Mille Lame, Mille Vie, Un Traguardo

Parlato Kichi // Sussurrato Kichi || Pensato Kichi \ Urlato Kichi
Pensato Tia || Parlato Ikki || Parlato Yuna || Parlato Miwa
Parlato Takeo || Parlato Yuichi

Quel giorno, Zio Shumei si presentò in camera mia vestito di tutto punto e con un'espressione seria in viso. Preoccupata, mi alzai dal letto, chiedendogli cosa stesse succedendo. Mai avrei immaginato che ne sarebbe uscita la proposta più sconvolgente di quel periodo. Il nostro, ovviamente, non era che uno dei tanti clan marzialisti emergenti.
La nostra era una storia che si era intrecciata più e più volte con quella di altri clan nostri pari; principalmente per via della natura mercenaria che i Kikuchi hanno. Naturalmente, proprio a tal motivo, determinati rapporti si saldavano col tempo; da che io sapevo erano cinque i clan con cui i Kikuchi aveva rapporti d'amicizia stretta: il clan Hoshimi, il clan Chōi, il clan Naragumo, il clan Azami e il clan Koiyaku. Ogni quattro anni, circa, i nostri sei clan si riunivano nella residenza di uno di loro, scelto secondo una turnazione, per dare dimostrazione delle migliori promesse dei clan di quel periodo. Dalla premessa era logico concludere che per i Kikuchi la promessa fossi io. Non era un compito obbligatorio, tutt'anzi. Se avessi voluto avrei potuto rifiutare, in tal caso ci sarebbe andata nuovamente Misaki. Normalmente avrei preferito così, ma quella era un'occasione particolare. Avevo ancora vividi i ricordi degli spettacoli che vennero eseguiti dai partecipanti ogni giorno, quando ospitammo noi la riunione, otto anni or sono. Volevo partecipare, per una volta volevo esserci io lì. Non era da me, infatti quando diedi il mio "sì" dalla porta comparvero le facce sconvolte di Misaki, Arata e Umeko, oltre a quella soddisfatta di Yukari. Vidi i primi tre dare delle mazzette di soldi alla gioiosa celestina. "Ohi, hanno scommesso sulla mia partecipazione?!" Pensai. Ovviamente l'avevano fatto: ovviamente Yukari era andata a colpo sicuro, conoscendomi. "Devo assicurarmi di ritagliarmi del tempo da passare con lei. Da quant'è che non usciamo assieme?" Troppo. Data conferma della mia partecipazione c'era solo da prepararsi per il viaggio e, coincidenze, anche Zen sarebbe venuto, forse gli avevano notificato la mia partecipazione o forse era solo curioso dei giochi marziali. le successive due settimane furono dedicate alla sola preparazione dei giochi, dallo spettacolo iniziale con le bandiere recanti gli stemmi dei clan fino alle cerimonie e alle varie pose con l'asta.
In quell'occasione erano i Koiyaku ad ospitare il tutto, quindi avremmo dovuto viaggiare verso il Paese del Mare. Fu una tragitta diretta dalla costa del Vento a quella del Mare. In realtà neanche mi accorsi del viaggio, presa com'ero a ripassare ciò che dovevo fare. Fortunatamente erano i Koiyaku a fare la maggior parte del lavoro: dovevo solo agitare in modo ammaliante una bandiera verde con le Ali della Libertà sopra, ma il solo pensiero di farlo come rappresentante dell'intero clan metteva ansia. Prima cosa da fare appena sbarcati fu il sistemare le valige alla locanda prenotata. Occupato interamente l'edificio, al punto che sembrava un raduno di mantelline verdi e crisantemi ricuciti, andammo alla magione del clan ospitante per offrire i nostri riguardi e saluti al capoclan. Di questo si sarebbe occupato Shumei. Mana aveva da badare a Meiji e sia Misaki che Yukari dovevano badare a Mana. Quindi mi ritrovai a gironzolare da sola per una magione che non mi era familiare. Non mi era familiare ma il suono di lame che si scontravano, invece, lo era. Mi diressi lì dove mi sembrava provenissero i rumori. Dietro un fusuma con lo stemma del clan Koiyaku trovai una stanza adibita a dojo, con all'interno cinque individui peculiari. Al centro della stanza un ragazzo dal fisico scolpito e dai lunghi capelli verdi raccolti in una coda scontrava una katana contro quella di un altro ragazzo, più alto di lui dai capelli bluastri spettinati. Lo sguardo di sicurezza che vibrava sui loro volti li dipingeva come esperti delle loro arti. Era un riscaldamento, concettualmente lo capivo... ma persino da specialista faticavo a capire come quello scontro potesse essere considerabile solo un riscaldamento. Ciò che più mi sorprendeva, però, era come fossi certa che avrei comunque sostenuto il ritmo se avessi dovuto riscaldarmi così. Ai lati della stanza, appoggiata a uno degli specchi c'era una ragazza dalla statura media e con uno sguardo focoso come i suoi capelli, nonostante l'espressione piatta. Dai suoi fianchi spuntavano i manici di sei vibrato. Riuscivo a intravedere due kama sotto le sue spalle, nascosti dalle braccia conserte. Accanto a lei c'era una coppia seduta a terra, mano nella mano. Lui, un ragazzo minuto, dai capelli celestini e l'espressione vispa ma leggermente da deficiente. Lei, una ragazza anche più