Minore di tre

Mini-evento: la forza di uno

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    Demone incendiario

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    Come osi anche solo proporlo?!
    Non avevo mai visto Draig così arrabbiata, non con me, almeno. Ma non era solo quello, era offesa, quasi umiliata. Purtroppo c'era poco da fare, per quanto avessi studiato qualsiasi libro possibile, chiesto a chiunque conoscessi, tentato di tutto e di più, non ero riuscita a piegare la natura delle cose. Ero femmina, non potevo mettere incinta la mia donna. Ci avevo perso mesi dietro quel progetto, ma avevo dovuto cedere con un pugno di mosche in mano. E quando glielo avevo detto lei si era mostrata delusa e risentita. A quel punto avevo cercato alternative. Avevo suggerito l'adozione, ma lei la rifiutò. Non sarebbe stata la stessa cosa, non sarebbe stata davvero nostro figlio. Fu a quel punto che proposi che si facesse ingravidare da un maschio scelto da entrambe, una soluzione che non piaceva neanche a me. Avrei accettato senza problemi di essere madre di un bambino che non condivideva il mio sangue, del resto pochi mesi prima mi ero detta pronta ad essere genitrice del figlio che pensavamo sarebbe nato dalla violenza subita da Draig. Lei non prese bene la proposta, ne fu inorridita. Provai a calmarla, a spiegarle. Razionalmente capiva i miei sentimenti, ma non riusciva nemmeno a pensarci. Mi disse che doveva riflettere e si lanciò via di casa.
    Da quel giorno le cose cambiarono. Lei ripiombò in uno stato simile a quello in cui era i primi mesi dopo la violenza. Cupa, pensierosa, silenziosa. Non piangeva più, ma sembrava voler tenere a distanza chiunque, me compresa. Mi allontanò più volte e ne fui ferita terribilmente.
    Non ce la faccio più neanche a guardarti in faccia, Aiko. Non ce la faccio. Penso che sia finita tra noi.
    Non ero riuscita a curare il suo dolore, l'avevo solo lenito nei mesi precedenti e ora che era ritornato ero rimasta impotente a osservarlo mentre la divorava. E ora del suo amore non sembrava rimasto nulla.
    Quando lei mi disse quelle parole mi ritrovai paralizzata sul posto. Ferma, incapace di capire cosa dire, cosa fare. Non volevo accettarlo, ma non ero in grado di combattere. Lacrime fluirono come un fiume in piena, non potei oppormi. La cosa parve irritare lei, che invece aveva sempre detto di trovare le mie crisi di pianto a loro modo carine. Mi urlò contro con tutto il fiato che aveva in corpo, per la prima e unica volta nella nostra vita.
    VATTENE DA CASA MIA! ORA!!
    Mi trasferii di nuovo al Tempio, anche se solo come sistemazione temporanea. Provai in un'occasione a tornare a parlarle, ma non mi volle sentire, non mi volle vedere. Mi chiese anche scusa per quello, in fondo al cuore sapeva che mi stava trattando molto male. Alla fine non ce la feci più e quando Bajirio mi diede i voti fuggii dal Paese dell'Artiglio. Me ne andai nel Tè, trovai una casa a Port City e mi trasferii lì. Mi piaceva l'idea di aiutare nella ricostruzione, mi toglieva dalla mente quello che avevo perso.
    Trovai un accordo con le forze armate locali, imparai a combattere meglio, in maniera più decisiva. Lottai contro banditi e gentaglia affine, ne feci quasi un lavoro a tempo pieno. Non riuscii più a suonare, a vivere di musica, non mi aiutava a tenere lontani i ricordi. La mia casa discografica mi propose un accordo per un altro disco, ma l'ispirazione mi aveva abbandonato, non riuscii nemmeno a concludere i progetti artistici che avevo iniziato. Ogni tanto suonavo ancora, da sola, a casa, quando volevo farmi avvolgere dalla malinconia. Mi piaceva ancora, ma faceva troppo male e io non volevo stare male. E allora allenamenti, cacce a ricercati, missioni di protezione. Con le ricompense feci costruire un piccolo tempietto vicino Port City, cercai di diffondere un minimo il culto dei Sette in questo modo. Era un modo di fare penitenza per la mia fede non sempre perfetta, per i dubbi che il dolore aveva instillato nella mia mente. Non era una vita piena, sentivo che mancava qualcosa, ma quantomeno riuscivo a tirare avanti, anche grazie a quegli amici che mi stavano sempre accanto.
    Poi un giorno venne creato l'Esercito della Vita e il giorno stesso feci l'esame per entrare nel gruppo. Lo superai e da lì in poi mi gettai a capofitto in una battaglia dopo l'altra. Sempre più dure, sempre più pericolose, spingendomi sempre oltre. Mettevo la mia vita in gioco giorno dopo giorno, del resto l'unico senso che trovavo nella mia esistenza era difendere questo mondo dai non morti e da qualsiasi altro pericolo. Finché una mattina di tanti anni dopo trovai una lettera nella buca, con il nome di un mittente che conoscevo fin troppo bene.
    "20/08/228
    Cara Aiko,
    mi spiace contattarti così, all'improvviso, dopo tutto questo tempo. Non sono riuscita prima, non dopo quello che ti avevo fatto. Non credo che riuscirò mai a chiederti scusa dal vivo, l'idea di vederti mi terrorizza, ma sappi che mi pento del modo in cui ti ho trattata ogni giorno della mia vita. La persona che conoscevi è morta, purtroppo, sono riuscita a sopravvivere ma perdere te mi ha fatto perdere un pezzo importante di me e non tornerò più indietro. Non ne sono capace.
    Se ti scrivo oggi però è perché c'è una grossa novità. Avrei voluto dirtela di persona, ma so che non ci riuscirei. Ho una figlia, è nata il mese scorso. Ti scrivo di nascosto da suo padre, lui non capirebbe. Lui non capisce niente. Lei mi sta illuminando la vita, non so se riuscirò a essere una madre decente, con tutti i miei problemi, ma lei è la cosa di cui avevo più bisogno. L'ho chiamata Aiko. Ho voluto chiamarla così, era l'unico modo in cui poteva chiamarsi. Come l'unica persona che mi ha amata e conosciuta per davvero. Come l'unica persona che ho amato con tutta me stessa. Non so se capirai il senso del mio gesto, non sono sicura di averlo fatto neanch'io. Non so se riuscirai mai a perdonarmi, io non riesco a farlo. Ti prego di non venirmi a cercare, di non rispondermi. So che è assurdo, ma volevo che lo sapessi, però non sarei in grado di gestire un tuo ritorno. Mi manchi da morire, ma ci faremmo solo male entrambe e non è giusto, soprattutto per te.
    Tua per sempre,
    Draig."
    Lessi la missiva tutta di un fiato. Poi la lessi di nuovo e poi di nuovo ancora. Infine la piegai e la misi sul tavolo di casa mia. Non sapevo cosa provare, sentivo solo un grande buco al petto. Faceva male. Andai in bagno, per sciacquarmi la faccia e lì vidi il mio volto riflesso nello specchio. Anni di lotte mi avevano trasformata. I capelli poco curati e in buona parte imbiancati dal tempo, una grossa cicatrice mi percorreva da destra a sinistra, mentre altre più piccole sporcavano quella pelle che un tempo era stata liscia. Da quant'è che non mi guardavo? Chiusi gli occhi, per sfuggire a quella visione, ma un'altra mi apparve, ancora più terribile. Il mio volto, più giovane, insieme a quello di Draig, in una fotografia che avevamo fatto anni prima. Non fui più in grado di trattenere le lacrime. Da quanto tempo non piangevo? Un tempo era stata una delle mie più grandi debolezze, ma ora la soffocavo senza fatica. Non avevo più paura, non avevo più niente da perdere. Nascondere il dolore era semplice, allora. Mi asciugai le lacrime e tornai a indossare la maschera di fredda tenacia che mettevo su ogni giorno a lavoro e che lasciavo cadere solo con pochi amici stretti. Ora ero più determinata che mai a fare quello che facevo ogni giorno. Combattere per proteggere il mondo, quello di Draig e Aiko. E poco importava se non ero io la Aiko che stava con lei, ormai.


