non poteva dirlo ad alta voce; -Lo... farò sicuramente. Ci penso io.- fu poi la sua risposta, dopo una pausa un po' più lunga di quanto avrebbe voluto. Guardò la Uchiha per saggiarne le reazioni alle sue parole, conscio che implicavano una richiesta di fiducia-- ci penso io, quindi fidati del mio giudizio-- ed era proprio quello il problema; aveva risposto quasi di riflesso, senza pensarci troppo sopra, come se quella sua decisione potesse in qualche modo portare sollievo a Kiria e mostrarle un minimo di supporto che non poteva accennare altrimenti, ma già mentre quelle parole gli uscivano di bocca si accorse di quanta responsabilità si era addossato: i suoi giudizi erano attendibili? Sarebbe riuscito a non farsi scappare qualche indizio palese, lui che a malapena sapeva condurre un interrogatorio? Inspirò impercettibilmente e così facendo si diede forza, costringendosi a non pensarci e convincendosi che sarebbe andato tutto bene. E poi Kiria aveva sicuramente abbastanza cervello per due, se avesse notato qualcosa di ovviamente fuori posto sarebbe stata la prima ad agire a riguardo; questo lo rincuorò un po' di più, ma non glielo disse espressamente.


    -Non mi pare ci sia nessuno.-
    La capanna di legno che stando alle indicazioni era la casa del loro primo testimone era vuota. Ne ebbe la conferma quando, dopo qualche secondo passato ad aspettare che qualcuno rispondesse al bussare di Kiria, si azzardò a dare un'occhiata in giro molto in fretta: non solo non vide nessuno, ma non sentì nessun segno di movimento. Notò una di quelle strutture in cui si tenevano gli animali da pascolo e mentre pensava a cosa potesse essere successo a Renji si domandò tra sé se non avrebbe fatto meglio a cercare qualche segno di vita nelle vicinanze usando il Neton. Per fortuna l'udito già attento colse qualcosa prima che si fosse deciso a sprecare un po' di chakra a quel modo, e voltandosi in direzione del belato e aguzzando la vista vide un movimento che fece scattare le rotelline del suo cervello. Una pecora?
    -Mh, proviamo di là? Al massimo chiediamo informazioni.- Mosse qualche passo, aspettando poi Kiria: dove c'erano pecore c'era un pastore, specialmente in un gruppo così grosso, giusto?
    Sì! Fu contento di scoprire che la sua teoria era corretta. Il pastore fu facile da individuare una volta che furono abbastanza vicini, bastò avvicinarsi all'unica cosa che non fosse bianca o un cane; cercò per quanto possibile di non infastidire gli animali, non sapendo se così facendo avrebbe turbato l'attività dell'uomo o meno, e tenne un occhio su Kiria per essere sicuro che non fosse mai troppo lontana: non che avesse paura per lei, ma proprio non gli andava di fare questa cosa da solo.
    Buongiorno. Serve aiuto? L'uomo aveva l'aspetto che aveva sempre associato ad un pastore, quasi fosse stato tirato fuori dall'immaginario popolare per quel ruolo specifico: robusto ma non grosso, abbastanza alto, trasandato ma nel modo non brutto della gente che vive in campagna. L'accento fu uno shock culturale, dato che non ne aveva mai sentito uno così marcato, ma le parole erano in qualche modo comprensibili: si trovò a chiedersi se il pastore stesse sforzandosi di parlare in modo chiaro di fronte a dei ninja, nascondendo così le sue vere inflessioni dialettali.
    Avrebbe lasciato che Kiria aprisse la discussione e atteso la risposta di lui prima di prendere la parola, sforzandosi di usare un tono serio ma conciliante e consapevole che di lì a poco avrebbe dovuto toccare qualche tasto dolente. -Se possibile, vorremmo farle qualche domanda a riguardo. Sappiamo che il suo compagno è uno degli scomparsi, e qualsiasi informazione ci potrebbe essere utile ora come ora. Avrebbe snocciolato quel fiume di parole un passo alla volta, tentando di non andare troppo veloce nonostante lo sforzo di mettere insieme una frase formale ma non troppo e non esagerare con i termini. -Non vorremmo metterle pressione, ma se ricorda qualcosa del giorno della scomparsa, o anche qualcosa di insolito successo nei giorni precedenti, ci sarebbe di grande aiuto. Mentre parlava avrebbe fugacemente cercato la conferma di Kiria con lo sguardo prima di tornare al pastore, pronto e attento a qualsiasi apparente incongruenza nel suo racconto: non gli piaceva essere sospettoso, ma il fatto che lei dipendesse dal suo giudizio gli aveva messo il tarlo del dubbio.
     
