Per l'eternità...Mini-Evento: La forza di uno

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    Il sogno è immediatamente successivo a QUESTA giocata.

    Per l'eternità...



    Paese del Fulmine, Kumo
    15 Agosto 198


    Era stata una giornata difficile per Kaiji Kuga. Per un tipo come lui era impensabile rimanere chiuso in una sala d’aspetto per tutto quel tempo. Certo, era sicuro che Saeko se la stesse passando peggio con tutta la storia della creatura che avrebbe dovuto sfondare la sua… per poi uscire… no, non ci voleva pensare. Non aveva abbastanza stomaco da sopportare quel pensiero, figuriamoci di essere al posto della sua compagna.
    Quando si erano accorti del fatto che fosse rimasta incinta era stato un momento molto particolare per la coppia. Non si frequentavano da tanto, inoltre lui era un Chuunin di Oto e lei una civile di Kumo. Non riusciva a vedere un futuro che potesse in qualche modo avvicinarli. Avrebbero continuato ad incontrarsi e scambiarsi effusioni intime, ma nient’altro. Sapeva benissimo come Saeko provasse i suoi stessi sentimenti. Era stato un colpo di fulmine, un’attrazione inarrestabile alla quale non era riuscito a sottrarsi. Da quando aveva incontrato gli occhi chiari della donna non era più riuscito ad immaginare di specchiarsi in altri. Non avrebbe mai desiderato nessun’altra, ma questo non significava che fossero costretti a vivere insieme. C’era un’antica leggenda nel suo clan che parlava di questo tipo di amore improvviso quanto difficile. A quanto pare ne era caduto vittima anche lui.
    Erano dei fondamenti chiari e precisi per due adulti responsabili, almeno fino a quando non era comparsa quella piccola vita nel grembo di Saeko. Okay, non è che era spuntata a caso, diciamo che era Kaiji ad avercela messa… o qualcosa del genere. Non era molto bravo nella teoria, era la sua donna quella intelligente! Dunque dicevamo… un piano del genere non era attuabile con l’entrata in scena del bambino, tuttavia nessuno dei due, neanche per un momento, aveva mai pensato alla possibilità dell’aborto. Quello era pur sempre il frutto del loro amore, per quanto strano e particolare.
    - Kuga-san!- la porta si era improvvisamente aperta ed un ragazzo piuttosto giovane si era levato una mascherina, facendogli segno di avvicinarsi. Kaiji si era irrigidito e quando aveva provato a fare qualche passo in quella direzione gli erano quasi cedute le ginocchia. Aveva fatto un respiro profondo ed aveva infine camminato con decisione. Non era il momento di fare il fifone o di darsela a gambe. Senza dire una parola si era lasciato guidare da quel giovanotto, accettando le sue indicazioni anche riguardo al tipo di comportamento da tenere. Doveva farlo per Saeko, doveva farlo per…
    - Oddio… ma sembra un fagiolino!- aveva detto con le lacrime agli occhi.
    Saeko era stesa su un letto, aveva il volto pallido e stanco. Era proprio l’aria di chi non dormiva da giorni, cosa che in effetti era vera. Ricordava che fosse mai stata così bella. Al petto stringeva una creaturina piccolissima, intenta a dormire con tutte le proprie forze. Aveva qualche ciuffetto di peli scuri sulla sommità del capo ed il suo visetto era tutto rugoso.
    - Vero? Però dovevi sentire quanto piangeva poco fa. Ce la farà vedere brutta.- aveva detto Saeko, accarezzando il piccolo capo del fagiolino che stringeva le braccia.
    - Ma quindi…- aveva iniziato a dire Kaiji, avvicinandosi un po’ titubante – …è maschietto o femminuccia?-
    In verità non aveva una vera preferenza, gli bastava che il suo bambino fosse sano e forte. Voleva che si sentisse amato nonostante tutto, perché lo sarebbe stato di sicuro. La sua donna aveva assottigliato lo sguardo e fatto una faccetta furba. Lo stava tenendo apposta sulle spine! Sapeva essere terribilmente crudele quando voleva!
    - Non ha un fagiolino in mezzo alle gambe.- aveva infine svelato, facendo una piccola risata. Kaiji si era lasciato cadere stancamente sulla sedia posta accanto al letto ed aveva sospirato. Era come se quella notizia l’avesse improvvisamente lasciato privo di energie. Una femminuccia! Era appena nata una piccolissima Kuga! La sua principessa! - Oh Kaiji, potresti anche smettere di piangere un attimo. La spaventerai!- mentre parlava però anche lei aveva la voce rotta dal pianto e le lacrime agli occhi. L’uomo aveva ormai rinunciato ad ogni contegno e lasciava che gli rigassero il viso come delle cascate inarrestabili. In effetti sembrava che la piccolina fosse sul punto di ridestarsi dal suo sonnellino.
    - Una principessa dell’estate come lei merita un bel nome!- era riuscito a dire con tanta fatica, passandosi un braccio sul volto, per cercare di tamponare la situazione.
    - Estate… - aveva mormorato Saeko. Aveva dato un bacio alla testina vellutata e splendente come la luna. – Luna…- aveva fatto una pausa per poi guardare il compagno. – Natsu… tsuki… Natsuki. Che ne diresti di chiamarla Natsuki?- aveva proposto con sguardo ricolmo d’amore.
    - Natsuki…- aveva mormorato di rimando l’uomo, osservando come la bambina si fosse finalmente svegliata. Due grandi occhi marroni e grigi l’avevano fissato, incrociato i suoi, gemelli. Aveva allungato una mano verso di lei per farle una carezza e lei non si era opposta, anzi aveva fatto delle simpatiche bolle con la bocca. – Mi piace come suona. Con quali kanji vuoi che sia scritto?-
    - Non usiamo i kanji. Lasciamo che sia lei un giorno a decidere il suo destino da sola. Deciderà lei cosa fare con il nome di Natsuki Kuga.- la voce di Saeko ora era rotta dal pianto. Aveva dovuto usare la mano libera per tapparsi la bocca ed evitare che i propri singhiozzi spaventassero la piccola.
    Kaiji le aveva messo un braccio intorno alle spalle ed aveva poggiato la propria tempia a quella della donna. I suoi occhi non avevano smesso di incrociare lo sguardo confuso ed assonnato della bimba. Era il giorno più felice della sua vita.



