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Mini-evento: La forza di uno

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    Demone perturbatore di anime

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    Suna
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    Powanza
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    La donna impilò tre monete da dieci ryo sul bancone. Accanto alla sua mano un paio di cubetti di ghiaccio stavano finendo di sciogliersi sul fondo di un bicchiere. Di fianco ad esso un altro giaceva vuoto. La donna rivolse un sorriso al barman.
    -Alla prossima, Gin.-
    -Buona fortuna per la missione di domani, Sayomi-
    -Grazie. Ah, riservaci il solito tavolo per domani sera, okay?-
    Il ragazzo allungò la mano e fece scivolare le monetine lungo il bancone con un unico movimento fluente e silenzioso.
    -Come portafortuna, ma certo. Alle nove.-
    Sayomi prese sottobraccio un uomo di qualche centimetro più alto di lei e gli fece da appoggio per alzarsi dallo sgabello.
    -Andiamo Nobuharu.-
    -Ancora un bicchiere Sayo, uno solo...-
    L'uomo barcollò, ma la donna non perse la presa e gli impedì di cadere. Gin si chinò in avanti e spostò sul ripiano sottostante al bancone i due bicchieri vuoti.
    -Serve una mano, Sayomi?-
    La donna rise ed esibì i muscoli del braccio libero piegando il gomito ad angolo retto. Gin sospirò, seppure l'angolo destro della sua bocca si stesse inarcando in un sorriso. Nobuharu biascicò qualcosa, Sayomi accelerò il passo verso la porta ed entrambi uscirono dal locale. Il barman riprese i due bicchieri, li portò al lavabo e li fece investire dal flusso di acqua calda del rubinetto. Si portò l'indice tra la camicia bianca ed il gilet nero, lo allentò e fece traspirare un po' d'aria nell'uniforme, concedendosi un respiro profondo. Il suo sguardo si spostò sull'orologio di legno appeso al muro. La lancetta delle ore aveva superato il numero undici e gli stava già dando distanza; ciononostante il caldo estivo non era ancora uscito da quelle mura.
    Il locale stava iniziando a svuotarsi. In un angolo tre uomini stavano levando i boccali, scontrandoli tra loro e facendo cadere piccoli schizzi di birra sul tavolo. Ad un altro tavolo due ragazze facevano ondeggiare i loro bicchierini da cocktail semi vuoti ridendo. Gin prese una piccola spugna dal lavabo ed iniziò a strofinarla sui due bicchieri.
    -Che mi consigli?-
    Gin sobbalzò e sgranò gli occhi. Un altro ragazzo più o meno della sua età sedeva sullo sgabello dall'altro lato del bancone. I suoi occhi verdi lo scrutavano tra gli spiragli concessi dai disordinati capelli rossi. Il barman si ricompose, posò i bicchieri accanto al lavabo, si asciugò le mani su di un piccolo asciugamano ed esibì un sorriso verso il cliente.
    -Salve, cerca qualcosa in particolare?-
    Il ragazzo fece vagare gli occhi tra le bottiglie presenti alle spalle di Gin. Il suo sguardo si soffermò in un punto preciso poco sopra la sua testa.
    -Cos'è il Serpente di Fuoco?-
    Gin si girò, prese una bottiglia rossa e, tenendola con la mano destra sul fondo e la mano sinistra sul collo, gliela avvicinò ponendo l'etichetta verso l'alto.
    -È un liquore a base di Vodka dal sapore leggermente fruttato e molto piccante. Questo in particolare è stato importato direttamente da Iwa.-
    -È perfetto. Fammene uno per favore.-
    -Come desidera.-
    Gin posò la bottiglia sul bancone e con un movimento della mano si sistemò i lunghi capelli azzurri dietro l'orecchio, nascondendo nel gesto la manica che asciugava una goccia di sudore colata fino alla guancia. Afferrò un Tumbler dal ripiano, lo portò sotto la bocca della macchina del ghiaccio e lo spinse in avanti fino a premere la levetta, causando un piccolo torrente di cubetti trasparenti che riempì il fondo largo del bicchiere. Il ragazzo seduto sullo sgabello indagava con lo sguardo ogni suo movimento. Aveva poggiato il gomito destro sul bancone e si sorreggeva la testa con il pugno chiuso. L'altra mano afferrò una ciocca di capelli tra indice e pollice, facendola ondeggiare.