minuta, quasi morbosamente, dai capelli nero corvino e l'espressione dolce. La coppia aveva ai rispettivi lati una coppia di stocchi, ma lui aveva anche un arco corto che spuntava da dietro il bacino. Fu proprio quest'ultimo ad accorgersi di me e a farmi cenno di avvicinarmi. Feci il giro, in modo da non intralciare i due sfidanti e mi avvicinai al trio. Percepii chiaramente un accenno d'intento omicida malcelato, appena mi trovai a un paio di metri da loro. Chiaramente la rossa non era esattamente felicissima del mio avvicinarmi. Nonostante ciò, dopo un po' quell'intento svanì nel nulla: avevo visto il suo sguardo passare su di me, chiaramente la mantellina aveva chiarito chi fossi. "Ciao! Se non sbaglio, sei la contendente dei Kikuchi, vero?" Non era esattamente una competizione, ma contendente rendeva l'idea. Mi presentai come Kichi Kikuchi. La mancanza di un secondo cognome rese chiaro come fossi del ramo rampollo o, quanto meno di una delle tre famiglie più influenti. "Io sono Ikki Hoshimi." Si presentò. La ragazzina accanto a lei fece capolino, l'espressione che aveva era pura timidezza, ma non sembrava spaventata. "Lei è Yuna Chōi. Non preoccuparti, fa così con tutti la prima volta che incontra qualcuno." La ragazza annuì. "P-piacere." Le sorrisi, cercando di metterla a suo agio, ma a ciò corrispose all'avvicinarsi della presenza dietro di noi. Sì, era chiaro che il suo intento omicida era rivolto verso di me. La tunica che indossava aveva richiami ai ragni, ne supponevo fosse una Naragumo. "... Miwa. Non farti strane idee su loro, ok?" Disse con tono minaccioso. "Strane idee?" Chiesi, ma venni ignorata: Miwa si portò dietro i due e se li strinse in un abbraccio, col chiaro intento di mettermi da parte. "Aaaah... è quel tipo di persona." L'attaccamento quasi morboso che aveva verso di loro era... umh... strano. Essendo di tre clan differenti non riuscivo ad immaginare quanto tempo potessero passare assieme. Dall'atteggiamento dei due più piccoli era chiaro che ci fosse una relazione romantica tra i due, ma in quella relazione cosa c'entrava Miwa? Decisi che non era il caso di ficcanasare nelle relazioni degli esponenti di altri clan. Ikki prese nuovamente parole, presentando gli altri due "contendenti". "Quello coi capelli verdi è Takeo Azami. È un bravo ragazzo, facci una chiacchierata più tardi." Takeo, eh? Si muoveva con molta cura: era aggressivo nelle azioni offensive, usava molti attacchi a lama alta, ma quel che mi sorprendeva era la rapidità e destrezza di mano che aveva. Mi sedetti accanto al trio del disagio per osservare meglio. Era palese che Takeo preferisse il medio raggio: era munito di frusta, l'arma simbolo del suo clan, con il quale poteva attaccare oltre il raggio d'azione di una katana. I due iniziarono ad avvicinarsi verso di noi, mentre ancora facevano scontrare le loro spade: erano solo pochi centimetri, ma riuscivo a vedere chiaramente come si stessero avvicinando sempre più. "Ultimo, ma non ultimo, Yuichi Koiyaku: il padrone di casa." Proprio quando Ikki finì la frase, la lama della katana del Koiyaku si fermò a pochi centimetri dal mio viso. "I Kikuchi mi stanno prendendo in giro?! Perché questa volta hanno portato una mocciosa e non Misaki?! Sparisci da qui se non vuoi essere massacrata." Il silenzio calò tra gli altri quattro. Per tutto il tempo in cui mantenne la bocca in moto, il mio viso assunse un'espressione di pura apatia che si tramutò in un sorriso appena finì. "Prima di sbraitare, io mi farei controllare il braccio e la guancia." L'arma che poco prima era puntata verso di me cadde a terra in un tintinnio metallico, mentre il braccio sinistro di Yuichi si fece fiacco: la divisa presentava un taglio pulito alla base della spalla, taglio che grondava di sangue. Avevo reciso i muscoli del suo braccio, in modo che non potesse mantenere la katana. Fui onestamente impressionata dal fatto che, nonostante ciò, riuscii comunque a brandirla per più di qualche secondo. Ah, già che c'ero gli feci anche un taglietto alla guancia, giusto per rovinargli il viso. Ridacchiai. "Il mio nome è Kichi Kikuchi e sono parte del casato rampollo del clan Kikuchi. Se sono qui è perché sono la Kikuchi più forte che il clan ha a disposizione, tienilo a mente." Un'espressione di stupore malcelato si tinse sul volto di tutti i presenti. "S-sei la figlia di Naiko?" Portai l'indice sinistro sulle labbra, sorridendo. Nessuno aveva visto il movimento che aveva portato a quella ferita e l'arte marziale Koiyaku portava la nomea di un'arte principalmente difensiva, il fatto che avessi colpito prima ancora che potesse difendersi... avevo mantenuto fede alla filosofia dell'Arte Floreale. Avevo visto ciò che volevo vedere e mi aspettavo molto dall'evento. Convinta di ciò, mi rialzai e mi diressi alla porta, salutando tutti con un cenno della mano e un sorrisetto. "Ho grandi aspettative, Tia!"