    Paese del Fulmine, Kumo
    17 Novembre 202


    - Saeko, sei sicura?-
    Quello era probabilmente il giorno più brutto della vita di Kaiji Kuga. Era una giornata nuvolosa, tipicamente Kumiana, placida e silenziosa. Sembrava il tipico clima che precedeva una tempesta. In effetti in quel momento sia lui che Saeko ne stavano affrontando una ben peggiore.
    Avevano perso il bambino. Non c’era un modo più delicato per dirlo. Era successo. Poteva capitare, non erano certo i primi… ma questo non significava che fosse stato meno devastante. Ovviamente quella che ne era uscita più colpita era stata Saeko. Nonostante cercasse sempre di passare per una donna d’acciaio, era pur sempre una ragazza che aveva ricevuto una delle notizie più orribili possibili. Aveva provato a starle vicino il più possibile, aveva persino abbandonato il proprio ruolo nell’esercito di Oto pur di starle accanto. Purtroppo il suo amore non era abbastanza da curare quel tipo di ferita.
    - Sì, Kaiji. Natsuki starà meglio con te.- la voce di Saeko era spezzata e sofferente. Mai si sarebbe voluta separare dalla sua principessa, ma non si sentiva più in grado di occuparsene. Amava quella bambina, ma il fantasma dell’altra creatura che avevano perso le impediva di amarla e stare con lei come avrebbe voluto. Kaiji aveva stretto la piccola mano paffuta della bambina, abbassando il capo. Non riusciva a trattenere le lacrime. Saeko aveva ragione, era un piagnone.
    - Mammina, perché papà piange? - aveva detto la piccolina, agitandosi leggermente. Era una bimba gentile, si preoccupava sempre per gli altri e non riusciva a stare ferma. Saeko si era chinata di fronte a lei e le aveva fatto una carezza sui capelli neri ribelli. Natsuki allora aveva teso il braccino libero verso di lei, desiderosa di farsi prendere in braccio, ma la madre le aveva invece sistemato meglio il cappottino rosso.
    - Perché state andando a fare una gita un po’ lunga e gli mancherò.-
    - Ah…- aveva detto la bambina, un po’ dispiaciuta. Si era poi illuminata, cercando la mano della sua mamma. – Allora vieni! Vieni anche tu mammina!-
    Saeko aveva sorriso goffamente, mentre le lacrime le sfioravano il volto. Le aveva dato un bacio sul capo e poi si era allontanata, avvicinandosi solo per porgere una valigia a Kaiji. Natsuki continuava a non capire. Perché stavano piangendo tutti? Cosa stava succedendo? Non le piaceva che mamma e papà stessero male! Voleva stare con loro e ridere! Anche lei aveva iniziato a piangere con enormi lacrimoni, ma aveva trattenuto i singhiozzi con una forza di volontà sorprendente per una bambina.
    - Saeko, ricordati che potrai venirci a trovare quando vorrai. Quella è anche casa tua.- le aveva ricordato l’uomo. Cercava di farsi forza, almeno per sua figlia. Ma era difficile, tremendamente difficile. Aveva come l’impressione che non avrebbe più rivisto la sua dolce Saeko e che la sua vita sarebbe stata distrutta per sempre. La donna gli aveva rivolto un sorriso innamorato e poi l’aveva baciato sulle labbra con passione. Erano mesi che non sentiva Saeko in quel modo… così viva. Era durato poco però, l’amore della sua vita si era allontanato sussurrandogli le parole che gli sarebbero rimaste impresse nella carne per sempre. L’aveva osservata allontanarsi fino alla porta di casa e poi chiudersi dentro dopo un ultimo sguardo.
    - Mamma! Mamma torna qua!- Natsuki ora stava piangendo a dirotto, senza riuscire più a trattenersi. Kaiji si era abbassato in modo da baciarle le guance e sussurrarle paroline dolci. L’aveva presa in braccio e poi aveva voltato le spalle a quella casa. Probabilmente né lui né Natsuki avrebbero più rivisto Saeko era una consapevolezza amara e distruttiva. Si sentiva come se qualcuno gli avesse aperto il costato da parte a parte. Perché doveva essere captato proprio a loro? Persino nell’ululare del vento riusciva a sentire l’eco delle parole di Saeko.
    - Addio.-
    Addio.



