Operazione "Salva il Corvo"

Esame: Grafemi del Fulmine
Partecipanti: Makoto, Anzu

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    “Ricorda che una parola rimane impressa anche quando scompare.”
    Così recita la parte finale del Motto dei Grafemi del Fulmine. È facile ricondurre queste parole a Chinmoku Kageshinka, il Corvo Silente. Il ragazzo è rimasto coinvolto in una esplosione chel’ha ridotto in fin di vita. Tuttavia Kumo non volta le spalle ad un Grafema. Soprattutto i suoi compagni di squadra. Makoto si è infatti proposta di cercare una possibile cura per Chinmoku rappresentata da un vecchio ricercatore scomparso ormai da anni nell’entroterra del Paese del Fulmine. Non è ben chiaro il motivo del suo ritiro a vita privata e non siete riusciti a scoprire molto in proposito… almeno fino a questo momento. Vi viene infatti segnalato da un ninja esploratore di aver visto un signore che corrisponde alla descrizione del ricercatore, tale Shin Yukimura, in compagnia di gente poco raccomandabile. Il ninja ha fatto una mappatura della zona, cerchiando quella dove ritiene che possa essere stato portato il ricercatore. A detta sua non sembrava esattamente felice di andare con loro.
    Le informazioni vengono consegnate a Makoto, che come era stato detto è a capo dell’operazione. Tuttavia le viene proposta come compagna di squadra Anzu: il motivo? Entrambe sono state notate per la loro eccellenza nel campo dell’infiltrazione e dei taijutsu, quindi le alte cariche hanno deciso di sfruttare la situazione come un esame per entrare nei Grafemi del Fulmine. Si ritiene infatti che potrebbero servire entrambe le loro specialità per risolvere la situazione, oltre che per proteggere Kumo. Vengono convocate quindi con la massima fretta, con Anzu che viene informata superficialmente dai funzionari, nella speranza di sfruttare al massimo le informazioni fornite dal ninja esploratore e seguire quella pista ancora calda.
    Al momento possedete una mappa con la zona incriminata, abbastanza a Nord id Kumo, quasi sulla scogliera che dà sul Golfo della tormenta. Sono segnate più o meno delle coordinate e un tratto è cerchiato di rosso. Inoltre avete una foto del dottor Yukimura di qualche anno fa. Rappresenta un uomo sui cinquanta anni con capelli brizzolati, un po’ in carne e lo sguardo intelligente. Il suo unico segno particolare è una cicatrice a forma di x sulla tempia sinistra, piuttosto brutta. L’esploratore ha detto di averlo riconosciuto per miracolo solo grazie a quella.
    Lo trovate insieme a Natsuki Kuga, la Saetta Saggia, nei pressi del cancello dove vi è stato detto di recarvi.
    - Avete sentito, giusto?- dice la ragazza con fare un po’ retorico. Sembra abbastanza tesa e preoccupata, anche se cerca di non darlo a vedere. – Sono qui in veste di Grafema per augurarvi la buona fortuna. Spero che passerete brillantemente l’esame e che sarete in grado di trovare una cura per il Corvo Silente. Lui è Kazune. Risponderà a tutte le vostre domande, ho immaginato che avreste potuto averne.-
    Il ragazzo ha i capelli castani e gli occhi sottili e acuti. È più alto di tutte voi ma piuttosto mingherlino. Sembra un po’ a disagio nel trovarsi al cospetto della Saetta Saggia e di quelle che forse diventeranno dei Grafemi.
    - Ho cercato di scrivere tutto sul rapporto, ma non sono bravo in queste cose. Chiedetemi pure.-

    Benvenute all’esame da Grafema del Fulmine! Se avete domande fatemele pure, per ora il post è abbastanza libero. Potete descrivere come prendono la notizia, se Makoto spiega qualcosa ad Anzu se si incrociano per strada, se vanno insieme, se si prendono una granita ecc. Di sicuro mi sto dimenticando di roba, quindi rompetemi le scatole off.
     
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    Inizialmente Anzu aveva pensato che l’avessero scelta per quella missione solamente per avere un altro paio di braccia in più. Non era la prima volta, e non sarebbe stata l’ultima. Era anche abbastanza convinta che fosse una precauzione superflua, considerando quanto Makoto fosse capace sul campo, per non parlare di come il loro approccio alle missioni (il loro approccio a tutto, a dir la verità) fosse diametralmente opposto. Anzu faceva casino, non le importava di farne, Makoto verteva più sull’ “ammazza prima di essere vista”. Non era riuscita ad immaginare uno scenario nel quale avrebbe potuto esserle d’aiuto, davvero d’aiuto, se non per farle da scudo umano nel caso in cui le cose fossero andate male. E anche lì avrebbe solamente rischiato di farla incazzare.
    Anzu però aveva accettato comunque, nella sua testa, ancora prima che il funzionario che l’aveva raggiunta a casa di Natsuki, trovandola ancora fresca di doccia e scazzata per l’interruzione della sua routine di bellezza - “spalmati su una roccia sotto il poco sole che riesci a trovare e aspetta di asciugarti” -, avesse finito di parlare. Non avrebbe rifiutato una missione solamente perché non era convinta di poter dare una mano. Erano pur sempre soldi, e soprattutto una scusa per uscire di casa e tornare attiva, sul campo, come aveva desiderato da quando suo padre aveva provato a metterla fuori servizio definitivamente. Non avrebbe rinunciato a quella ghiotta possibilità, ora che si era ripresa.
    Era stata giusto l’ultima parte del discorso breve e intenso del funzionario a confonderla. Anzu aveva assottigliato lo sguardo, scrutandolo con diffidenza del tutto giustificata non appena aveva sentito la parola “esame”. L’ultimo che aveva sostenuto le aveva lasciato un bel po’ di amaro - e di merda - in bocca, non esattamente un’esperienza felice. Stavolta che volevano farle fare? I Grafemi? Seriamente avrebbero voluto metterla a fianco di Natsuki Kuga, renderla sua pari se non in esperienza quantomeno in grado? Chi aveva rapito il Raikage e l’aveva sostituito con bambolotto decerebrato che non sapeva distinguere la destra dalla sinistra? Il giusto dallo sbagliato?
    “Anzu” e “Grafema del Fulmine” non suonavano bene insieme. Era chiaramente un errore. Ma dato che ormai aveva accettato, e non volendo incorrere nelle ire del bambolotto decerebrato appena nominato, Anzu si era limitata a mormorare un assenso e ad aspettare che il funzionario, cortesemente, la lasciasse sola per permetterle di cambiarsi dall’accappatoio che aveva addosso al momento. Al massimo avrebbe semplicemente rifiutato la promozione a fine missione, decise.
    Una volta sola si era cambiata in fretta, lasciando i capelli freschi di taglio - corto, molto corto, estremamente corto - ad asciugare all’aria frizzante del villaggio della Nuvola. Aveva raggruppato le sue cose in uno zaino: le informazioni ricevute dal funzionario, le sue armi, un cambio d’abiti, qualche spicciolo, i tonici che le erano rimasti, la ricetrasmittente e l’unica cartabomba in suo possesso. Aveva legato il coprifronte al collo, e indossato il giubbotto chuunin sopra una felpa grigio scura, accoppiata a dei pantaloni larghi e comodi, neri. Aveva stretto le cinghie degli Artigli della Bestia intorno ai propri polsi come ultima cosa, iniziando a familiarizzare con la sensazione del cuoio a diretto contatto con la sua pelle, poi si era lasciata casa Kuga alle spalle, avvertendo chiunque fosse ancora in casa - forse nessuno - con una vociata e lo sbattere della porta dietro di sé.

