Nebbia anche domani

Mini-evento: La forza di uno

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    Demone perturbatore di anime

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    Salve, sono Kimimaro e sarò il vostro sensei.
    Drey osservò l'insegnante entrare in aula. Aveva lunghi capelli bianchi e degli strani segni sul volto, ma sembrava estremamente serio, con un portamento e dei movimenti controllati che facevano intuire che sapesse il fatto suo. Accanto a lui c'era un altro ragazzo, un konohano. Per la precisione uno Hyuga. Non aveva idea del perché ci fosse uno straniero da loro: che le accademie a Konoha fossero piene? Oppure era un elemento problematico ed era stato sbattuto fuori da lì? Ad ogni modo non aveva importanza: in quanto Hyuga era uno dei suoi obiettivi. Avrebbe dimostrato al suo sensei che anche un ninja nato da una famiglia umile sarebbe potuto diventare un valido ninja.
    -
    Due settimane dopo terminarono le lezioni e si dovette preparare per l'esame genin. Si sarebbe tenuto nel campo d'addestramento numero nove, alle dieci e mezza di mattina. Tirava vento ed il cielo era oscurato dalle nuvole, clima tipico di Kiri a cui Drey era abituato. Il vento gelido gli sferzò il volto quando aprì la porta di casa. Procedette a passo incerto verso il luogo dell'esame, insicuro su ciò che lo avrebbe atteso. Era eccitato ed al contempo nervoso come non lo era mai stato prima.
    Salve Drey. Spero tu sia pronto per questo esame.
    Kimimaro lo stava aspettando al centro dell'arena. Aveva un'aria cupa in volto, il che era strano. All'accademia era sempre stato severo, ma non aveva mai mancato di sorridere. Neanche quando lo sgridava perché si distraeva.
    Maestro, c'è qualcosa che non va?
    Chiese Drey visibilmente preoccupato. Kimimaro non rispose e si estrasse un'osso dalla clavicola. Dall'aspetto sembrava molto appuntito e pericoloso. Il ragazzo conosceva per fama l'innata del suo insegnante, ma non gliel'aveva mai vista usare dal vivo. Era disgustoso, ma l'ansia e la paura prevalerono su quel sentimento e lo misero in allerta.
    Il tuo esame inizia adesso.
    Kimimaro partì all'attacco con un affondo che Drey riuscì ad evitare per un soffio scansandosi di lato. Era chiaro che si stava trattenendo, ma giusto lo stretto indispensabile perché fosse uno scontro alla pari. Scattò in modo da mettere distanza tra sé ed il sensei, mentre Kimimaro si limitò a riprendere lentamente una posizione di guardia. Sarebbe stato uno scontro duro, si poteva capire dallo sguardo apatico del Kaguya.
    Senza pensarci oltre compose una breve serie di sigilli, evocò due copie e tentò l'attacco più coordinato che gli venne in mente in quel momento. L'unica era provarci con tutto se stesso.
    -
    Tieni. Questo è tuo.
    Drey sentì il peso del coprifronte colpire il suo petto. Era a terra, esausto e con qualche lieve ferita, ma in qualche modo era riuscito a resistere abbastanza a lungo. Prese stancamente il coprifronte con la mano destra e lo sollevò sopra di sé.
    Abbiamo ricevuto notizia oggi che un nostro jonin è morto in missione poco tempo fa.
    A Drey scivolò il coprifronte dalla mano e gli piovve in faccia, provocandogli un istante di panico. Tirò su la schiena e si mise seduto a terra, riafferrando il coprifronte con entrambe le mani.
    Quel giorno avrebbe dovuto essere il tuo sensei, ma venne riassegnato il giorno prima. Durante la missione ha avuto un malore nel momento peggiore ed è stato ucciso. Se fosse stato all'accademia sarebbe ancora vivo.