    Paese del Suono, Oto
    3 Marzo 207


    - Natsuki, per l’ultima volta. Non diventerei una ninja.-
    La bambina aveva fissato Kaiji con aria arrabbiatissima. Suo padre era sempre stato un uomo tranquillo e dall’aria distratta. Non le aveva mai fatto mancare nulla, però quando si trattava di iscriverla in accademia o di insegnarle ad usare la spada come lui, si rifiutava! I genitori degli altri bambini erano sempre contentissimi quando sentivano che i loro figli volevano intraprendere quella strada. Anzi li incoraggiavano! Perché allora lui non doveva accontentarla? Era sempre da sola a giocare, rinchiusa tra le mura dei possedimenti dei Kuga. Le uniche persone con cui poteva passare il tempo quando non era a scuola erano le domestiche, suo padre e suo nonno. Le era vietato allontanarsi da sola e soprattutto allenarsi con la spada.
    - Perché papà?! Sono brava! Il maestro dice che potrei diventare una ninja fortissima se mi alleno!- aveva detto pestando i piedi. Avevano fatto quel discorso mille volte, ma ancora non riusciva a convincerlo. Perché era così cattivo?
    - Natsuki, amore mio.- aveva detto l’uomo, chinandosi di fronte a lei e mettendole le mani sulle spalle. – Ho promesso alla mamma che mi sarei preso cura di te e che non ti sarebbe successo nulla. E’ una carriera pericolosa, soprattutto in questo periodo. Non posso darti il permesso, piccolina.- il suo tono era sinceramente dispiaciuto. Aveva sempre cercato di essere un padre esemplare, non facendole mancare nulla ed educandola con decisione quando serviva. In generale era pure una bambina ubbidiente per quanto iperattiva… però era inamovibile quando si trattava di quell’argomento.
    - La mamma è cattiva! Non se le merita le promesse!-
    A Kaiji si era quasi spezzato il cuore nel leggere quel dolore nascosto negli occhioni castani della figlia. Si era passato una mano tra i capelli biondi, non sapendo bene che parole usare. Quell’anno avrebbe compiuto nove anni e presto la Serpe avrebbe mandato chi di dovere a controllare la situazione. Era pur sempre figlia di un ex-shinobi dotato di un’abilità innata, era ovvio che di lì a poco avrebbero cercato di capire se potesse essere sfruttata nel loro esercito.
    - La mamma sta molto male e non può vederti per ora. Sai anche tu quanto ti vuole bene!- era stato il suo tentativo disperato di calmarla. La bambina però si era divincolata ed era corsa via piangendo.
    - La odio! E odio pure te ed il nonno! Siete tutti cattivi!-
    Kaiji l’aveva osservata allontanarsi e girare l’angolo quasi del tutto impotente. Quel chiasso aveva attirato l’attenzione di suo padre, che l’aveva raggiunto a passi lenti e silenziosi.
    - Non può continuare così, lo sai.- gli occhi dell’anziano capo clan si erano fissati su quelli del figlio. Quest’ultimo aveva cercato di sostenere lo sguardo. - È una Kuga in tutto per tutto, prima o poi il suo potere uscirà allo scoperto da solo. Lo sai anche tu, Kaiji.-
    - E’ la mia bambina, papà. La bambina mia e di Saeko. Non posso permettere che la Serpe se ne impadronisca.-
    - Allora riportala a Kumo da sua madre! Che quella disgraziata si prenda le sue responsabilità! Non lo sapeva chi era il Kokage quando ti ha mollato una figlia di quattro anni e se ne è lavata le mani?!-
    - Non posso…- aveva detto l’uomo in un soffio. Aveva dunque stretto i pugni ed abbassato il capo. - E’ morta, papà. È successo qualche mese fa. Dicono che sia inciampata e caduta dal balcone… che sia stato un incidente…-
    Gli occhi di Yakumo si era spalancati di fronte a quella consapevolezza. Chiaramente non era stato un incidente e Kaiji lo sapeva. Non aveva detto niente, incapace di aiutare il figlio. Aveva perso anche lui l’amore della sua vita, quindi capiva almeno in parte i sentimenti dilanianti che stava provando. Gli aveva messo una mano sulla spalla e l’aveva lasciato piangere, mostrando un po’ di gentilezza per una volta.
    - Saeko… Natsuki…- aveva pianto Kaiji, crollando a terra.
    Da dietro l’angolo, Natsuki aveva ascoltato ogni parola. Le avevano insegnato che origliare era una cosa che facevano solo i bambini monelli, ma non aveva potuto farne a meno. Era pur sempre una ragazzina di otto anni. Una ragazzina che aveva appena scoperto uno dei più terribili segreti della sua vita. Un segreto che suo padre non aveva detto per paura.
    La mamma era morta.
    Non sarebbe mai venuta a trovarla. Non le avrebbe mai portato il peluche a forma di lupo che suo padre le aveva promesso. L’aveva abbandonata per sempre. La bambina si era seduta per terra ed aveva messo la testa in mezzo alle gambe, osservando la nuda terra. Avrebbe dovuto piangere, ma curiosamente non sentiva nulla. Non provava tristezza per la madre salita in cielo o rabbia per il padre che aveva mentito. I suoi sentimenti erano tutti chiusi dentro una scatola. Non voleva più sentire quelle cose. Non voleva più volere bene a nessuno.
    In quel modo non poteva provare dolore, giusto?

     
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    Paese del Suono, Oto
    28 Ottobre 210



    La Serpe di Oto era morta. Orochimaru era morto. I suoi nemici ne erano stati entusiasti, ma dalle sue ceneri erano subito fatto la loro comparsa altre due figure, altrettanto emblematiche. Sostenevano di essere le figlie dell’Ex-Kokage ed una di loro, Orochiyu, era stata eletta come suo successore. Il suo carisma prepotente e gli agganci di suo padre erano stati in grado di farle fare una scalata al potere tanto fulminea quanto sorprendente. Tanti erano i suoi sostenitori, ma altrettanti quelli che la disprezzavano.
    Natsuki non aveva capito bene cosa fosse successo, in verità. Non era mai stata brava in quelle cose. Tuttavia la figura aggraziata della nuova Kage l’aveva in qualche modo attratta. I suoi modi delicati e la sua espressione ambigua l’avevano subito colpita. Si era detta che avrebbe combattuto volentieri per una Kokage così emblematica ed affascinante. Sembrava una donna in cui riporre la propria fiducia e che avrebbe fatto il bene del paese! Altrimenti non sarebbe diventata la Kage, no? Quello era un ruolo che solo le persone più adatte potevano ricoprire.
    Frequentava l’accademia ormai da un anno e si sentiva contenta come non mai. Durante la preparazione alla guerra Orochimaru, aveva fatto richiamare più bambini possibile. Voleva educarli in modo da poterli usare ed evitare la sconfitta, quindi aveva dato la priorità ai figli di ninja o ex-ninja. Purtroppo il suo piano non aveva funzionato, ma a lei era rimasta la possibilità di essere un’allieva dell’Accademia ninja.
    La sua famiglia si era ovviamente opposta sia la prima volta che la seconda, ma non erano riusciti a fermare il meccanismo che ormai si era messo in moto. I suoi progressi erano stati notati e sembrava che non fossero disposti a perdere una studente così promettente. Nell’ultimo periodo aveva parlato davvero poco con suo padre ed il nonno. Un po’ le mancavano, soprattutto il primo… ma tendeva a tenere lontani quei sentimenti. Gli altri bambini la prendevano in giro, dicendole che aveva l’espressività di una locomotiva, quindi lei li picchiava. Non tanto perché fosse arrabbiata, ma per poter avere un qualche contatto umano. Era molto migliorata, lo avevano notato sia gli insegnanti che lei stessa. Era una spadaccina autodidatta, inoltre era molto veloce. Si era impegnata molto anche con i ninjutsu! Non era la migliore ma era sicuramente tra i più bravi della classe.
    Non ci era voluto molto prima che la convocassero per il suo esame Genin. Non ricordava di essere mai stata così emozionata! Persino suo padre era parso in qualche modo coinvolto dalla sua gioia. Alla fine era sempre stata lei a rifiutare il rapporto con quel padre bugiardo, che non aveva il coraggio di dirle che la sua mamma si era suicidata. Non era neanche colpa della bambina se gli uomini di Orochimaru l’avevano trascinata con la forza in Accademia. Se davvero avesse voluto fermare tutto questo, avrebbe dovuto lasciare il Paese. Ma era stato un pavido e poco lungimirante, cosa di cui si sarebbe pentito anche lui stesso per il resto dei suoi giorni.
    - Metticela tutta, Natsuki!- le aveva detto, mettendole una mano sulla spalla.
    Nonostante la bambina avesse rinchiuso le proprie emozioni dentro quella scatola, il contatto con il padre le aveva come riscaldato il petto. Non sapendo come interpretare quelle emozioni si era limitata a fare un gesto di vittoria con le ditina e poi a scappare in direzione dell’Accademia, il luogo dove si sarebbe svolto l’esame. L’aveva passato senza troppo problemi, guadagnandosi solo un paio di costole rotte. Era un record lì a Oto! Le faceva male anche solo respirare, ma non importava. Il coprifronte di Oto scintillava tra le sue mani con la forza di mille soli! Ora sarebbe stata in grado di proteggere il suo villaggio e la sua Kokage! Era quello l’unico collegamento vero che sentiva con il mondo e non aveva intenzione di abbandonarlo.




