Un'Infanzia tra le Pieghe d'un Libro

Parlato Sistine // Suss. Sistine || Pensato Sistine \\ Urlato Sistine
Parlato Padre || Parlato Rudon

Era solo una giornata qualsiasi di sei anni fa.
All'epoca ero ancora una bambina inesperta, passavo tutto il giorno a studiare e studiare, tomi su tomi. Alcuni a malapena riuscivo a leggerli, eppure sentivo sempre il bisogno di continuare a sfogliare quei tomi, seduta sulla poltrona e con un sorriso in bocca, come stessi facendo la cosa più naturale del mondo. In realtà quel che accadde quel giorno, il mio primo approccio alla medicina, sarebbe dovuto avvenire prima. Non fu così, principalmente per colpa mia: ero troppo assorta nei miei "studi" sulla magia, le arti magiche che si narravano nelle storie di kunoichi e shinobi che io e Nonno tanto ammiravamo. Per mio padre non potevo più attendere, dovevo iniziare a prendere in mano l'arte di famiglia. Per quel motivo entrò nel salone in cui mi trovavo. Ai miei fianchi, appoggiati sulla seduta, c'erano altri quattro libri: tre di quelli li avevo già letti, ero al quarto in totale. "Oh, Sisti, proprio te cercavo." Sentendo la voce di mio padre, poggiai il segnalibro alla pagina dove mi trovavo e chiusi il libro, per poi scendere dalla poltrona appoggiandomi al cuscino sul quale ero seduta mentre mettevo la punta della scarpetta sul pavimento prima di dirigermi dalla mia figura paterna. "Sì, Papà?" Dissi, osservandolo con le mani dietro la schiena. "Spero che non hai solo letto i tuoi libri e che hai studiato." Annuii convinta. Le regole erano chiare: prima dovevo studiare la quota giornaliera, poi potevo studiare quello che volevo. Era da un anno, circa, che alternavo i miei studi magici con i tomi di mio padre sulla chimica umana. Quando non riuscivo a capire qualcosa andavo da lui e seguivo attentamente le sue spiegazioni. Mio padre annuì soddisfatto. "Mi sono organizzato con il signor Rudon per farti fare una lezione pratica di chimica nel suo laboratorio." Il signor Rudon era l'attuale capofamiglia del ramo dei chimici del nostro Clan. Ogni tanto veniva a casa nostra per insegnarmi la teoria del suo mestiere. "Arti Mediche e Arti Chimiche vanno a braccetto: l'una non può esistere senza l'altra. A tal motivo questo sarà il tuo primo passo verso la tua formazione medica. Andiamo, non possiamo farlo attendere: è molto impegnato." Annuii in risposta. Ci dirigemmo poi nella residenza dove avrei seguito le istruzioni del signor Rudon per la creazione del mio primo composto medico-farmaceutico. "Ah, Ewan, che piacere vederti." I due uomini si strinsero le mani; in un segno di approvazione reciproca usarono la mano destra, quella non guantata. "Il piacere è tutto mio, Rudon. " Disse. Mi indicò spingendomi a salutare cortesemente. Feci un inchino elegante. "A-ah... La ringraNzio dell'opportunità che mi ha dato. Dissi, mordendomi la lingua fin da subito. I convenevoli furono brevi, prima che mi portasse al suo laboratorio. L'ambiente era di un bianco sterile, con fiale riempite di sostanze demarcate da targhette, troppo distanti per permettermi di leggere. Oltre alle fiale e qualche attrezzo, il laboratorio era praticamente vuoto. Probabilmente aveva riposto tutto, in anticipazione della lezione. "Oggi, piccola Sisti, ti faremo preparare il primo farmaco. Sarà qualcosa di semplice, servirà solamente a farti avere un'idea di come funziona la creazione dei tonici e farmaci che userai e assegnerai ai pazienti." Da lì fu un discorrersi dei metodi di preparazione del composto che prendeva il nome di Acido Acetilsalicilico, un farmaco - a detta dell'istruttore - antinfiammatorio non-steroideo della famiglia dei salicilati. Il nome derivava dall'albero da cui si prendevano i componenti necessari alla sua formazione: il salice. Nello specifico, una sostanza presa dalla corteccia di salice, la Salicina, una volta cristallizzata e soluta in acqua diventava una sostanza acida che prendeva il nome di Acido Salicilico. Esterificando il gruppo fenolico dell'acido salicilico con un gruppo acetile, utilizzando Anidride Acetica ottenuta dalla condensazione di due molecole di Acido Acetico, a sua volta ottenuto dalla fermentazione ossidativa dell'Alcool Etilico, si otteneva l'Acido Acetilsalicilico, nonché Acido Acetico. Il composto trovava impiego solo, o associato ad altri principi e a moderatori degli effetti collaterali come analgesico per dolori lievi, come antipiretico e come antinfiammatorio. Papà aggiunse che era classificato come farmaco antiaggregante; per il suo effetto fluidificante sul sangue, ed era utilizzato a piccole dosi e a lungo termine contro gli attacchi cardiaci sia in via preventiva, sia come terapia antiaggregante a seguito di evento ischemico non emorragico di non particolare gravità. Finito di spiegare, il mio sguardo mostrava chiaramente come non avessi capito nulla dell'ultima parte. "Ah, beh... immagino sia troppo presto per parlare di quello." Il resto della giornata fu dedicato allo studio delle varie reazioni e alla loro dimostrazione pratica in laboratorio. Persino io ebbi l'opportunità di provare a creare una pasticca di quel composto, seppur ebbi serie rimostranze a provarla sulla mia pelle... Ma il Signor Rudon mi aveva sempre detto di dare ai miei pazienti quel che avrei voluto mi venisse dato fossi nei loro panni. Non dovevo offrire qualcosa che non sarei stata disposta a prendere io stessa e, per quel motivo, la provai quando papà distolse lo sguardo da me. Quella giornata finì con i miei lamenti di dolore per via di ulcere allo stomaco. Scoprii solo allora come non si dovessero prendere medicine senza istruzioni...