    Continuò Kimimaro, mentre Drey si legava orgogliosamente il coprifronte al collo. Il neogenin non capiva dove il suo maestro volesse andare a parare. Si sentiva responsabile? Voleva far sentire lui colpevole in qualche modo? Voleva solo sfogarsi? Non comprendeva perché glielo stesse raccontando proprio in quel momento.
    La missione è andata a rotoli, non è stato l'unico a morire quel giorno. Kiri si è ritrovata improvvisamente in difficoltà. Fai del tuo meglio per proteggere la tua nazione ed i tuoi compagni, Drey. Dipendiamo gli uni dagli altri, non dimenticarlo mai.
    Drey osservò lo sguardo del suo maestro. Era per quello che gli stava dicendo quelle parole? Per senso di responsabilità?
    Certo maestro. La ringrazio. Le prometto che diventerò il miglior ninja di Kiri!
    Kimimaro iniziò ad allontanarsi dal campo mentre Drey cercava ancora di riprendere fiato.
    Maestro... il Jonin, come si chiamava?
    Il Kaguya si fermò e voltò la testa leggermente.
    Il suo nome era Zabuza Momochi. I funerali avranno luogo tra due giorni.



    210
    Non era riuscito ad impedire a Bokuda di scappare. Di nuovo. Aveva pattugliato i confini più volte, aveva ampliato fino al suo limite massimo il proprio senso percettivo, aveva fatto letteralmente di tutto, ma non era riuscito a trovarlo. Tutto per colpa di Jack che lo aveva ostacolato con quella dannata nebbia. Era corso dal Mizukage ad avvisarlo per tutta risposta il Kaguya era scappato da Kiri quella notte stessa. Era sicuro che fosse in combutta con quello Hyuga e questo gli fece salire una rabbia incredibile. Si era fidato, si era fidato ciecamente di entrambi nonostante avesse avuto le avvisaglie che nessuno dei due era un ninja fidato. Era stato stupido, ingenuo. Già l'anno precedente aveva perso il maestro Kimimaro, diventato un traditore all'improvviso per seguire le smanie di grandezza di quell'Uchiha. Drey era rimasto solo. L'unica persona di cui si fidava ancora era Ashel, la ninja di Konoha. Provava dei sentimenti per lei, forse gli unici sentimenti positivi che riusciva a provare in quel periodo. Avevano anche svolto una missione insieme non molto tempo prima, anche se non era andata proprio a buon fine. Gli sarebbe piaciuto servire lo stesso paese insieme a lei, ma non era possibile: Drey aveva promesso al suo maestro che sarebbe diventato il soldato migliore dell'esercito del Mizukage ed aveva intenzione di mantenere la promessa, anche se la persona a cui l'aveva fatta non faceva più parte di quell'esercito. L'anno precedente aveva sostenuto l'esame chuunin con successo nonostante il tradimento di Kimimaro ed aveva intenzione di passare al grado successivo nel giro di massimo due anni. O almeno quello era il piano originale: dato il tradimento di un altro elemento dell'élite del Mizukage era probabile che avrebbero cercato nuove risorse tra i ranghi più bassi. Per lui era un'occasione non da poco per diventare un Jonin, avrebbe accettato qualsiasi incarico gli avessero propinato pur di fare una buona impressione agli occhi del Kage.


    211
    Yuki era un posto persino più freddo di Kiri, il che era difficile stando all'esperienza del neo Jonin. Doveva coordinare una squadra mista di ninja kiriani e suniani, cosa nuova per lui, in mezzo ad una tormenta di neve in un paese ostile. Gli consegnarono una cartina abbastanza completa ed il suo senso percettivo completava le informazioni che gli forniva, sembrava una missione semplice. Sarebbe dovuto esserlo.
    Quando incontrò quella donna mostruosa riuscì a malapena a mettere in salvo i suoi sottoposti prima che la sua tecnica li raggiungesse. La sua forza mostruosa era coronata non solo dai suoi quattro arti supplementari, ma anche dalla gigantesca mannaia che impugnava con tre delle sue sei mani. Drey aveva sentito parlare di quella lama solo nei racconti dei ninja di Kiri più anziani che la descrivevano come una delle sette armi leggendarie del loro paese.