    Paese del Suono, Oto
    15 Settembre 212



    Nastuki si sentiva molto soddisfatta dalla sua carriera da ninja e da come in generale stavano andando le cose. Negli ultimi due anni Oto, era fiorita come una pianta dal cemento. Grazie alla somma Kokage Orochiyu erano finalmente erano riusciti ad instaurare dei rapporti con il resto del mondo ninja, sia a livello politico che economico. Non aveva mai visto i campi di riso splendere così tanto sotto la luce del sole. Quella donna amava davvero il proprio villaggio, e la ragazzina era sicura che sarebbe stata pronta a dare la vita per loro. Era pronta a sporcarsi le mani e prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Natsuki la ammirava come non aveva mai fatto con nessuno. La sua vita era migliorata in meglio da quando era diventata una ninja e per quello doveva ringraziare lei e suo padre.
    La prima volta che aveva incontrato dal vivo la Kokage era stato durante il suo esame Chuunin. Lei era seduta in alto sugli spalti, con accanto sua sorella e le sue guardie personali. Guardandole aveva sperato di poter diventare una di loro un giorno. Sembravano così fieri e forti! I suoi avversari invece, erano così piccoli e deboli! Lo stile dell’esame consisteva in un vari scontri tra cui ci sarebbero stati solo tre vincitori, ai quali sarebbe stato permesso di diventare dei Chuunin. Per un attimo le era parso che Orochiyu guardasse proprio lei, ma aveva scacciato quel pensiero. Non poteva essere. Erano in trenta quell’anno, probabilmente li stava fissando tutti senza alcuna distinzione. Era pur sempre una Kage giusta. Aveva deciso che si sarebbe impegnata al massimo, avrebbe dimostrato a tutti la propria potenza e sarebbe stata più vicino a proteggere il proprio villaggio.
    In effetti aveva superato ogni scontro con una decisione invidiabile. Aveva ferito in modo grave qualche avversario, ma non si era sentita turbata. Era solo la prova che, una volta lì fuori, non sarebbe stato in grado di competere con la gente che avrebbe cercato davvero di ucciderlo. Era arrivata tra i primi tre e quindi le era stato concesso l’onore di ricevere il proprio giubbotto da Chuunin proprio dalla Kokage in persona. Aveva aspettato pazientemente il proprio turno e quando si era trovata di fronte a lei, si era sentita come stordita. La sua bellezza, il sorriso fiero e gentile… l’aura di assoluta potenza che emanava. In quel momento aveva avuto la certezza di amare quella donna. Era il simbolo della rinascita di Oto, ma anche della propria. Avrebbe dato la vita per quella persona, ne era sempre più sicura. Aveva accettato il proprio giubbotto con un inchino profondamente grato e le aveva rivolto un’ultima occhiata prima di allontanarsi. Ormai aveva deciso: sarebbe diventata la sua Guardia.
    Da quel momento in poi la carriera di Natsuki aveva avuto una grossa impennata. Si lanciava a capofitto in ogni missione, in modo da diventare più forte e rendere Oto un posto migliore. Era quello il modo migliore in cui poteva servire la sua Kokage. La definivano una ragazzina prodigio. Sembrava non avere sentimenti personali, l’unica cosa a cui teneva era il bene del suo Villaggio. Era il soldato perfetto. Durante le sue battaglie aveva collezionato un certo numero di cicatrici, che cercava di nascondere con vergogna. Erano il simbolo della sua incapacità, ognuna di esse le circondava quanto il suo corpo fosse debole. Tendeva quindi a vestire con abiti scuri e molto coprenti.
    Aveva ucciso, senza esitazione. La sua prima vittima era stato un mercenario. Ricordava ancora la paura mista a rabbia che aveva letto nel suo sguardo, mentre le sue spade tagliavano con decisione nella carne. Lei invece non aveva provato nulla, se non un vago senso di nausea e questo non aveva fatto che esaltarla. Tutti raccontavano di come fosse traumatico togliere la vita per la prima volta, eppure a lei non era successo. I ninja uccidevano se necessario, quindi non capiva perché fare tutte quelle storie. Che fosse davvero il soldato perfetto?
    I rapporti con suo padre e suo nonno erano stati quasi completamente interrotti. Ogni tanto la ragazza parlava con il primo, che le diceva sempre di essere molto fiero dei suoi passi avanti. I suoi occhi però dicevano il contrario. Aveva paura di come sua figlia stava diventando e l’idea di aver infranto la promessa fatta alla compagna morta, non aveva fatto che renderlo ancora più debole. Non osava discutere con Natsuki perché temeva di perdere il minimo di rapporto che riuscivano a mantenere, ma non si era reso conto che era stato proprio questo che aveva sancito il loro allontanamento definitivo. Non riusciva più a sopportare quegli occhi uguali ai suoi, sempre ricolmi di tristezza.
    Si era quindi trasferita in un appartamentino in centro, vicino al palazzo del Kage. Nella sua esuberanza giovanile le piaceva pensare che stando nei pressi del luogo dove dimorava Orochiyu, si sarebbe assicurata di poter entrare in azione in tempo e proteggerla. Aveva solo quattordici anni, ma aveva già le idee chiare sul proprio futuro.