Parlato Kichi // Sussurrato Kichi || Pensato Kichi \ Urlato Kichi
Pensato Tia || Parlato Ikki || Parlato Miwa

L'idea di ferire il "padrone di casa" non fu esattamente brillante, ma con quella dimostrazione di potenza avevo fatto capire a tutti come non dovessero prendermi sottogamba. Ikki mi raggiunse quella sera, dicendomi di non prenderla sul personale. "Lo scorso incontro finì con un duello tra lui e Misaki e... Kami se le ha prese! Da allora ha continuato ad allenarsi per non fare la stessa figuraccia contro la bionda: non è stato felicissimo quando ha scoperto che Misaki non avrebbe partecipato." A suo dire non era davvero così antipatico. Mi sarei fidata sulla parola. Il resto della giornata fu un lungo proseguirsi di saluti, ripassi delle cerimonie di apertura e tradizioni che culminarono con un banchetto serale. Fummo invitati ad andare a dormire presto, poiché la dimostrazione sarebbe iniziata altrettanto presto. Da che avevo capito era una sottospecie di torneo ad eliminazione: il primo scontro sarebbe stato tra Yuna e Miwa. In quanto il mio clan ne uscì "vincitore" quattro anni fa, io mi sarei scontrata contro la vincitrice di quello scontro, ma non prima del duello tra Ikki e Takeo. Yuichi, in quanto "padrone di casa" sarebbe stato l'ultimo a scontrarsi contro il vincitore degli altri quattro scontri. Il primo scontro fu quasi a senso unico, ma era la prima volta che ebbi la possibilità di osservare attentamente lo stile di un altro clan. Yuna aveva un portamento elegante, ma delicato, quasi fragile... per quanto sembrasse una nota negativa - e, normalmente, lo era - lei riusciva a sfruttare quel portamento per spezzare gli attacchi e ricomporsi rapidamente. Era leggera sulle punte dei piedi. Più la osservavo e più capivo quanto fosse facile spezzarle la guardia... ma al tempo stesso, quanto fosse abile lei a sfruttare la sua stessa guardia spezzata per infiltrare un senbon sotto il braccio della rossa. "Come pensi che andrebbe un combattimento tra voi due?" Chiese, curiosa, Tia. Provai a immaginare come potevano essere gli scambi contro di lei. L'arte di spada dei Chōi era composta di affondi, quella dei Kikuchi era un miscuglio, ma c'era prevalenza di tondi e fendenti. La fragilità di postura di Yuna la rendeva un avversario sfuggente come pochi. "Uno stallo quasi immediato. Non riesco ad immaginare come possa tenere testa alla mia velocità, ma riesco quasi a vederla mentre cade volontariamente per spezzare il ritmo d'attacco." Più la vedevo più m'incuriosiva e iniziavo seriamente a chiedermi se sarei stata in grado di ricopiarne le movenze, se ci avessi provato. Miwa d'altro canto... Lei era brutale. Agguati con i vibrato, aggressioni dall'alto con i due kama, raffiche di shuriken per impedire alla piccola Chōi di riprendersi e rialzarsi ed emissioni di chakra quasi costanti. Le sue mani si muovevano a volte asincronamente, altre volte in contemporanea, quasi come se ognuna avesse un proprio cervello che poteva collaborare con l'altro o, all'evenienza, muoversi indipendentemente. Che razza di addestramento era necessario per acquisire quella manualità? Entrambe erano esperte, ma la Naragumo era superiore e c'era un motivo. "Dovrebbe avvenire a momenti..." Commentò Tia. "L'hai notato anche tu?" Chiesi, ma la risposta era ovvia e pochi secondi dopo Yuna collassò a terra, ansimante. Era bastata una ferita, una ferita ammantata di veleno, per decidere tutto. I Naragumo usavano cospicue quantità di veleno nelle loro arti; fossero essi prodotti dal chakra come parte di un kata o vere e proprie sostanze nocive, bastavano poche ferite per abbattere chiunque. Strofinai i miei capelli: nel caso di Yuna era solo un veleno fittizio, creato dal chakra e, appena la rossa smise di emetterne, la piccola Chōi iniziò e sentirsi meglio. A quanto pareva sarebbe stata Miwa la mia sfidante.

