Mille strade, una destinazione

Mini-evento: La forza di uno

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    Demone velatore

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    Un po' da qui e un po' da là

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    Resta nascosta qui dietro.
    La mise delicatamente a sedere premendole sulle spalle, adagiandola dietro un cespuglio piuttosto fitto mentre i grilli frinivano con una tetra melodia.
    Ho paura. Sono terrorizzata. Non ce la faremo mai.
    La giovane teneva la folta chioma vermiglia tra le mani, singhiozzando senza riuscire a fermarsi e tremando vistosamente, apparentemente inconsolabile. Erano riusciti in qualche modo a far perdere le loro tracce, dopo ore di inseguimento, ma entrambi sapevano che la loro sicurezza era sul filo di un rasoio. Il compagno sospirò, comprendendo come potesse sentirsi la rossa, e cercando di consolarla stringendole il capo contro il petto.
    Andrà tutto bene, devi solo rimanere calma e in silenzio. Usciremo da qui insieme. L'abbiamo sempre fatto.
    Bisbigliò qualcosa sul preparare il terreno e su delle trappole e si allontanò, lasciandola sola. Lei si rimise a piangere, ma più sommessamente, cercando di sopprimere anche il suono del naso con cui ogni tanto tirava su.
    Yuya non aveva mai amato il lavoro del ninja. Aveva intrapreso quella strada per le pressioni dei Chikamatsu, ma in cuor suo avrebbe voluto fare tutt'altro. La cioccolataia, ad esempio: adorava i dolci. Invece i suoi sogni erano stati troncati sul nascere da una famiglia che la detestava e ignorava ma che, contemporaneamente, cercava di mantenere il più stretto controllo possibile su ogni passo del suo cammino. Zeshin non aveva mai apertamente disapprovato la sua mancanza di indipendenza, ma lei sapeva che lui la comprendeva e avrebbe desiderato un futuro diverso per la sua sorellina. Purtroppo, quel futuro non si sarebbe mai realizzato. Era stata quindi costretta a prendere in mano le armi e mietere vite, più di quante potesse contare e avesse voluto, in nome di un Villaggio in cui aveva lentamente smesso di credere. Aveva utilizzato i metodi più disparati per sopprimere la pietà e l'empatia: prima finendo sotto l'ala di uno dei migliori sicari del mondo e diventando la sua allieva prediletta, poi avvicinandosi pericolosamente all'ideologia Chikamatsu, persino chiedendo l'aiuto di esperti in Genjutsu che pasticciassero con la sua memoria e i suoi sentimenti. Nessun rimedio era stato duraturo, però: era troppo emotiva per riuscire a fregarsene. All'esterno poteva sembrare diversamente, e lo dimostrava l'invito di una certa Makoto ad entrare negli ANBU, ma la sofferenza per ogni vita terminata prematuramente le faceva passare svariate notti in bianco, immerse nelle lacrime.
    Alla fine, lui le aveva chiesto di fuggire. Era evidente che non potesse più sopportare di vederla in quello stato, perciò le aveva proposto di partire e iniziare una nuova vita lontano da tutto e da tutti. Yuya pendeva dalle sue labbra e, nonostante qualche protesta iniziale, accettò di seguirlo. Lui era sempre stato lì per lei, forse era stato l'unico: l'avrebbe salvata da quell'inferno.
    Era successo la notte antecedente la loro fuga: qualcuno doveva aver parlato, perché si trovarono circondati da uno squadrone di Chikamatsu pronti ad ucciderli. Yuya avrebbe pianto anche loro, notti più avanti, mentre incideva con un'amara e profonda linea retta il coprifronte di Suna. Il loro viaggio era stato lungo, scomodo, faticoso. Avevano vissuto per un po' nel Fumo, poi si erano inoltrati nella Terra, attraversando tutte le terre settentrionali. I loro inseguitori non avevano la benché minima intenzione di demordere, però, e li raggiungevano ovunque: non contava quante precauzioni prendessero, quanto introvabile fosse il loro nascondiglio. Il Collo era sembrato loro l'unico rifugio praticabile, ormai. Si sapeva talmente poco su quel Paese che far perdere le loro tracce sarebbe risultato davvero elementare e probabilmente i Chikamatsu non avrebbero rischiato tanto a mandare i loro segugi fin laggiù. Evidentemente si erano sbagliati di nuovo perché erano stati attaccati non appena varcato il confine, ma stavolta avevano finalmente trovato un alleato. Lo chiamavano "il Conte" ed era una figura piuttosto