    Paese del Suono, Oto
    Settembre 215



    Perché era dovuto succedere tutto questo?
    Le lacrime scorrevano dagli occhi di Natsuki Kuga, mentre osservava la desolazione intorno a lei. I palazzi erano distrutti, c’erano feriti o sfollati ovunque. Le urla di donne e bambini riecheggiavano per le strade. Quei mostri avevano del tutto raso al suolo il suo Villaggio… e per cosa?! Solo per il potere! Per diventare Kokage. Solo per fare del male alla loro salvatrice! Orochiyu era simbolo di speranza e ripresa, abbattendo lei sarebbero riusciti a piegare ognuno di loro.
    La giovane Chuunin aveva lottato con le unghie e con i denti, non curandosi delle proprie ferite. Pur essendo una ragazza senza abilità speciali, poteva fare qualcosa. Poteva e doveva essere in grado di fare la differenza! Aveva cercato di uccidere quante più persone possibile, mutilando e spargendo paura sul campo di battaglia. Non era stata promossa a Jonin perché ritenevano che fosse troppo poco stabile e non fosse in grado di gestire dei sottoposti. Avrebbe dimostrato che si sbagliavano. Avrebbe scalato la gerarchia militare e sarebbe diventata Guardia del Kage. Avrebbe scacciato quegli invasori maledetti nel nome della loro Salvatrice!
    Aveva continuato ad avanzare senza mai fermarsi. Continuando a correre con decisione tra le strade di Oto. Voleva solo sperare che non fosse troppo tardi. Non poteva… Orochiyu non poteva essere sconfitta così. Non senza che lei provasse a fare qualcosa per evitarlo. Dovevano essere stati i suoi sentimenti di assoluta fedeltà a guidarla, perché in breve si era ritrovava di fronte alla donna intenta a combattere con tre persone non meglio identificate. A giudicare dai loro fisici potevano essere dei ninja… erano andati lì per ucciderla?! Chi erano quei tipi?! Nonostante la grande fiducia riposta nella sua Kokage la ragazza era diventata furente al pensiero che i nemici potessero essere tanto scorretti! Erano in tre contro una. Non avevano nessuno nel loro esercito in grado di confrontarla da solo? Pavidi!
    Aveva iniziato a correre in quella direzione, osservando con soddisfazione come due su tre fossero stati messi facilmente fuorigioco dalla sua Kage. Tuttavia la sua avanzata era stata fermata da una voce che conosceva. Aveva rallentato fino quasi a fermarsi, per poi incrociare lo sguardo di suo padre. Kaiji aveva un’espressione dolorante e stravolta, ma non c’erano dubbi che fosse lui. Gli occhi castani si erano studiati per quelli che erano parsi giorni. Avrebbe dovuto aiutarlo? Di questo passo sarebbe morto. Eppure se non avesse fatto qualcosa la Kokage avrebbe potuto fare la stessa fine. Natsuki aveva guardato con aria distrutta, alternativamente le due persone che doveva salvare. Perché nonostante tutto aveva dei dubbi?! Perché non poteva semplicemente abbandonare quell’uomo al suo destino? Non era mai stato un vero padre. Non riusciva ad essere il soldato perfetto di cui necessitava Orochiyu neanche in quel frangente. Si faceva davvero schifo.
    Natsuki aveva lanciato un’ultima occhiata a suo padre, poi aveva continuato la propria corsa verso il combattimento in corso. Non aveva letto odio nel suo sguardo, solo rassegnazione e forse sollievo. La ragazza aveva sentito la scatola che le racchiudeva il cuore chiudersi del tutto, mentre urlava alle sue gambe di andare più veloce. Doveva esserlo se voleva salvare la Kokage!
    Intanto sembrava che la donna fosse quanto meno riuscita a sconfiggere due dei suoi tre avversari. Come c’era da aspettarsi da lei, del resto. Si era permessa di sorridere per un momento, travolta da un certo sollievo. L’espressione di gioia si era però tramutata in una di disperazione quando aveva visto l’unico ancora in grado di combattere, prepararsi a caricarla a grande velocità. Aveva immediatamente percepito che quell’attacco sarebbe stato possibilmente mortale per la donna ed il proprio corpo aveva reagito di conseguenza. Era improvvisamente stato avvolto da una strana forza, un misto di Raiton e Fuuton che aveva attivato senza pensarci. Era così che aveva scatenato per la prima volta l’innata della propria famiglia.
    L’Hayaton l’aveva avvolta completamente e ben presto la sua velocità era stata raddoppiata. Si era letteralmente lanciata in difesa della donna, frapponendosi tra lei ed il ragazzo con la propria spada alzata. Aveva visto nei suoi occhi azzurri la sorpresa, doveva essere sbucata davvero dal nulla. Le due lame si erano sfiorate, stridendo fastidiosamente, mentre entrambe puntavano al petto l’uno dell’altra. Aveva urlato mentre un dolore insopportabile le trapassava il petto. Aveva lasciato andare la spada e si era ritrovata a boccheggiare. Il suo corpo non le rispondeva più. Era a terra, a fissare il cielo. Era successo tutto così in fretta. Lo scatto, la ferita… eppure il suo volto lasciava trasparire la massima serenità. Finalmente era riuscita a fare qualcosa. Aveva salvato la Kokage. Poteva morire soddisfatta.
    - Tu…- aveva detto una voce femminile, poco distante da lei. Un dolore lancinante le aveva scosso di nuovo il petto mentre la spada del suo avversario veniva estratta lentamente. Il sangue aveva cominciato a sgorgare a fiotti, rendendo la sua vista sempre più annebbiata. Aveva lasciato andare la testa verso sinistra, incapace di reggerne il peso, scorgendo il corpo senza vita del ragazzo biondo. Ce l’aveva fatta, quindi. L’aveva ucciso. Voleva dire che non avrebbe più potuto fare del male alla sua Kokage. No… alla sua Signora. Non c’era davvero miglior modo per morire. Un sorriso le si era dipinto sul volto, mentre chiudeva gli occhi e cercava di lasciarsi andare. Il dolore era insopportabile, voleva solo che finisse il prima possibile.
    – Non morirai oggi, ragazzina.- aveva sussurrato al suo orecchio una voce dolce e penetrante. In preda a spasmi di dolore aveva provato a voltarsi, ma non riusciva a controllare bene nemmeno i muscoli del collo. Un tocco deciso sul petto l’aveva fatto sussultare, ma subito dopo una sensazione di sollievo l’aveva avvolta. La stava curando? - Mi hai servita bene. Vuoi continuare a farlo?- aveva detto di nuovo Orochiyu. I suoi occhi gialli brillavano come di luce propria, era davvero un onore poter osservare cotanta bellezza. Non meritava tutto questo… eppure non desiderava altro.
    - Per… l’eternità…- aveva mormorato, prima di perdere conoscenza.