---

"Cosa ne pensi della rossa?" Chiese Tia, mentre mi preparavo per combattere. Feci roteare le due katane nelle mie mani, per poi rinfoderarle. "Onestamente, è un avversario orribile da avere all'inizio: a livello stilistico lei ha la meglio, le basta una ferita per portarsi in vantaggio e non dovendosi concentrare sulla difesa può aprire infinite possibilità d'infiltrarsi per ferirmi." Sospirai. "Più che una combattente è una berserker che agita dei falcetti. Mi spaventa un po' combattere contro di lei." Lamentai. Presi Samehire e la mantellina, indossandola quando mi chiamarono per presentarmi al combattimento. C'era di buono che la stanchezza del combattimento precedente ne avrebbe minato le prestazioni. Ciò però significava anche che sarebbe diventata anche più disperata pur di ferirmi almeno una volta. Maledetti ragni. Intanto sapevo già che il vincitore di questo scontro avrebbe dovuto battersi con Takeo: Ikki era stato immobilizzato dalla frusta del ragazzo dai capelli verdi ed aveva perso con la lama al collo. Era un pessimo abbinamento: il clan Hoshimi praticava principalmente il Kyūjutsu e ben poco Kenjutsu, quindi limitarli a un'arena era svantaggioso. Certo, Ikki aveva dimostrato una padronanza dell'arco tale da permettersi d'usarlo anche in corpo a corpo, cosa di cui io non mi capacitavo. Sarebbe stato divertente scontrarmi con lui. "Sbaglio o ti stai facendo più analitica?" Commentò la bambina. Onestamente non ci avevo neanche fatto caso, ma poteva essere vero.
Non avevo altro tempo da perdere, dovevo concentrarmi solo su ciò che avevo davanti: Miwa Naragumo e le sue Arti Infide. Miwa mostrò un accenno di sorriso. "Che questi minuti siano i più soddisfacenti della nostra vita, Crisantemo." Disse facendo un inchino di rispetto. Ricambiai l'inchino. "Lo spero anche io, Ragno." Dissi con rispetto.

Parlato Kichi // Sussurrato Kichi || Pensato Kichi \ Urlato Kichi
Pensato Tia || Parlato Miwa

Lo scontro era iniziato e nei palchetti appositi era calato il silenzio, nell'attesa che una delle due iniziasse le ostilità. Lo sguardo piatto di Miwa mi aiutava ben poco a valutarne le intenzioni. Una cosa era certa: non le conveniva tenere le distanze, poiché coi miei riflessi avrei deviato tutti i suoi shuriken; non c'era neanche bisogno di testarlo, bastava la mia nomea: che venissi battuta da degli shuriken era impensabile. Onestamente parlando, ciò giocava a mio favore: avrei avuto meno variabili da considerare. Miwa sarebbe stata in vantaggio nel momento in cui fosse riuscita a iniettarmi il suo veleno. Non dovevo permetterle di ferirmi, ma non potevo giocare troppo sulla difensiva o il suo stile da berserker mi avrebbe sopraffatto dopo poco, ma del resto... "Potrei preferire un approccio passivo, ma non è da me giocare sulla difesa." Sentivo onestamente il bisogno incontenibile di saltarle addosso e aggredirla. Poggiai la mano sul manico di Shidarezakura ed espirai tutta l'aria dai miei polmoni. Le mie gambe si piegarono e con uno scoppio d'aria percorsi i cinque metri che ci separavano con un solo passo accelerato da un Vento Celere. Estrassi la katana in un fendente netto che incontrò i suoi due kama. Parò l'attacco: ma dall'espressione di pura sorpresa era chiaro che fosse stato solo un riflesso. Non si aspettava quella velocità: la sera prima li avevo presi tutti di sorpresa, ma adesso era preparata e, nonostante ciò, era riuscita a malapena a seguirmi. "Mi vuoi dire che quella di ieri non era la tua velocità massima?"
Un sorrisetto da parte mia fu l'unica risposta. Portai la mano destra al manico della katana bloccata: Miwa mi batteva in pura forza fisica, mi servivano entrambe le mani per tenere in stallo le nostre armi. "Ok, va bene: mi sembra di star spingendo un macigno. Che diavolo mangiate voi Naragumo per essere così forti?!" Un solo scontro e già iniziavo a stancarmi: il tendine del piede sinistro, con cui scaricavo tutto il mio peso a terra, iniziava a far male e oltre allo stridio del metallo sentivo lo sgretolarsi della pietra sotto i miei piedi. "Sbaglio o ti sei trattenuta con Yuna. Ti sto davvero così antipatica?" Dissi per provocarla un po'. "Forse sei tu a non essere all'altezza di Yuna?" Rispose lei con un sorrisetto malefico. "Cazzate: non è normale che dopo un solo scambio si sgretoli il pavimento. Si stava trattenendo con Yuna." Inspirai fino a riempirmi i polmoni e, con un urlo a farmi forza, lasciai andare la katana per gettarmi di lato e recuperarla con un filo di chakra. Speravo di colpirla con la lama mentre la recuperava, ma Miwa spostò il viso giusto in tempo per evitare l'attacco inaspettato, ma poco importava poiché appena ripresa l'arma mi gettai nel tentativo di colpirla con una serie di cinque fendenti. la Naragumo fece qualcosa d'inaspettato