    Quando arrivò ai cancelli si stupì di trovare Natsuki, almeno inizialmente. Le bastò ricordarsi della piccola clausola spiegata dal funzionario poco prima per rendersi conto che la sua presenza in realtà non era affatto strana. Strinse comunque le labbra, abbassando velocemente il capo per poi riportare la sua attenzione, piuttosto, sul ragazzino accanto a lei. Doveva essere l’esploratore che aveva menzionato il funzionario. Non sembrava tanto a suo agio, ma sperava che quanto meno fosse bravo nel suo lavoro. Partire con indicazioni sbagliate non sarebbe stato il massimo.
    Lui non disse niente, all’inizio, lasciando l’onere a Natsuki quando arrivò anche Makoto. Anzu rivolse giusto uno sguardo e un cenno alla compagna, lasciando le discussioni e le domande a quando fossero state sole. Si concentrò, suo malgrado, sull’altra sua coinquilina. La ragazza - la Saetta - si premurò di fare loro un discorso che, almeno per quanto riguardava Anzu, fu capace di torcerle le budella per l’ansia per la prima volta nella sua vita. No, ok, forse non la prima in assoluto, ma di certo la prima in un bel po’ di tempo. Quelle erano parole sincere e sentite, nonostante le avesse camuffate sotto il suo solito tono professionale, o almeno Anzu volle credere che lo fossero. Stava parlando in veste di Saetta, di ninja a loro superiore, in quasi tutti i sensi della parola - era ancora più piccola di Anzu d’età -, ma anche in qualità di Natsuki. Solo Natsuki.
    Anzu ritornò sulla decisione che aveva preso prima, riguardo un’eventuale promozione. Non le interessava il prestigio di un soprannome, non voleva particolarmente diventare una Saetta. Non era di certo l’opinione del grande capo ad avere un peso per lei.
    Per quella di qualcun altro, però, avrebbe anche potuto provare.
    Fece un bel respiro, più sicura adesso che aveva preso la sua decisione. Quella definitiva. Si soffermò un altro istante su Natsuki, annuendo impercettibilmente, poi si rivolse al ragazzino, grattandosi un margine della cicatrice sul volto con fastidio mal celato. Ancora le prudeva un botto.
    – Quante persone erano con lui? E come erano equipaggiati? –, chiese, pratica, incrociando quindi le braccia al petto. Cacciò giù una risposta acida alle sue parole, per non alzare polveroni inutili. Lei non aveva letto nessun rapporto, d’altronde. Sapeva a malapena cosa avrebbero dovuto fare.
     
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    Makoto era rimasta in attesa di quella convocazione davvero, davvero a lungo. Erano successe molte cose da quando aveva era uscita dal nascondiglio di Eskoba. Ultime ma sicuramente non meno importanti, la proposta di trasferimento di Natsuki così come tutta la storia di Kala. Tutte cose molto grandi, che avevano occupato molto la sua mente, tanto che quasi, quasi si era dimenticata della questione rimasta in sospeso. Attendeva notizie da Kyomaru o chi per lui, ma immaginava che ci volesse tempo per raccogliere tutte le informazioni necessarie. Non c'era fretta, tutto sommato. Dal poco che aveva capito, la situazione di Chinmoku era grave ma stabile, non si rischiava esattamente di perderlo da un momento all'altro, tuttavia l'idea di aver lasciato quel capitolo così tanto aperto era spesso motivo di irritazione. Per sua fortuna, l'attesa sembrava finita.
    Neanche a dirlo, ricevuta la convocazione Makoto si affrettò immediatamente al Palazzo per concludere la faccenda il prima possibile. Accettò senza nessuna esitazione la proposta di Anzu come compagna di squadra, ovviamente. Ci aveva pensato a lungo, davvero a lungo nel tempo che aveva avuto a disposizione, a chi chiedere di accompagnarla. Aveva subito scartato Izumi, essendo di un altro Paese. Quella era una questione di Kumo e per Kumo, non era giusto chiedere ad altri. Era un bel panno sporco da lavare in casa. Tra i ninja di Kumo, aveva avuto modo di interagire principalmente solo con Anzu, Tsunayoshi e Sae, ma si fidava abbastanza solo della prima. Sarebbe stato comodo avere un medico come Tsunayoshi in squadra, ma essendo meno portato per il combattimento sarebbe stata una persona da proteggere, e Makoto voleva evitare quel genere di peso. Preferiva fare un'operazione rapida, pulita e veloce, come di fatto era il suo stile. Sperava che Anzu potesse apprezzarlo, d'altronde non sembrava di certo disdegnare l'efficienza.
    Accettò il fascicolo che gli era stato consegnato, oltre che al loro suggerimento. Accettò anche l'idea che quella missione sarebbe stata anche un esame per entrare nei Grafemi. Da una parte, avrebbe odiato il pensiero di prendere il posto di Chinmoku mentre lui non poteva difenderlo. Dall'altra, per quanto ne sapeva, il suo ingresso non escludeva per forza la presenza di Chinmoku, e non c'era modo migliore di dimostrare il suo valore se non salvando un altro Grafema. Magari sarebbe stato proprio Chinmoku a promuoverla alla fine di tutto. Sarebbe stata una bella soddisfazione. Comunque, stranamente, l'idea di essere promossa non la esaltava più di tanto. Era uno dei suoi desideri, ovviamente, ma per quella missione tutta la sua concentrazione era stata posta sull'obiettivo. Era determinata come non mai. Come se volesse porre rimedio ad un errore, sebbene a dirla tutta non si sentisse davvero responsabile. La sua parte razionale, molto salda, le ricordava come non avrebbe comunque avuto modo di fare nulla per lui. D'altro canto, se la missione fosse andata esattamente come doveva, non ci sarebbe stata l'esplosione che aveva menomato Chinmoku. Per quale cazzo di motivo Eskoba doveva assumere proprio il signor Pene Esplosivo come guardia del corpo, lo sapeva solo lui. Stronzo.
    Accettato definitivamente l'incarico, mentre veniva convocata anche Anzu, andò a prepararsi, attardandosi giusto qualche minuto per passare ad avvisare Kala, dato che casa sua era sulla strada. La ragazza la trattenne giusto per qualche minuto, per la maggior parte per raccomandarle di stare attenta e cose del genere - era abituata a quel genere di raccomandazioni da parte sua, ma recentemente erano davvero incrementate di numero. Affidata a lei la responsabilità di andare a badare a Minako di tanto in tanto, come di consuetudine, si diresse direttamente in casa Kuga per recuperare il suo equipaggiamento. Entrò direttamente dalla finestra, per fare prima.
    La vestizione probabilmente fu la cosa che le fece perdere più tempo. Si assicurò di prendere tutto ciò che le serviva per sopravvivere al freddo del nord del Paese, ma soprattutto, di caricarsi di tutte le sue armi. Indossò una maglia termica sotto ad una felpina stretta e aderente, bianca in caso avesse bisogno di nascondersi tra la neve, ma smanicata per lasciarle le braccia più libere possibile. Scelse dei pantaloni caldi dello stesso colore e degli scarponi pesanti, del grigio più chiaro che aveva. Attorno al collo, a proteggerlo almeno dall'aria fredda, aveva solo il coprifronte dal tessuto scarlatto.
    Gli scaldamuscoli dei Delfini d'Acciaio sarebbero stati essenziali per non crepare di freddo, ma soprattutto per non distruggersi le braccia con tutto ciò che doveva legarci sopra. Si infilò il bracciale della lama uncinata al braccio destro, mentre il tekkou con la lama normale al sinistro. Su quest'ultimo strinse anche il rotolo da polso contenente la kusari-gama, nel poco spazio che aveva, infine si infilò i guanti in modo da poter prendere le misure e strinse per bene le cinghie dei vari bracciali. Sopra la felpa indossò il giubbotto chuunin, e nelle tasche distribuì il rotolo che conteneva il Kyodai Sensu e il Tetsubo, le sue bombe fumogene, un kunai con una cartabomba legata intorno al manico e il suo set di grimaldelli. Prima di stringersi il giubbotto, si infilo, legato ad una catenella, il rubino di Kala. Le avrebbe ricordato di uno dei motivi per cui, ormai, doveva assolutamente tornare viva dalle missioni, e magari avrebbe anche aiutato contro il freddo. Stretto il giubbotto, si legò le Kugatachi sulla parte bassa della schiena, Momotaru a sinistra e Tachimaru sulla destra. Sopra i loro foderi si legò la sacca contenente i suoi kunai e i suoi shuriken. Fece un po' di spazio infilando quattro kunai nelle quattro tasche dello zainetto di Rei, e infilò nella sacca anche la sua ocarina, come portafortuna, e i fogli piegati che le erano stati consegnati nel Palazzo. Infine, le ultime due armi, erano il ventaglio da assassina e la manrikigusari. Non sapeva se portarsele dietro o meno. Forse non le servivano tutte quelle armi. Ma alla fine, se le appese comunque alla cintura. Non si poteva mai sapere, e ormai si era abituata a tutto quel peso. L'unica novità erano i pesanti guanti a cui non si era ancora abituata, ma confidava che non sarebbero stati un problema. Infine, scelse un poncho leggero ma impermeabile, che potesse proteggerla un minimo da freddo, neve e umidità senza ostacolare i movimenti delle braccia e delle gambe. Ne scelse uno bianco, come la felpa, per lo stesso motivo. L'ultima cosa da portarsi dietro era la ricetrasmittente, che si intascò senza troppi convenevoli, tanto l'avrebbe molto probabilmente indossata prima di entrare in azione.
    Riempì quindi una sacca da viaggio con degli abiti di ricambio a cui, sulla strada, avrebbe aggiunto una borraccia e delle razioni da viaggio. Prima di uscire, ovviamente recuperò Rei e le infilò il suo zainetto. Forse aveva perso un po' più di tempo rispetto al previsto, ma poco importava. Si era affrettata più che poteva e soprattutto, era di vitale importanza essere il più preparata possibile. Non voleva un altro bunker di Eskoba, non voleva fallire l'esame, non voleva lasciare Chinmoku al suo destino. E in più doveva essere la caposquadra, qualunque cosa significasse. Dubitava ci fosse bisogno di dare ordini ad Anzu - altro motivo per cui avrebbe scelto lei in ogni caso - ma in caso di fallimento la responsabilità sarebbe comunque stata sua. Bella fregatura. Se non altro, la cosa l'avrebbe convinta o meno a puntare al grado di Jonin.