    La mannaia tagliateste di Momochi Zabuza.
    Sibilò tra sé e sé mentre i suoi sottoposti osservavano impietriti la scena. Aveva deciso che quell'arma andava restituita al legittimo proprietario, ma al tempo stesso non poteva lasciare che i ninja sotto di lui corressero inutili rischi. Inoltre il senso percettivo lo stava avvisando che non sarebbero rimasti soli molto a lungo.
    Iniziate la ritirata. Io vi raggiungerò tra poco. Stanno arrivando nemici da tutte le direzioni, createvi un varco. Io lo sfrutterò non appena avrò schiacciato questo ragnetto.
    -
    Il combattimento era durato più del previsto. La donna non aveva solo una forza spaventosa, sei braccia ed un'arma leggendaria, ma anche un incredibile assortimento di tecniche culminato con un rasengan che aveva quasi distrutto una spalla al Farset. Era vivo per miracolo ed aveva il braccio sinistro fuori uso, ma adesso stringeva tra le mani la tagliatesta di quello che avrebbe dovuto essere il suo vero sensei. Un maestro che non lo avrebbe tradito se ne avesse avuto l'occasione. Un superiore di cui avrebbe potuto fidarsi e che finalmente, dopo tre lunghi anni, aveva finalmente ottenuto la sua vendetta. Se ci fosse stato lui al suo fianco al posto di quei Kaguya traditori le cose sarebbero andate diversamente, di sicuro. Non sarebbe rimasto solo, avrebbe sempre avuto qualcuno al suo fianco.
    Si voltò nella direzione in cui erano fuggiti i suoi sottoposti. Il loro chakra era debole, ma erano riusciti ad aprirsi un varco nell'esercito nemico. Era abbastanza sicuro, data la velocità della loro ritirata, che almeno uno di loro avesse ricevuto delle ferite abbastanza gravi, ma probabilmente se la sarebbero cavate. Evocò un'aquila, una abbastanza grande da sostenere sia lui che la tagliateste, e si diresse verso di loro.
    Terminata la missione incredibilmente erano tutti vivi. Feriti, malconci, necessitanti di cure, ma vivi. Drey riconsegnò al Mizukage la tagliateste, ma questo la rifiutò, lasciandogliela e sancendo il suo ingresso nel gruppo degli spadaccini della nebbia. Per il Farset fu un duplice onore: non solo stava venendo ammesso tra i sette ninja possessori di una spada leggendaria, ma era diventato l'erede spirituale di colui che per tutti quegli anni aveva idealizzato come il più grandi ninja di Kiri e che era stato per lui un punto di riferimento fisso ed indissolubile. Così, almeno, lo aveva descritto Kimimaro.
    Da quando aveva saputo che anche Ashel aveva tradito Konoha la sua psiche era diventata instabile ed il suo senso si appartenenza a Kiri si era fatta sempre più forte. Persino lei, che era l'ultima persona di cui si fidava davvero, aveva tradito i propri ideali e si era unita a Jack Kaguya, che secondo le voci aveva persino ottenuto la forza di un cercoterio. Drey adesso era davvero solo; i suoi sentimenti erano stati calpestati ed il suo cuore era arido come un deserto ed incapace di provare empatia. Solo i suoi doveri di ninja avevano importanza ai suoi occhi. Ed ora non si sentiva più solo, aveva qualcosa con sé che gli permetteva di vedere con ancora più chiarezza quali erano i suoi doveri, un'arma che gli permetteva di ricordasi sempre che nonostante fosse stato abbandonato da tutti c'era qualcuno che sarebbe rimasto sempre con lui.
    Adesso rimarrai sempre al mio fianco.