e bloccò la mia combinazione colpendomi la spada lanciando uno dei suoi kama. Imprecai mentalmente: ero stata una stupida e avevo abbassato la guardia. Non riuscii ad evitare completamente la lama dell'altro falcetto che riuscì a farmi un taglio lungo il braccio. Un'emissione di chakra fu ciò che mi avvisò di quell'attacco, in altre parole... "Veleno, eh... Eheh, immagino sia Infida per un motivo. Mi tenni il braccio sinistro con quello opposto. Una sensazione di vertigine ed emicrania mi avvisò del veleno di chakra in circolo. Vedevo la rossa con un minimo di scia ad ogni movimento. Mi stava rallentando i riflessi? Oservai la lama del kama: del liquido trasparente gocciolava assieme a gocce del mio sangue. "Quindi è quel liquido il vettore del veleno." Ripensai a ciò che era successo pochi istanti prima: Miwa aveva sfruttato il lancio del falcetto per espirare tutta l'aria e cambiare ritmo respiratorio, aveva avanzato il piede sinistro e aveva cercato di colpirmi con un taglio discensionale. A dirla tutta sembrava quasi che volesse piantare la punta della falce nell'incavatura della mia spalla. Ma era stata un'azione improvvisa, non preparata: aveva dovuto rimediare la mia imprevedibilità con qualcosa d'immediato ma debole, infatti l'effetto del veleno era appena percettibile. Cercai di calmarmi. "Paura, Crisantemo? Puoi anche arrenderti, se vuoi." Solo un'ultima volta... dovevo rivederla solo un'ultima volta. Mi toccai il presunto obiettivo che aveva mancato. "La spalla è qui, caro mio Ragnetto." La provocai, allargando il colletto col dito, in modo da mostrarle la pelle. "Perché ti stai spingendo a tanto?" Chiese curiosa, Tia. Il motivo era semplice: era una dimostrazione ma, io personalmente, ero lì con lo scopo di vedere le tecniche di altre scuole. Miwa puntò il suo kama contro di me, pronta ad un nuovo assalto, mentre io mi limitavo soltanto ad accumulare chakra. Susseguì un rapido scambio, seguito dalla stessa sequenza di movimenti. "Riesco a vederlo!" Usai la lama della katana per spostare via la lama del falcetto, in modo che il sole si riflettesse sulla lama, accecando per un attimo Miwa, che fu costretta a chiudere gli occhi per un attimo. Tanto mi bastava: feci esplodere il mio chakra, con la mano destra estrassi Senbakiri e mi ritrovai, con un guizzo, oltre la Naragumo che si accasciò con le ginocchia a terra e iniziò a vomitare sulle pietre sulla quale ci trovavamo. Troppo veloce per lasciarle in tempo di capire cosa fosse successo. A quattro zampe, con le ginocchia e i gomiti a terra, con la bocca sporca, si girò verso di me, terrore puro nei suoi occhi. Non riusciva a concepire come l'avessi battuta. Sospirai, non potevo lasciarla così.
"Ho semplicemente accelerato i miei movimenti e ti ho colpito quasi simultaneamente al collo e alla bocca dello stomaco con il dorso delle mie katana." Spiegai. Rinfoderai Shidarezakura, rimasta nella mia mano, per poi scendere dal palchetto della sfida finita.
"Sei forte, ma sei due secoli troppo giovane per impensierirmi, Miwa..." Fu l'unico pensiero che restava, mentre i medici arrivavano.

Parlato Kichi // Sussurrato Kichi || Pensato Kichi \ Urlato Kichi
Pensato Tia

Terminata quella che fu più simile ad un'esecuzione mi attendeva un'altra sfida. Mi ero fatta, più o meno, un'idea sul livello di preparazione degli altri esponenti. Forse il Koiyaku era ancora un'incognita, ma ormai era certo che non c'era nulla che mi potesse impensierire per davvero. Mi distesi sulla panchina, ad attendere che mi chiamassero per scontrarmi con Takeo. "Perché non sfrutti il tempo residuo per rivedere la battaglia tra Ikki e Takeo?" Il consiglio di Tia fu molto appetibile. Ero sovrappensiero per lo scontro con Miwa, quindi non ero riuscita a seguire perfettamente lo scontro, quindi potevo usare il Kiokugan per rivedere quello scontro con maggiore attenzione. Da quel che ne ricavai capii che Takeo era un fenomeno nell'evasione. Mantenere una media distanza con lui era stupido: le arti di frusta degli Azami erano temibili, ma non capivo come fosse possibile che potesse squarciare la carne dell'avversario con una frusta. L'attrito, o comunque l'impatto della frusta, non era una spiegazione valida al netto taglio al fianco del giovane Ikki. L'avrei capito meglio combattendo, ne ero certa. Un'altra cosa a cui avrei dovuto fare attenzione erano i suoi attacchi alle spalle; sempre quella maledetta frusta! Se avessi voluto avere vita facile, avrei dovuto mantenere una distanza minima con lui; mantenerlo costantemente nella mia area di taglio e non permettergli di brandire la frusta. Spostai la gamba sinistra sull'altra e m'impensierii: non che fosse un problema, ma il gioco di gambe che Takeo aveva dimostrato era preoccupante, nonostante avessi visto ben poco, dallo