    -Lavori qui da molto?-
    Gin prese la bottiglia rossa e la capovolse con un movimento rapido, ponendola in verticale sul bicchiere. Il versatore si spalancò e lasciò cadere il liquido che si insinuò tra i cubetti di ghiaccio fino a riempire il bicchiere.
    -Circa cinque anni.-
    Posò il bicchiere davanti al ragazzo, il quale non distolse il suo sguardo da lui né accennò a muoversi.
    -Gin, giusto?-
    Il barman annuì con un cenno della testa ed un verso di assenso.
    -Conosco un ragazzo di nome Gin. Vi somigliate un po'.-
    Il ragazzo staccò la testa dal pugno ed afferrò il bicchiere. Se lo portò davanti agli occhi e fece ondeggiare con dolcezza il liquido al suo interno. I cubetti di ghiaccio tintinnarono.
    Gin lo osservò inclinando leggermente la testa di lato.
    -Che tipo è?-
    -Mah, un tipo un po' strambo. Fa il cuoco qui in città, vende principalmente ramen. Gli piace fare delle varianti piccanti dei piatti, è colpa sua se ora mi piace 'sta roba.-
    Gin si fece sfuggire una breve risatina.
    -Allora potrei aver mangiato nel suo locale qualche volta.-
    -Ne dubito.-
    Il ragazzo si portò il bicchiere alla bocca e bevve un sorso di quel liquido rosso.
    -Ehi, è buono. Era un po' che non bevevo qualcosa con un gusto così... forte.-
    -Ne sono contento, non sono in molti ad apprezzarlo.-
    Gin tornò a pulire i bicchieri accanto al lavabo. Non che ce ne fosse penuria: nel ripiano del bancone ce n'erano molti già scintillanti e pronti per essere usati.
    -Mi piacerebbe tornare qua ogni tanto.-
    -Il locale è aperto tutti i giorni fino a mezzanotte. Il sabato fino alle due.-
    Il ragazzo emise un lungo sospiro simile ad un singhiozzo.
    -Purtroppo non penso sarà così facile.-
    -Come mai, se posso chiedere?-
    Si riportò il bicchiere alla bocca e prede un altro sorso.
    -Abito parecchio lontano da qui.-
    -Dal modo di parlare pensavo fosse di Kiri.-
    -Lo sono, ma è un'altra... storia.-
    -Capisco. È qui per lavoro?-
    -Non proprio, direi più una riunione di famiglia non prevista e con un parente parecchio lontano che non sapevo di avere.-
    I due rimasero in silenzio, lasciando che l'unico suono attorno a loro fosse lo straccio che sfregava sui bicchieri per asciugarli.
    Dal fondo del locale i tre uomini si alzarono e si avviarono verso l'uscita. I loro boccali rimasero vuoti sul tavolo.
    -Arrivederci signori.-
    Disse Gin con un tono di voce abbastanza alto da raggiungerli. Uno di loro alzò la mano in cenno di saluto, ma nessuno di loro si girò. Il ragazzo dai capelli rossi si voltò a guardarli per qualche secondo. Sulla fronte di uno di loro scintillava il coprifronte di Kiri. Anche le due ragazze rimaste al tavolo poco distante esibivano la stessa placca metallica in punti diversi del corpo, una sul braccio sinistro e l'altra alla vita.
    -Tutti i tuoi clienti sono ninja? -
    -La maggior parte. Dopo il servizio molti hanno bisogno di staccare, io sono qui per questo.-
    -E non è pericoloso? Cioè, tanti militari ed alcool a fiumi non mi sembra un buon cocktail.-
    Gin ripose i due bicchieri insieme agli altri lucidi e guardò i tre boccali abbandonati in lontananza.
    -A volte capita che qualcuno si lasci un po' andare, ma tutti sanno regolarsi. Nessuno di loro vuole venire richiamato dalla Mizukage.-
    -Ah, certe cose non cambiano mai.-
    Il ragazzo guardò nel bicchiere. I cubetti di ghiaccio toccavano di nuovo il fondo. Spostò lo sguardo su Gin e con l'indice indicò la bocca del bicchiere; il barman prese la bottiglia senza pronunciare una parola e gli riempì il Tumbler.