     
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    Paese del ???, Covo di Orochiyu
    12 Ottobre 215



    - MIA SIGNORA!- aveva urlato Natsuki.
    Si era guardata intorno, cercando a tentoni la propria spada, ma non aveva ottenuto nessun risultato. Non era in mezzo al campo di battaglia e non sembrava esserci nessun nemico nelle vicinanze. Piuttosto era in un letto comodo, le lenzuola erano pulite e la stanza, per quanto spartana, era sembrava completamente sua. Cosa era successo?
    Varie immagini della battaglia le erano passate davanti agli occhi ed immediatamente aveva abbassato lo sguardo sul proprio petto. Non c’era nessuna traccia di sangue. Passando la mano nel punto in cui era sicura di essere stata trafitta, aveva sentito i bordi frastagliati di una cicatrice. Era l’ennesimo segno di debolezza che avrebbe dovuto sopportare, ma almeno in quel modo avrebbe potuto continuare a vivere. A proposito… cosa era successo? Dove era Orochiyu? Aveva provato a mettersi seduta, ma un tremendo giramento di testa l’aveva costretta a sdraiarsi di nuovo.
    Aveva cercato con lo sguardo le proprie spade, ma non le vedeva da nessuna parte. Doveva averle perse sul campo di battaglia. Non importava, alla fine erano pur sempre solo delle armi, avrebbe potuto farsene forgiare delle altre. La somma Kokage invece era solo una. Era uno scambio più che equo. Aveva annuito come a sottolinearlo, permettendosi un mezzo sorriso. Era finalmente riuscita a combinare qualcosa. Era una sensazione magnifica, quella di riuscire a proteggere qualcuno che si amava. A quel pensiero era arrossita involontariamente, per poi tornare seria. Non era il momento di perdere tempo con quelle cose stupide, doveva assolutamente capire cosa fosse successo e se effettivamente stesse bene.
    Non aveva dovuto fare sforzi, per fortuna, visto che Orochiyu stessa aveva subito deciso di fare la sua entrata in scena. Si era inserita all’interno della stanza con la stessa sinuosità di un serpente. La sua aura, come sempre, emanava puro potere. Era l’incarnazione stessa di quel sentimento. Era inebriante. Accanto ad essa si sentiva protetta e desiderosa di dare il meglio di sé.
    - Mia Signora!- aveva detto, balzando già dal letto e cercando di mettersi in ginocchio, incurante delle proprie condizioni. Ovviamente era quasi caduta a terra, ma le mani aggraziate di Orochiyu l’avevano trattenuta con una delicata fermezza. Natsuki si era irrigidita, cercando di mantenere la posizione e tenendo il volto abbassato. Aveva paura di mostrare le proprie emozioni alla donna. Avrebbe potuto trovarla fastidiosa o inappropriata.
    - Mia piccola kunoichi. Vedo che ti sei finalmente svegliata.- persino la sua voce era magnetica.
    - Sì, mia Signora. Sono pronta ad eseguire i vostri ordini, per l’eternità.-
    - C’è ancora tempo di qui all’eternità.- aveva detto con tono divertito, andandosi ad accomodare sulla sedia vicino la scrivania. Natsuki era rimasta in ginocchio, almeno fino a quando la donna non le aveva fatto cenno di avvicinarsi. Con qualche difficoltà si era trascinata fino a lei, alzando il capo verso la sua figura folgorante.
    - Qual è il nome della ragazza che è stata pronta a sacrificare se stessa, pur di salvare la mia vita?-
    - Natsuki Kuga, mia Signora. Sarei pronta a rifarlo anche ora, se fosse necessario.- aveva parlato con foga, abbassando di nuovo lo sguardo. Ora era impossibile che non avesse notato le sue gote arrossate.
    - Natsuki… hai usato una tecnica molto particolare, sai? Si chiama Hayaton. Ho condotto qualche studio sul tuo sangue, ed ho scoperto che probabilmente la tua famiglia è l’unica a possedere una forma mutata di questa abilità innata. Vi rende estremamente veloci e reattivi. È così che mi hai salvata, no?- le sue parole erano come musica per le orecchie di Natsuki. L’idea di avere un potere latente in grado di aiutare la sua signora, così buona da salvarle la vita, la riempiva di gioia. Amava quella donna ed aveva pur sempre giurato di proteggerla. – Mi ricordo di te, sai? Di quel tuo esame Chuunin così brillante. Del fatto che sei così coraggiosa, così capace… eppure nessuno ha mai riconosciuto il tuo valore.- mentre mormorava quelle parole una delle lunghe dita affusolate della Kokage era andata a toglierle una ciocca di capelli dal volto, mettendola delicatamente dietro l’orecchio. La bocca della ragazza era lievemente spalancata, sentiva la gola secca e faceva fatica a respirare. Non aveva mai provato simili sensazioni. Era come se Orochiyu conoscesse tutto di lei. – Nessuno ti ha mai amata come avresti voluto. Tua madre ha preferito uccidersi che prendersi cura della sua adorabile bambina. Tuo padre e tuo nonno hanno sempre cercato di allontanarti dal tuo sogno… di allontanarti da Me.- aveva fatto una pausa, avvicinando il proprio volto a quello di Natsuki. La ragazza aveva potuto specchiarsi negli occhi gialli della donna, ancora incapace di parlare. Le lacrime avevano iniziato a scorrere sul suo volto pallido, contratto in un’espressione di pura adorazione. - Non ti preoccupare, mi prenderò io cura di te da questo momento in poi. Ti amerò io, mia dolce Natsuki. Sarai il mio scudo e la mia lama.-
    Le labbra di Orochiyu erano estremamente vicino al proprio orecchio destro. Le gambe avevano iniziato a cedere, non erano ancora abbastanza forti da reggere il suo peso per molto tempo. Quando aveva fatto per cadere, in preda ad un giramento di capo, la donna l’aveva afferrata ancora. Stavolta aveva messo entrambe le mani sulle sue guance, tenendole ferma la testa con decisione.
    - Una ragazza brava come te merita un premio, non credi? In questo modo potrai servirmi al meglio delle tue capacità.-
    La bocca di Orochiyu si era spostata dal suo orecchio e poi era scivolata sul collo. Le labbra fredde della donna l’avevano accarezzato per un momento, facendola rabbrividire, prima che ella la mordesse con forza. Gli occhi della ragazzina si erano spalancati di colpo mentre un dolore straziante iniziava a diffondersi nel corpo, partendo da quel punto. Aveva urlato, ma il suo sguardo non aveva mai abbandonato la donna. Avrebbe anche potuto ucciderla, non importava. Avrebbe continuato ad esserle fedele.
    L’ultima cosa che aveva visto era stata la sua lingua appuntita che leccava le labbra sporche del suo sangue, in un’espressione di pura malizia e divertimento. Poi era calata l’oscurità.