scontro con Ikki. Dubitavo fosse sufficiente a sopraffarmi - francamente avevo la vittoria in pugno - ma era comunque fastidioso. Un'altra idea sarebbe stata bloccarlo sul posto, magari facendogli usare la frusta, in modo da saturarne il cervello di azioni da compiere. "Detto in non-falso-intelligentese?" Disse Tia, sarcastica. "Potrei costringerlo ad attaccarmi ripetutamente, in modo da ridurne il gioco di gambe, prima di metterlo al tappeto con un solo attacco, come con Miwa." Spiegai, suscitando un verso d'intesa. "Pensi che posso permettermi di fare come con Miwa?" Tia alzò un sopracciglio. "Intendi passare il tempo ad analizzarne i movimenti?" Annuii. Ci fu un secondo di silenzio, seguito dal pollice in su della bambina e così feci. A livello di abilità ne ero perfettamente in grado; volevo mettere in pratica qualcosa che avevo intuito trovandomi di fronte a Miwa, ma dovevo ancora formalizzare per bene quello che era successo. Lo scontro sarebbe stato brutalmente a senso unico; a livello pratico mi bastava prestare attenzione ai suoi movimenti per poter terminare il tutto, ma se avevo intenzione di ricavarne qualcosa di utile dallo scontro con Takeo era fondamentale che gli facessi usare la frusta: se avevo intenzione di comprendere la logica dietro lo stile dei Azami, così come avevo fatto con Miwa, dovevo vederne usare l'arma principale, quanto meno. Mi osservai la mano e mi domandai quanto fosse possibile applicare la tecnica che avevo intravisto - e subito - tra gli squarci di kama della Naragumo a un altro genere di falcetto. Evocai Samehire: il corpo dei singoli componenti di quel kusarigama non era poi così diverso da un kama qualsiasi, solo più ristretto al livello del manico. Da quello che avevo visto era una questione di lama, chakra e movimenti atti ad avere la maggior probabilità di aprire ferite sul corpo avversario. Tre bushin, era quella la quantità di chakra sprigionata da Miwa prima che i miei riflessi calassero a causa della ferita inflitta. Osservai il dorso di uno dei due falcetti idealizzando il liquido trasparente che mi era entrato dentro la ferita, ma fui interrotta dall'avviso del mio successivo scontro: neanche mi ero accorta dell'ora passata a fissare l'arma. "Ci penseremo dopo." Consigliò la bambina.

Parlato Kichi // Sussurrato Kichi || Pensato Kichi \ Urlato Kichi
Pensato Tia || Parlato Takeo

Osservai il ragazzo raggiungermi, armato a dovere e con lo sguardo pieno di aspettativa e sfida. Tastai il mio kusarigama: avevo dimenticato di rimpatriarlo. "Lo scontro con Miwa l'ha istigata a procurarsi un kusarigama?" Commentò il ragazzo. "Mah, diciamo di sì." Risposi. Non era esattamente l'arma che sapevo usare meglio, ma ormai era con me, tanto valeva usarla. Presi i due falcetti e feci un passo avanti per portarmi la catena dietro di me, in modo che non mi ostacolasse. Agitai un attimo i fianchi per constatare quanto fosse fluido il movimento delle catene sul terreno, per poi far roteare le due parti dell'arma mentre mi mettevo in guardia. "D'accordo Serpe, cerchiamo di ricavare qualcosa da questo scontro." Takeo soffiò col naso per poi fare una risata imbarazzata. "È davvero imbarazzante chiamarci così." Ricambiai la risata. "È pur sempre una tradizione secolare, meglio non infrangerla." Commentai al ragazzo che annuì mentre rilasciava la sua frusta. "Ha ragione, Crisantemo." A differenza di Miwa, questa volta fu lui a prendere l'iniziativa; forse l'idea di affrontarmi in corpo a corpo lo spaventava più di quanto volesse ammettere e, in effetti, il fatto che nemmeno il "presunto" più forte tra loro non fosse nemmeno lontanamente riuscito a reagire al mio attacco faceva impressione, il che rendeva plausibile la sua reazione. Takeo fece roteare la sua frusta e iniziò immediatamente con un attacco al mio fianco che scansai flettendo il mio corpo e spostandomi in direzione dell'attacco per passare al disotto dell'area d'impatto. Dovevo schivare assolutamente, parare era inammissibile: la conformazione di una frusta la rendeva perfetta per disarmarmi o per colpirmi oltre la difesa, parare un attacco sarebbe stato un errore fatale. L'Azami aveva un costante flusso di chakra immesso nella frustra ma non ne capivo, onestamente, il motivo: i suoi attacchi sembravano regolari - almeno per quanto concernessero i movimenti di una frusta - eppure c'era quella costante spesa di due Bushin distribuita lungo tutti i tre metri della sua arma. Fu una svista quella che mi permise di capire che dovevo osservare l'impatto della frusta e, nel dettaglio, la zona in cui toccava; mi mossi in modo da ridirigere i suoi attacchi quanto più in basso possibile, in modo che potessi osservare il terreno. Fu l'illuminazione necessaria. "Capisco." L'incisione sulla pietra mi suggeriva un