    212
    Drey non sapeva cosa aveva fatto Madayoshi, l'hokage o il mizukage, non sapeva proprio niente. Ed in realtà non gli importava: qualsiasi minaccia per il villaggio andava eliminata. Davanti a lui c'era l'Hachibi, accanto a lui Jack Kaguya. Entrambi suoi nemici, ma in quel momento dovette dare priorità alla minaccia più grande. Oltre a Jack erano presenti anche Senshide ed il Mizukage: loro avrebbero cercato di mettere a cuccia li demone mentre a Madayoshi avrebbe pensato la squadra composta dai ninja di Konoha e Suna. Non conosceva nessuno di loro se non la Hokage di nome. La presenza di rilievo maggiore accanto a lei era una suniana dai lunghi capelli neri e con una maschera da Anbu sul volto, ma non sapeva chi potesse essere. Non era mai stato a Suna né tanto meno aveva avuto a che fare con ninja suniani al di fuori delle guerre combattute insieme.
    La battaglia contro il demone fu devastante: avevano preparato una trappola attraverso una speciale tecnica doton, ma aveva solo rallentato di poco i movimenti dell'Hachibi. Si ridussero allo stremo delle forze per riuscire a sottometterlo nonostante pure Jack fosse una forza portante e Senshide possedesse l'odiato sharingan. Drey dal canto suo non aveva ancora imparato a padroneggiare alla perfezione la tagliateste dopo meno di un anno di allenamento; recise un tentacolo del demone, ma non fu sufficiente ad arrestarne l'avanzata. Quando finalmente la battaglia sembrava giunta al termine proruppe una nuova minaccia, un ninja mascherato che Drey non aveva mai visto né percepito prima accompagnato da un gruppo di mukenin. Non capì di preciso cosa stava accadendo, ma il suo senso percettivo esplose nel momento in cui sopraggiunse anche Madayoshi e l'Hachibi parve esplodere in un'esplosione di luce. Drey si riparò dietro la mannaia gigante, ma la luce fu talmente intensa che si ritrovò costretto a chiudere gli occhi. Quando li riaprì si trovava in una terra arida e senza vita insieme ai ninja con cui aveva combattuto fino a quel momento.
    Siamo morti?
    La domanda parve ottenere subito una risposta in quanto la battaglia riprese ad un ritmo serrato, ma questa volta contro i mukenin che avevano interrotto il loro scontro.
    -
    Il nome di Emeril gli era nuovo. Non avrebbe potuto in ogni caso dato che Konoha ne aveva segretato l'esistenza. Pareva che ci fosse lui dietro le ultime guerre; o almeno alcune delle ultime guerre. Un pazzo con un desiderio irrealizzabile aveva causato migliaia di morti solo per perseguire il suo assurdo sogno. Era una cosa totalmente inconcepibile per lui. Come se non bastasse il mizukage aveva accettato di far tornare Jack a Kiri dopo il suo tradimento, cosa a cui Drey si oppose fermamente. Aveva passato gli ultimi tre anni a dargli la caccia, non poteva tollerare il fatto che un traditore fosse tornato a casa così, tranquillamente, solo perché stava riportando una forza strategica come un cercoterio. Suigetsu tuttavia fu inamovibile su questo punto e costrinse Drey ad accettare la cosa suo malgrado.
    -
    Fu in quell'anno che Drey costrinse il fratello, ormai grande a sufficienza, ad iscriversi all'accademia ninja. Era gracilino, timido ed insicuro all'epoca, ma ne avrebbe fatto un ninja, ne era certo. Lo prese come suo allievo e fu un insegnante più severo di qualunque altro si fosse mai visto a Kiri. Voleva renderlo parte della sua squadra ed avere qualcuno che non fosse solo sangue del suo sangue, ma anche allenato e plasmato per essere il suo soldato perfetto. Col tempo lo avrebbe trasformato in una sua copia perfetta. Aveva ancora dei nomi da spuntare nella sua lista di traditori di cui vendicarsi ed avere suo fratello dalla sua parte lo avrebbe aiutato a raggiungere il suo obiettivo.



