L'ho sentito dire

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    Kiri
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    Walter sembrò contento dei progressi, il che sollevò un poco il morale di Zen: era ancora lontano da qualcosa di intelligente e anche se le copie rimanevano in piedi per molto più tempo non credeva avessero ancora un sistema del chakra vero e proprio, però almeno sapeva di essere sulla strada giusta.
    Il Sannin lo rassicurò che avrebbe saputo come cavarsela per la notte anche da solo--non pensava che avrebbe mai dovuto preoccuparsi di un Sannin, in effetti--e fece per lanciarsi in una digressione interessante, salvo essere fermato dalla sorellina, che forse aveva paura che si sarebbe annoiato troppo a seguire quel filone di pensiero: in effetti, pensandoci, a giudicare dal comportamento del clone di poco prima non fu difficile per Zen giungere alla conclusione che Walter fosse una persona prolissa, sebbene si fosse mostrato più che in grado di fare silenzio quando necessario. Avrebbe volentieri incoraggiato la parlantina, ma era chiaro che entrambi erano più presi da cose importanti al momento.
    Hai ragione, sto divagando. Beh direi che possiamo separarci qui per oggi, se ne hai voglia possiamo rivederci domani per continuare l'allenamento; nel caso dimmi tu dove e quando.

    -Ovviamente, se non è un disturbo! Sicuramente non si sarebbe lasciato sfuggire l'opportunità di sfruttare ancora Walter e i suoi consigli, c'era bisogno di chiederlo? Riguardo a luogo e tempo, invece... beh, quello era un problema secondario, almeno per lui. Dove e quando... che ne dite di rivederci qui nel pomeriggio di domani?- Non era fondamentale per lui mantenere coerenti tempo e luogo e lo fece subito presente puntualizzando che, se i due avessero avuto idee migliori, erano più che incoraggiati a condividerle; ciò che non disse, invece, fu che aveva scelto il pomeriggio un po' per concedersi del tempo in più per fare pratica da solo e stupire il suo maestro e un po' per concedere ai due Heryul di godersi almeno parte di quella che tecnicamente sarebbe dovuta essere la loro vacanza.


    -A domani allora, e grazie ancora di tutto!-
    Salutati i due Suniani, Zen si incamminò verso casa con un sorriso in volto e una storia da raccontare: aveva fatto un po' più tardi del previsto, ma niente che non potesse recuperare correndo, e in cambio aveva ottenuto dei contatti interessanti, delle nozioni nuove e una voglia di fare che non sentiva quasi dai tempi delle prime tecniche raffazzonate che aveva messo insieme in soffitta.
    Il che era un bene, perché cavolo se aveva un sacco di lavoro davanti.


    Il suo laboratorio era una stanza larga e tanto bassa che non poteva stare sulle punte dei piedi senza quasi toccare il soffitto; pieno di scatoloni di varia natura e cianfrusaglie dimenticate nei fin troppi angoli bui, l'ambiente era dominato dalla polvere e dall'abbandono, due sovrani che esercitavano il loro potere con aria viziata e nostalgia mordente. C'erano ancora dei fogli pieni di appunti scarabocchiati qua e là, dove persino l'occhio vigile del Vecchio aveva fatto cilecca: neanche a dirlo, erano così pieni di disegni e annotazioni che per decifrarli ci sarebbero voluti dei minuti persino al loro autore, che ormai non ricordava più a cosa si riferissero.
    Era perfetto.
    -Ne è passato di tempo, eh?-
    Vero, la Residenza Kikuchi e il relativo Dojo erano tecnicamente meglio del sottotetto di casa sua in... ogni singolo aspetto, ma questo luogo aveva qualcosa che quello non avrebbe mai avuto, che dunque lo rendeva unico e perciò automaticamente migliore per quello che doveva fare. Sì che aveva senso. Silenzio.
    C'era qualcosa, qualcosa di indescrivibile, che rendeva i traguardi raggiunti in quel sottotetto dimenticato dal mondo un po' più speciali: forse era il fatto che lavorasse da solo e quindi tutti i risultati fossero suoi, solo ed unicamente suoi, in quella soffitta; forse era perché la sua carriera ninja, simbolicamente, era iniziata lì, e quindi tornare sul luogo evocava un fiume di ricordi che lo portava a confrontarsi con il sé stesso del passato, lo stesso ninja che anni prima aveva praticamente scoperto quel luogo per caso; oppure era per la scatola rimasta nell'angolo più buio, quella che conteneva le informazioni sul Neton e il memento di sua madre, l'unico flebile legame con il suo passato che non aveva mai avuto il coraggio di recidere appieno, non importava quanto poco si interessasse ai Kirishima. L'unica prova che Zen proveniva da qualche parte, l'unica prova che, anche quando lui non lo sapeva ancora, c'era sempre stata almeno una persona che aveva desiderato vederlo crescere e maturare.

    Probabilmente era perché la polvere che inalava lo costringeva ad attivare la creatività per evitare di stare chiuso lì troppo a lungo e schiattare.

    Era abbastanza certo fosse quello.