taglio su di essa: quella frusta tagliava e non era una sferzata derivante dall'impatto, ma un vero taglio. "Pare che quella frusta sia più infida di quel che mi aspettassi." Commentai. Takeo fu preso di sorpresa, ma la sua espressione mutò quasi subito in una di curiosità e stima. "L'hai capito?" Chiese l'Azami. "Il cuoio non taglia la pietra, caro il mio Serpente." Risposi giocosa. "Né la scalfisce se per questo." Annuii, intrecciando la catena del mio kusarigama alla mia gamba destra. "Decisamente: ho capito che è meglio se pongo fine allo scontro quanto prima possibile." Il ragazzo fece per rispondere, ma gli tagliai il fiato scattando immediatamente in sua direzione; reagì a sua volta schioccando la frusta e dirigendola alla mia sinistra. Si aspettava palesemente che scansassi ed era già pronto ad estrarre la sua katana per il colpo di grazia; mai si sarebbe aspettato che afferrassi in volo il cuoio reso tagliente dal suo chakra. Sentii chiaramente la mia mano sinistra squarciarsi appena feci contatto: potevo sentire perfettamente come le fibre fossero state appiattite per renderle taglienti con la sola velocità all'impatto. A peggiorare la situazione la frustra si aggrovigliò al braccio, squarciandolo per tutta la sua lunghezza in una lunga ferita dalle sembianze di un serpente; ma era solo un prezzo da pagare, poiché potevo usare la frusta per tirarlo a me, spezzandogli la guardia e sfruttando la mia gamba per piroettare il falcetto colmo di chakra in sua direzione, grazie alla catena legata alla stessa gamba. Takeo si flesse e scansò la lama che si conficcò nel terreno; inspirai profondamente per poi spezzare il mio stesso fiato e, con una forzatura del bacino, iniziare una rotazione opposta a quella in cui mi trovavo, senza alzare la gamba da terra e spostando il mio intero corpo sotto il mio braccio ferito. Quel che ne risultò fu il falcetto che iniziò ad arare il terreno per poi far esplodere il chakra in esso contenuto in una nube di polvere che sfruttai per avvicinarmi rapidamente e infiltrare l'altro falcetto sotto il suo braccio, pugnalandolo nel costato e iniettando il mio chakra per un piccolo test che avevo intenzione di fare. Calato il pulviscolo, il ragazzo si pulì gli occhi, tenendosi la ferita sanguinolenta, ma non troppo grave. Lo vidi ciondolare un po' e quando se ne rese conto mi guardò stupito."Non avrai mica--" Un mio sorriso e il segno di silenzio lo fecero scoppiare a ridere. "Ok, ok. Mi arrendo, mi hai battuto su tutta la linea." Disse, mani in alto e ridacchiando.

Parlato Kichi // Sussurrato Kichi || Pensato Kichi \ Urlato Kichi
Pensato Tia || Parlato Yuichi

Con la resa di Takeo, le dimostrazioni si avvicinavano al termine: mancava unicamente il padrone di casa e lo scontro con lui sarebbe iniziato dopo poco. L'idea che il Koiyaku potesse partire fresco come una rosa, mentre io ero reduce da uno scontro con un frustatore seriale, era a dir poco fastidiosa, ma la semplice certezza di come potessi sovrastarlo senza il minimo sforzo bastava a non farmi contestare né la validità di quell'imposizione né quella di modificare il campo di combattimento per inserirvi delle polle d'acqua palesemente pensate per dare un vantaggio al mio avversario. "Non vi sembra un po' troppo scorretto nei miei confronti?" Sguardi di confusione si dipinsero sui volti degli addetti alla manipolazione del campo: a detta loro era stato Shumei a consigliare quelle modifiche e l'erede Koiyaku era tutt'altro che favorevole a tale trattamento. Il tutto si era risolto quando mio Zio aveva deciso di fare lo spaccone rivelando con una sfacciataggine assurda che "Yuichi ha faticato contro Misaki anni fa, per combattere contro Kichi, la bionda deve fare squadra con me e altri due adepti e anche allora è uno scontro davvero arduo." In quel momento volli sprofondare nel terreno e nascosi la faccia nelle mie gambe, stringendomi in una simil-palla d'imbarazzo e oblio. Provai un disprezzo assurdo nei confronti del mio consanguineo. Rimasi nella mia sfera di vergogna fino a quando il Koiyaku non si presentò sul campetto. "Hai intenzione di restare così per tutta la durata dello scontro?" Commentò l'erede Koiyaku. "Mi lasci morire nel mio imbarazzo, per favore?" Fu la mia risposta a quella provocazione. Il ragazzo sospirò. "Non so come devo prendere questo favoritismo nei miei confronti, personalmente non mi piace, ma questo resta un duello al più forte e non ho intenzione di continuare a subire queste umiliazioni continue da voi Crisantemi." Questa volta fui io a sospirare, per poi rialzarmi in piedi. "Se è per questo, allora puoi già abbandonare il campo. Hai perso dal momento in cui non sei riuscito a seguire i miei movimenti." Yuichi non sembrava aver preso felicemente le mie parole, né mi aspettavo