    215
    Erano passati tre anni da quando aveva inserito il fratello nella sua squadra. Non era mai riuscito a rintracciare Bokuda né gli altri traditori; Kimimaro sembrava sparito insieme al verme foglioso con cui era scappato, mentre Ashel aveva fatto avere sue notizie solo una volta con una lettera macchiata di sangue, dopodiché anche lei era scomparsa nell'oblio. L'unico che sapeva sicuramente vivo era lo Hyuga dato che aveva scoperto a cose fatte che aveva dato il suo contributo durante la guerra di Madayoshi, anche se quel giorno Drey non aveva avuto modo di trovarlo. Sospettava che Jack ne sapesse qualcosa, ma in qualsiasi modo provasse a chiederglielo svicolava la domanda. Senshide, dal canto suo, non sembrava interessato alla questione. Drey si chiedeva spesso cosa passasse per la testa dell'Uchiha, ma aveva perso da tempo la speranza di capire i ragionamenti di un appartenente a quella casata, bollandoli tutti come pazzi.
    -
    Esplose all'improvviso. Un'enorme deflagrazione, come se fosse stata piazzata la più grande cartabomba mai creata esattamente nelle fondamenta del palazzo. Ci vollero pochi secondi perché l'edificio simbolo di Kiri scomparisse avvolto dal fumo e si riducesse in un cumulo di detriti e corpi. Quel giorno nel palazzo c'erano Drey e Gin, oltre che Suigetsu ed un discreto numero di sue guardie. Drey fece appena in tempo a vedere lo sguardo confuso del fratello prima che un enorme pezzo del soffitto si staccasse e gli piombasse addosso. Provò a scattare verso di lui per spingerlo via, ma il pavimento sotto i suoi piedi lo tradì, facendolo sprofondare al piano di sotto prima che potesse muoversi. Nelle sue orecchie riecheggiò il suono disgustoso del corpo del fratello che veniva ridotto in poltiglia, un suono che lo avrebbe accompagnato per il resto dei suoi giorni.
    Si salvò per miracolo, proteggendosi con ogni sorta di jutsu difensivo conoscesse. Sapeva come uscire vivo da praticamente qualsiasi situazione, ma persino lui ebbe difficoltà quel giorno. L'armatura raiton venne sfondata facilmente, mentre i muri d'acqua, evocati compulsivamente resistettero giusto il tempo di proiettarsi fuori dall'edificio attraverso uno spiraglio ed evocare un'aquila prima di schiantarsi al suolo. Sehar lo depositò a terra, dove vomitò in preda agli spasmi. Davanti ai suoi occhi continuava a ripetersi l'immagine del fratello che lo guardava come ad implorare aiuto, ancora e ancora. E quel suono, quel suono orribile che non smetteva di assordarlo più di quanto non fosse riuscito a fare il rombo di un intero edificio che sprofonda dentro se stesso.
    Non appena il crollo terminò fu il primo a mettersi alla ricerca della causa, preso da un'ira che non aveva mai conosciuto prima. E la trovò. Seppellito sotto strati e strati di macerie c'era lui, il Kaguya senza innata, colui che aveva causato quel disastro e la morte di Gin. Era ancora vivo, respirava. Sembrava aggrappato alla vita come una zecca, un parassita che non voleva saperne di morire. Drey era arrivato primo ed era l'unico ad averlo visto così.
    Successivamente avrebbe raccontato di averlo visto morire per le ferite provocate dallo schianto.
    Quando scoppiò la guerra Kiri era ormai troppo a pezzi per parteciparvi attivamente, finendo per rimanere isolata dal resto del mondo.