    Comunque sia, fu colto da un moto di nostalgia quando si sedette per meditare: immediatamente davanti a lui, sul pavimento in legno, c'erano un paio di testi con menzioni dell'apparato circolatorio del chakra che era riuscito a racimolare per casa. Erano testi perlopiù scolastici e tutt'altro che comprensivi nelle descrizioni, ma insieme alla sua più vasta esperienza e alle nozioni che aveva appreso per tentativi ed errori quel giorno stesso non dubitava che sarebbero stati la base per un buon salto di qualità; pensandoci, il primo e più corposo era proprio uno dei libri che aveva comprato per l'Accademia, vero?
    -Oh, l'infinita ironia... ti odio ancora, compagno, ma forse mi servirai finalmente davvero a qualcosa.-
    E così, con un sospiro esagerato, fece qualcosa che avrebbe inorridito il fantasma dello Zen inesperto che aleggiava per la stanza e si mise a studiare.

    Fu un bene aver aspettato finché non aveva recuperato tutto il chakra prima di fare altri tentativi, perché ne fece diversi: il "cuore" di chakra era decisamente la via giusta, i libri lo confermavano, ma se voleva qualcosa di veramente umano avrebbe dovuto fare di meglio.
    Per prima cosa tentò di aggiungere un secondo centro di chakra nel capo dei cloni, un finto cervello che si rivelò un piccolo passo avanti, anche se la spesa aggiuntiva lo spinse a scartare quell'ipotesi almeno finché non avesse trovato un modo di fare tutto senza perdite in quel senso. Al terzo tentativo del genere l'orribile dubbio di stare ancora sbagliando approccio si fece strada in lui con decisione; credeva ancora nella conclusione alla quale era giunto ore prima, ossia che la tecnica giusta dovesse essere complessa ma non troppo per ridurre al minimo i tempi di esecuzione, quindi... che si stesse complicando troppo la vita?
    -Okay, un passo indietro allora.- D'altronde Walter (la sua copia, almeno) gli aveva detto proprio quello: un Kage Bunshin era un altro sé stesso, non una normale copia. Aggiungere dettagli su dettagli alla struttura di un bunshin con chakra non lo avrebbe reso magicamente un essere vivente degno di quel nome, a quanto pareva: aveva tentato di fare qualcosa di migliore, forse avrebbe dovuto provare a creare qualcosa di diverso.
    Per avere dei punti di riferimento creò una copia olografica usando la prima tecnica base insegnata all'Accademia, poi una copia fisica usando la tecnica che aveva sviluppato a partire da quella e infine una copia di quelle che aveva iniziato a creare sotto l'occhio vigile del Sannin di Suna e le pose fianco a fianco: rivolse lo sguardo prima al clone più basilare -Una "fotocopia a colori", così ha detto Walter. Se tu sei la mia copia in bianco e nero,- poteva capire perché, adesso che le guardava insieme: la copia illusoria era fragile, statica, priva di vita; passando alla copia fisica, il salto di qualità era evidente ... e tu sei la mia "fotocopia a colori", allora... Incontrò lo sguardo del terzo clone, la povera imitazione di una Copia Superiore: era un guscio vuoto, un fallimento, eppure Zen poteva vedere ciò che avrebbe dovuto essere. Era un passo nella giusta direzione, quegli occhi non erano più gli occhi vuoti di un clone senza gli ordini di un ninja da eseguire.
    Tu cosa sei? Cosa ti manca?-
    Il clone non diede risposta: continuò a seguirlo con gli occhi, forse curioso di vedere se il suo originale sarebbe stato in grado di capire.


    Tutto cambiò quando scoprì il fuoco.