che lo facesse, onestamente. Imbracciò il suo scudo e la sua katana e si portò in guardia; dal canto mio, mi limitai ad estrarre Shidarezakura e a tenerla docilmente con la lama puntata verso il terreno, senza alcuna guardia e con la sola mano sinistra. Lo scontro era iniziato, ma nessuno di noi osava attaccare: lo stile del suo Clan era notoriamente difensivo, dopotutto; percepii giusto un irrigidirsi dei suoi muscoli e la rotazione irregolare della lama, con la lama puntata verso di lui, piuttosto che verso di me. Un mio sospiro. "D'accordo... se proprio volete giocare così, allora starò al vostro gioco, Carpa." In quello scontro, tutti videro qualcosa di diverso in me. Con Miwa e con Takeo non mi ero comportata così, li prendevo sul serio, con Yuichi no: in quello scontro non smisi un secondo di giocare con lui, mettendo palesemente in mostra la differenza di capacità tra noi due. Mi avvicinai canzonatoria a lui, sferrando un fendente che deviò con estrema maestria, facendolo scivolare sulla sua lama rovesciata. Riuscii a vedere perfettamente il movimento e percepii chiaramente un emissione di chakra, probabilmente con lo scopo di lubrificare la lama in modo che scivolasse senza impedimenti. Continuai a fare attacchi senza senso per qualche secondo, lasciandolo sfiancare, prima che decidessi di ricordargli quale fosse il suo posto. Mentre stavo per effettuare un altro attacco vacuo, strinsi di colpo l'impugnatura e, con una celere piroetta, sferrai un vero attacco nella direzione opposto. Degna di nota fu la sua difesa reattiva, poiché neanche si accorse dell'attacco che già stava provvedendo a difendersi con il suo brocchiere... purtroppo per lui. Infatti nel momento stesso in cui la mia lama impattò sul suo scudo, quest'ultimo iniziò a vibrare senza controllo, paralizzandogli il braccio in quella posizione scomoda con cui si era difeso. Fu facile infiltrare la lama della mia katana nel buco appena aperto e traforargli il costato con la mia arma intrisa di chakra. Undici Bushin: era quella la quantità emessa e il Koiyaku non fece in tempo a realizzare che i suoi riflessi si erano indeboliti che un'esplosione lo colpì, ferendolo ulteriormente. La sorpresa del ritrovarsi contro schemi d'attacco che non erano appartenenti al mio Clan gli fece rompere la postura difensiva che aveva mantenuto imperterrito, gettandosi all'attacco solo per vedere quegli stessi attacchi andare a vuoto, scivolando sulla lama a rovescio della mia katana.
"... Mi stai prendendo in giro, vero?" Sussurrò, con gli occhi sbarellati, fissando la mia spada. "Oh, non ho nemmeno iniziato..."
Il resto dello scontrò continuò a restare a senso unico, con l'unica differenza che decisi di lanciare un kunai che riuscì a deflettere con un kata, che copiai e rubai immediatamente, continuando a usarlo per un altro scambio, al quale non riuscì a reagire, subendo il kunai sulla coscia destra. Lo scontro finì con la più sonora delle mie umiliazioni, dal momento in cui attivai il Canto della Primavera, accelerando ben oltre la sua Soglia dell'Invisibilità e facendogli fiorire un taglio sul collo, uno leggero, ma il cui chakra esploso ne aveva causato un'esplosione di sangue che lo rese inerme, dolorante. Gli aiuti non tardarono ad arrivare e le sue ferite vennero guarite immediatamente, cosa che gli permise di spiattellare a tutti come fossi riuscita a copiare i kata di tutti e cinque gli altri partecipanti. La sorpresa della scoperta fu tale da rendere increduli tutti i Capiclan, ma fu dopo una mia, malvoluta, dimostrazione dei kata rubati e della conoscenza teorica che avevo estrapolato da quei pochi secondi di combattimento che si convinsero della realtà dei fatti: senza aver mai visto prima nessuna delle loro tecniche ero stata in grado di ricopiare alla perfezione non solo i kata, ma anche i waza e perfino lo Stile, comprendente della filosofia di quest'ultimo. La cosa, a primo impatto, spaventò tutti i presenti, ma fu la prontezza di Satou, il Capoclan dei Koiyaku, a salvarmi dall'ostracizzazione dagli altri Clan, aprendomi le porte per permettermi di assistere, allenarmi e studiare con loro. Dopo quella dimostrazione di disponibilità verso quello che, a parole sue, era un prodigio mostruoso non mancarono a seguire gli altri quattro Clan. Yuichi non era troppo felice, ma dovette ammettere che non aveva alcuna possibilità e non si oppose in alcun modo alla decisione del suo Capoclan; decise inoltre di rinunciare a prescindere qualunque rivalità con me, puntando invece a chi era più alla sua portata: la bionda Misaki, che accolse la sfida a braccia aperte. Il resto delle giornate passarono tra giochi, danze e dimostrazioni in solitario che si conclusero con un banchetto più grande dei precedenti tre, prima del nostro ritorno a Suna.