    Paese del ???, Covo di Orochiyu
    Aprile 218



    - Mia Signora, il perimetro della zona è sotto controllo.-
    Una figura con il volto coperto da una maschera da lupo simile a quella degli ANBU, aveva fatto la sua comparsa al cospetto di una Orochiyu estremamente rilassata. Era intenta a sorseggiare del buon tè mentre leggeva i resoconti delle ultime operazioni. Aveva osservato con una certa soddisfazione lo splendido kimono nero e viola con il quale si avvolgeva il fisico allenato della ragazza di fronte a lei. Glielo aveva regalato lei stessa. Al suo fianco svettavano due splendide spade, una color glicine e l’altra rossa come il sangue. Le aveva fatte forgiare appositamente per lei e con esse aveva falciato piano piano tutti i suoi avversari.
    - Ottimo lavoro, Lupo.- aveva detto con un sorriso malizioso.
    Natsuki le aveva dato molte soddisfazioni durante quegli anni. Era una alleata fedele ed instancabile. Grazie a lei ed quell’uomo, forse sarebbe stata in grado di riprendersi Oto e di tornare finalmente a farla splendere come un tempo.
    - C’è altro che posso fare per voi, mia Signora?- aveva domandato con lo stesso tono serio di sempre, alzando lo sguardo sulla donna che significava tutto per lei.
    Erano passati tre anni da quando le aveva salvato la vita e da allora non era invecchiata di un giorno. Era bella e gentile come sempre. Quella volta le aveva fatto dono di qualcosa in grado di accrescere enormemente il suo potere. Qualcosa in grado di scatenare una forza primordiale nascosta dentro di lei. La somma Orochiyu l’aveva definito “Segno Maledetto del Fulmine”, da quando la donna glielo aveva apposto, nel punto in cui l’aveva morsa era comparso uno strano simbolo nero. Ogni volta che scatenava il potere nascosto in esso, i suoi occhi diventavano gialli con la sclera nera in quei frangenti, proprio come quelli di una belva. Si addicevano bene al “Lupo” della Serpe.
    Quello non era comunque il dono più grande che la donna le aveva fatto. Oltre ad essere in grado di amarla e di farsi amare, proprio come aveva promesso, non le aveva mai dato indicazioni su come comportarsi per esempio. Voleva che fosse se stessa, lasciando che tutti i suoi desideri primordiali potessero essere espressi senza filtro. Se prima uccidere era solo un’azione necessaria per mettere fuori combattimento gli ostacoli sul proprio percorso, ora diventava un modo per sfogare la propria rabbia e frustrazione. L’ultima prova che aveva compiuto, quella per diventare “Lupo” ed abbandonare il suo vecchio nome, glielo aveva dimostrato.
    I sottoposti della donna avevano catturato un ragazzino degli Uchiha. Una piccola mosca insignificante rispetto alla sua grandezza. Non doveva avere più di dodici anni. Era così spaventato. Nel suo sguardo riusciva chiaramente a leggere la sua prorompente voglia di vivere. Non riusciva a rassegnarsi al suo inevitabile destino. Aveva cercato di fuggire un paio di volte, ma ovviamente non ci era mai riuscito. Il compito di Natsuki, sarebbe stato quello di uccidere il ragazzo una volta che la Somma avesse rimosso i suoi occhi così preziosi, da quel corpo gracile ed inutile, mentre era ancora in vita. Un’operazione dolorosa ma necessaria per assicurarsi un trapianto corretto delle abilità oculari.
    Le urla strazianti del bambino, mentre gli venivano strappati via gli occhi, ancora la raggiungevano ancora qualche notte, impedendole di dormire tranquilla. Erano state letteralmente disumane. Forse era proprio per quello che la propria spada non aveva esitato solo un momento prima di conficcarsi nel suo cuore. Era certa che gli avrebbe donato il riposo tanto sperato in quel modo. Il piccolo aveva subito smesso di divincolarsi e Natsuki aveva alzato il capo verso la sua signora, la spada ancora grondante di sangue. Orochiyu era stata fiera del suo gesto, le aveva donato la maschera grigia da Lupo e l’aveva abbracciata, sussurrandole all’orecchio che così sarebbe diventata imbattibile. Sarebbero rimaste insieme per sempre, come promesso. Da allora aveva abbandonato il nome di Natsuki Kuga, divenendo semplicemente “Lupo”. I nomi avevano un grosso potere sulle persone e lei non voleva che questo le si ritorcesse contro.
    - No, Natsuki. Vai a riposare, domani sarà una giornata importante.- le aveva detto, sorridendo eccitata. Era chiaro che non vedeva l’ora di mettere in atto il loro piano. La ragazza le aveva annuito, nascondendo un sorriso sotto la maschera. Era sempre una gioia quando la Somma la chiamava per nome, era l’unica autorizzata a farlo.
    - Certo, mia Signora.-
    Natsuki si era rialzata, facendo leva sulla braccia possenti. Il suo fisico era cambiato nel tempo e da gracile ragazzina era diventata una donna dal forte e scattante. I capelli erano corti, in modo da non darle fastidio durante i combattimenti. Doveva essere perfetta, altrimenti avrebbe portato disonore sull’unica persona che amava.
    Il Lupo aveva levato la maschera, rivelando due occhi rossi con dei tomoe neri sopra. Lo Sharingan aveva brillato sotto la luce della luna.
    Quella del giorno dopo sarebbe stata la battaglia decisiva, non avrebbe permesso a nessuno di fermare lei e la sua signora.