    La rivoluzione giunse da un pensiero stupido: stanco e assonnato dopo un quantitativo imprecisato di tempo passato a riflettere e tentare in quello spazio ristretto, il Kiriano pensò che sarebbe stato utile portarsi qualcosa che illuminasse un po' di più, tipo una torcia.
    Torcia.
    Fuoco.
    Idea.
    Una fiamma non è confinata in un solo posto, ma può essere passata da un supporto ad un altro: basta avvicinare una torcia spenta ad una accesa e il fuoco si propagherà, lasciandoti con due fiamme, entrambe in grado di alimentare sé stesse indipendentemente. E se avesse fatto qualcosa di simile con un clone? Era un'idea insensata, ma la visione era così chiara nella sua mente stanca che dovette provarci subito.
    -Beh, se parliamo di roba "difficile da spiegare" sicuramente sono sulla strada giusta, però!-
    Spezzò il sigillo per la tecnica e stavolta cercò in tutti i modi di immaginare il chakra sotto forma di una fiamma: sapeva bene di non possedere il Katon, ma sperava che l'immagine mentale lo aiutasse a fare quello che doveva.
    -Se è una fiamma, prendine metà... poteva immaginarlo, quasi vederlo: metà dell'energia dentro di lui che lasciava il suo corpo, senza che questo fosse vuoto, e andava a costituire un altro recipiente, identico, anche questo pieno: non si trattava di usare il chakra per creare un simulacro identico, era più simile ad espellere metà di sé stesso e lasciare che quella massa informe di energia facesse ciò che doveva fare: come la fiamma, identica a sé stessa su ogni torcia, si propagava senza bisogno di istruzioni, così dovevano essere identiche le due masse di chakra alla fine.
    Proseguì con quella immagine mentale, affidandosi al solo senso percettivo per avere un riscontro a grandi linee di ciò che accadeva nel mondo reale al di là dei suoi occhi chiusi, e seppe di aver avuto la giusta intuizione quando il chakra, fuori di lui, prese a turbinare placidamente senza che Zen avesse desiderato in modo conscio quel moto, e poi scomparve dal senso percettivo.
    -Eh?-
    Aprì gli occhi: davanti a lui c'era una nuova copia, all'apparenza identica al mezzo fallimento che aveva presentato a Walter; la prima e unica indicazione che ci fosse qualcosa di diverso fu la mancanza dell'ormai familiare senso di spossatezza che aveva imparato ad associare alla creazione di uno di quei cloni. Era come se non avesse usato chakra, ma bastò far turbinare il rimanente dentro sé stesso per capire che effettivamente ne aveva meno di prima: questo gli strappò un sorriso, finalmente, e un verso di esultanza. -Sei vivo? Dimmi che sei vivo!-
    No, non ancora: a quanto pareva il clone era ancora vuoto... anzi questo neanche si teneva in piedi, e cadde appena spinto con insistenza: il frastuono che causò ricordò a Zen dell'orario, che era...
    Che ora era?
    Fece sparire i cloni e scese in casa sulle punte dei piedi per evitare anche il minimo scricchiolio del pavimento in legno: un'occhiata all'orologio a parete gli rivelò che mancavano appena una manciata di ore al sorgere del sole, il che significava che aveva fatto tardissimo. Tardi abbastanza, in verità, per essere preoccupato per l'appuntamento dell'indomani... o del pomeriggio stesso, ormai.
    In ogni caso andò a letto soddisfatto, a malapena conscio della stanchezza e più che pronto a svegliarsi la mattina (dopo un sonno un'ora o due più lungo del solito) e far vedere al Sannin i progressi. Facendo il conto, adesso doveva solo riempire il clone con una coscienza, no? Stranamente aveva ottenuto il risultato sperato dal punto di vista del corpo del clone mentre cercava il modo di migliorarne la mente. Ah, beh, di certo non poteva lamentarsi!
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    Avevo passato la mattinata girovagando per Kiri con Yukianesa e approfittandone per fare un saluto rapido di persona ad Annie, la sua schiera di pargoletti cresceva sempre di più... sia in numero che in età; forse a breve avrei dovuto fare una capatina anche a Saru per vedere come se la cavava con la sua schiera di pargoli, mettendo insieme le due famiglie forse c'erano abbastanza bambini per formare una piccola squadra di calcio. Andai a pranzo con mia sorella gustandomi un ramen in un chioschetto che avevo già visitato e ordinai anche un "piatto speciale" basato sull'Ichibi, il cuoco era un tipo simpatico ma non avevo troppo tempo per rimanere a chiacchierarci; pagai e creai una copia così da non lasciare da sola mia sorella, poi mi diressi verso il luogo dell'incontro con Zen con largo anticipo.

    Dai Walterino, ora concentrati e trova qualcosa di utile che potresti insegnare a quel piccolo prodigio.
    Fare cloni di ogni tipo probabilmente sarebbe inutile, sulla teoria sembra già ferrato. E pure sulla pratica è parecchio avanti, ma ci deve essere qualcosa che posso spiegargli per aiutarlo...


    Ci pensai a lungo, fino al momento in cui il Kiriano non mi raggiunse, ma purtroppo la triste verità era che non ero in grado di insegnargli altro in quel campo; lo salutai allegramente nascondendo la frustrazione e chiesi se avesse lui qualche perplessità, forse potevo aiutarlo in maniera più indiretta.
     