    Quando arrivò al cancello indicato, era forse leggermente in ritardo. Anzu e una persona sconosciuta erano già presenti, insieme a Natsuki, probabilmente lì in quanto Grafema a sua volta. Sarebbe stato strano ricevere una missione da lei, soprattutto considerando che alla fine della missione, se fosse andata bene, avrebbero avuto esattamente lo stesso grado. Solo con qualche titolo in meno. E qualche anno di esperienza di differenza.
    Fece un cenno si saluto generico ai presenti, annuendo poi alla prima domanda di Natsuki, senza spiccicare parola. L'incoraggiamento di Natsuki era sicuramente gradito, ma lasciava un po' il tempo che trovava su una Makoto di quell'umore particolare. Era... nervosa. Si sentiva tesa come una corda di violino. Si sentiva anche un po' accaldata, e dubitava fosse il poncho a farla sentire in quel modo. Ma era un nervosismo comunque relativamente freddo. Era una missione delicata, ma si sentiva pronta. Sentiva di poter rimanere lucida anche nei momenti difficili. Sperava di riuscire a rimanerci, anche.
    Il ragazzo che era con lei sembrava ancora più nervoso di lei. Si offrì solo di rispondere a nuove domande, senza fare un vero briefing. Makoto fece un mezzo sospiro, vagamente infastidito, spostando lo sguardo su Anzu, che sembrava in realtà la più tranquilla del gruppo, forse anche la meno coinvolta. Non sapeva in effetti quanto le era stato detto, ma l'avrebbe volentieri ragguagliata su quel che avevano detto a lei in caso più tardi avesse capito che le mancavano informazioni.
    «Dove esattamente è stato visto? Immagino al centro della zona segnata? Cosa stava facendo? Abbiamo degli identikit delle "persone poco raccomandabili"?» aggiunse, con tono piuttosto sbrigativo.
     
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    Il ragazzo sembra ancora più intimorito, probabilmente perché percepisce il vostro nervosismo. Cerca però di non perdere la calma e notate come cerchi di concentrarsi al massimo per rispondere alle vostre domande.
    - Ne ho visti due. Avevano dei giacconi lunghi e pesanti, quindi non sono riuscito a vedere bene. Non sembravano avere armi particolarmente grosse credo o si sarebbero viste, giusto?- guarda un po’ tutte e due come in cerca di conferma, ma quando il suo sguardo incontra quello perplesso di Natsuki si volta di scatto. Il vostro testimone si schiarisce la gola e si massaggia il mento, cercando di spremere al meglio le meningi. Sembra intimorito ancora di più quando è Makoto a rivolgergli la parola, ma questo sembra sciogliergli la lingua. – S-Sì in quella zona. Immagino che non lo stessero portando troppo lontano, lui non aveva un equipaggiamento per stare al freddo. Ho ipotizzato che abbiano un rifugio da quelle parti e che quindi doveva trovarsi nella zona cerchiata… ma lui l’ho visto più o meno qui.- così dicendo indica un punto al centro del cerchietto. Non sembra essere nulla di speciale, la mappa lo segnala come una zona boschiva ai piedi di una montagna. – Non faceva… niente. Era insieme a due tipi, uno aveva un passamontagna nero, l’altro aveva dei capelli chiari e la pelle scura, uno classico di qua insomma però più… aggressivo? Non saprei fare un identikit. Lo scienziato non mi sembrava a suo agio ma neanche se la stava facendo sotto. Poi boh, quello aveva un passamontagna, solo i criminali lo usano.- fa una pausa osservando per un attimo le montagne all’orizzonte, quasi a voler far finta di star pensando ed in questo modo ignorare gli sguardi delle tre ragazze. E’ molto nel pallone, probabilmente è il suo primo incarico importante. – Oh! Avevano un simbolo sul giubbotto, credo fosse uno stambecco e sotto c'era tipo un codice. Mi ha fatto pensare a roba organizzata, ma non ricordo nessun gruppo con capre o cose del genere come simbolo.- completa infine, grattandosi la guancia in difficoltà.
    Se avete altre domande il ragazzo cerca di rispondervi come può, altrimenti si scusa per non essere stato utile. Natsuki osserva la scena in silenzio, ma poi cerca di tranquillizzare l’Esploratore. In effetti è il primo avvistamento da anni e questo è comunque un ottimo risultato.
    - Io ed una squadra perlustreremo la base della montagna e tutti i dintorni. In questo modo ci assicureremo che non arrivino loro dei rinforzi indesiderati o che qualcuno possa sfuggirci.- aveva spiegato la ragazza, provando ad indicare sulla mappa dove avrebbe operato: una zona effettivamente abbastanza vasta da rendere necessaria la grande velocità della Saetta Saggia. Quest’ultima dà un’occhiata ai guanti di Anzu ed alle kodachi di Makoto e poi annuisce, nasconde a stento un vago sorriso fiero prima di iniziare ad allontanarsi.
    - Ci vediamo dopo.- dice con tono sicuro, per poi iniziare a correre velocemente verso nord. Non è molto diversa dalla vostra direzione che effettivamente è nord-ovest. Così a naso impiegherete circa tre ore di cammino per raggiungere il luogo e l’Esploratore vi conferma come sia un luogo molto freddo. Ci sono un paio di villaggi lungo la strada, nel caso abbiate bisogno di riposarvi, uno ad un’oretta di cammino e l’altro dopo un’altra mezz’ora. Per il resto quella direzione è composta solo da piccole baite e case di cacciatori che vivono in modo autonomo.