    -Ha già incontrato questo suo parente o lo vedrà nei prossimi giorni?-
    -In realtà l'ho conosciuto poco fa. Devo dire che era parecchio diverso da come me lo sarei aspettato. Piuttosto, prima di venire a lavorare qui cosa facevi?-
    -Ho lavorato come cameriere in un ristorante per eventi per qualche tempo. Matrimoni, cerimonie, cose così.-
    -Sembra parecchio diverso da questo-
    Le due ragazze si alzarono dal tavolo e portarono i loro bicchieri fino al bancone.
    -A domani Gin.-
    Dissero poggiando i bicchieri davanti al barman. Gin li prese e li spostò sul ripiano sottostante.
    -Grazie. A domani ragazze.-
    Le due si avviarono verso l'uscita. Quella col coprifronte legato in vita si girò a guardare Gin e gli fece l'occhiolino. I suoi lunghi capelli rossi le ricadevano perfettamente sulle spalle incorniciando i suoi lineamenti morbidi. Rimase qualche istante sulla soglia della porta a guardarlo, poi scomparve dietro l'angolo lasciando che la porta si richiudesse.
    -Sei molto popolare vedo.-
    Le guance di Gin si colorarono un poco di rosso.
    -Servo loro da bere. Non è strano.-
    -Ceeerto.-
    Disse il ragazzo ridacchiando. Gin rimase in silenzio e distolse lo sguardo. Il ragazzo lasciò vagare gli occhi per il locale. C'erano almeno una decina di tavoli sparsi, quasi tutti puliti. Quello con i tre boccali aveva ovunque schizzi di birra, mentre quello da cui si erano appena alzate le ragazze era lindo. Sopra un altro tavolo, non tanto lontano, erano sparse delle briciole. Nella stanza regnava il silenzio, ma appena all'esterno delle porte si poteva ancora sentire la voce allegra delle due ragazze appena uscite. Le loro voci non sembravano volersi allontanare e le due parlavano ad un volume abbastanza alto da farsi sentire all'interno.
    -Ti stanno bene i capelli lunghi.-
    Gin sbilanciò il peso all'indietro, andando ad appoggiarsi sulla parete dietro di sé.
    -...grazie? Credo.-
    I suoi capelli arrivavano ormai a metà della schiena. Li teneva in modo che non gli andassero davanti agli occhi facendoli passare dietro le orecchie, ma in quel momento erano sostenuti anche da una forcina dello stesso colore che si mimetizzava rendendosi quasi invisibile.
    -Come mai li tieni così? Cioè, per il tuo lavoro non sarebbe meglio averli corti?-
    -Quando lavoravo come cameriere li tenevo corti, ma-
    La porta del locale si spalancò di colpo. La ragazza con il coprifronte legato in vita puntò l'indice verso il ragazzo ed iniziò ad urlare.
    -Non ti azzardare a dirgli di tagliarli!-
    Dietro di lei l'altra ragazza cercava di trattenerla: l'aveva afferrata da sotto le ascelle con entrambe le braccia e cercava con tutte le sue forze di trascinarla fuori.
    -Dai Kyoko, fai la brava!-
    -Ma col cavolo con tutta la fatica che ho fatto per convincerlo! Ehi Gin non azzardarti a ta-glia-rli!-
    Kyoko venne trascinata via dall'amica che richiude la porta. Le loro voci rimasero udibili e la loro conversazione non dava l'idea di essere delle più tranquille, ma da dietro la porta non si poteva capire cosa si stessero dicendo.
    -...anche questo non è strano?-
    Gin esibì un sorriso imbarazzato.
    -Kyoko è... un pochino possessiva a volte.-
    -È la tua ragazza?-
    L'intero volto di Gin subì una vampata di calore e diventò bordeaux.
    -No, cioè, noi non siamo... non ci... siamo usciti insieme solo qualche volta. -
    Lo sguardo del ragazzo si fece malizioso.
    -Però ti sei fatto crescere i capelli per lei.-
    -Lei... beh, in poche parole sì.-
    -Ed in molte parole?-
    -Lei ha insistito parecchio. Per qualcosa tipo un anno ha continuato a venire qui tutti i giorni quando non era in missione. Un giorno...-
    Il ragazzo rimase in silenzio aspettando un seguito che non arrivò. Gin si girò e ripose la bottiglia rossa in cima, dove l'aveva presa. Le voci fuori dalla porta si erano ammutolite.