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    -Buongiorno!- Zen era di buon umore, e non sarebbe stato difficile per gli Heryul dedurlo dal suo sorriso e dalla leggera baldanza nel passo con cui si avvicinava a loro salutandoli con un cenno della mano: era riuscito a dormire quella notte, anche se svegliarsi in tempo per l'incontro sarebbe stato decisamente impossibile se non avessero concordato per il pomeriggio. In effetti il suo ritmo quotidiano era stato abbastanza danneggiato da quell'improvvisata, tanto che il kiriano non era certo di aver cancellato ogni segno di sonnolenza dal suo volto o dall'espressione, ma a quel punto poco importava.
    -Ho fatto qualche esperimento ieri sera e... Il suo sguardo cadde sulla piccola Yukianesa, poi di nuovo sul Sannin, e per la prima volta si accorse di essersi lasciato di nuovo prendere dalla foga del suo allenamento: era così abituato ad avere a che fare coi Kikuchi, dove il suo entusiasmo era tanto comune quanto incoraggiato, che a volte si lasciava sfuggire quelle che avrebbero dovuto essere le sue priorità in una situazione del genere. -Ahem, cioè... cercò invano di salvarsi, nascondendo l'imbarazzo dietro un finto colpo di tosse e allontanandosi di mezzo passo per poter ricominciare da capo con un sorriso più rilassato e accogliente, rivolto ad entrambi gli ascoltatori. ... com'è andata la mattinata? Vi state godendo la vacanza?- Sperò tanto che la sua espressione e il contrasto volutamente brusco servissero a far passare il messaggio che non aveva il coraggio di trasmettere a parole--scusate, sono scemo--in maniera più divertente.
    Se Walter avesse voluto, Zen era pronto ad ascoltare un resoconto della sua giornata, e si sarebbe sicuramente adoperato per accontentare qualunque richiesta sua o della sorella che fosse all'interno delle sue possibilità, ma una volta che gli fosse stato dato il via libera per sfogarsi avrebbe immediatamente manifestato di nuovo il suo entusiasmo.
    -Beh, mentre provavo a rendere le copie intelligenti credo di essere riuscito a rendere i corpi "reali" esattamente come li volevo, quindi ero sulla strada sbagliata-o su una strada giusta, boh. Comunque credo che mi concentrerò su quello, oggi, e in effetti è la parte più strana- non so neanche se la tattica che usavo ieri per fargli ripetere qualche frase funziona ancora, in realtà, dato che non ci ho ancora provato... qualche suggerimento su come dare un cervello ad un essere vivente?- La domanda con cui concluse lo sfogo era retorica, come evidenziato dal suo leggero ghigno e dal luccichio scherzoso negli occhi che condivideva spesso con Makoto; non dubitava che Walter avesse una risposta a molte cose, ma qualcosa gli suggeriva che il problema della coscienza era uno fatto più per un filosofo o uno scienziato che per un Sannin, per quanto leggendario. Il che portava a chiedersi come avesse fatto l'Heryul a ottenere quel risultato, ma--beh, stava per scoprirlo.
    Mentre ascoltava la risposta di Walter gli tornò in mente qualcosa che, in mezzo a tutti gli avvenimenti della giornata precedente, sembrava essere successo sei mesi e dieci giorni prima; messo a mente il discorso del Sannin, Zen si sarebbe fatto avanti per interrogarlo al riguardo. -A proposito. esordì, il tono rilassato ma non senza una punta ben marcata di curiosità; ieri accennavi a qualcosa che avresti voluto chiedermi in cambio per il tuo aiuto, e... beh, so che non sono ancora riuscito, ma mi chiedevo se mi fossi almeno guadagnato qualche indizio al riguardo!- Stavolta non riuscì a usare un tono pienamente scherzoso: sì, non si aspettava niente di strano o impossibile, ora che conosceva meglio il Suniano, ma... ecco, era ancora decisamente a metà tra l'ansioso e l'eccitato riguardo a quale compito uno degli individui più forti al mondo poteva avere per un Genin a caso la cui unica infiltrazione di successo era stata quella nelle sue vacanze personali.
     
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    Visto che Yukianesa non c'è, faccio finta che tutte le parti dedicate a lei non esistano :asd:


    Il giovane Kiriano mi raggiunse presto chiacchierando un po' e interessandosi a me prima di raccontarmi come e quanto si era allenato in quel breve lasso di tempo in cui non ci eravamo visti.

    qualche suggerimento su come dare un cervello ad un essere vivente?

    Questo farebbe comodo anche a te, spesso e volentieri mi domando se la vostra razza possa davvero vivere senza un cervello visto come vi comportate.
    Sono... sono abbastanza sicuro che molte persone non sappian-

    Eccola lì, cosa cosa più stupida che mi potesse venire in mente ma che probabilmente avrebbe potuto funzionare. Molto probabilmente avrebbe potuto funzionare! D'altronde un sacco di cose stupide funzionavano alla perfezione quando si parlava di me.

    Zennuccio mio, forse ci siamo!

    Dissi rivolgendomi entusiasta verso il ninja della Nebbia, forse era un consiglio che sarebbe stato valido e utile anche per lui; lo afferrai per le spalle scuotendolo leggermente, non volevo certo spaventarlo o fargli del male ma volevo fosse super concentrato per capire cosa stavo per proporgli.

    Il tuo problema è proprio che pensi troppo, smettila di pensare ai dettagli e concentrati solo sul risultato finale.

    Mi staccai da Zen facendo un passo indietro, gesticolai un po' con la mano destra aprendo la scheda della Moltiplicazione Superiore su The Gamer e constatai che la descrizione della tecnica non parlava di costruire fisicamente un altro corpo perfettamente funzionante; volendo si poteva obbiettare che mi stavo rivolgendo ad una scritta che solo io potevo vedere e che non avevo nemmeno idea di come o da chi fosse stata generata... diamine, non sapevo nemmeno se le descrizioni delle mie tecniche fossero realmente valide! Però sì, tanto valeva provare.