    Fate pure tutte le domande che volete all'Esploratore, se dovete fare altri acquisti o organizzarvi potete fare tutto ora. Se partite potete finire il post con l'arrivo al primo villaggio, in caso. Decidete voi se riposarvi lì, fare delle scorte, conquistarlo. Oppure semplicemente potete fermarvi alla partenza! Insomma, libertà assoluta. Ah ovviamente Natsuki, prima di andare via stile tuxedo mask, vi risponde se vi rivolgete a lei. Buon divertimento!
     
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    Una volta arrivata anche Makoto iniziarono le domande effettive. L’esploratore sembrò man mano farsi sempre più nervoso e indeciso sulle informazioni che lui stessa stava riferendo loro, il che non mise sicuramente Anzu di buon umore. Le sembrava di aver posto delle domande sensate e anche abbastanza semplici, e la stessa cosa aveva fatto Makoto. Avrebbe dovuto accontentarsi di quel poco che aveva ricevuto, e andare a intuito per il resto. Come al solito. Ad ogni modo al momento non c’era molto altro da fare a parte raggiungere il punto dove il loro obiettivo era stato avvistato, solo a quel punto avrebbero potuto decidere il prossimo passo nel loro piano.
    Tanto per rimanere coerente con se stessa, e per non mandare ulteriormente nel pallone il tipo, evitò di fargli altre domande. Non offrì lo stesso trattamento a Natsuki, con la speranza che almeno lei potesse essere loro più utile.
    – Stambecco? –, chiese, perplessa. Neanche lei, proprio come l’esploratore, conosceva gruppi o gang con quel simbolo. Almeno non le sembrava. Sperò che non fosse lo stesso per Natsuki.
    Quella sarebbe stata la sua unica domanda alla Saetta, un po’ per non perdere ulteriore tempo, dato che la questione sembrava urgente, e un po’ perché non aveva effettivamente altro da chiedere. Con Makoto avrebbe avuto tutto il tempo di discutere sul caso per strada: tre ore erano tante da spendere con qualcuno in silenzio, tanto valeva mettersi in pari. Makoto, da quello che aveva capito, era molto più invischiata nella storia, e le sue informazioni sarebbero state infinitamente più utili rispetto a quelle che avevano ricevuto fin’ora. Anche solo per farsi un’idea. Rispose al congedo di Natsuki con un cenno, non fidandosi della propria voce, soprattutto dopo aver notato l’occhiata soddisfatta e orgogliosa che aveva rivolto ai suoi guanti. Puntò gli occhi a terra, schiarendosi la voce e concentrandosi sull’esploratore un’ultima volta mentre la Saetta correva via.
    Quando anche il ragazzo terminò con le ultime raccomandazioni e informazioni sulla zona che avrebbero dovuto attraversare, Anzu si disse pronta a partire: aveva già un cambio d’abiti più pesante in borsa, per far fronte al freddo acuto che le avrebbe accolte sulle montagne, quindi non aveva bisogno di tornare a casa per fare scorte particolari. Si sarebbe cambiata lì stesso, rimanendo in maglia e leggins termici per qualche istante, o subito fuori, se proporre di farlo lì avesse messo a disagio qualcuno. Ritenne di non aver bisogno di razioni sul momento: nel caso peggiore avrebbe fatto scorta in uno dei villaggi che avrebbero incrociato lungo la strada.
    Una volta pronta anche Makoto sarebbe partita immediatamente, lasciandosi alle spalle Kumo. Il primo villaggio distava un po', un'oretta circa, quindi Anzu approfittò di tutto quel tempo disponibile per iniziare a interrogare la compagna, cercando al contempo di non abbassare la guardia in caso di imprevisti lungo la strada.
    – Quindi. –, introdusse il discorso mentre correva, neanche dieci minuti dopo la partenza. – Che mi sai dire su ‘sta storia? Ho capito solo che questo tizio ci serve per curare un collega di Natsuki. C’è altro? –, chiese, senza tanti preamboli. Magari no, non c’era altro, e la discussione sarebbe finita lì, ma chiedere non costava niente. L’aveva imparato di recente.
     
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    Più parlava, più era evidente che quell'esploratore non aveva la minima disciplina necessaria per essere un ninja di grado alto. E farsi dire da Makoto una cosa del genere era davvero tutto dire. Generalmente a Makoto sarebbe importato davvero molto poco, ma era davvero, davvero determinata perché quella missione andasse esattamente come voleva. Tanto che se avesse scoperto che era un altro esame "finto" come quella buffonata dell'esame Chuunin sarebbe stata la volta buona per mandare qualcuno direttamente a fanculo senza passare dal via. Per questo era davvero irritata dalla sfortuna di aver beccato proprio l'esploratore inesperto. Tra tutte le missioni, proprio in quella? Che fastidio.
    Si irritò ancora di più quando scoprì che in effetti aveva altri dettagli da dare loro. Non solo sul numero delle persone, come giustamente chiesto da Anzu, ma anche che avevano entrambi uno strano simbolo sulla giacca. A quel punto l'irritazione di Makoto si palesò sottoforma di uno sbuffo particolarmente infastidito.
    «E non ti è venuto in mente di dircelo prima? Magari avremmo avuto il tempo di informarci a riguardo?!» sbottò, apertamente irritata, battendo nervosamente un piede a terra. Poco importava che ci fosse anche Natsuki, che probabilmente l'avrebbe rimproverata. Non aveva davvero voglia di stare dietro a un incompetente. Se voleva perdere tempo poteva fare da sola.
    «Fai una cosa, piuttosto. Mentre sei al Villaggio cerca informazioni a riguardo e se trovi qualcosa mandaci qualcuno di veloce ad avvisarci. Forse non ci trovate, ma avrò la ricetrasmittente. Ti do' la frequenza, facci contattare lì.» gli "suggerì", così da fare in modo che si rendesse utile, per poi dargli effettivamente la frequenza in caso avesse accettato di fare come diceva lei. In caso contrario non avrebbe insistito, ma non lo avrebbe più degnato né di una risposta né di uno sguardo. Di fatto avrebbe smesso di esistere completamente, per lei.
    Si concentrò piuttosto su Natsuki e sul suo ruolo nella missione. La parte più acida di lei avrebbe voluto sfogare la sua irritazione chiedendogli se aveva intenzione di fermare i rinforzi come aveva fermato Eskoba, ma nemmeno lei era tanto crudele, quindi rimase in silenzio e annuì, lasciandola stare e lasciando che sparisse verso nord. Non aveva più nulla da dire all'Inutile, quindi lo lasciò andare. Anzu aveva bisogno di prepararsi, quindi Makoto ne approfittò per cercare di leggere meglio la mappa che le era stata data. Non aveva particolari problemi con la nudità di Anzu, essendo generalmente totalmente disinteressata all'argomento nella sua interezza, quindi semplicemente ne approfittò per pianificare le prossime mosse.
    Generalmente, nonostante il suo buon senso dell'orientamento, non era particolarmente brava a seguire le mappe. Tuttavia in questo caso sembrava essere particolarmente facile: bastava puntare una direzione e tirare dritto il più possibile, al massimo aggirando qualche picco.
    Quando Anzu finì di cambiarsi, intascò nuovamente la mappa, prese la direzione e semplicemente iniziò a correre. Evitò la massima velocità per evitare di arrivare sul luogo già sfiancata, ma si mosse in modo abbastanza deciso, rallentando solo se Anzu faceva fatica per qualche motivo a stare al suo passo o voleva andare più lentamente per altri motivi. Per i primi minuti ci fu solo silenzio, poi Anzu decise di spezzarlo con delle domande, che le fecero finalmente capire quanto poco era stato detto ad Anzu.
    «Non ti hanno detto nulla?» chiese, leggermente turbata. «In pratica... abbiamo fatto 'sta missione qualche tempo fa. Chinmoku era... è uno dei Grafemi che era in missione con noi ed è rimasto coinvolto in un'esplosione e un crollo, quindi è finito in coma. Il tizio che dobbiamo trovare è uno che potrebbe aiutare a curarlo, sì. Sul tizio che dobbiamo recuperare non so molto altro, mentre la missione di prima è stata un po' una merda... C'era qualcosa di specifico che ti interessava?» le chiese, un po' confusa e non sapendo bene cosa dirle e cosa no. «Tra l'altro, non so di preciso cosa voleva che facessi, ma Kyomaru mi aveva detto di fare la caposquadra. Non penso voglia che mi metto a dare ordini, ma tanto non penso ce ne sia bisogno.» specificò. Anche solo l'idea di dare ordini ad Anzu la metteva a disagio. Era sempre stata una sua compagna, una sua parigrado e anche con più esperienza di lei. Non aveva semplicemente senso. «Probabilmente intendeva solo di scegliere i compagni di squadra, ma alla fine sono stati loro a propormi te. Tanto sinceramente non cambiava nulla, avrei chiesto comunque solo a te. Scusa se non t'ho avvisato prima, era da un po' che era in progetto 'sta roba ma non mi avevano più fatto sapere nulla.» aggiunse, con una punta di irritazione. Come al solito parlava sempre un sacco, e in questo caso era anche solo un modo per sfogare la tensione e l'irritazione che aveva in corpo.
     