    216
    Drey aveva rinunciato alla possibilità di ricoprire il ruolo di kage ancora prima che potesse passare per l'anticamera del cervello di chiunque fosse al comando in quel momento, lasciando che fosse Senshide ad assumersi quell'onere. Certo, non era un'idea geniale mettere il paese nelle mani di un ex mukenin, ma in fondo aveva dimostrato ampiamente di essere meritevole di fiducia da quando era tornato a Kiri ed in ogni caso Drey non voleva saperne. Aveva perso suo fratello a causa di un errore sconsiderato di Suigetsu nonostante gli avesse ripetuto più volte che la presenza di Jack a Kiri fosse un pericolo e non era mai stato ascoltato, non aveva più intenzione di assumersi responsabilità nei confronti di nessuno. Gradualmente un unico pensiero iniziò ad invadergli la mente: se Jack era riuscito ad ottenere un demone perché non lui? Dopotutto erano solo ammassi di chakra e non era neanche detto che fossero realmente senzienti, se davvero ce n'erano altri là fuori, perché non trovarli ed usarli? Jack ne aveva trovato uno ed aveva sovvertito gli equilibri mondiali senza neanche capire cosa stava facendo, Drey avrebbe potuto farlo con cognizione di causa. O almeno questo era ciò che pensava.
    Partì alla ricerca di più informazioni ed il suo viaggio lo portò nei pressi di Taki, nella casa sperduta di Maka. La donna non volle dargli le informazioni che stava cercando e tra i due scaturì uno scontro. La donna era incredibilmente forte nonostante l'età, ma Drey era più giovane ed aveva più energie. Se l'avesse affrontata con venti anni in meno probabilmente non avrebbe avuto la meglio, ma il colpo decisivo arrivò quando gli rimbalzò contro il suo stesso Kirin con un pugno. Alla fine ebbe le informazioni per cui era arrivato lì, anche se fu costretto a mettere a tacere la vecchia per non rischiare complicazioni diplomatiche. Non era la prima volta che uccideva qualcuno, ma era la prima volta che lo faceva per fini personali senza che gli fosse imposto da una missione o da cause di forza maggiore. E la cosa gli piacque.


    217
    Il nanabi era stato più difficile da scovare di quanto pensasse. Aveva svolto delle accurate indagini prima di provare un contatto diretto ed aveva scoperto che si era circondato da una strana setta religiosa con dei fanatici che lo veneravano come fosse una sorta di divinità. Facevano i turni di guardia ed avevano creato una sorta di gigantesca area di annullamento nella quale non riusciva ad utilizzare il senso percettivo, anche se aveva scoperto facilmente il trucco: sarebbe bastato distruggere gli oggetti che delimitavano la zona per distruggere la loro zona protetta. Dato che gli adepti del nanabi si spostavano di frequente e si scambiavano di postazione Drey era riuscito a tracciare i turni e le posizioni giorno per giorno. Era stato un lavoro di oltre due mesi in cui aveva fatto di tutto per non farsi scoprire. Aveva persino elaborato una nuova tecnica che gli permettesse di modificare la percezione di sé in modo da essere ogni giorno una persona nuova in senso quasi letterale.
    Il primo fu Jakub. Tramite un paio di prove aveva scoperto che era l'unico sensitivo del gruppo ed aveva deciso che, se voleva tentare un attacco diretto, doveva essere fuori dai giochi il prima possibile. Aveva aspettato che fosse da solo fuori dall'isola per attaccarlo, evento che capitava molto di rado. L'attacco fu rapido, un solo fendente mirato al massimo della velocità partito da un punto cieco nascondendo la propria presenza. Aveva portato il cadavere il mare, molto a largo, e lo aveva legato ad un masso in modo che non riemergesse finché i pesci non lo avessero divorato. Conservò tuttavia la sua testa: sarebbe stata un'esca molto macabra che avrebbe fatto al suo caso.