    Ascoltami bene: lo so che in accademia ti hanno insegnato a sentire il chakra e il suo flusso, a plasmarlo in una forma particolare o a dargli proprietà specifiche... ma ora accantoniamo tutto questo. Le prime volte che creavi una copia olografica pensavi semplicemente a fare un altro te, magari ti concentravi su ogni singolo aspetto del tuo corpo per renderla identica a te; per le tue prime tecniche Vento avrai pensato a come il chakra può gonfiare i tuoi polmoni oltre il loro normale limite o a come può spingere l'aria più forte di quanto tu possa fare soffiando. Però riflettici bene, se io ti chiedessi di farmi vedere ora una qualsiasi delle tue tecniche tu penseresti all'intero processo per cui la tecnica avviene o solo al suo risultato finale materializzando quasi per magia quello che vuoi fare tramite il chakra?

    Presi un secondo di pausa per farlo riflettere ma non troppo, poi continuai.

    Noi ninja siamo spesso e volentieri mossi dall'istinto, magari ti sarà capitato di fare cose senza nemmeno pensarci; componi i sigilli, decidi cosa deve fare il chakra e... e il chakra lo fa. La mia è un'ipotesi stupida, una teoria senza alcuna base ma proviamoci! Non pensare ad un corpo completo, dotato di cervello e autocoscienza; tu pensa a creare un altro te, come quando crei un normale Bushin, ma stavolta deve essere DAVVERO un altro te. Non un altro corpo col tuo aspetto, un altro Zen- sbirciai al volo il cognome su The Gamer -Imana vero e proprio.

    Gli lasciai tutto il tempo necessario per metabolizzare e riflettere sulla proposta, era in effetti qualcosa di complicato da mettere in atto e me ne rendevo conto; pensare di fare una cosa e riuscire a farla richiedeva diversi step, svariati passi logici per capire COME farla, e ora io stavo chiedendo di eliminare tutto il processo e renderlo una cosa tipo "è magia, non devo spiegare questa roba".
    Lo shinobi dell'Acqua però sembrava distratto da qualcos'altro.

    -A proposito. Ieri accennavi a qualcosa che avresti voluto chiedermi in cambio per il tuo aiuto, e... beh, so che non sono ancora riuscito, ma mi chiedevo se mi fossi almeno guadagnato qualche indizio al riguardo!

    Fissai per un attimo Zen, incerto se ridere per il tempismo o rimproverarlo per aver divagato; io però ero il primo a non riuscire a mantenere la concentrazione quindi di sicuro non potevo dirgli nulla; mi limitai a sorridergli bonariamente riflettendo se fosse il caso di rivelargli ogni cosa così da non avere fonti di distrazione o se il mio piano per gli Spartoi sarebbe diventato la distrazione che non lo avrebbe più fatto concentrare.

    Diciamo che questo allenamento sta aiutando entrambi, credimi io vorrei spiegarti tutto ora e subito ma sarebbe estremamente controproducente; un passo alla volta, completiamo questo allenamento e poi ti spiegherò tutto. Promesso.
     
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    -Zennuccio mio, forse ci siamo!- Il Sannin parve raggiungere una qualche epifania, e Zen non poté che condividere il suo entusiasmo: se non altro, la sua reazione voleva dire che era sulla strada giusta anche con le idee, no? Sorrise mentre veniva scosso come un fuscello, deciso a non lasciare che la strana interazione lo imbarazzasse.
    -Il tuo problema è proprio che pensi troppo, smettila di pensare ai dettagli e concentrati solo sul risultato finale.-
    Walter si allontanò dal discepolo e prese a fare gesti in aria con una mano, ma a quel punto il kiriano era già partito per la sua strada e lo notò a malapena: che fosse quella la risposta? Pensare... di meno?

    Conosceva almeno una mezza dozzina di persone che gli avrebbero suggerito l'esatto contrario in ogni momento.

    -Noi ninja siamo spesso e volentieri mossi dall'istinto, magari ti sarà capitato di fare cose senza nemmeno pensarci; componi i sigilli, decidi cosa deve fare il chakra e... e il chakra lo fa. La mia è un'ipotesi stupida, una teoria senza alcuna base ma proviamoci! Non pensare ad un corpo completo, dotato di cervello e autocoscienza; tu pensa a creare un altro te, come quando crei un normale Bushin, ma stavolta deve essere DAVVERO un altro te. Non un altro corpo col tuo aspetto, un altro Zen Imana vero e proprio.-
    Zen ci pensò sopra e Walter dovette percepirlo, perché lo lasciò fare: la proposta era sostanzialmente di invertire direzione rispetto agli sforzi che aveva fatto inizialmente, ma la logica dell'Heryul era priva di falle che riuscisse a vedere--e pensandoci, non era proprio così che aveva risolto il problema della consistenza fisica appena qualche ora prima? Immaginando un risultato, distaccandosi dal processo meccanico per trovare una visione un po' più "sua" delle cose? Comunque lo si guardasse era senza dubbio un consiglio sensato e abbastanza affine a come era già abituato ad operare, e questo anche ignorando il fatto che Walter conoscesse già la tecnica che stava tentando di spiegargli.
    -Credo di aver capito, disse dopo qualche istante passato a riflettere, grazie mille.- E lo pensava davvero, non solo per quel singolo consiglio nello specifico.