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    - Può essere, è un animale di montagna, no? Scusate, non sono molto pratico.- mormora il ragazzo, sentendo parecchio astio nei suoi confronti. Natsuki fa spallucce, neanche lei sembra conoscere un gruppo con quell’animale cornuto come simbolo ed osserva la scena senza dire nulla. Il suo sguardo è semplicemente un po’ più serio del solito mentre ascolta il vostro confronto. Non sembra voler intervenire, soprattutto visto che nessuna delle due lo aggredisce in modo vero e proprio. Il ragazzo ripete più volte la frequenza che gli da Makoto ed annuisce. – V-Va bene. Cercherò di fare del mio meglio e di mandarvi le informazioni eventualmente. Cercate di fare attenzione, potrebbero esserci delle trappole. Mi è sembrato un territorio adatto a piazzarle.- spiega il ragazzo, forse cercando una sorta di redenzione ai vostri occhi. A quel punto sparisce come Natsuki, visto che nessuna delle due sembra avere altro da dirgli.
    Partite dopo il cambio veloce di Anzu, trovando la strada sgombra. Sarebbe quasi una passeggiata piacevole se non fosse per la tensione creata dalla situazione e l’importante missione che dovete portare a termine. Quando Anzu ascolta la spiegazione di Makoto, le sa effettivamente di familiare. È quello che le avevano accennato i funzionari quando le avevano detto di partire il prima possibile, quindi praticamente nessuna informazione nuova della quale venire in possesso.
    Superate i villaggi senza sforzo, notando come la vita lì continui in modo tranquillo, lontano da realtà più mondane. Man mano che andate avanti anche la temperatura inizia a farsi sempre più bassa. Per un pezzo di tragitto siete costrette a salire per un sentiero montano non molto praticato, ma non molto pericoloso. Non è una camminata semplice e questo mi stanca un po’. La luce che riflette sulla neve è un po’ fastidiosa, ma per fortuna sopportabile. Non incontrate nessuno se non un montanaro ricoperto di pellicce che vi saluta cordialmente. Se gli chiedete qualcosa vi conferma che siete sulla strada giusta. Raggiungete una valle ghiacciata dopo due ore di viaggio, dove iniziate ad vedere la zona cerchiata dall’esploratore. Si tratta di una serie di piccole montagne ricche di vegetazione. Si intravede del fumo di tanto in tanto, in più punti, che potrebbe appartenere ai comignoli delle case dei cacciatori di cui vi ha parlato il ragazzo.
    Sembra che quella valle sia l’ultimo posto pianeggiante dove potrete stare per un bel po’, prima di iniziare la scalata di quei monti. C’è un fiume gelido, con grossi massi nei pressi delle sue sponde. Probabilmente quello che resta di un’antica valanga. In effetti la montagna dietro di voi è molto più vicina e alta di quella che dovrete raggiungere. Una volpe bianca vi osserva da lontano, studiando con circospezione le vostre mosse. C’è un cinguettare placido intorno a voi, ma nessuna traccia di umani se non per un sentiero sterrato che state percorrendo. Questo ha una biforcazione a quanto pare: una parte va dritta in direzione della montagna, attraversando la zona disseminata da quelle tracce di fumo, l’altra sembra fare il giro largo invece. Sono indicate entrambe sulla mappa. Quale percorrere? La prima sembra effettivamente più veloce, la seconda invece potrebbe farvi perdere una mezz’oretta in più alla vostra velocità.
     
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    Non battè ciglio allo sfogo di Makoto, che semplicemente diede voce alla stessa frustrazione che stava provando lei stessa. Vista l’apparente urgenza e importanza di quella missione chiunque avrebbe perso la calma nel ricevere delle informazioni così frammentate. L’unica differenza per Anzu era la sua poca voglia di fare storie: usando il suo solito linguaggio aulico e forbito, le pesava troppo il culo per aggredire a sua volta il ragazzo, almeno verbalmente.
    In più Makoto era molto più brava di lei nel campo.
    Fortunatamente il ragazzo non ebbe il coraggio di protestare, limitandosi a ricevere le parole di Makoto come oro colato e memorizzandosi la frequenza della sua ricetrasmittente. Sembravano non esserci più cose da dire, né problematiche dell’ultimo minuto, quindi non appena fu pronta Anzu si mise a correre a fianco di Makoto, adattandosi al suo ritmo senza problemi. Le sue domande ricevettero immediatamente risposta, sotto forma di informazioni che, seppur di corsa, le avevano già fornito. Quindi era proprio quello il succo.
    – Ok. –, rispose semplicemente. Le bastava. Il resto era secondario. O meglio: – Il resto è solo curiosità. Al massimo ti chiedo quando finiamo. –, aggiunse sbrigativamente. Non voleva distrarsi troppo, né distrarre Makoto, mettendosi a discutere di missioni passate. Ciò che le interessava sapere nell’immediato era che da quella missione non fossero state Natsuki o Makoto ad uscirne in coma. Non chiese altro, rizzando le orecchie quando Makoto menzionò Kyomaru: rimase in silenzio qualche secondo, occhi puntati in avanti e fronte aggrottata, prima di scrollare le spalle.
    – Lavoriamo come al solito. –, disse infine, lanciandole un’occhiata laterale. Nel loro gruppo non c’erano mai stati capisquadra, e probabilmente proprio per quel motivo riuscivano a funzionare così bene. Lei, Makoto, e Izumi si fidavano l’uno dell’altra, al massimo rimettendosi al giudizio di quello più capace in un dato campo in una situazione specifica. Perché cambiare qualcosa che funzionava?
    Fece spallucce alle sue scuse perché, obiettivamente, non c’era bisogno che gliele porgesse. Sapevano entrambe che la burocrazia a Kumo sapeva essere estremamente lenta quando voleva.
    – L’importante è che si siano decisi alla fine. –, concluse, pragmatica, dando un paio di colpetti alle tasche frontali del giubbotto chuunin come alla ricerca di qualcosa. Alla fine tirò fuori due barrette più zuccherate che proteiche, non esattamente adatte alla dieta di una ninja. Anche lei aveva i suoi vizi.
    Ne porse una a Makoto mentre correva, approfittando del fatto che ancora fossero agli inizi della loro traversata. Avevano tempo.
    – Fame? –