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    Quando ascolta le parole di Kiria l'uomo si fa più serio in volto e annuisce. Aspetta che Zen finisca di parlare, poi si prende qualche attimo per pensare.
    Voi sietæ i ninja che avevamo chiesto per aiuto, giusto? Mæ 'nin è uno tosto, so che se la può cavare, ma sono comunque bæn procupato. Il pomeriggio della sparizione avevamo litigato, io sono un sacco disordinato mentre Koyuki è più esixente. "Amore non è bello se non litigarello", si dice così, no? Avevamo urlato un po', però poi abbiamo fatto la pace per bene. Abbiamo fatto pace tante volte quella sera.
    Sorride con fare a metà tra l'ammiccante e il malinconico, prima di riprendere il discorso.
    Insomma, a parte quëllo non era stata una giornata così strana e nu ho nessuna dubbianza sul fatto che Koyuki nu sia andato via volontariamente. O meglio, ha aperto lui la porta da dë dinto, vero, però ci deve essere qualcos'altro dietro, ne son certo. Il capovillaggio sembrava d'accordo anche lui, me l'ha detto. Lui l'era più interessato a chi avævamo viduto i xiorni precedenti. Aveva detto che era molto importantæ, secondo lui. Spero di ricordarmi tutto, eh.
    Lentamente l'uomo cerca di dipanare l'elenco delle persone con cui era entrato in contatto durante la settimana antecedente alla sparizione. Koyuki era quello che tra i due si occupava più della spesa, quindi era andato un paio di volte dalla panetteria di Ai, mentre un paio di altre volte ad una sorta di alimentari non presente nell'elenco datovi dalla moglie del capovillaggio. Una volta si erano recati entrambi alla fattoria di Koyuki e Isabel, per dar loro una mano per una questione pratica, visto che i loro figli erano scomparsi. Visto che Renji aveva una piccola irritazione cutanea tre giorni prima della scomparsa erano andati entrambi all'infermeria di Carmen. Due giorni prima della sparizione erano andati dal capovillaggio per chiedere consiglio su una cosa relativa alla loro proprietà ed erano rimasti a parlare anche con la moglie di lui per un bel po'. Il mattino della sparizione invece Renji aveva chiuso un piccolo affare con un mercante del villaggio più vicino.
    Nu ho capito micä cos'avesse capito, ma il capovillaggio sembrava bæn soddisfatto di queste cose che avevo detto. Purtroppo nu so se posso aiutare di più, ma se volete altre cose chiedete, io farò tutto il possibile.

    Se avete domande al volo fatemele pure in pvt, così vi posso dare già le risposte se serve. E se ci sono problemi a decifrare il mezzo ligure ditemelo che chiarisco tutto XD Nei post precedenti per errore ho usato lo stesso nome (Koyuki) per due pg diversi (il pastore compagno di Renji e il fattore marito di Isabel). Spero che non crei troppa confusione, nel caso ci siano dubbi ditemelo pure che cerco di chiarire.
     
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    Cercai risposte nel silenzio iniziale di Zen, ma realizzai presto che non conoscendolo non avrei potuto prevedere le sue parole o comprendere i suoi pensieri. Potevo solo aspettare in silenzio. Arrivò il "ci penso io" e il sollievo si mischiò con l'angoscia di affidare a qualcuno che mi sembrava più buono che giudizioso un compito così delicato.
    Ero stata io ad affidargli quel compito, e ora lui si assumeva le responsabilità del giudizio con leggerezza. Che sprovveduto. Che viscida.