importante all'interno della nazione, evidentemente. Furono i suoi servitori a salvarli dall'assalto e a invitarli presso il castello. Il Conte si era dimostrato particolarmente magnanimo e toccato dalla loro storia, aveva offerto loro protezione. Senza esitazione, avevano accettato, diventando di fatto parte della sua servitù. Lavorare per lui non era poi tanto diverso dal fare il ninja e questo lasciava uno strascico di disgusto e amarezza nei due ex Chikamatsu: ciononostante erano in debito con il loro Signore e in più, tutto sommato, non dovevano quasi mai usare la violenza. La media mensile degli omicidi che Yuya teneva a mente sin dalla sua prima volta si abbassò drasticamente e riuscirono a vivere serenamente per un paio d'anni, prima di avere l'ennesima riprova del pozzo senza fondo qual era l'odio del clan per i due fuggitivi.
    Erano tornati. Ancora. Nonostante tutto. Stavolta non ci sarebbero stati i servitori del Conte ad aiutarli: i due giovani erano ormai pienamente indipendenti nei loro spostamenti e proprio quel giorno erano stati mandati in una zona parecchio lontana e isolata rispetto al castello. Un agguato sorprese la loro carrozza poco dopo il tramonto e dopo una brevissima e confusionaria zuffa, Yuya e il suo compagno furono costretti a scappare. Di nuovo.
    Un fruscio l'avvisò del suo ritorno. Yuya si asciugò velocemente le lacrime, alzando finalmente lo sguardo verso la sagoma che andava avvicinandosi.
    Sei tornato? T-tutto bene?
    Il giovane dai lunghi capelli azzurri sistemati in una frangia che gli copriva la fronte si mosse avanti, a passo lento, con un'espressione totalmente intraducibile in viso. Yuya si alzò lentamente in piedi: non sembrava aver più motivo di nascondersi.
    Wao?
    Yuya.
    Non ci fu bisogno di altre parole. Il ragazzo estrasse una spada e sfrecciò in avanti, cercando di colpirla in pieno stomaco. Lei balzò indietro con leggiadria, atterrando sull'alto ramo di un albero senza emettere il minimo rumore. Aveva già assaggiato le sue infide lame, il suo fianco ne portava ancora la firma e lo stomaco ben ricordava i crampi del veleno di cui erano pregne. Aveva sempre avuto una cotta segreta per Waotaka, ma non era mai riuscita a dichiararsi. Lui era il Chikamatsu perfetto, mentre lei... una sciocca, codarda, debole. Non avrebbe mai meritato il suo amore ed era abbastanza certa che lui, comunque, non gliel'avrebbe mai concesso. Estrasse due kunai e puntò ai piedi: non poteva comunque ucciderlo, non con questa facilità. Lui schivò con qualche difficoltà e la invitò a fare sul serio, se non voleva che il suo compagno finisse ammazzato. Una provocazione bella e buona, ne era pienamente consapevole, ma sortì comunque un certo effetto su di lei. Il pensiero di perdere l'unica persona che le era stata a fianco nonostante tutto le fece sussultare il cuore e Wao approfittò di quell'esitazione per cercare di colpirla un'altra volta, pure lui con dei kunai. Yuya si destreggiò agilmente tra le fronde, cercando di percorrere il percorso più intricato possibile per attirarlo lontano senza essere presa. Capì che Wao non l'aveva seguita quando un ululato lungo e terribile si fece spazio nel silenzio più totale. Fece inversione immediatamente, correndo in direzione del suono pur mantenendosi sempre celata nell'oscurità.
    La luna splendeva alta nel cielo: bianca, gigantesca, piena. Il suo bagliore lattiginoso bagnava la radura di colori tenui, grigiastri, e proiettava lunghe ombre che disegnavano quasi delle fauci sul terreno. Il suo corpo era lì, al centro, riverso supino con una katana brillante piantata nel petto e tre figure ad osservarlo.
    NO!
    Intervenne Yuya con un grido che le bruciò la gola. Svolazzando nel manto nero come la pece si levò in un salto ampio, sovrumano, e con occhi iniettati di sangue e lacrime tempestò la radura di kunai, shuriken, coltelli e varie piccole lame. Diede fondo al suo arsenale pur di allontanare gli assalitori. Si fece così piazza pulita e atterrò al capezzale del grosso corpo muscoloso, ricoperto da una folta pelliccia che andava lentamente diradandosi, mossa delicatamente da una brezza leggera.
    No...
    Ripeté più piano, con voce tremante, osservando con terrore l'elsa della lama che trafiggeva l'unica persona con cui avesse davvero mai condiviso qualcosa. Argento. Avevano rubato armi all'Esercito della Vita? Forse si erano finti dei membri. Argento.