    Sami era stata il suo secondo obiettivo. Inizialmente aveva mirato a Nìkola che, essendo straniero, aveva ipotizzato essere quello più distaccato dal gruppo. Tuttavia aveva scoperto che gli appartenenti alla setta erano molto legati tra loro e Sami gli dava l'idea di essere molto più pericolosa: non era giovane ma ne aveva l'aspetto e questo voleva dire che univa la forza di un corpo giovane con l'esperienza di un veterano. O almeno questa fu la sua valutazione. Aveva ucciso Jakub da un giorno ormai ed aveva paura che gli adepti potessero sospettare qualcosa, quindi scelse il primo momento utile. Sami si trovava all'interno dell'area di annullamento, più o meno verso il confine, quindi nessuno avrebbe percepito la sua presenza. Drey aveva scoperto che gli adepti avevano uno speciale sistema di comunicazione basato su degli impulsi di chakra, anche se non era riuscito a decodificarlo, quindi sapeva che doveva eliminarla prima che riuscisse a comunicare con qualcuno degli altri adepti. La tecnica che utilizzò fu la stessa, ma con meno precauzioni dato che si trovavano nella zona di annullamento ed ottenne lo stesso risultato con la stessa efficacia.
    Ayato e Ryan riuscì ad eliminarli insieme. Si erano esposti troppo nella loro ricerca degli adepti scomparsi ed avevano reagito troppo emotivamente quando Drey gli aveva fatto trovare le loro teste. Un'occasione servita su un piatto d'argento.
    Nikola fu più difficile da far cadere in trappola dato che ormai tutto il gruppo era in allarme, ma né lui né Gareth si aspettavano un attacco diretto al tempio in pieno giorno. Soprattutto perché quell'attacco fu portato da una copia confusa tra la folla che esplose non appena si fu avvicinata abbastanza. Ormai ci provava gusto in quella carneficina, non si sarebbe fermato finché non avesse raggiunto il suo obiettivo.
    Erano rimasti solo il Nanabi e Mafuyu. Drey aveva già preparato l'arena per l'ultimo scontro. Le sue copie avevano piazzato delle cartabombe nei punti cardine della zona di annullamento, gli fu sufficiente farle detonare per distruggere quella tecnica anti-sensitivo. Per quanto il Nanabi si fosse nascosto in profondità nella foresta un demone rimaneva un demone e non sarebbe stato affatto difficile né trovarlo né attaccarlo di sorpresa, soprattutto ora che le sue guardie del corpo erano praticamente tutte morte. Il senso percettivo lo avvisò di quella montagna di chakra a quasi un chilometro di distanza, mentre si avvicinava rapido e silenzioso. Localizzò rapidamente Mafuyu accanto a lui e non appena fu a portata le lanciò la tagliateste, mirando a falciarla di netto. Come si aspettava il Nanabi la difese da quel primo assalto anche a costo di ferirsi, confermando l'ipotesi di Drey: se avesse mirato a Mafuyu il Nanabi sarebbe stato troppo intento a proteggerla per fare altro; inoltre con lei lì vicino non avrebbe potuto usare attacchi troppo ampi per paura di colpire anche lei. Non a caso aveva deciso di lasciare per ultima l'adepta che le sembrava più fragile.
    Aveva creato tre copie con le quali eseguiva attacchi in sequenza per non lasciargli il tempo di respirare. La tagliateste era l'arma perfetta per il suo stile di combattimento: la sua abilità non replicabile era puramente difensiva e non gli importava che le armi delle copie potessero rompersi. Si era rifornito con una scorta di tonici pari quasi al suo stesso chakra, per cui non aveva neanche paura di finire a secco. Continuò a tempestare il Nanabi e Mafuyu finché non riuscì a sfruttare un varco nelle loro difese, colpendo a morte la ragazza. Il Nanabi urlò, od emise un verso simile ad un urlo, Drey non aveva ancora capito se quel mostro potesse effettivamente parlare. Nel momento di distrazione dato dal dolore una sua copia riuscì a colpirlo esattamente in mezzo alla schiena con la mannaia; subito dopo il colpo fu accompagnato da un'altra copia che a sua volta lo colpì nello stesso punto con forza ed i due attacchi costrinsero il Nanabi a terra, dove venne immobilizzato.