    --
    L'accento strano dell'uomo che si rivelò essere il nostro pastore mi distrasse più di una volta, o forse era l'inizio del suo discorso ad avere poco senso. Avevano litigato e poi fatto pace, e non si sa per quale assurdo motivo avevano fatto pace tante volte. Forse avevano anche litigato tante volte, ma si era concentrato più sull'aspetto della riappacificazione. Compresi bene il motivo: ammettere di aver litigato più volte avrebbe potuto aumentare i sospetti su di lui.
    La seconda parte della conversazione fu decisamente più interessante: anche in questo caso, Koyuki si era allontanato volontariamente, per cui il ricordo dell'evento sarebbe risultato superfluo (se non per scoprire i motivi che avevano indotto ai numerosi litigi).
    Rimasi in silenzio alcuni istanti con lo sguardo assente, mentre la mente incrociava la lista di informazioni appena ricevute con l'elenco di nomi fornito dalla moglie del capovillaggio. Ai, Carmen, Koyuki e Isabel, la moglie del capovillaggio. Tra questi nomi, quello di Ai era quello che attirava maggiormente la mia attenzione. Una parte di me era consapevole che il mio fosse solo una sorta di bias di conferma: alle altre persone erano venuti a mancare fratelli e figli, ed io che avevo provato il primo affetto e desiderato il secondo trovavo impossibile che si potesse far del male ad un proprio caro.
    Il capovillaggio le aveva chiesto altro? Ha approfondito uno di questi incontri?
    Parlai rapidamente, la voce un po' tremante, per scacciare via il pensiero (la constatazione) che stava facendo capolino nella mia testa: Deichi?
    Non ora, avrei perso lucidità.
    Avrei atteso la risposta di Renji: era probabile che il capovillaggio fosse giunto lì già con dei sospetti, mentre noi eravamo ancora persi in una lista di nomi di sconosciuti.
    Mi parli degli incontri con Ai per favore. Sa dirmi qualcosa su di lei? Ricorda qualche dettaglio su ?
     
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    L'accento forte dell'uomo rese difficile decifrare le sue parole, ma Zen si guardò bene dall'intervenire per chiedere delucidazioni al riguardo, sforzandosi invece di prestare maggiore attenzione per cercare di cavare un senso da quella parlata strascicata: ciò aveva il doppio vantaggio di fissare meglio le informazioni che il pastore forniva, e ce ne furono molte.
    Dopo un innuendo abbastanza palese all'inizio, che lui si sforzò di ignorare puramente al fine di rimanere impassibile, Renji si lanciò infatti in un resoconto più o meno accurato dei giorni precedenti alla sparizione: visite in panetteria per fare la spesa, una visita alla fattoria dei genitori di altri scomparsi, un'altra in farmacia, l'ultima al capovillaggio: tutte collegavano Koyuki ad altri scomparsi, quindi erano potenzialmente interessanti--ma anche completamente inutili, al momento; il kiriano annuì leggermente di continuo durante la spiegazione, spostando il peso da un piede all'altro e resistendo all'impulso di tamburellare con le dita come faceva di solito quando aveva bisogno di pensare, pensare veramente: per fortuna non avveniva spesso, o avrebbe dovuto considerare un investimento per comprarsi una batteria.
    Più a fondo andavano in quella faccenda più Zen si sentiva come se fosse diretto verso la fine di un vicolo cieco: mancava qualcosa, un pezzo del puzzle, giusto? Gli scomparsi avevano ben poco in comune, a parte il sesso maschile e la fascia d'età; niente spiccava particolarmente nelle loro occupazioni, che anzi erano così variegate per un territorio relativamente piccolo che sospettava che interrogare gli altri interessati avrebbe tracciato una simile rete di contatti tra loro.
    L'unica mosca evidentemente bianca era proprio il capo del villaggio: più tempo passava, più Zen si convinceva che fosse scomparso non tanto perché era una vittima designata--c'erano vittime designate, o la Sirena colpiva a caso e rapiva chiunque ritenesse "interessante"? Comunque, si andava delineando nella sua mente bacata l'idea che il capo fosse stato rapito perché aveva capito fin troppo.
    -Il capovillaggio le aveva chiesto altro? Ha approfondito uno di questi incontri?-
    Lanciò un veloce sguardo a Kiria per mostrare supporto: apparentemente la sua idea non era così originale, il che era una cosa buona in quel contesto.
    -Mi parli degli incontri con Ai per favore. Sa dirmi qualcosa su di lei? Ricorda qualche dettaglio su ?-
    Questo era un po' più bizzarro: perché, tra tutti, Kiria si concentrava su Ai? Il suo primo pensiero sarebbe andato ai due genitori a cui erano scomparsi quattro figli, Koyuki e Isabel, puramente perché erano stati colpiti più degli altri dalle sparizioni, se ricordava bene; o magari chiedere a qualcuno se il capovillaggio aveva lasciato qualche appunto scritto o cose del genere... ovviamente in quel momento un sospetto valeva l'altro, non aveva senso mettersi a discutere sull'ordine; però, giusto per togliersi la curiosità, avrebbe avuto cura di chiedere informazioni al riguardo alla prima occasione, non appena cioè avessero avuto modo di riordinare i pensieri dopo quell'interrogatorio e di discutere liberamente le proprie idee: -Che ne pensi? Avrebbe chiesto, pensoso. Qualcosa non ti convince in Ai?- Non c'era rimprovero o accusa nelle sue parole, solo genuina curiosità: se l'Uchiha aveva intuito qualcosa che a lui era sfuggito, il che era anche abbastanza probabile, avrebbe voluto essere messo al corrente di cosa fosse.
     