    Dopo una pausa che Zen istintivamente si trovò ad interpretare come esitazione, Walter decise di non rivelargli niente riguardo alla sua misteriosa richiesta, e la cosa ebbe il duplice effetto di incuriosirlo e terrificarlo nuovamente: nonostante ci avesse pensato per un pezzo nelle ultime ore proprio non riusciva a capire cosa un Sannin potesse volere da qualcuno come lui. Forse voleva che usasse il Neton per qualcosa? Ma no, Walter non conosceva la sua Innata così a fondo. O sì? A che tipo di informazioni poteva avere accesso una persona del genere?
    Scacciò quei pensieri poco felici, forzando un sorriso che subito si trasformò quasi in un ghigno: gli bastava concentrarsi sulla sfida che gli era stata presentata e sui suoi passi avanti per ritrovare l'iniziativa, strana richiesta o meno. -Allora mi impegnerò per concludere il prima possibile, se non ti dispiace. L'attesa mi uccide!-
    Non si sarebbe mai rivolto con tanta confidenza a Walter quando lo aveva incontrato, ma in relativamente poco tempo il Kiriano si era convinto che lui e il suo maestro fossero molto spesso sulla stessa lunghezza d'onda e personalmente ricavava particolare gioia dall'ostentare sicurezza davanti ai suoi insegnanti.


    Il primo tentativo di clone di quel giorno fu infruttuoso nel senso che non ci furono miglioramenti, ma constatare che era in grado di creare copie con un corpo perfetto fu comunque un piccolo miracolo per la sua autostima: questa si teneva anche in piedi, il che probabilmente diceva qualcosa di quanto fosse stato esausto prima di andare a letto; Zen passò qualche tempo ad osservare la copia, quasi potesse accendere la scintilla della coscienza con la pura forza di volontà--che poi, constatò con una risata tra sé, era esattamente quello che si era proposto di fare quel giorno.
    Quando ordinò al clone di scomparire questo lo fece senza ridargli il chakra che Zen aveva speso per costruirlo: -Uh-oh. Problema.- Prima non se n'era accorto, probabilmente perché aveva disfatto tutto ed era andato a dormire in fretta e furia, ma decise di affrontare un problema alla volta quel giorno: un rapido controllo interiore gli rivelò che quantomeno la metà del chakra che fino ad un istante prima si trovava nella copia e non gli era stata restituita era lì, seppure... no. Era come se, per usare ancora la metafora della fiamma, la copia gli avesse tornato il legno bruciato, riportando la torcia alla dimensione iniziale, senza però passare il fuoco. -Strano.- Decisamente un inconveniente, specialmente perchè il suo senso percettivo non era abbastanza sviluppato da accorgersi subito di queste cose--doveva fare affidamento al suo senso interno e anche far turbinare il chakra perchè la Percezione potesse aiutarlo--ma era rassicurante che almeno non si fosse dimezzato per sempre le riserve per errore.
    Come al solito scivolò nella sua quasi-meditazione per un periodo imprecisato prima di procedere col secondo tentativo: visualizzare ciò che stava facendo era stato un grande aiuto fino a quel momento, ma adesso il kiriano tentò l'esatto opposto, svuotare la mente; grazie al meticoloso lavoro di condizionamento che aveva fatto per abituarsi al Neton e al suo immenso afflusso di informazioni, questo compito fu forse il più semplice della giornata.

    Replicare Zen Imana.