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Parlato Padre

Ricordo i giorni che hanno preceduto il mio Esame Genin.
"Sei sicura?" Chiese mio padre, ancora preoccupato. Annuii, saldando i miei occhi nei suoi, con espressione colma di convinzione: non cedevo.
"L'ho promesso a Nonno." Da quando era morto, quella promessa era diventata un'ossessione: ero disposta a tutto per dimostrare che le speranze che aveva riposto in me non fossero vane. Per far sì che si avverassero avevo deciso di dividere la mia vita tra studio e allenamenti per migliorare le mie rune. Mio padre aveva ormai smesso di ostacolare il mio progresso nelle arti magiche e ciò mi permetteva di dedicarmi senza rimorsi, purché continuassi a studiare le arti mediche. Piazzati dei bersagli, mi posizionai a poco meno di dieci metri da loro. "Alla base dei Ninjutsu c'è la circolazione del chakra in quanto energia interna che assume forme e impronte elementali in base alla disposizione dell'utilizzatore. Noi Fibel impastiamo il chakra fuori dal nostro corpo e nel farlo è necessario comporre rune con determinate sequenze d'ideogrammi che rappresentano l'idealizzazione del jutsu da usare secondo la propria mente. Ovvero non esistono due Fibel con la stessa sequenza di segni per la stessa runa." Ripetei ciò che era alla base della teoria elementale che avevo scritto da bambina. "Beh, attualmente sei l'unica Fibel in grado d'impastare il chakra, quindi il problema non si pone." Una persona normale, in genere, per incrementare la propria abilità con le arti magiche deve affidarsi all'allenamento ripetuto per abituare il proprio corpo all'afflusso di chakra ordinato che era un jutsu. Io invece dovevo gestire la programmazione delle rune, velocizzarne la composizione e migliorare la mia precisione analitica per farlo. In altre parole, faceva strano ma, giorno e notte mangiavo libri di geometria e matematica al fine di sviluppare un senso di calcolo sempre più rapido che mi aiutasse a modificare la traiettoria dei miei ninjutsu al momento del lancio, in modo da migliorarne la precisione. Evocai un cerchio di rune gialle contenente il prototipo per la creazione di un effetto che gli shinobi definivano "Hiraishin" o Saette Volanti. C'erano tre sequenze distinte che demarcavano il funzionamento dell'effetto, la sua traiettoria e il circuito da cui avrebbe attinto il chakra. "Tuttavia questo non è altro che un prototipo, se non attivo il circuito che si trova sotto la mia pelle non è altro che un disegno: chakra buttato al vento." Non era questione di fare pratica con il jutsu, ma solo di migliorare il mio cervello con lo studio: era questa la più grande differenza che c'era tra me e un qualsiasi utilizzatore di chakra. Il miglioramento della precisione era solo una diversa calibrazione del vettore di lancio oltre a un'analisi predittiva di un eventuale movimento del bersaglio. Rendere più veloci gli effetti era più complesso e un po' più pratico: dovevo velocizzare la costruzione dei cerchi runici e accelerare la distribuzione del chakra attraverso i condotti; in altre parole, più spingevo con forza il mio chakra lungo i capillari più velocità avrebbero acquisito il mio jutsu al momento del lancio. Passai intere giornate a studiare e a ripetere la costruzione del linguaggio runico, prima che potessi notare un effettivo miglioramento; minimo, ma era già qualcosa se consideravamo il fatto che non dovevo neanche riuscire ad evocare una fiammella. "Ma questo è solo il primo passo, Nonno..." Riflettei.