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    L'uomo si dimostra un po' stupito dalle prime domande e si prende qualche istante per pensarci bene, con aria meditabonda.
    Mh? In realtà il capovilaggio aveva fatto piuommeno le stæsse domande vostre. Mi disse di stare super dettagliato, quindi ho detto tutto quello che sapevo, che però non è poi molto. Non ero con mæ 'nin in molti di questi momenti, come già detto, quindi non so quanto possa essere utile. Alla fattoria di Isabel ci siamo separati un attimo mentre lavoravamo, ma non credo ci sia stato momænto in cui non vedessi davvero mæ 'nin. A casa del capovillaggio siamo sempre stati insieme a parlare, visto che riguardava æntrambi, mentre da Carmen l'ho accompagnato perché non sapevo se poi a tornare riusciva a camminare per bene. E poi all'inizio stavo un po' gæloso, visto che quando vva lì lei deve mettergli le mani addosso per lavoro e a lui piacciono anche le fimmine. Però mæ 'nin è sempre stato super fedele e Carmen in realtà ora è un'amica, quindi dopo le prime voltæ non sso stato più gæloso e ci vado solo per far du chiacchiere. Per il resto nun saprei, ho chiesto un po' in giro, ma non è che sso riuscito a capire granché di quei momenti.
    Sembra impegnarsi molto a ricordare tutti i dettagli e a parlare in maniera un po' più accurata, calcando meno il suo accento. Lo stupore di prima ritorna, nel momento in cui gli chiedi di Ai, come se non si aspettasse che fra tutti i nomi insistessi su di lei.
    Purtroppo non stavo con lui quando era andato da Ai, nessuna delle duæ volte. Ho chiesto in giro e c'erano altri clienti in entrambi i casi. Stando a tutti quelli che ho sentito non ci sono state intærazioni strane. Per quanto riguarda lei... beh, non la conosco molto, ci siamo incontrati pochæ volte, ma in paese girano tante voci. A me non sconfinfera troppo 'sta roba dei pettægolezzi, io sono uno che si fa i cazzi sui per stile di vita, però mæ 'nin ogni tanto si fa coinvolgere e poi mi dice cose. Non so se ricordo bene tutto, quindi non so quanto vi possite fidare di quello che dico, ma visto che non ho altro modo di aiutare almæno ci provo. Comunque la gente diceva che il marito era un gran bastardo, che si ubriacava e che la mænava spesso, anche forte. Alcuni stronzi dicevano infatti che lei è tutt'altro che triste che lui è andato via, ma mæ 'nin m'ha detto che non era così, che gli era sembrata comunque dispiaciuta. Lui di solito ci capisce bene di 'ste cose, c'ha l'animo un sacco sensibile, ma non ha specificato più di così e io non ho chiesto; come detto io mi faccio i cazzi miei. Comunque se volete capire di più su di lei potete chiædere ad Akane, sono tanto amiche loro duæ. Oppure se vi interessa c'è la pettegola del villaggio, Yukina. Lei non mi piace, è una peppia terribile, una zitellaccia inacidita che ci gode a spargere mærda sulla gente. Sa tutti i cazzi degli altri, immagino che si divertiresse un sacco a dirvi tutto quello che sa, anche se sæcondo me inventa anche tante palle, quindi tutto sommato non ve lo consiglio. Sennò potete chiedere direttamente ad Ai, io la conosco poco ma m'è sempre sembrata una tipa a posto, una che si fa i fatti suoi ed è gentile con tutti, tipo.
     