    Mi risvegliai di soprassalto, proprio mentre la me onirica usciva di casa. Mi misi seduta nel letto e mi guardai intorno, del tutto disorientata e con il cuore in gola. Nel buio della notte dovetti attivare una Piccola Stella Danzante, per vederci qualcosa. Draig era a letto, vicino a me. Aveva gli occhi chiusi e un'espressione rilassata, angelica. Poco più in là c'era una culla e aguzzando le orecchie sentii il respiro leggero della piccola Ryuko. Quella non era casa nostra, la esplorai per un po' con la sferetta di Vampa prima di ricordarmi. Eravamo in una locanda, nel Paese della Zanna. Ero in tour e la mia famiglia era con me. Venivamo giusto dalle date nel Fulmine e ci eravamo fermate per una notte, insieme alla band e a tutti gli altri, prima di raggiungere il Suono, dove avrei suonato ancora. Una volta che tutto mi tornò in mente cercai di capire cosa fosse successo. Era stato un sogno? Eppure era sembrato così vero, così forte. L'angoscia che avevo provato sembrava reale, il dolore...
    Mi alzai, con le gambe tremanti. Barcollai fino al bagno e mi lasciai cadere in un angolo. Piansi, senza alcun ritegno o dignità, pensando a tutto quello a cui eravamo scampate, a quanto avremmo sofferto. Quel sogno doveva essere uno dono dei Sette, un ammonimento. Ora avevamo gli anticorpi per sopravvivere, ma all'epoca la mancanza di una figlia ci avrebbe distrutte, avrebbe eroso e inaridito il nostro rapporto. Lo avevo sempre saputo, ma ora sentivo di averne la certezza. Me lo sarei tenuta per me, non volevo mettere altro peso su Draig.
    Una volta calmata feci evaporare le lacrime con la mia innata e tornai nella nostra stanza. Mi avvicinai alla culla, la trasportavamo sempre nei rotoli per potercela avere poi negli alberghi, raramente attrezzati per una bambina così piccola. Mi misi a guardare mia figlia, alla tenue luce di una nuova Maikohoshi. Era così bella e innocente, un vero e proprio dono degli Dei. Lei ci aveva salvate, venendo al mondo ci aveva fatto il regalo più grande che noi potessimo mai desiderare. Dovevamo proteggerla, dovevamo diventare le migliori madri possibili, per lei. Finora stavamo andando abbastanza bene, avevamo fatto errori ma eravamo state tutto sommato brave. Saremmo migliorate ancora, poco alla volta, saremmo rimaste per sempre una famiglia felice, era una promessa. Noi tre, per sempre insieme.
     
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    Re dei demoni

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    Da uno dei peggiori gironi dell'inferno!

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    La mancanza di qualcuno è la più forte presenza che si possa sentire. Questo sogno di una realtà così lontana e diversa, in cui l'assenza di una persona ha avuto un impatto profondo, lascia un'impronta indelebile in te e, sia che tu ricordi cosa hai visto sia che tu non ne abbia memoria, al tuo risveglio ti senti in qualche modo cresciuta.
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