    Sentì un nuovo pensiero, un'ennesima domanda, nascere in risposta a quel comando così vago, ma lo scacciò espirando profondamente e spezzò il sigillo prima che potesse ripresentarsi: l'ormai familiare sensazione di dimezzamento confermò che, se non altro, il suo nuovo stato mentale non impediva di creare cloni.
    La copia che si trovò davanti aveva lo stesso sguardo intelligente delle altre, il che portò Zen a fare immediatamente la domanda di rito: - Oh, sei vivo?-
    Dopo tentativi e tentativi era diventato quasi automatico chiederlo ad alta voce, tanto che il non ricevere risposta non lo impensieriva neanche più; la sua sorpresa, quindi, fu enorme quando questa copia replicò con un sorriso a trentadue denti. -Credo di sì, amico!- -Oh!- il Kiriano praticamente saltò di gioia, e la copia sembrava altrettanto entusiasta di vederlo perché gli venne incontro di corsa e lo strinse in un abbraccio così forte da sollevarlo, il che fu decisamente l'esperienza più strana della sua vita. -Che gran figata!-Sei me e io sono te, però so che non sono te anche se so di essere te! E ho tutti i tuoi ricordi, compreso il procedimento per creare me! Immagina che figo sarebbe se potessimo creare cloni con altre caratteristiche? Magari modificando il modo in cui il chakra si distribuisce, sempre con lo stesso procedimento di comando inconscio? Pensandoci, siamo veramente copie perfette anche nel fisico? Dobiamo verificare! Dei, questo accelererà gli allenamenti così tanto! A proposito, se torno indietro otterrai davvero i miei ricordi? O io i tuoi? Penso di sì, ma non riesco a immaginare due memorie che si fondono lasciandone una sola, anche perché questo implica che il chakra sia la fonte della coscienza umana o una forza in grado di generare coscienza autonomamente, e se sì, perché serve una coscienza per ordinare al chakra di muov--Hey, calma, amico!- Zen, quello vero, dovette scuotere il suo doppio energicamente perché questo interrompesse il suo fiume in piena di parole: il clone era intento ad esaminare Zen, poi sé stesso e poi nuovamente Zen con un'energia quasi furiosa, e si fermò solo quando vide la confusione negli occhi del suo originale. Sembrava sorpreso, come se non capisse perché qualcuno volesse interrompere quel suo momento di gloria. -E' una figata, ma magari una cosa per volta?- Era decisamente strano parlare a sé stesso, ad una persona identica in tutto e per tutto a sé con cui stavi avendo una diatriba: il kiriano si sorprese a fare una lista mentale dei modi in cui il clone avrebbe potuto rispondere, ma la copia lo sorprese con un altro sorriso, se possibile più entusiasta del primo: -Giusto, una cosa per volta! Allora, dovremmo cominciare testando se le nostre capacità fisiche sono identiche, quindi!- Senza perdere ulteriore tempo balzò indietro due o tre metri e si mise in guardia, sempre con quel sorriso in volto che fece salire un brivido lungo la schiena dell'originale: la situazione si faceva pericolosa. -No, intendevo un'altra cosa! Si affrettò a correggere il fraintendimento, fermando di nuovo la copia: uuh... perché non facciamo un test per vedere se il chakra e i ricordi vengono restituiti?- Il sorriso di Zen era appena un po' forzato, ma la copia gli credette immediatamente e l'infinita forza del suo interesse fu immediatamente ridirezionata: -Giusto! Allora, io starò qui senza nessun particolare pensiero specifico, tenta di terminare la tecnica! Così abbiamo un'idea di base per capire se serve qualche comando dalla mia parte!-
    Un po' meno entusiasta, Zen annuì e spezzò il sigillo: senza troppe cerimonie la copia sparì, e una rapida Manifestazione dell'Aura gli confermò che il chakra gli era stato restituito; espirò profondamente, un sospiro di sollievo.
    -Whew. Il chakra c'è, pare, ma niente ricordi. Non credo proprio che quello fosse un clone perfetto... con tutto il rispetto per, beh, me.- Nonostante il fallimento, Zen non riusciva a smettere di sorridere: c'era riuscito! Aveva creato una copia viva, anche se non perfetta! E apparentemente quel passo avanti aveva fatto sì che il chakra utilizzato nella creazione gli fosse restituito interamente. Forse era finalmente riuscito a "desiderarlo" nel modo giusto? Magari al momento di riassorbire il clone un ultimo atto di volontà della copia glielo aveva tornato? Le possibilità erano tante e tutte equamente filosofiche, quindi lasciò perdere il perché e si concentrò sul risultato.
    Credeva di intuire cosa fosse andato storto: la copia che aveva creato "senza pensare" era uscita come una foto a colori, sì, ma un'istantanea di "Zen" nel momento attuale, preso com'era dalla gioia della scoperta e dal desiderio di una sfida, che erano diventati la sua intera personalità.
    -Sono così esuberante, quindi? Davvero?- Ridacchiò: un vantaggio inaspettato del suo successo era che poteva provare ancora senza sfinirsi! Doveva solo svuotare di nuovo la mente, per bene questa volta, e liberarsi dei pensieri superflui per poter ottenere una superficie bianca. Che cosa fighissima! La tecnica era già quasi utilizzabile, non c'era fine al numero di usi possibili e avrebbe sicuramente fatto un figurone quando--

    -Oh no.-

    Si rese conto del suo errore proprio mentre la nuvola di fumo si dissipava lasciando posto ad una nuova copia: l'unica differenza tra questa e la precedente era nella postura, un po' più rigida anche di quella dell'originale. -Heylà!- Beh, almeno gli aveva risparmiato la domanda. Efficiente, come si conveniva a quel clone in particolare se le sue teorie erano esatte; -Ciao!-
    -Sono qui per allenarci, suppongo. Su cosa lavoriamo?- La copia ghignò, evidentemente presa dall'eccitazione; già, proprio una cosa da lui. -In realtà nulla, oggi. Il Signor Walter mi sta insegnando la Moltiplicazione Superiore!- Era bizzarro parlare con sé stessi, vero, ma Zen lo fece comunque con entusiasmo: il ghigno dell'altro, però, si restrinse di molto. -Ah, molto figo, disse, strofinandosi il mento con la mano sinistra come era solito fare quando pensieroso, anche se pensavo di concentrarmi più sulle Armi Leggere. Sai, non siamo ancora minimamente passabili...- Ed eccola lì, la conferma di tutti i suoi timori. -Zen Kikuchi, vero?- La copia annuì: -Dovresti smetterla di iniziare progetti e poi lasciarli a metà, oppure non faremo mai dei progressi...- Ouch. Beh, se non altro la copia sembrava altrettanto ferita al pensiero. -Facile dirlo a qualcun altro, vero?- L'originale aveva un mezzo sorriso, ora, e notando che il clone aveva distolto lo sguardo decise di scioglierlo senza troppe cerimonie. Ancora una volta, niente ricordi.
    -Beh, okay, sono stato insultato dalla mia mente inconscia. Figo.- Solo dopo un respiro profondo Zen tornò a sorridere, pronto a provare di nuovo.
     