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    Alla prima domanda ottenni un sacco di informazioni, ma nulla che rispondesse davvero al quesito: il capovillaggio aveva già sospetti quando ha parlato con Renji?
    La seconda domanda trovò una risposta già prima che l'uomo potesse parlare: il capovillaggio non aveva i miei stessi sospetti su Ai nel momento in cui aveva parlato con lui. Era stupito.
    Era un sospettato dal potenziale così basso?
    Ascoltai la risposta in silenzio, costringendomi di tanto in tanto ad annuire come se concordassi su cose come non intromettersi nelle vite altrui. Abbozzai un sorriso al nome di Akane: una bugiarda che avrebbe fatto più domande che dato risposte non poteva rientrare nella nostra lista di priorità, ma poteva giocare un suo ruolo nella ricerca.
    La ringrazio, è stato preziosissimo.
    Iniziai. Gli destinai un sorriso affabile con lo scopo di tranquillizzarlo.
    Le prometto che troveremo Koyuki, però abbiamo bisogno del suo aiuto per un ultimo favore.
    Lo sguardo passò rapidamente da Zen all'uomo.
    C'è una locanda in paese? Può dire ad Akane che i due giovani e inesperti incaricati di risolvere il mistero alloggeranno lì per la notte? Si senta pure libero di omettere il fatto che io sia una ragazza. Deve sembrare il pettegolezzo di un uomo preoccupato. Crede di poterci riuscire? Ci aiuterebbe tantissimo.
    Akane, la pettegola del villaggio, poteva fungere da cassa di risonanza. Probabilmente, avrebbe preso la notizia e l'avrebbe ingigantita, sminuendo ancora di più le loro capacità. Se non avessimo trovato un sospettato, potevamo sperare che fossimo noi le prossime prede. Attirare la sua attenzione, portarla a giocare nel suo territorio - di notte, contro due giovani e inesperti individui di sesso maschile - nella speranza che abbassasse la guardia.

    Una volta ottenute le informazioni, avrei salutato l'uomo per poi allontanarmi con Zen e confrontarci sulle informazioni ottenute fino a quel momento.
    Qualcosa non ti convince in Ai?
    Lei non ha perso fratelli o figli, è l'unica dell'elenco ad aver perso il marito.
    Mi sentii un po' ingenua ad ammettere che implicitamente non trovavo possibile far del male al proprio fratello o al proprio figlio. Ingenua e ipocrita. I contadini hanno perso forza lavoro oltre a figli, mettendosi in una posizione di svantaggio.
    Aggiunsi subito. Ora mi sembrava che il mio sospetto avesse più spessore.
    Tu hai qualche idea? Forse dovremmo senitre anche Akane e capire perché il primo scomparso sia proprio suo fratello.
    Per un attimo ipotizzai di proporre di separarci e analizzare separatamente i sospettati, ma io avrei perso il controllo, sarei entrata nella testa di ognuno di loro fino a trovare un colpevole o esaurire le energie. Zen avrebbe potuto esser rapito. Erano rischi che non ero ancora disposta a correre.
     
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