    218
    Orochiyu era morta, finalmente. Aveva cercato di distruggere Konoha con una strana creatura mostruosa, ma qualcuno l'aveva fermata. Da quello che aveva capito dei ninja di Suna, tra cui la forza portante del tasso, erano riusciti ad uccidere l'arma finale della serpe. Kiri aveva mandato un paio di ninja nel Paese del The per capire cosa stava succedendo, ma erano arrivati troppo tardi: avevano trovato solo una città completamente rasa al suolo ed una montagna di cadaveri. Drey, dal canto suo, aveva passato l'anno precedente a cercare di controllare il demone che si era sigillato nel ventre, ma con scarsi risultati. Aveva scoperto con estremo disappunto che il sigillo che aveva usato, nonostante fosse il più potente che fosse riuscito a trovare, non era abbastanza per assoggettare completamente il demone contro la sua volontà. Riusciva a liberarne il potere solo per un breve periodo prima di doverlo sopprimere per impedirgli di liberarsi. E la cosa non sembrava poter migliorare col tempo dato che il Nanabi desiderava ardentemente la sua morte notte e giorno senza riposo. Come biasimarlo d'altronde, gli aveva letteralmente sterminato la famiglia. Si sarebbe fatto bastare quello che riusciva ad estrarre da lui, forse un giorno avrebbe scoperto un modo per ottenere di più da lui, un sigillo più vincolante. Aveva tutto il tempo del mondo per scoprire come ottenere più potere, ed ora che aveva la tagliateste ed un demone al suo servizio si sentiva inarrestabile.



    219
    Drey si svegliò in preda al panico. Si guardò attorno: si era addormentato sul divano, come al solito. Nell'aria c'era un buon profumo, segno che probabilmente era pronta la colazione. O il pranzo. O la cena. Non aveva idea di che ora fosse. Si guardò: pelo nero, quattro zampe, coda che ogni tanto si muoveva per scacciare gli insetti. Sull'altro lato del divano Anya leggeva un libro con una grossa faccia di leone stampata in copertina. Dal titolo sembrava che il libro parlasse di una strega che teneva un leone di nome Narnia dentro il suo armadio, ma Drey, ancora in dormiveglia, non era sicuro di aver interpretato correttamente il titolo. La ragazza si girò a guardarlo, il suo sguardo era preoccupato.
    Che succede Drey?
    Il gatto si rese conto di stare ansimando, aveva il pelo irto ed il cuore che batteva a mille. Era terrorizzato.
    Credo... di aver sognato di essere diventato Zabuza.
    Anya lo guardò confusa.
    Chi? Quello immortale? No, quello è Hide... non ricordo di Zabuza, me ne avevi parlato?
    È... era... un pazzo psicopatico di Kiri. In realtà non so se è vivo. Era il mio sensei.
    Questo spiega tante cose. E cosa facevi?
    Avevo... tipo... ucciso un sacco di gente a caso. E causato la morte di altra gente a caso.
    Ah, quindi non era poi così diverso.
    Disse Anya tornando a leggere.
    No intendo davvero a caso, non come al laboratorio. Tu non hai conosciuto Zabuza, era uno psicopatico assassino!
    Te l'avevo detto di non mangiare l'erba gatta prima di dormire. Scemo.
    ...mi sa che hai ragione.
    Drey rimise giù la testa e rallentò il respiro, tranquillizzandosi. Era contento che quello fosse stato solo un sogno, la sua vita gli piaceva così com'era. Anya allungò la mano distrattamente accarezzandogli leggermente il pelo ancora scompigliato ed il gatto lasciò che glielo lisciasse.
     
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    Re dei demoni

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    La mancanza di qualcuno è la più forte presenza che si possa sentire. Questo sogno di una realtà così lontana e diversa, in cui l'assenza di una persona ha avuto un impatto profondo, lascia un'impronta indelebile in te e, sia che tu ricordi cosa hai visto sia che tu non ne abbia memoria, al tuo risveglio ti senti in qualche modo cresciuto.
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