    -Un giorno?-
    L'orologio appeso al muro emise un sonoro "TAC" ed una nenia iniziò a risuonare nell'aria. La lancetta delle ore aveva raggiunto l'ultimo numero del quadrante. Gin si voltò verso il ragazzo. Le sue labbra sorridevano, ma i suoi occhi no.
    -Mi dispiace, questa storia sarà per un'altra volta.-
    Il ragazzo fece per ribattere, ma all'ultimo si trattenne. Si limitò a frugare tra le tasche, tirare fuori una banconota e lasciarla sul bancone.
    -Ho capito. Allora alla prossima Gin. E... comunque sì, ti stanno bene i capelli così, non tagliarli.-
    -Grazie. Le auguro un buon rientro.-
    -Mi chiamo Kin.-
    -Le auguro un buon rientro, Kin.-


    Il ragazzo superò le porte del locale. Appoggiata al muro dell'edificio, subito alla sua sinistra, c'era Kyoko. La ragazza lo guardava in cagnesco, ma non proferì parola. Kin non si mostrò meravigliato nel vederla e proseguì senza dire nulla. Ormai a Kiri era notte fonda, ma quell'estate era afosa anche durante le ore più fresche. Superò l'angolo e si guardò attorno alla ricerca di qualcosa.
    -Ti chiedo di scusare Kyoko.-
    La voce proveniva dalla sua sinistra. La ragazza col coprifronte legato al braccio lo stava osservando da qualche metro di distanza. I capelli erano raccolti in una lunga treccia castana che le scavalcava la spalla sinistra, terminando all'altezza del seno. Le sue iridi erano bianche e senza pupilla, ma anche così era chiaro che stava fissando Kin.
    -A volte è un po' irruenta, ma lo fa solo perché ci tiene a Gin.-
    -Sembra che sia corrisposta. Sbaglio?-
    La ragazza scosse la testa. La treccia le ricadde dietro le spalle.
    -Non sbagli. Durante l'ultima guerra Kyoko è stata ferita molto gravemente ed è entrata in coma. I medici non erano certi che ce l'avrebbe fatta. Gin è andato a trovarla tutti i giorni per due mesi. Le aveva promesso che se si sarebbe svegliata l'avrebbe fatta contenta e si sarebbe fatto crescere i capelli. Quando Kyoko finalmente è uscita dal coma non le ha detto niente, ma lei si è accorta che era cambiato qualcosa. Non si sono mai chiariti, per questo ti chiederei di restarne fuori e non dargli altri problemi. Quei due sono un tale casino che pure io non riesco a capirli.-
    Kin si appoggiò al muro dietro di sé. Le gambe iniziavano a cedere ed un crescente senso di debolezza pervase il suo corpo.
    -Capisco. Ed il fratello di Gin come l'ha presa? Non ha dato di matto?-
    La ragazza fece un'espressione sorpresa.
    -Fratello? Che io sappia Gin è figlio unico.-
    Kin sgranò gli occhi.
    -Ma dai... il motivo per cui Gin è finalmente felice è solo questo? Ed io che pensavo di aver sbagliato qualcosa e che gli Dei mi stessero punendo per il mio fallimento. Che stupido.-
    -Cosa? Non capisco-
    -Figurati io. Cosa dovrei aver capito da tutto questo? Che senso ha farmi vedere come avrei potuto essere? Che razza di stupido scherzo di pessimo gusto.-
    Il corpo di Kin venne avvolto da una fioca luce bianca.
    -Ehi ragazzina, grazie. Senza di te me ne sarei andato senza aver capito niente.-
    -Sono io che non capisco, chi sei tu?-
    Kin guardò verso l'alto. Il cielo era limpido e poteva osservare la volta stellata. Chiuse gli occhi.
    -Nessuno. E penso che sia meglio così.-
    La luce si fece più intensa fino ad abbagliare la ragazza e si dissolse in una nuvola di polvere lucente. Uno sciame di lucciole salì in cielo e si disperse, confondendosi tra le stelle. La ragazza rimase da sola, di nuovo circondata dal l'oscurità.
     
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    La mancanza di qualcuno è la più forte presenza che si possa sentire. Questo sogno di una realtà così lontana e diversa, in cui l'assenza di una persona ha avuto un impatto profondo, lascia un'impronta indelebile in te e, sia che tu ricordi cosa hai visto sia che tu non ne abbia memoria, al tuo risveglio ti senti in qualche modo cresciuto.
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