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Parlato Nonno

Momenti originati da una passione infantile.
Ricordo che mi piaceva sgattaiolare via dalle lezioni che mi venivano date quando scoprivo che mio nonno era in visita a casa nostra. Ogni volta che veniva da noi, lo raggiungevo rapidamente e passavamo l'intera giornata a leggere rotoli che aveva comprato o libri che trattavano le arti ninja, per studiarle e accendere ancor di più quella passione che condividevamo. Passavamo l'intera giornata a fuggire da mio padre e a sfruttare ogni nascondiglio disponibile per approfittarne e leggere quei testi "proibiti".
All'epoca il rituale per aprire i Circuiti Spirituali era solo una teoria che Nonno studiava, quindi a mio padre non faceva troppo piacere che perdessi tempo da dedicare a studiare l'arte di famiglia; ma quel giorno nello specifico, Nonno aveva comprato quello che aveva definito "un affarone": un libro che spiegava le principali tecniche di basso livello in uso dai ninja. Era un mattone, onestamente, c'erano così tante tecniche e ne spiegavano il funzionamento e l'inizio del processo d'apprendimento delle stesso. Ovviamente non c'era nulla di dettagliato: non era così facile per dei civili entrare in possesso di materiale bellico, dopotutto, ma bastava quello per permetterci di sognare il giorno in cui avremmo potuto usare quelle abilità. "Che elemento ti piacerebbe usare, Nonno?" Ricordo di avergli chiesto qualcosa di simile. Lui, pattandomi la testa, sorrise e rispose con una nota di divertimento. "Tuo nonno non è più giovane come un tempo, quindi sarebbe bello avere il Raiton per essere più veloce." Sentendolo, sfogliai il libro, fino a leggere le tecniche inerenti al fulmine. "Eh~? Ma non c'è nulla che può renderti più veloce qui." Rise. "Beh, se non c'è lo si crea, no?" Commentò. Tornai ad osservare il libro e immaginai quanto dovesse essere bello poter sparare fulmini dalle mani. Più sfogliavo il libro, più immaginavo scenari fantasiosi che coinvolgevano l'uso dei cinque elementi citati dal libro, tra tutti mi piaceva di più il Raiton, anche per il solo fatto che piacesse a mio nonno. Tra tutti quello che meno mi piaceva era il Katon. Il fuoco era spaventoso e non serviva ad altro che a distruggere. Francamente non mi piaceva pensare a quelle arti magiche solo come un'arma; volevo trovare un modo costruttivo per usare quella magia che tanto adulavo, ma non riuscivo a non vedere il fuoco come portatore di distruzione e quello bastava a rendermelo antipatico. Sul libro c'erano delle dritte sulla classificazione dei Ninjutsu e delle ricorrenze che era possibile ritrovare tra loro: ad esempio sigilli che erano più semplici da trovare in alcuni elementi, erano più difficili da trovarne in altri; un esempio di ciò era quello del Cane, che provai subito a spezzare, ovviamente senza alcun successo. Gonfiai le guance, non che potessi aspettarmi un risultato diverso, ma comunque la delusione restava. A poco mi sarebbe servito conoscere i sigilli per quelle tecniche, ma era comunque bello leggerne le particolarità al riguardo... Non che potessi immaginare quanto in effetti mi sarebbero stati utili in futuro...
Nessuno poteva immaginarlo, no...