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    Rimasi fermo in silenzio ad osservare il Kiriano al lavoro, cosa inusuale per me ma sentivo che era vicino al completare la tecnica e mi sforzai di non disturbarlo in alcun modo; vacillai leggermente in avanti quando lo sentii dire di avere un problema ma riuscii a trattenermi per farglielo risolvere da solo, ma finalmente parve arrivare ad un risultato concreto. Sorrisi di soddisfazione ma dopo un paio di secondi mi accigliai preoccupato: da un lato ero contento che i miei insegnamenti avessero funzionato, dall'altra quel ragazzo rischiava seriamente di diventare più bravo di me.
    Osservai l'interazione fra Zen e il suo clone, chiedendomi se anche io apparissi così bizzarro quando interagivo con gli altri me.

    Nah, probabilmente io sono peggio!

    Whew. Il chakra c'è, pare, ma niente ricordi. Non credo proprio che quello fosse un clone perfetto... con tutto il rispetto per, beh, me

    Era veramente vicino al realizzare una perfetta copia di se stesso, anzi in teoria ci era già riuscito se non fosse per il problema del trasferimento dei ricordi.

    Sono così esuberante, quindi? Davvero?

    Tranquillo, le prime volte probabilmente ti troverai insopportabile. O almeno, così mi dicevano i miei cloni. Poi ti abitui.

    Il ninja della Nebbia creò quindi un'altra copia ma rimasi confuso dalla sua interazione con quest'altro sé, a partire dal cognome usato che era quello di Kichi; continuai a rimanere in silenzio guardando cosa stesse succedendo combattuto fra il chiedere più informazioni su quella sua strana copia o il mantenere la sua privacy facendomi gli affari miei. Avevo sentito da qualche parte che a volte un Kagebushin può avere una personalità leggermente diversa dall'originale enfatizzando di più alcuni aspetti del carattere del suo originale, ma non lo avevo mai visto succedere.
    Una volta congedato anche questo clone feci qualche passo avanti provando ad attirare l'attenzione dello shinobi originale, se il problema era legato ai ricordi forse avevo una soluzione.

    Ho un'idea, abbiamo visto che il non pensare troppo ha funzionato per te ma ora ci serve che le copie abbiano un pensiero importante da trasmetterti quando scompaiono. Facciamo così: prova a creare un'altra copia superiore, se ti riesce le rivelerò quello che avevo in mente dirti a fine allenamento. Direi che è un buon incentivo per trasmettere anche i ricordi, no?

    Chiesi con un sorriso complice, se Zen avesse accettato mi sarei fatto leggermente in disparte per fargli creare una copia e, se l'avesse reputata valida, mi sarei allontanato leggermente con lei per conferire in segreto.

    Eccoci qua.

    Esordii modulando il tono di voce così che l'originale non mi sentisse, altrimenti avrei vanificato lo scopo del parlare solo al clone.

    Allora, come riassumere tutto quello che avevo in mente in poche parole così da non sprecare venti minuti di fiato nel caso i tuoi ricordi non vengano trasferiti al te principale? Forse potevo pensarci prima, ma vabbè sono uno a cui piace improvvisare.
    Se dovessi sintetizzare al massimo ti direi che voglio lasciare qualcosa in eredità a questa terra, una piccola parte di me a disposizione di tutti così che il mondo sia un posto leggermente più sicuro; parlando in termini più concreti voglio lasciare le mie conoscenze e la mia esperienza alle nuove generazioni, così che loro riescano dove io ho sempre fallito. Da soli si può diventare forti, ma assieme possiamo essere invincibili... oh mi piace questa! Mi raccomando impegnati con tutto te stesso per riportare indietro questi ricordi perché non credo di potermi inventare di sana pianta un'altra frase ad effetto del genere e un banale "vuoi diventare mio allievo" non è nel mio stile.


    Non restava che attendere, fiducioso e speranzoso, sia che la copia portasse il messaggio una volta sparita sia che l'Imana accettasse; avrei fatto un cenno al "vero" Zen per fargli capire che avevamo finito e poteva riassorbire il clone.

    Ma certo, riassorbire.

    Momento momento momento!

    Esclamai sperando non fosse troppo tardi.

    Cerca di non far solo sparire la copia, ma di riassorbire la sua essenza. So che non è facile da capire, non lo è manco da spiegare... comunque prova a fare l'opposto di quando crei un clone; anziché staccare una parte del tuo chakra stavolta pensa di riunirlo alla tua riserva principale. E speriamo funzioni...
     
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