    Man mano che avanzavano il freddo iniziò a farsi sentire sempre di più, aumentando di pari passo alla bellezza selvaggia del panorama che le circondava: non fossero in missione forse avrebbe pure rallentato per godersela un po’, in perfetto silenzio come piaceva a lei. Erano zone che frequentava di rado, non tanto per scelta quanto per pura coincidenza: usciva raramente da Kumo se non per missioni, e durante l’ultimo anno non aveva ricevuto nessun incarico che l’avesse portata fin lì. Apprezzò il fatto che, a parte un singolo montanaro al quale Anzu rivolse a malapena un cenno in risposta, la zona fosse completamente deserta. Anche gli animali selvatici erano rari, o forse solamente guardinghi nei confronti degli umani. Qualunque fosse la motivazione Anzu non si sarebbe lamentata. Era pacifico, e per una volta quel silenzio non le parve essere potenziale fonte di guai. Non era troppo. Non fiutava agguati dietro l’angolo. E neanche, almeno sperava. Quello col naso che funzionava meglio, tra le due, era lei.
    Una volta raggiunta la valle segnata nella mappa, ad accoglierle trovarono una biforcazione. Nessuna indicazione su quale delle due strade fosse più sicura e percorribile, ma quantomeno potevano farsi un’idea di quale fosse più veloce. A giudicare da ciò che era segnato nella mappa, la risposta ovvia per Anzu era…
    – Su per la montagna? –, chiese a Makoto, grattandosi la cicatrice sul volto. Per colpa del freddo si era arrossata, e ora tirava fastidiosamente. – Visto che siamo di fretta. –
    Era abbastanza sicura che anche Makoto l’avrebbe pensata come lei, ma volle accertarsene. Sarebbe stata una scalata più difficile, e probabilmente accidentata, ma erano entrambe perfettamente capaci di concluderla senza affaticarsi troppo. E tra il suo Byakugan e l’olfatto di Makoto, per non parlare della sua esperienza con le trappole, sarebbe stato difficile coglierle di sorpresa.
    Anzu si sarebbe comunque rimessa a lei prima di ripartire, eventualmente accettando di prendere la strada più lunga. Makoto poteva non essere il caposquadra in quella situazione, ma era comunque una persona di cui si fidava. Non aveva motivo di andarle contro.
     
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    Anzu non sembrava intenzionata a fare domande troppo più approfondite, e Makoto accettò la cosa di buon grado. Era di pessimo umore, si poteva sicuramente notare dato che tendeva a non nascondere nulla, e l'incompetenza dello sfortunato esploratore non aveva certamente aiutato. Di certo non avrebbe sfogato il malumore su Anzu, non era quel tipo di persona, ma probabilmente le sue risposte sarebbero state influenzate, quindi sbrigative e magari imprecise. Parlarne meglio più tardi era una prospettiva più allettante. Anzu tra l'altro confermò che preferiva agire come agivano di solito, il che era un grosso peso in meno sul suo petto. Poteva evitare di chiedersi se dovesse fare qualcosa di particolare, anche perché nessuno le aveva confermato in modo specifico cosa doveva fare. Fortunatamente non c'era bisogno di strafare. Poteva concentrarsi in tutto e per tutto sulla missione. E sulla barretta che Anzu voleva offrirle. Makoto ne fu molto sorpresa, ma anche particolarmente contenta. Accettò con gratitudine. Nonostante tutto il malumore e la tensione, non era ancora arrivato il giorno in cui Makoto avrebbe rifiutato del cibo.

    Si spostarono rapidamente verso nord, verso temperature più fredde. Più risalivano il Paese, più Makoto si sentiva a disagio. Non le piaceva il freddo. Non le era mai piaciuto. Poteva ignorarlo per un po', anche grazie allo sforzo fisico della corsa e agli strati di abbigliamento pesanti, ma restava il fatto che la innervosiva. A un certo punto furono pure costrette a inerpicarsi su per un sentiero poco battuto. Forse sarebbe stato problematico per dei civili, ma non creò particolari problemi alle due ninja. Incontrarono una sola anima viva, a cui Makoto fece buon viso a cattivo gioco e chiese conferme della correttezza del loro percorso. Erano ancora sulla giusta via, quindi non c'era motivo di correggere il tiro.
    Makoto si faceva sempre più tesa e nervosa, nonostante la situazione fosse pacifica. La bellezza incontaminata della natura poco toccata dall'uomo era certamente qualcosa di splendido, persino per una insensibile come lei. La neve ricopriva interi tratti del paesaggio e sembrava immobile e intoccata da chiunque. Ma Makoto non riusciva a sopportare quel tipo di clima. L'odore della neve era prepotente, per quanto non molto forte. Era un odore freddo e neutro. A Makoto sapeva di morte e silenzio assoluto. Non poteva nemmeno sentire bene l'odore degli animali intorno, complice probabilmente l'aria fredda che le gelava il naso. Rei invece sembrava molto più a suo agio. Era il suo clima natale, d'altronde, e si divertiva a saltellare nella neve, precedendo le due ragazze e corricchiando allegra.
    Due ore dopo l'inizio della traversata, si affacciarono su una valle più lussureggiante, con dei segni di civiltà in lontananza, almeno apparenti. Secondo la mappa, dovevano oltrepassare la valle e iniziare a salire una di quelle montagne. Si fece aiutare un po' da Anzu per essere sicura di identificare la giusta montagna. Nella valle, forse grazie al riparo fornito dalle montagne, c'era un po' più di vita e la cosa tranquillizzò Makoto. Mentre Rei soffiava un avvertimento alla volpe, Makoto riprese un po' di controllo. Infine, giunsero ad un bivio. Entrambe le strade portavano, almeno in apparenza, allo stesso posto. Una era palesemente più spaventosa dell'altra, ma anche molto più diretta. Quando guardò Anzu per chiedere il suo parere, notò che sembravano già essere d'accordo. Annuì, ma si prese comunque qualche istante per riflettere sulle possibilità.
    «Il sentiero più facile probabilmente è quello che viene usato di più, e in più per quanto siamo vestiti di bianco sulla neve mi sembra che potremmo essere più esposte. Quest'altro dovrebbe offrirci più riparo. Non... non credo dovrebbe essere problematico, per noi. Possiamo saltare e risparmiarci un po' di fatica. Se i rami non sono troppo fitti possiamo muoverci su quelli ed evitare completamente il terreno accidentato. Potrebbero esserci trappole, però. Proverò a tenere d'occhio.» propose.
    Finché Anzu era d'accordo, comunque, avrebbe fatto esattamente quello. Sarebbe saltata su un albero, se ce n'erano lì vicino, per esaminare la situazione. Troppa neve sui rami significava rischiare di scivolare, e spaccarsi l'osso del collo per una minchiata del genere era davvero l'ultimo dei suoi desideri. Se non fosse stato fattibile sarebbe semplicemente scesa con l'idea di proseguire a terra. Più scomodo, ma almeno più sicuro. Avrebbe inoltre richiamato Rei. Se dovevano andare su per gli alberi, preferiva infilarsela nel cappuccio e portarsela dietro piuttosto che farla saltare a sua volta. Anche andando a piedi, le avrebbe almeno imposto di camminare al loro fianco o dietro. Questo perché, appunto, aveva paura finisse in qualche trappola. Cominciò a guardarsi attorno alla ricerca di segni o tracce di possibili marchingegni. Non per forza trappole da banditi, ma se la zona era abitata da cacciatori rischiavano di finire anche nelle loro trappole, se non stavano attenti. Sperava che il suo naso non fosse troppo gelato. L'odore del ferro freddo era sempre un grande aiuto per trovare oggetti nascosti, così come quello del sangue che qualche animale avrebbe potuto lasciare se fosse finito al loro posto in una delle trappole, ovviamente.
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    Livello da ladro: 8