    Yu...ya?
    Il rantolo uscì debole e grottesco dal muso canino che stava, lentamente, deformandosi ripristinando l'aspetto iniziale dell'umano che soggiaceva alla bestia. Presa dal panico afferrò con entrambe le mani la spada, per estrarla dal corpo del giovane, ma le dovette ritrarre subito, sibilando di dolore. Non poteva toccare quella katana.
    Perdonami... Yu...ya.
    Sta' zitto. Devi stare zitto.
    Ringhiò con rabbia, frustrazione, terrore. Si guardava intorno nervosamente, sia per controllare che i Chikamatsu non si stessero avvicinando, sia per cercare un soccorso che non sarebbe mai arrivato. Un medico, aveva bisogno di un medico. Adesso.
    Non so...no rius...ito a prot...erti.
    Faticava sempre di più a parlare e i suoi occhi verdi erano sempre più spenti.
    Zitto! Devi stare zitto!
    Questa volta, urlò. Una goccia cadde sulla guancia del ragazzo che, tornando parzialmente in sé, poté vedere la rossa piangere come una bambina, quella che aveva sempre vissuto dentro di lei. In qualche modo, tutta la cattiveria con cui il clan aveva tentato di reprimere i sentimenti delle giovani leve non era stata abbastanza, non aveva piegato il piccolo cuoricino di Yuya. Con le ultime forze rimaste, il ragazzo si abbandonò ad un sorriso sereno.
    Ti voglio bene, Yuya. Sii felice.
    Riuscì a dire, prima di esalare il suo ultimo respiro.
    ZESHIN!
    L'urlo di dolore riecheggiò nelle foreste, ma non ci fu spazio per la tristezza, quella notte. I quattro assassini erano ancora nei paraggi e proprio ora avevano deciso di farsi nuovamente avanti, facendo piovere sui due fratelli un mare di armi da lancio. Yuya piroettò sul posto, innalzando un muro cilindrico di vento ascendente che bloccò le armi e sibilò, poi, con un verso del tutto inumano. Le ossa iniziarono a scrocchiare, i muscoli a tendersi e indolenzirsi. La figura di quella che un tempo era stata una semplice ragazza della Sabbia si fece più grossa, imponente, nerboruta. Un sottile strato di peluria iniziò a ricoprire la carne annerita, mentre le braccia si allungavano e da esse crescevano protuberanze lisce e aerodinamiche, lembi di pelle ampi che le avrebbero permesso di volare. Il muso si digrignò, mentre le orecchie presero una forma a punta e si fecero più grandi, così come crebbero i canini. Gli occhi, del loro classico colore verde smeraldo, non avevano più alcuna pupilla e assunsero un aspetto mostruoso. Il Conte aveva concesso loro il suo aiuto, ma non era stato totalmente disinteressato alla fine dei conti. I poteri che aveva donato loro erano stati certo parte della protezione che aveva offerto, ma allo stesso tempo rappresentavano una maledizione, che li aveva legati alla notte e, a filo doppio, al malefico potere del Conte stesso. Con l'ennesimo sibilo, Yuya si pose a protezione di suo fratello, a quattro zampe sopra il suo cadavere.
    Inizia la Notte della Caccia.
    Yuya era sempre stata buona. Non caritatevole, non priva di peccati, ma in cuor suo era sempre stata una brava persona. Nel suo petto, però, quella notte ribollivano solo odio e vendetta.
    Un solo, repentino balzo e fu Wao il primo ad andarsene. La testa staccata con un morso e il sangue a schizzare dal collo come una fontana a cielo aperto. Ben presto, però, non sarebbe più rimasta nessuna delle sue prede.

    A mancare è stato l'assassino di Zeshin. Non essendo mai morto, ha potuto crescere Yuya (e con Yuya), con tutte le conseguenze di cui sopra.
     
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    Re dei demoni

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    Da uno dei peggiori gironi dell'inferno!

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    La mancanza di qualcuno è la più forte presenza che si possa sentire. Questo sogno di una realtà così lontana e diversa, in cui l'assenza di una persona ha avuto un impatto profondo, lascia un'impronta indelebile in te e, sia che tu ricordi cosa hai visto sia che tu non ne abbia memoria, al tuo risveglio ti senti in qualche modo cresciuta.
    Ottieni 48 exp
     
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1 replies since 22/8/2019, 14:41   59 views
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