    Lo dicevo che un giorno saresti stata mia, Natsuki Kuga.



    Paese del Suono, Oto
    Agosto 219


    Natsuki si era svegliata di soprassalto.
    Il suo unico occhio annaspava, cercando di mettere a fuoco la stanza nella quale si trovava, ma senza apparenti risultati. Aveva voglia di urlare, ma sentiva di non avere voce. La gola le bruciava terribilmente, così come la fronte. Aveva conati di vomito, ma sfortunatamente non riusciva a vomitare. Era rimasta in quello stato di panico assoluto per qualche secondo, prima di sentire un tocco gentile sulla spalla. Gli occhi verdi e gentili di sua sorella si era fissati su di lei con preoccupazione. Era chiaramente assonnata, ma si stava sforzando di capire cosa fosse successo.
    - Natsu… hai fatto un brutto sogno? Stai male?- le aveva domandato, non riuscendo a sillabare bene la frase.
    Natsuki non aveva potuto impedire al proprio occhio di riempirsi di lacrime. Eli era lì con lei, come aveva sempre fatto. Stava bene… anche la mamma. Stava dormendo di là con il papà. Già… si sarebbero trasferiti insieme lì e tra qualche mese avrebbero avuto un fratellino. Era quella la realtà, giusto? Non era un sogno, quella gioia era vera. Quella tranquillità era vera.
    - Eli posso abbracciarti?- le aveva domandato con la voce bassa e roca.
    - Ovvio! Ma che domande fai!- le aveva detto con un sorriso, sporgendosi verso di lei per stringerla. Natsuki aveva avvolto le braccia intorno al suo corpo gracile ed aveva cercato di sfruttare il suo battito cardiaco, così calmo, in modo da stabilizzare il proprio. – E’ successo qualcosa?- le aveva infine domandato Eli, non senza un po’ di esitazione.
    - Ho sognato un mondo dove tu non c’eri.- aveva ammesso dopo qualche secondo Natsuki. Le aveva accarezzato i capelli biondi ed aveva continuato a nascondere il volto sulla sua spalla. – Succedevano un sacco di cose orrende e io diventavo una persona spregevole… uccidevo così tante persone…-
    Eli era rimasta in silenzio, forse non sapendo bene che cosa dire per calmarla. L’aveva lasciata sfogarsi un po’ mentre le immagini di quella nottata orribile, le scivolavano via pian piano. Sentiva ancora il tocco di Orochiyu sulla pelle, le sue parole risuonarle in testa. Si sentiva così sporca da volersi strappare sia la pelle, ma la vicinanza di Eli le evitava di compiere gesti del genere. Era un sogno, un orribile sogno. Non era la prima volta che ne faceva uno del genere. Doveva solo tranquillizzarsi ed accettarlo per quello che era… allora perché continuava a sentire quell’orribile sensazione? Quella frase non faceva parte dell’incubo, da dove veniv?
    - Eli, posso chiederti una cosa?- le aveva domandato Natsuki, allontanandola leggermente e tirando su con il naso. La sorellina aveva annuito, facendole una carezza gentile sulla guancia. – Potresti suonare per me?-
    Alla sua domanda la ragazzina era parsa abbastanza confusa, ma dopo un paio di secondi aveva fatto cenno di sì. Si era allontanata da lei con calma, dirigendosi verso la custodia del proprio violino. L’aveva aperta con calma mentre Natsuki si metteva seduta sul letto, con una mano sul petto. L’aveva massaggiato più volte, un po’ per calmarsi ed un po’ per assicurarsi di non avere nessuna cicatrice.
    La musica aveva ben presto iniziato a riempire la stanza, permettendo a Natsuki di chiudere gli occhi e di lasciarsi cullare da quel suono così malinconico e dolce. Pian piano tutta la paura e i sentimenti negativi avevano iniziato a lasciare la sua mente, fino a che la ragazza non era caduta in un sonno tranquillo. Privo di sogni che avrebbero potuta disturbarla. Eli aveva finito la propria esibizione e poi aveva fatto un sospiro. Si era avvicinata alla sorella e l’aveva fatta sdraiare con cura. Le aveva coperto i fianchi con il lenzuolo e poi era rimasta a vegliarla per tutto il resto della notte. Non avrebbe permesso che la sua valorosa fosse di nuovo presa in ostaggio da brutti sogni. Non poteva fare molto per lei, ma almeno per quell’unica serata sarebbe stata lei a proteggerla e non il contrario.



    CITAZIONE
    Il finale ovviamente si ricollega al post che avevo linkato all'inizio.
    Ovviamente la persona che manca in questo scenario è proprio la sorella di Natsuki. Non avendo nessuno in grado di farla sorridere e alla quale aggrapparsi, ha finito per chiudere il proprio cuore e sviluppare un'ossessione malata nei confronti dell'unica persona che, nella sua testa, la ama.
     
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    Sei una delle vincitrici e ottieni la possibilità di crearti un oggetto personale con potere di livello massimo C legato al mini-evento. Nel caso in cui tu voglia creare un oggetto per cui servirebbe una quest di livello maggiore questo premio varrà come uno sconto ai fini della quest di ottenimento.
     
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