    --Individuazione delle trappole: Il ladro può individuare eventuali trappole costruite da esploratori con livello di specializzazione pari o inferiore al suo livello di specializzazione in ladro. Pagando 15 unità di chakra può provare anche a cercare trappole nascoste con il chakra, sempre con le stesse limitazioni.
     
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    Il percorso da voi scelto vi permette di incrociare la strada solo con qualche animale selvatico. Con il vostro spostamento sui rami disturbate un gufo, che vi guarda con odio ma non fa nulla per attaccarvi. Riuscite a spostarvi sugli alberi per tutta la prima metà del percorso, ma alla fine la quantità di neve e la pendenza, potrebbe portarvi a pensare che sia meglio continuare a terra o comunque procedere con molta più attenzione.
    Durante il percorso, nonostante non vediate anima viva, riesce ad individuare alcune trappole molto basilari. Dei cappi, delle reti e una di quelle appositamente per orsi, po’ più grande delle altre. Non sono un grosso problema per voi visto che le evitate sugli alberi o comunque le individuate prima che possano essere un problema, ma sono effettivamente la prova che quel percorso è visitato anche se non spesso.
    Man mano che vi avvicinate alla cima riuscite a vedere un percorso scavato nelle neve, forse per mezzo di slitte. È Anzu la prima a notare la differenza di quella neve più compatta e come asfaltata. Non ci sono tracce di impronte e questo potete constatarlo entrambe, se esaminate il percorso, ma significa che vi state avvicinando ad una zona abitata.
    Effettivamente dopo una ventina di minuti, iniziate a scorgere una costruzione incastonata nella roccia della montagna. Parte del fumo proviene proprio da quel luogo. Ci sono più camini che lo producono del resto. Non è estremamente grande ma vi dà l’impressione che possa estendersi in parte anche all’interno della montagna. Sembra effettivamente un luogo prettamente militare. Costituito da blocchi squadrati, feritoie al posto di finestre, ma interi corridoi composti da vetrate e solidi parapetti, che vi ricordano vagamente delle trincee. Il colore è grigio marrone e non sapete se sia stato fatto così per mimetizzarsi oppure se sia l’erosione del tempo ad averlo trasformato.
    Non appena vi avvicinate di più potete scorgere come portone d’ingresso, alto quattro metri e largo tre, sembri apparentemente incustodito. Quasi come se non pensassero che qualcuno possa spingersi così lontano e trovare quella piccola roccaforte. Non è presente nessun simbolo nell’asta della bandiera che si erge sul tetto, ma il fatto che sia stata levata potrebbe già essere indicativo.
    Vi trovate ad una ventina di metri dalla struttura, siete giunte dal suo lato sinistro. Come approcciarsi ad essa?
     
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    Trovarsi immediatamente d’accordo con Makoto la fece sentire un po’ meglio su tutta quella situazione. Era l’ennesima conferma che se la cavavano, in squadra assieme. Annuì alla proposta di continuare sugli alberi, per quanto possibile, e dopo averla vista saltare sul primo ramo Anzu la seguì a ruota, per coprirle le spalle e al contempo lasciarle fare da apri fila per scorgere eventuali trappole. Sugli alberi avrebbero potuto evitare quelle a terra, ma non si poteva essere mai abbastanza sicuri.
    Riuscirono a percorrere una prima parte in quel modo, ma ad un certo punto l’ambiente non esattamente adatto ad acrobazie come le loro le costrinse a scendere a terra. Lì i sensi di Makoto furono di vitale importanza per evitare marchingegni di varie dimensioni installati a terra: non si soffermò a chiedere alla più esperta delle due i loro usi più comuni, né come funzionassero, ma così a occhio le venne da pensare che fossero destinate ad animali. Non che non potessero funzionare altrettanto bene anche su esseri umani. Lungi da lei sottovalutare quelle trappole infernali.
    A parte quelle sorprese sparpagliate qua e là, la scalata della montagna proseguì in tranquillità. Gli animali continuavano ad essere pochi e schivi, totalmente assenti - o almeno così sembrava - in certi tratti, il che non era solitamente un buon presentimento. Ma magari metteva a disagio solo lei. Cercò di capire dall’espressione di Makoto, o da suoi eventuali commenti, se quella sensazione fosse condivisa o se fosse semplicemente Anzu quella troppo paranoica. Non l’avrebbe escluso.
    Quando Anzu incappò in delle tracce evidenti sulla neve fresca, tracce artificiali che sembravano essere state causate da slitte, ebbero la conferma di essere vicine ad una zona abitata. Forse quella dalla quale proveniva il fumo che avevano notato alla base? Che si trattasse di quella o di un altro raggruppamento, era certo che avrebbero dovuto fare ancora più attenzione. Non erano ancora giunte al loro punto di interesse, ma ciò non voleva dire che si potessero permettere di abbassare la guardia.
    Scambiò un’occhiata con Makoto, alla quale indicò le tracce per assicurarsi che fossero sulla stessa frequenza, prima di proseguire. Non ci volle molto prima che raggiungessero la fonte di quel fumo, o almeno di parte di esso: si ritrovarono di fronte a una piccola fortezza scavata nella roccia della montagna, organizzata e costruita in maniera decente, ma malamente protetta a giudicare dal portone incustodito. La bandiera che sventolava in cima all’asta non portava il simbolo che l’esploratore aveva descritto, quindi forse non si trattava della gente che cercavano loro, ma il fatto che quella costruzione fosse così militarizzata non rendeva i loro abitanti dei soggetti amichevoli. Non per quanto la riguardava. Meglio andarci cauti, per evitare di soffrirne le conseguenze dopo.
    Anzu rimase al coperto al confine della zona boschiva dalla quale erano arrivate, parzialmente nascosta dietro un albero, e scrutò dalla distanza la roccaforte: sembrava davvero lasciata a se stessa, ma aveva un modo più sicuro per confermare o negare la cosa. Attivò il Byakugan al massimo delle sue capacità, per essere sicura al 100% di non farsi sfuggire nulla. Cercò principalmente presenze umane, cercando anche di capire fino a che punto la roccaforte si estendeva ufficialmente. Sia dentro che fuori dalla montagna. In riferimento al suo primo obiettivo, se avesse notato un via vai simile a un giro di ronda di eventuali guardie lo avrebbe riferito a Makoto con priorità rispetto al resto, ma in generale le avrebbe descritto qualunque cosa avesse visto. Anche eventuali ingressi secondari, se i suoi occhi le avessero permesso di notarli.
    Se non avesse notato attività sospette si sarebbe rivolta a Makoto, occhi ancora puntati verso la fortezza.
    – Se vuoi farti un giro io dò un’occhiata da qui e ti raggiungo se arriva qualcuno. –, indicò la ricetrasmittente di Makoto con un cenno della mano. – Quella sottoterra non funziona, giusto? –, no perché in caso contrario avrebbe potuto tenerla aggiornata in maniera molto più efficace. Anzu fece una pausa, grattandosi la cicatrice sul volto pensierosa, poi propose un’alternativa.
    – Oppure possiamo attirare qualcuno e farci una chiacchierata. –, come ancora non lo sapeva con certezza, ma probabilmente avrebbero potuto inventarsi qualcosa.

    CITAZIONE
    Byakugan lvl 4

    - Attivazione senza posizioni delle mani.
    - Angolo di visione 359° e possibilità di concentrare la propria visione nell'unico punto cieco (escludendo però tutto il resto).
    - Visione del sistema circolatorio del chakra, delle porte e di tutti punti di fuga.
    - Vista frontale a 2.5km (utilizzabile soltanto in momenti di calma -fuori dal combattimento- poiché richiede concentrazione).
    - Visione circolare a 100m.
    - Visione attraverso oggetti di qualsiasi spessore e attraverso la nebbia.
    Consumo: 15 (necessario anche per le tecniche derivate)

    CITAZIONE
    520-15= 505 (Ok)
     
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    Il percorso fino al loro presunto obiettivo fu, in un certo senso, più sicuro del previsto. Non incontrarono praticamente anima viva, se non un gufo totalmente innocuo - che riuscì comunque a far innervosire Rei. I gufi erano suoi predatori naturali, e una donnola normale tendenzialmente aveva poche difese contro gli artigli del rapace, ma Rei aveva tutte le intenzioni di dimostrargli cosa succedeva quando la preda si addestrava con una ninja e imparava ad usare il chakra. Fortunatamente Makoto riuscì a impedirglielo, anche solo trascinandosela via nel suo cappuccio. Le trappole incontrate, comunque, furono anche meno minacciose. Qualche cappio per - immaginava - conigli, reti per uccelli forse, una trappola palesemente per orsi. Makoto decise di lasciarle perdere senza innescarle. Non erano una minaccia in nessun modo. Se si trattava di trappole appartenenti a cacciatori della zona, non erano assolutamente di loro interesse. Se invece si trattava di trappole montate dai loro possibili avversari, sabotarle sarebbe stato un fastidio in più per loro, ma un fastidio molto relativo. Anzu e Makoto non potevano certo affamarli in così breve tempo, quindi rischiavano solo di mettere in allerta eventuali gruppi di cacciatori in giro a controllare le trappole. E poi, se non avevano frainteso la situazione, quei tizi avevano in ostaggio un uomo che a Makoto serviva in buona salute e in grado di operare. A differenza di Anzu, comunque, non si lasciò disturbare dall'assenza di animali in giro. Era appena finito l'inverno, il disgelo era appena cominciato o sarebbe avvenuto a breve, quindi Makoto diede per scontato che gli animali della zona fossero in letargo o comunque al riparo dal freddo, o almeno di questo era convinta, quindi non ci diede troppo peso. Avrebbe comunque espresso la sua opinione in caso Anzu avesse espresso le sue perplessità, ma in caso contrario non fece troppo caso alla cosa, ritenendola non degna di troppa attenzione.
    Di lì a breve, la compagna le indicò delle tracce particolari. Makoto dovette sforzarsi di vederle, assottigliando gli occhi. Non erano facilissime da vedere, per lei e i suoi problemi di vista, soprattutto considerando che era bianco su bianco. Fortunatamente Anzu era più che in grado di compensare quella sua mancanza, quindi Makoto le fece un cenno d'assenso, sia per ringraziarla che per comunicare che aveva compreso. Continuò a camminare quindi con una rinnovata cautela, stando ancora più attenta alle trappole che avrebbero potuto incrociare. Stranamente però sembrava che non ce ne fossero più, il che fece un po' stranire Makoto. Fosse stato per lei, le avrebbe posizionate più vicine alla loro base. In effetti, però, non c'erano nemmeno tracce umane per quel che potesse notare. Forse nella zona ci si poteva spostare solo con qualche mezzo? Eppure loro non stavano avendo particolare difficoltà. Certo, loro erano delle ninja addestrate, quindi forse avevano meno problemi della media. Non riuscendo a darsi una risposta certa, continuò a marciare fino a quando non videro in lontananza un edificio. Avvicinandosi, poté notare come la struttura sembrasse una vera e propria fortezza, sebbene poco controllata. C'era un grande portone, feritoie al posto delle finestre e addirittura una bandiera alzata sul tetto, anche se senza simboli.
    Anzu aveva attivato la sua abilità senza dire nulla, e Makoto la lasciò quindi in pace, approfittandone per osservare a sua volta e cercare di trarre qualche conclusione utile. Attese che Anzu finisse la sua ricognizione prima di parlare, così da non disturbarla, poi espresse tutti i suoi pensieri, come era solita fare.
    «Boh?» fu la sua prima, intelligentissima risposta, riguardo alla trasmittente. Non aveva sinceramente idea di come potesse funzionare sotto terra, di solito era Izumi quello del gruppo che poteva dar loro qualche nozione in più. Senza di lui erano un po' troppo carenti su quel lato. Le dispiaceva non saper dare una risposta ad Anzu, ma partì comunque con il suo flusso di coscienza.
    «Dunque, tracce artificiali, niente impronte, forse hanno delle slitte, giusto? Non mi sembra di sentire odore di olio o roba meccanica, ma nemmeno di cani o lupi.» disse, anche se fece una breve pausa per annusare l'aria intorno con l'intento di confermare o smentire immediatamente. «Nel peggiore dei casi sono cani. Non vedo altri ingressi né delle stalle o roba simile all'esterno, quindi probabilmente le slitte entrano nel grande portone. In entrambi i casi probabilmente c'è un qualche cortile o spiazzo dove tengono i loro mezzi. Significa che anche se non ci sono guardie all'interno, all'interno potremmo essere esposte. Se hanno cani, ha senso tenerli vicino alle slitte. Non sempre i cani da slitta sono addestrati come cani da guardia, credo, ma comunque potrebbero fiutare degli estranei e agire di conseguenza. Magari non in modo ostile, ma diverso dal solito, quindi farci scoprire.» ipotizzò. «Le finestre mi sembrano troppo strette per passarci, e le vetrate non è il caso di spaccarle. Se non li attiriamo col rumore, li attiriamo col freddo che entra. Penso che l'opzione migliore sia...» fece una breve pausa per indicare in direzione della bandiera, o più precisamente, del tetto. «Dubito che si arrampicano ogni volta che devono sistemare la bandiera. Deve esserci un'entrata sul tetto, per forza.» disse, con una breve pausa in caso lei volesse aggiungere qualcosa, magari una conferma di aver visto un ingresso da quelle parti.
    «Attirare qualcuno per interrogarlo è una buona idea, ma non saprei come fare senza attirare troppa attenzione. Tu hai qualche idea? Sennò possiamo mescolare i due piani: entriamo dal tetto e cerchiamo qualcuno che va in giro da solo. Dovranno pur pisciare ogni tanto.»
     
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